giovedì 31 luglio 2008

Il Treno!



Da Puno abbiamo preso The Andean Explorer, il trenino delle Ande che collega Puno e Cusco. Recentemente privatizzata, l'azienda offre un servizio di prima classe per un viaggio di dieci ore nel quale si attraversano montagne selvagge e villaggi poverissimi in un ambiente da Orient Express. Le sedie sono sostituite da poltrone, ciascuna con un tavolo coperto da tovaglia bianca immacolata e lampada da tavolino, nell'ultimo vagone, un bar e un osservatorio di vetro che consente una vista a 360 gradi. Nel prezzo del biglietto sono compresi aperitivo, pranzo e te del pomeriggio. Anche se indubbiamente piacevole, l'esperienza ha un che di surreale: immersi in un lusso da bei tempi andati, attraversare spazi immensi e villaggi poverissimi dove la gente osserva treno e suoi passeggeri come uno zoo ambulante, da la sensazione di viaggiare nel tempo. Coccolati all'interno di una capsula spazio-temporale, si attraversa un ambiente ostile e profondamente alieno, osservando al sicuro da dietro un vetro una realta' sconosciuta e per questo vagamente minacciosa.
Il soroche si e' fatto risentire. Anche se il treno sembra scorrere in piano sulle rotaie, in realta' sale ancora, fino a raggiungere il passo de La Raya a 4300mt. Mi sono trovata a mandar giu' soroche pills e caramelle di coca una dietro l'altra mentre Brendan e le bambine sembravano miracolosamente immuni.
Dieci ore dopo eravamo a Cusco.














mercoledì 30 luglio 2008

Chucuito and the Temple of Fertility



Sempre sulle rive del Titicaca, il paese di Chucuito, sulla mappa dei turisti per il Tempio della Fertilita'. Risalente a 2000ac, ancora oggi in quella mescolanza di cattolicesimo e paganesimo che caratterizza queste zone, chi desidera un figlio che tarda ad arrivare la gente si rivolge.
Altri punti di rilievo la chiesa di Santo Domingo e la croce della Santa Inquisizione davati alla chiesa dell'Assunta.










Senza parole...


martedì 29 luglio 2008

On Top of the World



E' una frase che mi trovo a ripetere spesso negli ultimi giorni, ma oggi ha un significato particolare: "Non riesco a credere che siamo arrivati fin qui!" A 3800mt di altitudine, il Titicaca e' il lago navigabile piu' alto del mondo, 8500 chilometri quadrati di acqua placida, blu come il cielo infinito che riflette, per 284mt di profondita'. E' una vista impressionante.
Da Puno, un tragitto in barca di mezz'ora ci ha portati alle Isole Uros, effettivamente delle grandi zattere galleggianti fatte dei giunchi che crescono nelle zone piu' basse del lago. Le isole, una quarantina, sono abitate dagli indiani Uros che per sfuggire alla dominazione degli Incas si sono trasferiti sull'acqua, prima in barchette di giunchi, poi costruendo zattere sempre piu' grandi sulle quali hanno costruito poi delle vere e proprie case. Su ogni isola vive una famiglia diversa, per un totale di poche centinaia di Uros che oggi abitano le isole. Pochi parlano lo spagnolo, la maggior parte parla solo quechua. Fino a una ventina d'anni fa la principale risorsa della comunita' era la pesca, oggi il turismo. Su una delle isole c'e' persino un hotel fatto anche quello di capanne di paglia. E' un modo di vivere impensabile per noi, senza elettrcita' ne' acqua corrente, su zattere di paglia che marciscono cosi' in fretta da richiedere manutenzione costante e che ogni tanto vanno alla deriva spinte dai venti che in questo periodo dell'anno cominciano a soffiare. Abbiamo visto tanti bambini piccoli, alcuni che cominciavano appena a camminare. Come madre ho subito pensato al pericolo di vivere in un ambiente del genere e mi sono chiesta quanti vengano sacrificati al lago. Eppure la gente non e' molto diversa da noi, nel modo di comunicare, di vendere la propria merce, di festeggiare e andare in chiesa.
E' stata una giornata incredibile, con un sole che sia per l'altitudine che il riverbero dell'acqua si faceva sentire in maniera prepotente. Il cielo immenso e vicinissimo, non e' un luogo comune definire il Titicaca come il tetto del mondo.


















Baby Condor


lunedì 28 luglio 2008

Soroche



Da Arequipa siamo risaliti sull'autobus. Cruz del Sur ci ha trasportati fino a Puno sulle rive del lago Titicaca. Se in Cile gli autobus erano buoni, qui sono a cinque stelle, organizzati come veri e propri aerei con tanto di check-in, sala d'imbarco, e servizio a bordo: food, drink and tv. Lasciato il terminal di Arequipa, appena fuori dal centro abbiamo attraversato la periferia della citta' dove gli edifici di pietra bianca hanno lasciato il posto a bidonvilles e fogne a cielo aperto. In canali di acqua nera che solo a guardarla viene il colera, i tassisti lavavano i tappetini delle macchine e donne in costume tradizionale facevano il bucato. Piu' che in Cile, qui sembrano convivere due realta' profondamente diverse: le attrazioni turistiche e centri delle citta' super organizzati per gli stranieri, con accanto un mondo di poverta' e condizioni di vita da terzo mondo in cui la maggior parte della gente locale sembra vivere. Dappertutto pero', anche nelle capanne di fango e paglia in mezzo al deserto, vengono offerte connessioni internet.
Dai 2500mt di Arequipa, la strada ha continuato a salire, lungo il fianco roccioso delle Ande, attraverso passi stepposi. Sotto un sole caldo e secco solo i lamas e qualche pastore, prevalentemente donne in abiti e scialli colorati con la bombetta in testa, punteggiavano il paesaggio. Sei ore dopo l'autobus ci ha lasciati a Puno, a 4700mt, una citta' con un'aria estremamente rarefatta. Niente puo' preparare al soroche: la fame di ossigeno colpisce appena si muovono i primi passi e la sensazione di soffocamento viene presto accompagnata da mal di testa e nausea. Sembra impossibile poter sopravvivere in un ambiente del genere, ancora meno fare i turisti. Tra tutti, il piu' sofferente e' stato Brendan, colpito dalla maledizione di Atahualpa dopo appena 24 ore in Peru', imbottito di medicine che sembrano non funzionare, non la condizione ideale per affrontare il mal d'altura. Arrivati in albergo alle 4 del pomeriggio, ci siamo messi a letto fino al giorno dopo, bevendo interminabili tazze di te' di coca, caramelle di coca e 'soroche pills' comprate dal curandero nelle quali non si sa bene cosa ci sia. Il personale degli alberghi e' paticolarmente gentile e comprensivo, abituati ad aver a che fare con turisti affetti da soroche si fanno in quattro per aiutare ad acclimatarti: servizio in camera, te di coca, bottigile d'acqua sono disponibili 24 ore su 24.
Qualcosa deve aver funzionato perche' stamattina ci siamo svegliati molto piu' in forma. Fare qualunque cosa richiede il doppio del tempo, dobbiamo ancora muoverci lentamente, ma il mal di testa e' passato e anche se con la testa ovattata e un po' di affanno siamo riusciti a vedere il poco che il centro di Puno ha da offrire: Lima Jr, la strada principale dove abbiamo prenotato due escursioni per domani, Plaza de Armas con la cattedrale, e la chiesa di San Antonio dove cattolicesimo e religioni indiane si confondono in una iconografia molto particolare: la Vergine india di Copacabana una delle immagini piu' forti.
Gli antibiotici sembrano aver sconfitto Atahualpa, la coca funziona, speriamo domani di essere in condizioni di andare sul lago.







sabato 26 luglio 2008

Arequipa



E cosi' abbiamo imbrogliato un po': da Iquique siamo arrivati ad Arequipa in aereo. Il volo doveva durare tre ore, in realta' si e' trattato di due voli di mezz'ora ciascuno con un lungo intervallo per effettuare il passaggio di frontiera. L'aereo di Sky Airlines funziona come un autobus: partendo da Santiago si ferma ad Antofagasta, Iquique e poi Arica, la frontiera, dove tutti sbarcano e chi prosegue per il Peru' deve riempire interminabili moduli di sdoganamento e passare il controllo di polizia prima di risalire sullo stesso aereo e arrivare finalmente in Peru'.
Arequipa e' conosciuta come 'la citta' bianca' perche' le costruzioni del centro sono tutte realizzate in una pietra locale di questo colore. Siamo arrivati col caldo che da due giorni non da segno di diminuire. Rimesse le giacche in valigia, giriamo in maglietta e sandali.
La citta' e' bellissima, almeno il centro. Oltre, le bidonvilles e il deserto la circondano, con il vulcano Misti dalla cima innevata che torreggia sulla citta'. L'atmosfera e' vivace, piena di gente che va e viene e tanti turisti. Per ora, rispetto al Cile, il Peru' sembra essere molto meglio organizzato per un turista: l'inglese e' piu' parlato e in generale la gente locale sembra orientata verso il turismo come fonte di sostentamento in un modo che in Cile abbiamo visto solo a San Pedro. Tra le cose che Arequipa ha da offrire, Juanita, la bambina dei ghiacci e' stata la prima che abbiamo visto. Si tratta di una mummia di una giovane Inca offerta come sacrificio al dio della montagna. Vecchia di 500 anni, e' stata ritrovata nel 1995 in straordinario stato di preservazione da un antropologo americano. Nella visita guidata abbiamo imparato di altre mummie ritrovate nella zona, tutte di giovani nobili Incas offerti in sacrificio agli dei. Una di queste, una ragazza ritrovata sul vulcano di Sara Sara, e' stata chiamata Sarita... con grande sgomento della mia figlia minore che non ha per niente gradito conoscere una mummia che porta il suo nome. "Ma perche' li ammazzavano mamma, gli dei non esistono!" Ho cercato di spiagarle che questo era cio'in cui la gente credeva allora e che Sarita e Juanita erano probabilmente molto onorate di essere sacrificate e andare ad unirsi al mondo degli dei, che credevano di andare in un mondo migliore, ma Sarita Lawlor non si e' per niente convinta, "Fat lot of good it did to them, look how they ended up!"
Come se non bastasse, la seconda visita e' stata al convento di clausura di Santa Catalina, dove Sara ha imparato che la secondo genita veniva offerta al Dio cristiano dalle famiglie piu' ricche della zona, rinchiusa in convento a 12 anni dove passava la vita nelle celle che abbiamo via via visitato, pregando in silenzio e vedendo i familiari solo una volta al mese per 15 minuti. Sara non ha avuto una buona giornata...
In generale, dopo il Museo Precolombino di Santiago, e adesso Arequipa, le bambine sono per la prima volta venute in contatto con civilta' sanguinarie come quelle precolomiane, sacrifici umani, gioco della pelota dove la squadra perdente veniva giustiziata in massa, sono cose che hanno lasciato un segno nelle loro menti, a cui ogni tanto pensano e di cui chiedono spiegazioni. Piu' di una volta hanno detto di rendersi conto solo adesso di quanto siano state fortunate a nascere in questa epoca, in Europa. Che come saggezza alla loro eta' non e' male.





















Cambio di programma...

... il tempo stringe e abbiamo dovuto apportare una modifica all'itinerario: tagliata La Paz, che sarebbe comunque stata l'unica tappa in Bolivia, a vantaggio del deserto cileno e di Arequipa in Peru'. La Bolivia dovra' aspettare un prossimo viaggio in cui potremo dedicarle l'attenzione e il tempo che merita. Per recuperare un giorno, abbiamo anche tagliato le 15 ore di autobus da Iquique ad Arequipa, sostituendole con un volo di 3 ore :-)

venerdì 25 luglio 2008

Iquique



Back on the bus... San Pedro-Calama, alle 23,15 cambio per Iquique dove siamo arrivati alle 5,30 del mattino. Fino ad ora il transfer piu' difficile. Il portiere di notte della Hostaria Cavancha deve aver avuto pieta' delle facce distrutte e ci ha dato la stanza immediatamente consentendoci di recuperare qualche ora di sonno. Anche qui l'acqua calda e' un optional, ma grazie alla gentilezza del personale abbiamo avuto tre notti al prezzo di due. Iquique e' una citta' sulla costa, sovrastata da minacciose dune di sabbia che la separano dal deserto che si stende appena oltre il limite della periferia. Tra la fine dell'800 e i primi del 900 la citta' ha vissuto i suoi anni di gloria grazie al nitrato di sodio, un sale estratto nelle miniere locali e venduto in tutto il mondo per la fabbricazione di esplosivi e disinfettanti. A quel periodo, dove si dice che a Iquique venisse consumato piu' champagne pro capite che in qualunque altra parte del mondo, risalgono gli edifici su Calle Baquedano, la strada principale caratterizzata da bellissime case in legno con balconi, verande e colonnati, oggi considerata monumento nazionale. Il posto che ci ha colpiti di piu' e' il Teatro Municipal su Plaza Prat, anche quello in legno e stucchi dorati, dove, a sala vuota, Sara e' salita sul palcoscenico e ha cantato il suo pezzo forte: Tomorrow dal musical Annie. Anche con strade trafficate e tanta gente in giro, l'atmosfera del centro e' quella di una citta' fantasma, con bellissimi edifici fatiscenti che raccontano di un passato glorioso. Dal balcone della nostra stanza, anche questa in un albergo che ha chiaramente visto anni migliori ma comunque caratterizzato da un fascino old world che ricorda il Titanic, si apre una vista a 180 gradi sulla baia dove barconi da pesca, pellicani e foche movimentano le onde grigie. Alle nostre spalle, gli edifici piu' moderni della citta' contendono il terreno con la sabbia delle dune del deserto che da l'impressione di poter ricoprire Iquique da un momento all'altro e cancellarla dalla mappa del Cile.











giovedì 24 luglio 2008

Mille Facce del Deserto





Sembra impossibile che il deserto abbia qualcosa da offrire, soprattutto si pensa una volta visto uno di averli visti tutti. Almeno questa era la mia convinzione prima di questo viaggio. Dopo il GAFA australiano e adesso il deserto di Atacama mi rendo conto di come non esista idea piú sbagliata. Non solo ciascun deserto é diverso, ma all' interno di ognuno esistono angoli completamente diversi l' uno dall'altro e anche lo stesso angolo cambia completamente a seconda della luce, soprattutto all'alba e al tramonto. Qui come a Uluru mi sono trovata a scattare la stessa foto a intervalli di pochi minuti quando con ogni minimo cambiamento di luce, rocce, sabbia e cielo cambiavano colore.
Con Desert Adventure abbiamo fatto una prima escursione al Salar, una valle di 3000km quadrati coperta di cristalli di sale lasciati dopo l'evaporazione di acque che scendono dalle Ande. Sembra una distesa di coralli interrotta a tratti da qualche laguna. Nella Laguna Chaxa abbiamo visto da vivino una colonia di fenicotteri.

Salar de Atacama






La sera dopo siamo andati alla Valle de la Luna dove abbiamo assistito al tramonto piú bello che avessimo mai visto. Inutile descrivere a parole, le foto parlano da sole.

Valle de la Muerte




Valle de la Luna