tag:blogger.com,1999:blog-38558339175190039582024-03-05T10:42:52.753+00:00Perchè Complicarsi la Vita?"Voglio stare il più vicino possibile al limite senza cadere giù: dal limite si possono vedere un sacco di cose che non sono visibili dal centro." (Kurt Vonnegut, Jr.)
Un viaggio di otto mesi tra Cina, Australia, Nuova Zelanda, Fiji, Cile, Bolivia, Perù e Argentina per affacciarsi su quel limite e presentare alle nostre figlie il pianeta Terra.
Perchè senza complicazioni non è vita. Sure what else would we be doing?Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.comBlogger157125tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-43057693055407796832016-11-01T17:15:00.001+00:002016-11-01T20:09:27.158+00:00Religione vs Pratica Spirituale<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMjIq9jqV8-is1J7c2qMhO943ou4CeRdZEdKowNUrJy8s86dBA9tDsI327pDEWmb6ck4Ky71KdXjMkJigOV28avv0OqFw8p-DTrmrrvGpOQJAkI17T-TSh464uFEtBDL0nGgcpbJDjPvg/s1600/Religion+or+spirituality.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMjIq9jqV8-is1J7c2qMhO943ou4CeRdZEdKowNUrJy8s86dBA9tDsI327pDEWmb6ck4Ky71KdXjMkJigOV28avv0OqFw8p-DTrmrrvGpOQJAkI17T-TSh464uFEtBDL0nGgcpbJDjPvg/s400/Religion+or+spirituality.jpg" width="303" /></a></div>
<br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Spesso come insegnanti di yoga ci troviamo davanti a questa domanda: lo yoga è una religione?</span><br />
<span style="font-size: large;">La risposta è NO, lo yoga non è una religione, ma una pratica spirituale e per questo motivo non diventerà mai una religione. La spiritualità incoraggia le persone ad arrivare alla definizione di giusto e sbagliato attraverso la ricerca personale, la religione impone quella definizione dall'esterno. Nella spiritualità cuore e intelletto hanno la libertà di valutare il concetto di giusto e sbagliato negli insegnamenti che ci vengono dai maestri del passato, quando quella libertà viene meno la spiritualità perde energia e diventa una religione. Quando mente e cuore vengono manipolati e costretti entro i canoni altrui imposti dall'alto, il processo di crescita e trasformazione rallenta fino a fermarsi perchè la trasformazione è possibile solo quando applichiamo praticamente gli insegnamenti nella vita di tutti i giorni. Lo yoga richiede che si pratichi e si faccia esperienza diretta degli insegnamenti piuttosto che semplicemente credere nella loro bontà, richiede che si trovi la lampada e l'accendino e si accenda da soli il proprio lume, solo così si raggiungerà uno stadio più elevato. La maggior parte delle persone non è interessata a fare questo, il cammino richiede troppo sforzo e nessuno arriva mai a meno di averlo percorso tutto fino in fondo, senza scorciatoie o altri che l'abbiano percorso per noi. Solo chi cerca libertà e indipendenza è attratto da un cammino del genere.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Yoga vuol dire unione, di corpo e respiro, respiro e mente, mente e anima fino a connettere tutte le diverse parti che ci compongono, solo con questa connessione si cresce spiritualmente. La crescita si misura in base a quanto la pratica ci manchi quando nella giornata o nella settimana non riusciamo a trovare il tempo per farla. All'inizio si è presi dall'entusiasmo e durante e dopo la pratica ci si sente bene, sentiamo di aver fatto qualcosa di buono per noi stessi a livello fisico e mentale, la concentrazione ci apre il cuore e ci sentiamo puri e bendisposti verso il prossimo e verso il mondo. Più andiamo avanti, più la concentrazione aumenta e le posture vanno a sciogliere le impressioni di ricordi passati lasciati nel corpo, più la mente comincia a penetrare i livelli più profondi del subconscio. Una volta che non ci distraiamo più con i pensieri immediati della vita di tutti i giorni, la mente va a scavare nel cumulo di spazzatura che si nasconde sotto e comincia la seconda fase del cammino. Si cominciano a provare squilibri emotivi difficili da gestire: pensieri negativi, emozioni forti, rabbia, tristezza, depressione. Questo è il momento più difficile, in cui si è tentati di abbandonare il cammino e tornare alle vecchie abitudini perchè vadano a ricoprire quello che la pratica ha tirato fuori. Ma le abitudini sono create da comportamenti ripetuti che ci hanno portato alla situazione di disagio in cui siamo oggi e l'unico modo per superarla è quello di creare nuove abitudini attraverso altri comportamenti ripetuti che volontariamente decidiamo di assumere. Ecco perchè gli yoga sutra raccomandano di praticare con rispetto e per un periodo di tempo prolungato. Quanto prolungato? Non si può ragionare in termini di analisi costi-benefici, contando le ore di pratica e comparandole ai frutti che ne derivano perchè se non vediamo risultati tangibili ci scoraggiamo. La spiritualità non è un investimento a breve termine... è però l'investimento più prezioso perchè non c'è nulla di più appagante che trovare un significato spirituale nella nostra vita. Per rimanere ispirati ed evitare di scoraggiarci possiamo cominciare con obiettivi facili: la salute del corpo o imparare un tecnica, una volta raggiunti questi obiettivi capiamo che il progresso esiste, anche se bisogna andare oltre. Non fissarsi sulla meta finale e su quanto tempo ci vorrà per raggiungerla, semplicemente accettare che è la pratica di una vita nella quale dobbiamo trovare gioia solo per il fatto di farla, senza preoccuparci del risultato finale. E anche quando non abbiamo capito qualcosa o ci troviamo davanti a un cattivo insegnante la pratica ci porterà sempre qualcosa di buono perchè la Verità e la Guida sono dentro di noi. Se questo è il nostro obiettivo prima o poi lo raggiungeremo. Introspezione, regolarità nella pratica e circondarci di persone simili a noi sono parti essenziali del cammino spirituale, senza le quali lo studio dei testi e gli insegnamenti di un insegnante rimangono sterili. In ultima analisi il Guru è dentro di noi e solo realizzando questo fatto riusciremo ad andare avanti anche negli inevitabili momenti di sconforto e perdita di fiducia. Lo sforzo nella pratica è il bocciolo e la consapevolezza del Guru è il suo profumo. Solo coltivando il fiore con pazienza e permettendogli di sbocciare arriveremo a sentirne il profumo. </span><br />
<br />
(Fonte: Inner Quest, Pandit Rajmani Tigunait, Ph.D, Himalayan Institute Press)</div>
Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-41480380784102501472016-08-29T15:11:00.000+01:002016-08-29T16:29:24.416+01:00Dove sta la tua Ahimsa?<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_W8yfraRce3GNK_R255tBGNFINoIZtXWkhMRs82RwhZ8aZLPJRf7Wv1RcRx1txm1fUPExeHRnyUMiTlOxs-JjyGPU2SeaTChvVat_VNw7TDD08GbPUH_iYg-bX2DradDd46Ca2CG8UKI/s1600/Monks+with+bowls.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="232" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_W8yfraRce3GNK_R255tBGNFINoIZtXWkhMRs82RwhZ8aZLPJRf7Wv1RcRx1txm1fUPExeHRnyUMiTlOxs-JjyGPU2SeaTChvVat_VNw7TDD08GbPUH_iYg-bX2DradDd46Ca2CG8UKI/s400/Monks+with+bowls.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;">Ahimsa è i</span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;">l primo degli Yama, le sane regole di vita consigliate dalla filosofia yogica per governare i nostri rapporti col prossimo, così come stabilite da Patanjali negli yoga sutra. Letteralmente non-violenza, intesa in senso materiale e fisico, ma anche come non violenza nelle parole, nei pensieri e come assenza di giudizio, perchè ogni azione violenta è preceduta da un pensiero violento che a sua volta è preceduto da un giudizio negativo. Ahimsa vuol dire coltivare il seme della compassione, verso il prossimo e verso il mondo che ci circonda, per vivere in armonia con tutte le sue creature. Vuole anche dire amore verso se stessi. Dalla pratica di Ahimsa nasce la scelta per uno yogi di non mangiare carne. Dico scelta e non imposizione: nessuno in India ti chiederà mai se sei vegetariano o se mangi prodotti di derivazione animale perchè a nessuno importa. Gli Yama non sono comandamenti imposti dall'alto, ma suggerimenti per vivere una vita migliore e raggiungere uno stato di coscienza più elevato, sta a te seguirli o meno e soprattutto non verrai mai punito se non lo fai. A sentirlo così sembra facile, infinitamente meglio di un comandamento divino che ti dica di fare o non fare qualcosa, ma siamo sicuri che sia così? Un comandamento che ti dica di non mangiare carne è semplice da comprendere, ma nel momento in cui viene introdotto un elemento di scelta le cose si complicano. Esistono mille motivi perchè uno scelga di diventare vegetariano: la carne non mi piace, mangiare vegetariano è più sano, ha più senso dal punto di vista ambientalistico, ma se scelgo di diventare vegetariano o vegano per praticare Ahimsa la cosa è diversa. Per esempio: la nonna, che non sa nulla del tuo nuovo cammino yogico e neppure è sicura di cosa voglia dire vegano, ti invita a pranzo e ti serve le sue famose lasagne al ragù. Ha ordinato al macellaio la carne migliore, è andata a comprarla, ha affettato le verdure a coltello e preparare il ragù le è costato tre giorni. Ma l'ha fatto volentieri e con tanto amore perchè è talmente contenta della tua visita che non ha neppure sentito la fatica. Cosa fai davanti a quel piatto? 'Scusa nonna, ma non posso perchè pratico yoga' oppure per una volta fai un'eccezione e mangi le lasagne? Nessuno ti dirà mai che una decisione sia meglio dell'altra, sta a te decidere dove cade la tua Ahimsa. Altro esmpio: la quinoa, cereale andino dai poteri miracolosi, pieno di sane proteine vegetali che risolve per sempre il problema della mancanza di proteine animali nella dieta vegana. Tu lo sai che la quinoa è l'unica fonte di cibo per tanti villaggi poverissimi sulle Ande e adesso che l'abbiamo scoperta anche noi, chi la produce trova infinitamente più redditizio venderla a noi che la paghiamo 5E al pacco al negozio biologico piuttosto che ai campesinos che di conseguenza soffrono la fame? </span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;">E ancora, i jainisti in India non solo non mangiano prodotti di derivazione animale, ma neppure patate o carote o qualunque altra cosa che venga estratta dalla terra, per non correre il rischio di ammazzare i lombrichi durante la raccolta. E' una scelta: quella di portare la loro Ahimsa fino a quel punto, dove si ferma la tua? </span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;">Qualche mese fa in Thailandia mi è capitato di fare 'morning merit': un'offerta ai monaci che </span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;">con le loro tuniche arancioni e le ciotole in metallo, </span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;">la mattina al sorgere del sole girano silenziosi per le strade e si fermano davanti al mercato. Senza che loro chiedano nulla, la gente spontaneamente si avvicina e mette qualcosa in quelle ciotole, solitamente cibo appena comprato al mercato. I monaci vivono di quello che ricevono e se per caso nelle ciotole capita della carne, accettano anche quella. In Tibet non cresce tanta frutta e verdura, motivo per cui a</span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;">nche il Dalai Lama mangiava carne quando viveva là.</span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;"> Fare diversamente</span><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;"> vorrebbe dire rimanere attaccati a un'idea, un concetto, un dogma, un'ennesima manifestazione dell'ego che non solo non ha nulla a che vedere con l'evoluzione spirituale, ma anzi la ostacola.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: "georgia" , serif; font-size: medium; line-height: 20.8px;">Il concetto yogico di Ahimsa è quello è di soppesare le conseguenze di ogni nostra parola o azione prima di esprimerla: possiamo avere le migliori intenzioni ma non sapremo mai che conseguenze avranno le nostre azioni una volte messe là fuori. Così come quando si pianta un seme, possiamo avere un'idea di quello che crescerà, ma non avremo mai la certezza. L'unica scelta che abbiamo è quella di agire con quanta più consapevolezza siamo capaci e sperare che accada il meglio così che dal seme dalle nostre azioni cresca una bella pianta.</span></div>
Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-36320311438001765042014-12-13T09:15:00.000+00:002014-12-13T09:22:20.064+00:00Yoga E'...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilcqJdc5NPST6F-0hb3YuJxbQaIS_8wUc3OCJOHn_Bhda8sUjNUDJrDqMvPpShmUkkF-OlIutIALbuRWc9u91SxKLkJf9NzDpUButAKnOrHKrR4v_70imSpfRwLvN4qcASdesZVGOJvd4/s1600/photo+2+(22).JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilcqJdc5NPST6F-0hb3YuJxbQaIS_8wUc3OCJOHn_Bhda8sUjNUDJrDqMvPpShmUkkF-OlIutIALbuRWc9u91SxKLkJf9NzDpUButAKnOrHKrR4v_70imSpfRwLvN4qcASdesZVGOJvd4/s1600/photo+2+(22).JPG" height="400" width="400" /></a></div>
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Lalit ci ha raccontato di quando è
diventato discepolo di Swami Veda Bharati. 'Avevo finito le scuole
superiori ed era ora di pensare al futuro, visto il modo in cui ero
stato allevato fino a quel momento e gli studi che avevo fatto, era
scontato che avrei continuato sulla strada dello yoga. In quegli anni
abitavo a Rishikesh, centro importante nel mondo dello yoga, casa di
molti ashrams e grandi maestri. Volevo entrare tra i
discepoli di Swami Veda Bharati, allievo di Swami Rama dell'Himalaya.
Dopo diverse lettere e richieste a vuoto finalmente ottenni
un'udienza. Il giorno dell' incontro mi feci cinque chilometri a piedi
e nonostante il colloquio fosse fissato per le nove, arrivai con
mezz'ora di anticipo. Per più di un'ora aspettai senza che nessuno
mi dicesse nulla. Verso le undici mi feci coraggio e chiesi a un
segretario se lo Swami sapesse che ero arrivato. Mi rispose di
aspettare tranquillo il mio turno. Arrivò l'ora di pranzo, nell'aria
si sentivano i profumi della cucina, diverse persone andavano e venivano
ma nessuno mi chiedeva se volessi qualcosa da mangiare. Avevo fame,
ero stanco, arrabbiato, ma continuavo ad aspettare. Verso le cinque
il segretario arrivò e mi disse che lo Swami era pronto a ricevermi.
Entrai baldanzoso nella stanza delle udienze e mi misi a sedere in
loto (cretino che non ero altro!) davanti allo Swami. Lui mi chiese
il motivo della visita, così gli spiegai con un giro di frasi
ossequiose che ero lì perchè volevo iniziare a studiare con lui.
Lui mi guardò per un po' e poi mi chiese 'Cos'è lo yoga?' La
domanda era musica per le mie orecchie e immediatamente mi lanciai in
una spiegazione degli otto arti, Patanjali e tutto il resto. Dopo che
ebbi finito il mio monologo, Swami Veda mi benedisse e mi disse
'Torna domani.' Rimasi perplesso, ma sempre più convinto della mia
scelta, feci come mi disse e il giorno dopo tornai, facendomi cinque
chilometri a piedi e arrivando sempre con mezz'ora di anticipo. Come
il giorno prima, rimasi ad aspettare fino a sera prima che lo Swami
mi ricevesse. Come il giorno prima, arrivato il momento entrai e mi
sedetti in loto davanti a lui per dimostrare quanto fossi bravo. Nuovamente lui mi chiese 'Cos'è lo yoga?' Esitai un attimo ma
mi lanciai comunque nella spiegazione degli otto arti, ancora più
dettagliatamente della prima volta. Lui aspettò che finissi e mi
disse 'Torna la settimana prossima.' Sempre più perplesso, ma sempre più convinto di voler studiare con questo grande maestro, mi feci
forza e mi preparai a tornare la settimana successiva. La cosa andò
avanti per più di un mese, tornavo, ogni volta mi faceva la stessa
domanda e io ogni volta gli davo la stessa risposta. Lui mi benediva
e mi diceva di tornare dopo qualche giorno, dopo una settimana o
quando fossi pronto. Un giorno decisi di prenderlo di sorpresa.
Saputo che ogni mattina all'alba andava a passeggiare vicino al
fiume, mi feci i cinque chilometri al buio e arrivai all'ashram poco
prima del sole. Scavalcai il cancello ma atterrato dall'altra parte
un cane da guardia mi attaccò e per sfuggirgli dovetti risaltare il
cancello, perdendo una scarpa e cadendo malamente sui rovi. Con tutto
quel rumore attirai l'attenzione degli abitanti dell'ashram che mi
portarono dallo Swami. 'Vedo che sei arrivato presto stamattina, cosa
ti è successo al braccio? E perchè hai una scarpa sola?' Non
volendo fare la figura dell scemo gli raccontai una bugia. Lui non si
scompose e mi chiese 'Allora, mi sai dire cos'è lo yoga?' In quel
momento ebbi un'illuminazione! Mi inginocchiai ai suoi piedi e dissi
'Si Maestro, lo yoga è disciplina. Perdona la mia arroganza, per
favore prendimi a studiare con te e insegnami tu cosa sia lo yoga.'</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
'Finalmente! E quanto ti ci è voluto
per capirlo?'</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
'Sei settimane...'</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
'Bene. Mi dici adesso cosa ti sia
successo e perchè hai una scarpa sola?'</div>
Gli raccontai allora di quanto fossi
stato sciocco a volerlo prendere in contropiede durante la sua
passeggiata e ancora una volta chiesi scusa per la mia arroganza.
Quel giorno, non solo mi prese tra i suoi allievi ma mi diede anche i
soldi per comprarmi un altro paio di scarpe.<br />
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Il sutra, il filo rosso che durante la Pujia di apertura del corso mi avevano legato al polso sinistro, simbolo del mio impegno e di quello dei miei insegnanti, mi si è sfilato. Durante il viaggio di ritorno avevo chiesto a Lalit per quanto tempo avrei dovuto tenerlo e lui mi aveva risposto che sarebbe caduto da solo al momento giusto. Immaginavo si sarebbe rotto, ma invece è semplicemente venuto via, senza traumi, senza rimpianti. L'ho conservato in una scatola, ancora rosso e intero come il primo giorno. Tempo di concludere i post, tirando i fili conclusivi di questo percorso indiano. Vi rimando a uno dei post iniziali 'Yoga, perchè?' e saltati gli otto arti, mi rimetto all'esperienza del mio insegnante: Lo Yoga E' Disciplina. Prima di partire abbiamo imparato dell'esistenza degli otto arti e crediamo di sapere tutta la teoria. Abbiamo un carnet nutrito di asana, che sono la nostra sicurezza, la nostra presentazione. Il certificato è la nostra motivazione e ci incamminiamo, sicuri che qualunque cosa succeda in quel mese, arriveremo. Durante questo mese qualcuno ha lasciato a metà strada, altri sono arrivati alla fine e hanno rinnegato tutto il percorso, incapaci di aver a che fare con la disciplina ferrea che per quattro settimane hanno tollerato a denti stretti. Leggendo un capitolo per la classe di filosofia sono incappata in questa frase: 'Non lasciare che il frutto delle tue azioni sia la tua motivazione', Bhagavad Gita. In realtà non sai cosa sia motivazione fino a che non senti la sveglia suonare tutti i giorni alle 5,40, fino a che non passi un mese seduto per terra, senza mai appoggiarti nè stendere le gambe, con quaranta gradi e il sudore che ti cola lungo la schiena. A nessuno interessa quanti equilibri sulle braccia tu sappia fare nè se sei capace di chiudere un loto. Importa invece che tutti giorni ti alzi al suono di quella sveglia e arrivi pulito e con la divisa fresca alla lezione di mantra e pranayama, che rispetti le ore di silenzio, accetti le correzioni e i consigli che ti vengono dati nella guida di una classe, anche se è già il tuo lavoro. E' questo il ruolo del tuo insegnate, con l'esempio pratico, darti una disciplina che ti guidi nella vita di tutti i giorni e che ti sostenga nei momenti difficili, quando magari tutto intorno crolla. Se gli insegnamenti sono stati trasmessi nel modo giusto, avrai sempre un codice di comportamento a cui aggrapparti fino a che la tempesta sia passata. E alla fine del corso, quando ricevi quel certificato tra le mani come una sorpresa perchè già dalla fine della prima settimana ti eri dimenticato di quella che era la tua meta iniziale, un bravo maestro ti lascia libero. Sicuro degli strumenti che ti ha trasmesso, ti spinge a volare da solo, incoraggiando la tua indipendenza come allievo e come nuovo insegnate, divulgatore del suo lignaggio, ma con voce propria, in un rapporto all'insegna di fiducia e rispetto reciproci. Come il sutra che si scioglie, ma il cui significato profondo rimane: l'impegno a fare dello yoga uno stile di vita. </div>
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Ringrazio tutti per la partecipazione, l'attenzione e il tempo che mi avete dedicato. Per i commenti lasciati su Blogger e Facebook, le mail, i messaggi su Whatsap, non immaginate quanto mi abbia dato coraggio la vostra presenza. E grazie anche ai lettori silenziosi, la cui vicinanza ho comunque sentito con me nel cuore. Questo è tutto, fino al prossimo viaggio. Buon Natale a tutti! Namastè.<br />
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-83985471308915040822014-12-09T21:47:00.001+00:002014-12-09T21:48:04.799+00:00If the mountain will not go to Lalit...<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi034RUaVHaXlPqCAcJ_ldoeA8-fx_fa6ykTZVxxMsYJv-aN_yQB3RUZRmZd53RrqeXg3ReCyeV_Dp59Z5Rc_Gd-xk8UoNX8GoVs8NfKhji6Q0mlGYjWVK8A6cpYl3swnfkgSAbu519JsE/s1600/photo+(53).JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi034RUaVHaXlPqCAcJ_ldoeA8-fx_fa6ykTZVxxMsYJv-aN_yQB3RUZRmZd53RrqeXg3ReCyeV_Dp59Z5Rc_Gd-xk8UoNX8GoVs8NfKhji6Q0mlGYjWVK8A6cpYl3swnfkgSAbu519JsE/s1600/photo+(53).JPG" height="298" width="400" /></a></div>
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Mi siedo al PC e comincio a scrivere crogiolandomi nella stabilità della connessione internet. So che non scomparirà sul più bello quando, dopo aver corretto l'ultima virgola, sarò pronta a pubblicare. Se i post dall'India hanno l'aspetto di pensieri scarabocchiati di getto senza riflettere troppo sulla forma, la colpa non è solo della montagna russa emotiva, ma anche e soprattutto della connessione ballerina. Atterrati mercoledì notte dopo più di ventiquattrore, nelle quali siamo passati dai trenta e più gradi di Goa al freddino pre-natalizio di Cagliari, ci siamo ammalati entrambi. Il mio raffreddore estivo è sceso nei bronchi e dopo aver temporeggiato per tre giorni mi sono detta che nessuno mi avrebbe dato una medaglia per aver resistito all'antibiotico così sabato mattina alle 5,40, in preda a jetlag e attacco di tosse ho cominciato a curarmi. Giusto in tempo per l'inizio del seminario di ashtanga, poche ore dopo. Se la montagna non va a Maometto, Maometto andrà alla montagna: Lalit ci ha concesso qualche giorno del suo tempo per praticare insieme a noi, quelli che ormai chiama 'la sua famiglia italiana'. Per me è stato un atterraggio morbido, conclusione ideale del mese appena trascorso, una estensione della bolla yogica nella quale sono stata sospesa per le ultime settimane. Ho aperto e trasformato casa in un ashram improvvisato, condividendo questi ultimi giorni con amici e compagni di cammino, di Cagliari e d' oltremare per praticare yoga e conoscere Lalit. Tre giorni di festa, circondata dal calore delle persone care che mi ha seguita fino in India e che ho poi trovato ad attendermi qui all'arrivo. Posso dire di essere atterrata solo oggi, con le lavatrici da fare, la roba che poco per volta recede nei cassetti e angoli in cui normalmente vive, l'albero di Natale e la spesa da organizzare e la ripresa dei corsi nei quali, per il mese di Novembre, Barbara e Alberto mi hanno generosamente sostituita (Namastè ragazzi, non so veramente come ringraziarvi _/\_ ). Alcune abitudini sono ancora quelle dell'India, le vecchie ancora difficili da riprendere. Le scarpe mi stanno strette, appena entro in casa le sfilo e le butto in un angolo, (per fortuna a lavoro sto scalza!), make up questo sconosciuto. Ci vorrà qualche giorno per lasciar sedimentare pensieri, sensazioni, e digerire il mese appena trascorso. Rimando l'ultimo post a quando sarò completamente sul fuso italiano.<br />
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-41697231353724233702014-12-03T09:27:00.000+00:002014-12-03T09:27:00.524+00:00Doha<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Riemergo in uno stato finalmente di veglia dopo la prima parte del viaggio nella quale ho camminato nel sonno. Normalmente sono una persona attenta, soprattutto quando viaggio, ma questa mattina (ieri notte?) alla partenza da Goa proprio non c'ero. Per fortuna avevo gli angeli custodi, Lalit e Maeve, che viaggiavano con me. Lasciato il centro a mezzanotte, siamo arrivati in aeroporto dopo un'ora di macchina. Questa volta ero preparata e non mi sono più sconvolta alla vista delle mucche per strada e dei villaggi di capanne al limite della giungla, almeno per i primi venti minuti, poi devo essermi addormentata. Arrivati in aeroporto, caos di macchine, gente e animali, ci siamo messi in fila per entrare. In India solo chi viaggia è autorizzato a entrare dentro l'aeroporto per cui il biglietto viene controllato all'ingresso. Passata Maeve, è stato il mio turno di mostrare il mio biglietto elettronico, che la poliziotta alla porta però non ha gradito. 'Il Suo volo non esiste, non può entrare.' Panico. Ho cercato di farle vedere che fosse tutto regolare, ma non ne voleva sapere. Dopo le prime due battute ero pronta a saltarle alla gola quando per fortuna è intervenuto Lalit che con le buone e il sorriso le ha fatto capire che si sbagliava. Siamo passati, ma a quel punto tra stanchezza e panico la testa non mi funzionava più. Lalit mi ha preso passaporto e biglietto (ebbene si, ho lasciato il passaporto nelle mani di qualcun altro!) e ha preso il comando, facendo lui il check-in e il controllo delle valigie ai raggi X, ridandomi i documenti solo al momento dei controlli di sicurezza. Non mi restava che seguirlo docile come una moglie indiana! Nella sala d'imbarco mi sono bruciata con il caffè bollente che ho offerto con le mie ultime rupie e Maeve mi ha fasciato la mano con la sua sciarpa dopo averla bagnata d'acqua fredda. Mentre, finalmente un po' più presente, ma mica tanto, sorseggiavo il caffè bollente seguito da un Mars (che solo in momenti di estrema debolezza in vita mia mi sono concessa, ricordo uno degli ultimi durante una camminata di un giorno in Nuova Zelanda ad Abel Tasman Park), ho visto un ratto enorme che girava sotto le sedie. In momenti migliori sarei schizzata via insieme alla tazza di caffè, oggi sono rimasta impassibile. Il primo volo è passato in uno stato di dormiveglia, siamo arrivati a Doha senza che me ne rendessi conto. Maeve ci ha lasciati di corsa per prendere la coincidenza per Londra, io e Lalit avevamo sei ore da aspettare per il volo per Roma. Stavo per rassegnarmi a passare il tempo su una panchina, ma il mio compagno di viaggio è per fortuna più sveglio (in tutti i sensi) di me, 'Sei matta?! Vediamo se ci danno una stanza!' E ovviamente aveva ragione lui. Ufficialmente Qatar Airways passa in cima alla lista delle mie compagnie aeree preferite, camera e colazione, courtesy della compagnia aerea che si scusa per la lunga attesa della coincidenza. Dopo aver dormito tre ore, fatta doccia e colazione, finalmente ci sono. Ovviamente il risveglio ha anche portato come controindicazione il rendersi conto, in un ambiente come questo dopo un mese di giungla, quanto i miei vestiti siano sporchi e di quanto urgente bisogno ho di andare ad aggiustarmi i capelli. Pellegrina ma riposata mi appresto a iniziare la seconda parte del viaggio di ventiquattro ore che porterà me e Guruji a Cagliari!</div>
Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-40505069203104242602014-12-01T11:23:00.001+00:002014-12-01T11:30:14.233+00:00Graduation!<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzdgFJjBeJmdjyWjwfNlNqOmlnQ-HVJlW6PIt4q0-V3TXP2FQRWqssoMyeG2EMmT0Z9crd1eOLXqExsB7vQeUyf5tsjelrsWfIIzON0tyz8kSbGuhlhUUavmnl4dKK66dV_0dLQUpaC9Q/s1600/Om+sri+suryaya+namaha3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzdgFJjBeJmdjyWjwfNlNqOmlnQ-HVJlW6PIt4q0-V3TXP2FQRWqssoMyeG2EMmT0Z9crd1eOLXqExsB7vQeUyf5tsjelrsWfIIzON0tyz8kSbGuhlhUUavmnl4dKK66dV_0dLQUpaC9Q/s1600/Om+sri+suryaya+namaha3.jpg" height="400" width="388" /></a></div>
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Finito! Sono ufficialmente
un'insegnante di ashtanga yoga. Ultima prova pratica questa mattina,
aperta da Pema in maniera inaspettata, con un riscaldamento che senza
accorgercene, con qualche pennellata della sua fantasia e grande
sensibilità ha trasformato in una danza indiana. Uno di quei momenti
di puro genio quando movimenti ripetuti centinaia di volte prima, con
un ritmo diverso e qualche piccolo cambiamento si trasformano
completamente. La classe ha reagito con una bella risata catartica,
compresi noi, compagni di esame che non sapevamo nulla delle sue
intenzioni. Da lì l'energia è salita, dimenticate le ossa rotte
delle prove di esame precedenti in cui tutti a turno ci siamo
prestati a fare da cavie, siamo riusciti a mettere insieme una classe
dinamica che tutti, insegnanti compresi, hanno apprezzato. La
sessione si è conclusa con Simone alla guida, che ha finito con
venticinque respiri in loto e massaggio al momento del rilassamento
che in occasione dell'ultima pratica, abbiamo ripetuto ciascuno su
due compagni, cercando di 'spread the love' e ringraziarli per
essersi prestati ad essere aggiustati e tirati nelle posizioni. Dopo
colazione c'è stata la puja, la cerimonia finale condotta dal
sacerdote bramino, che ha ufficialmente concluso il TT200. A fine
mattina c'è stata la consegna dei diplomi e ciascuno ha ricevuto un
feedback scritto individuale, dettagliato, con tanto di voti e
commenti personalizzati. Ho scorso il mio in fretta, scannerizzando
il documento per parole chiave, cercando conferma di punti di forza e
rassicurazione per quelli deboli. Alla fine una frase che ha avuto un
eco profondo dentro di me 'Da parte di tutto il team, grazie per aver
messo da parte tutto quello che sai, la tua conoscenza chiaramente
profonda della materia, e di aver accettato per tutta la durata del
corso di essere plasmata da zero.' E' stato come se un macigno mi
venisse sollevato dal cuore, o dallo stomaco, (qualcosa a che fare
con anahata chakra comunque!), mi sono sentita libera. Non mi ero
accorta durante tutto il mese di quanto sia stato difficile mettere
da parte l'ego, anzi dimenticarmelo proprio, e accettare correzioni e
cambi di prospettiva. Situazioni in cui sapevo benissimo che un
aggiustamento di una postura o l'uso di una tecnica fosse corretto
perchè già imparato da un ottimo maestro, ma che non corrispondeva
al protocollo a cui ci hanno chiesto di attenerci alla lettera. A
volte per distrazione, altre per esasperazione, per ego, per
desiderio di affermare la mia individualità, ho ripetuto gesti
abituali, che uso quotidianamente nel mio lavoro di insegnate di
yoga, e sono stata corretta, riportata sugli schemi di Himalaya Yoga
Valley. Una 'correzione sul corretto', che sul momento ho accettato
di buon grado, senza rendermi conto di quanto mi pesasse abbassare la
testa e ricominciare. Uno di quei casi in cui quando ti trovi in una
situazione, stringi e denti e vai avanti, ma quando finisci e ti
guardi indietro ti rendi conto di quanta fatica ti sia costato
percorrere quella strada.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Dopo la consegna dei diplomi, lacrime,
foto e abbracci, ci siamo sparpagliati per il villaggio, alcuni alla
ricerca degli ultimi raggi di sole prima di tornare alla neve di
casa, altri a fare gli ultimi acquisti, una minoranza alla ricerca di
fresco, riposo e una connessione internet. Con un mal di testa feroce
scrivo queste prime impressioni da 'post-graduate' mentre Pema
disegna affianco a me e John e Adam suonano seduti al tavolo vicino,
con Klara, Doris e Marianne sdraiate su divani e cuscini per terra.
Con il sole spero se ne andrà anche il mal di testa, questa sera
festeggiamo da Cafè Nu, un locale fino ad oggi considerato fuori
dalla portata delle nostre tasche (15E per una cena contro i 4E degli
altri posti). Molti giurano che sarà la fine della dieta alcool-free
a cui ci siamo di buon grado impegnati durante questo mese. Un primo
passo verso il ritorno alla vita normale.Ancora trentasei ore e sarò sulla strada di casa :-) </div>
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-80168707475686996352014-11-29T06:37:00.000+00:002014-11-29T06:53:56.753+00:00Snapshots<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxDP9Shzd2BXErFCGJigS8g9cRg4pEocdkSOXxdy5LprWC0MqsB17p_IgTsTZLQe3Fae-iRr5sIyhxM2Mav9qL3YHNueIV8_YrZZZs0KuRjcBAhRpGdxLMF1a0EyC5Hj04VPl6IbAB05Y/s1600/Klara's%2Bsunset.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxDP9Shzd2BXErFCGJigS8g9cRg4pEocdkSOXxdy5LprWC0MqsB17p_IgTsTZLQe3Fae-iRr5sIyhxM2Mav9qL3YHNueIV8_YrZZZs0KuRjcBAhRpGdxLMF1a0EyC5Hj04VPl6IbAB05Y/s1600/Klara's%2Bsunset.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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Photo by Klara Ka</div>
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Finito oggi il secondo e ultimo
'Knowledge Check', un esame scritto a trecentosessanta gradi su
quello che abbiamo studiato fino ad ora. Rimane l'ultimo round di
prove pratiche, che stiamo affrontando divisisi in gruppi di dieci
alla volta. Ancora un paio di giorni e arriverà il tanto sospirato
momento del diploma. Domani mezza giornata libera, ma domenica sarà
giornata piena, di ore di lezione e di studio. Questa sera per
celebrare, per una volta disertato Kathmandu, abbiamo occupato il
cortile del ristorante tibetano su Beach Street, una casa in cui al
primo piano vive una famiglia che qualche giorno a settimana apre il
cortile per accogliere chi voglia mangiare con loro. Tre tavoli
comuni, bassi come sempre da queste parti, circondati da divani senza
spalliera, ricoperti di stoffe rosse, verdi, gialle e cuscini con
ricami dorati. Alberi di banane e altre piante tropicali spuntano a
caso dal cemento irregolare del pavimento ricoperto di stuoie. Sulla
testa un pergolato di rampicanti, non troppo
efficiente per ripararci dall'umidità della notte, ma sicuramente molto
suggestivo. Entriamo scalzi nel giardino, le scarpe si lasciano sulla
strada prima di varcare l'ingresso come al solito. Ci accomodiamo a
gambe incrociate, sui divani bassi o per terra, schiena dritta senza
cercare appoggi. Le sedie fanno parte di una quotidianità alla quale
dovremo riabituarci una volta tornati alla vita normale, in India non
esistono. Il clima è allegro, aria da ultimi giorni di scuola. Mi
mancheranno questi compagni di viaggio, ormai diventati una famiglia.
Li guardo e sorrido ripensando a frasi sentite qua e là e momenti
vissuti insieme durante questo mese, situazioni di ordinaria
amministrazione qui dentro, ma che fuori sono da manicomio. Adam in
un confuso stupore notturno, 'Michael mi ha svegliato all'una,
convinto che fossero le 6,20. Mi sono buttato giù dal letto pensando
'Shit, I'm gonna be late for meditation!'' Klara, che durante un
esercizio a due con aria di sognante ammirazione mi dice 'Darei
qualunque cosa per avere i tuoi bicipiti femorali...' complimenti da
yogi! La voce potente con marcata inflessione dublinese di Niamh che
entra dalla finestra appena aperta alle cinque del mattino, mentre
ripassa il saluto al sole, fuori buio pesto e canto dei grilli,
'INHALE raise your hands above your head, EXHALE fold on your knees.'
Simone, di padre irlandese e mamma giamaicana, nata e sempre vissuta
a Londra della quale ha un inconfondibile accento che però riesce a
colorare di verde e arancione quando imita Niamh che studia il
saluto al sole nel cuore della notte 'INHALE raise your hands above
your head... 'Non è alle 5 del mattino quando suona la sveglia che
mi disturba, ma quando mi tiene sveglia all'una di notte, ''ain't it
babe?' '</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
Cose che non mi mancheranno: i silenzi
del giovedì. Trasportare le damigiane d'acqua da cinque litri e
ogni sera travasare le dosi giornaliere nella bottiglia che mi porto
sempre dietro e in quella che uso per lavarmi i denti. Lavare i
vestiti nel lavandino. A questo punto le divise hanno un colore
giallo marroncino e sono veramente inguardabili: di tre set ciascuno,
stiamo tutti cercando di combinare i pezzi meno sporchi per il giorno
del diploma. La terra rossa, che vola in continuazione, ti si attacca
alla pelle e ai vestiti e la sera te la devi lavare di dosso. La vedi
colare con l'acqua della doccia insieme alla stanchezza della
giornata. Cose che invece mi mancheranno: quella stessa terra rossa,
esotica e prepotente, ma allo stesso tempo rassicurante, che riempie
lo sguardo e scalda il cuore. Ti da il benvenuto il momento che
atterri e lo rinnova ogni giorno quando ci cammini sopra quasi
scalza, come unica barriera le ciabatte. Chiedo scusa in anticipo a
chi verrà alle mie lezioni tra due settimane, non ho idea di quente
pedicures ci vorranno per eliminarla dai miei piedi. Il sole al
tramonto, che non sono ancora riuscita a fotografare come merita
perchè a quell'ora siamo sempre nella shala. Nei giorni prima di
ripartire mi metterò d'impegno per catturarlo almeno una volta e
spero di rendergli giustizia. Non ho mai visto un sole così, nè in
Australia, nè in Sardegna che è comunque famosa per i tramonti. Qui
ha dimensioni enormi, verso le sei di sera diventa una palla
arancione dai contorni incredibilmente definiti, si tuffa nel mare e
sparisce in pochi minuti. Il buongiorno silenzioso nel sorriso di
Pema quando ci incontriamo uscendo di casa alle sei del mattino,
avvolte negli scialli colorati, per andare alla prima classe della
giornata. Camminiamo fianco a fianco senza dire una parola,
consapevoli della reciproca presenza amica ed energia positiva che ci
tiene compagnia. Dopo il rientro ci vorrà qualche giorno per
rientrare nella vita di prima e cercare di incorporare almeno parte
della routine indiana a quella di casa. </div>
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-30827722761627424712014-11-27T07:47:00.000+00:002014-11-27T07:47:15.261+00:00Periodo di esami<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Ci avevano avvisato che questa
settimana sarebbe stata dura e la promessa è stata decisamente
mantenuta. Sono giornate di quattordici ore di lezione, seguite da
ore di studio con relazioni da scrivere e prove pratiche di esame da
preparare, il resto del tempo a malapena sufficiente per mangiare e
dormire. In questo momento dovrei studiare per il 'knowledge check'
finale, un compito che abbraccia tutte le materie, da asana a
filosofia, sanscrito, anatomia, ayurveda, etica, sequencing, class
management e sicuramente mi dimentico qualcosa già nell'elenco. E'
incredibile come a questo punto tutto si stia unendo e tutte le
nozioni ricevute stiano andando e completare l'immagine intera. Di
ogni postura studiata conosciamo l'anatomia, indicazioni terapeutiche
e controindicazioni, sia del corpo fisico, muscolatura e
articolazioni, effetto su organi interni e sistema nervoso, che di
quello sottile, chakras e tipo di energia stimolati. Sempre di meno
gli asana hanno l'aspetto del fitness e sempre più assumono invece
forma terapeutica. Ho deciso di concedermi un'ora per scrivere qui,
come premio per aver superato bene la prova pratica di oggi in cui ho
guidato parte della sequenza per tutta la classe e aggiustato ogni
singola postura, dall'inizio alla fine, sotto gli occhi di cinque
insegnanti. Il primo pensiero che ho avuto durante il feedback finale
è stato di gratitudine. La prima frase è stata 'very strong and
solid knowledge of vinyasa', conoscenza sicura e profonda del vinyasa, il
movimento unito al respiro che è il cuore della pratica ashtanga,
senza vinyasa non c'è ashtanga. Grazie Roberto e Steve che me
l'avete trasmesso così bene, martellato e corretto fino a farmelo
sognare la notte, Namastè teachers.
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La settimana è solo a metà ma adesso
vedo la fine del corso e mi rendo conto che il giorno del diploma è
vicino. Oggi ho realizzato di lavare per l'ultima volta un paio di
leggins, che comunque sempre teniamo sotto i mutandoni del nonno,
d'ora in avanti i cambi mi basteranno fino alla fine e tornerò a
casa con una valigia di roba sporca. Le prove pratiche di
insegnamento sono cominciate già dalla settimana scorsa, prima a
due, poi a gruppi di sei o sette, fino ad arrivare oggi alla classe
intera. Vuol dire fare da cavie a chi sta imparando a guidare,
fermarsi quando la guida si inceppa, aspettare pazientemente in
posizioni di forza, equilibrio, torsioni e allungamenti che la guida
si sblocchi, a volte per più del doppio del tempo normale. Il
respiro scappa da tutte le parti e, aggiustato in ogni singola
postura e portato al limite della tua flessibilità in ogni asana,
finisci dolorante e stanco. Quattro, cinque giorni di questo tipo di
lavoro e ti senti come se ti fosse passato sopra un carro armato.
Sarà che sono stanca e ho le difese un po' basse, ma nonostante i
quaranta gradi di mezzogiorno sono riuscita a prendermi un
raffreddore con relativo mal di gola. Questa mattina stavo per
saltare la pratica. L'idea di sudare e poi raffreddarmi in queste
condizioni non mi faceva saltare di gioia, ma qui non accettano
giustificazioni come a scuola. Guidava Lalit, che all'inizio della
classe ci ha annunciato 'una bella pratica energizzante.' Ho pensato,
'Bene, muoio qui.' E invece una volta cominciato, il flusso del
vinyasa ha preso il comando e sono arrivata fino alla fine passando
per equilibri sulle braccia, archi e inversioni. Alla fine il respiro
era libero, i nodi accumulati nei giorni precedenti sciolti e stavo
decisamente meglio. A fine lezione, ampio sorriso dolce e testa
dondolante, Lalit ci ha detto 'Coraggio, ancora pochi giorni e poi
non dovrete più rivedermi. Lo so che al momento mi odiate, ma non me
la prendo, darvi disciplina è il mio lavoro. Vi amo tutti!'
Sopravvissuta all'ashtanga, tornando alla shala dopo colazione ho
incontrato il secondo serpente del mese in India (l'ultimo? Serpente,
non mese). L'ho visto strisciare veloce davanti a me sul sentiero,
mentre rincorreva un topolino che è riuscito a scappargli. E'
rimasto dritto verticale per metà della sua lunghezza, a guardarsi
intorno come indeciso sul da farsi. Mi sono congelata. Non era
vicinissimo, ma ho visto quanto si muovesse velocemente. Dopo avermi
osservata per un po' deve aver deciso che non fossi il suo tipo ed è
scivolato via tra i cespugli. Mi viene in mente uno dei primi giorni
quando Patricia, attrice di professione che deve essersi divertita
parecchio negli anni settanta, aveva chiesto se avesse potuto andare
a sedersi sotto un albero per fare meditazione e la risposta di Maeve
non aveva lasciato spazio a discussioni, 'Assolutamente no. Non puoi
mai sapere cosa ci sia tra i cespugli, anzi è meglio non saperlo. E
infatti vi avviso, camminate sempre sui sentieri.' E da lì nessuno
ha più sconfinato in territorio altrui. Sarebbe bello se i serpenti
facessero altrettanto e ci ricambiassero la cortesia!</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdcm4sm7THMoY5YT5F2iRuEcAAT5W579Xmd0Ume3h9b71DyLL_CFH6zTrf1FupYoRsundGyigH_dg92RPbCoTsMAxybLucMVcMXtX4w_JVB_F60bTvabhUI8fllJqoY725rmdhGZ0LXyA/s1600/photo+2+(13).JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdcm4sm7THMoY5YT5F2iRuEcAAT5W579Xmd0Ume3h9b71DyLL_CFH6zTrf1FupYoRsundGyigH_dg92RPbCoTsMAxybLucMVcMXtX4w_JVB_F60bTvabhUI8fllJqoY725rmdhGZ0LXyA/s1600/photo+2+(13).JPG" height="298" width="400" /></a></div>
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Week-end! O per lo meno il poco che ci lasciano. Arambol, luogo di perdizione, mi ha vista sia sabato sera che domenica mattina. Per quanto mi riguarda è paradiso dello shopping, in due visite non ho visto nulla di pericoloso o poco sano. Camminando per le strade si respira sicuramente un'atmosfera rilassata, insieme all'occasionale zaffata di canna. Diversi occidentali in giro, molte giovani famiglie, con dread locks e neonato in braccio, ma sembrano abitanti stanziali del posto piuttosto che turisti. Ci siamo avventurati oltre la strada del mercato e girato per i vicoli in terra battuta tra le casette fatiscenti e coloratissime, dove le signore in sari stavano sedute sulla porta di casa aperta e gatti, cani e mucche giravano liberamente. Il primo giro l'ho fatto sabato sera con Katrina e Simone, in due ore abbiamo contrattato e svaligiato mezzo mercato, entrando e uscendo metodicamente dai negozi, scalze, ciabatte alla porta. Singing bowls, incenso, magliette, pantaloni, bracciali, libri, coperte tibetane sono solo alcune delle cose con cui siamo uscite, per una volta abbandonando la divisa del monaco e rimettendoci nei panni di donne europee. Tornando a Mandrem, il nostro tassista ci ha deliziate con hindi-pop al ritmo del quale insieme a lui abbiamo cantato e ballato, 'I am a disco-dancer' era l'unica frase in inglese che si riuscisse a capire. Prima di rientrare ci siamo fermate al Kathmandu per noodles e Wifi. Questa mattina, finita la relazione di filosofia da consegnare in settimana, pronta per una pratica solitaria mi incamminavo verso la shala quando ho incontrato Adam e Klara che si mettevano in cammino per Arambol. Non c'è voluto molto per traviarmi. Siamo scesi sulla spiaggia e abbiamo percorso la distanza tra Mandrem e Arambol camminando sulla battigia e chiacchierando. E così ho visto il mercato di giorno e ovviamente con la luce nuove irresistibili meraviglie si sono palesate. La parte più bella di questa seconda visita è stata la conoscenza con Sanjeev, istruttore di yoga e mercante di artigianato locale che era stato sia a Cork che all'isola della Maddalena, in Sardegna. Ci ha tenuti a chiacchierare per un'ora offrendoci un masala chai e senza cercare di venderci nulla. Devo dire che nonostante fossi prevenuta, Arambol mi è piaciuta molto, decisamente un bel posto da visitare venendo a Goa. Al ritorno, cotta dal sole ma felice, mi sono fermata a dormire sotto l'ombra di Jean e Lindsey che forse più saggiamente hanno passato la giornata a recuperare le forze stese in spiaggia. A fine serata mi sento come se avessi fatto due ore di asana, l'idea della sveglia alle 5,30 domani mattina mi spaventa più del solito. Ci hanno detto che la quarta settimana sarà lunga come un mese intero. Lo shopping mi ha tolto la concentrazione, speriamo di reggere.<br />
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Il felino è una tigre dai denti a
sciabola, finalmente riesco a vederlo, e ogni notte a turno sta
facendo il giro di tutte le case andando ad annoiare i compagni. Ieri
mattina a colazione Adam mi si è avvicinato e rompendo il silenzio
mi ha detto 'senti, gli metti un guinzaglio a quella bestia per
favore?! Ieri notte è venuto a svegliare me! E in vita mia non ho
mai sognato gatti!' Ormai quasi tutti lo conoscono e concordano che
faccia una certa paura ma non sia cattivo.</div>
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E' periodo di esami e relazioni da
consegnare, da qui fino alla fine della prossima settimana quasi ogni
giorno c'è una scadenza e le ore sia di lezione che di studio stanno
aumentando proporzionalmente. Passata bene ieri la prima prova di
anatomia, grazie anche alle mie bellissime amiche e colleghe Angela e
Barbara le quali, saputo che dovevo presentare Sarvangasana (la
candela), mi hanno mandato via whatsap le relative pagine del libro
di anatomia dello yoga. Le ho trovate inaspettatamente come un aiuto
dell'universo appena sono entrata in zona Wifi, poco prima
dell'esame. Questa mattina è stato il mio turno di guidare la classe
nel canto dei mantra e gli esercizi di pranayama, da domani
cominciano le prove pratiche di insegnamento. Per me vuol dire
dimenticarmi come si guida una sequenza in italiano e re-impararlo in
inglese. Stessi movimenti, stessi respiri, ma parole completamente
diverse. E' come recitare una poesia, un mantra con la sua cadenza
che deve essere sempre quella, sempre esatta, non posso tradurre,
devo re-imparare da zero. Non è facile, mi sento goffa e inciampo
nelle parole, come essere tornata all'inizio del primo corso
insegnanti. Le giornate sono scandite dalle ore di studio e raramente
mettiamo il naso fuori dalla scuola. La gente del villaggio è
abituata a noi. Himalaya Yoga Valley è a Mandrem da più di dieci
anni e tutti sanno che molti degli stranieri ruotano intorno allo
yoga. Ci sono anche molti turisti che vengono qui semplicemente in
vacanza, per lo più russi al momento. Arambol, il villaggio vicino è
famoso per essere meta di vacanzieri in carca di droga e uno stile di
vita da figli dei fiori. Ogni tanto capita che camminando per strada
qualcuno in scooter si fermi e ti offra un passaggio per Arambol,
dando per scontato che sia quella la tua meta. Quando siamo in
borghese e giriamo in havaianas e shorts mescolandoci ai turisti, gli
abitanti locali sono gentili, amichevoli. Con il sorriso sulle labbra
ci invitano a entrare nei loro negozi e cercano di venderci vestiti
in stile hippie e pezzi di artigianato vario. Se siamo di buon umore,
lasciamo le ciabatte fuori ed entriamo a contrattare i prezzi di
quello che ci interessa, alla fine comprando sempre qualcosa.
L'usanza qui è che dappertutto si entri scalzi, anche nei negozi e
locali pubblici, compresi supermercati ma anche bancarelle al lato
della strada con il pavimento di stuoia sulla terra battuta. In
settimana a volte capita di uscire durante una pausa per andare a
fare qualche operazione veloce, comprare acqua o prelevare soldi al
bancomat. Le pause sono brevi e le commissioni di corsa, per cui
spesso usciamo senza cambiarci, indossando ancora la divisa. La
maglietta va bene, si può portare, a casa la userò almeno per
dormire, ma i pantaloni sembrano i mutandoni del nonno e starebbero
male anche a Miss India. Non vedo l'ora di bruciarli. E' incredibile
però come questa divisa cambi l'atteggiamento della gente nei nostri
confronti: comanda rispetto. Quando siamo in divisa ci venerano.
Faccio fatica ad abituarmi, ma per loro chi pratica ashtanga yoga è
quasi un santo. Questo perchè a differenza degli occidentali hanno
ben presente gli otto arti e sanno che yoga non è un esercizio
acrobatico ma una disciplina ferrea, che qui non associano all'uomo
comune ma all'asceta. Asana è solo uno degli arti, l'unico che in occidente viene identificato come yoga, quando invece il cuore dello yoga sono Yamas e Niyamas, un codice di comportamento che dovrebbe regolare tutti gli aspetti della nostra vita, al di fuori della pratica. E che portati a livelli estremi conducono a uno stile di vita monacale. Il controllo del respiro, pranayama, è quello che dovrebbe guidare la pratica fisica degli asana che a loro volta non sono mai fine a se stessi, ma diretti a purificare non solo la muscolatura interna e profonda, ma anche organi interni e mente. Nel corso delle nostre vite, ogni volta che passiamo attraverso un'esperienza spiacevole, un dolore, un danno, cerchiamo di superarlo seppellendolo nel corpo e fino a che non andiamo a stanarlo con una pratica consapevole, lì rimane a condizionare il corso della nostra vita, spesso fino alla fine. Gli asana e il pranayama vanno a sciogliere quei nodi e ci liberano. Ecco perchè spesso la pratica scatena delle reazioni emotive inaspettate. In questo mese stiamo sperimentando tutto questo sui nostri corpi. Certamente tanti sono arrivati qui senza avere idea di cosa li aspettasse e quanto questa esperienza li avrebbe portati in un viaggio all'interno di se stessi. E poi ci sono anche i momenti di leggerezza, come la mucca che un giorno a sorpresa pascola nel giardino di casa e qualcuno non si fa sfuggire l'occasione per un selfie a tema in 'cat-cow pose'. </div>
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-90815127341466841862014-11-19T04:25:00.002+00:002014-11-19T04:25:28.057+00:00Ninja<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Oggi la giornata è iniziata meglio del
solito. Spostando i cuscini impilati in un angolo della shala, in
silenzio come al solito a quell'ora del mattino, dal mio angolo nella
parte opposta si è sentita una certa commozione, 'C'è un serpente!'
Mi sono girata in tempo per vederlo, acciambellato e un po'
impaurito, ma non per fotografarlo. Lalit non si è scomposto 'State
calmi, non è un dramma! Spostate le ultime file di tappetini in
avanti e continuate a praticare.' Mi è venuta la ridarella isterica
ma come il resto della classe ho continuato la mia sequenza fino a
che è arrivato Sunil che ha catturato il serpente con un secchio e
l'ha portato via. Velenoso? Oh YES! Ma non 'troppo letale' secondo
Yogita, la nostra insegnante di mantra e meditazione. Terza settimana
e come promesso il livello di pratica è ancora più alto. Archi,
inversioni, equilibri sulle braccia sono diventati ordinaria
amministrazione. La cosa strana è che non sentiamo più nè il caldo
nè la fatica, più lavoriamo e meglio ci sentiamo. Finire con i
vestiti bagnati addosso è la normalità, tempo per una doccia, un
cambio e si ricomincia. Già dalla settimana scorsa abbiamo iniziato
i kryias, tecniche di pulizia interna, parte del processo di
purificazione di corpo e spirito. Infili il beccuccio di un piccolo
innaffiatoio (neti pot) in una narice e versi acqua tiepida salata
che, se respiri nel modo giusto, esce a cascata dall'altra narice
pulendo bene i canali. Finisci con una tecnica ancora più estrema,
infilando un piccolo catetere bagnato con olio di senape a turno in
una narice alla volta e lo fai uscire dalla bocca. Vi vedo fare
EWWWWW ma vi garantisco che dopo queste due operazioni hai una
libertà di respiro che ti sembra di avere due polmoni da apneista in
aria di alta montagna! E a libertà di respiro corrisponde chiarezza
di pensieri. La meditazione non va. Il felino non ruggisce più ma
alternativamente canta canzoni stupide solo per farmi indispettire o
si siede zitto e mi da le spalle, è maleducatissimo. Nelle lezioni
di ayurveda il medico ci ha fatto l'analisi costituzionale, basate
sul principio che in ciascuno di noi si trovano 5 elementi: fuoco,
aria, spazio, acqua e terra. Io sono risultata fatta di fuoco e aria.
La mia meditazione è in movimento e questa è la ragione per cui mi
trovo così a casa nell'ashtanga yoga, movimento unito al respiro che
fa da collegamento tra corpo e mente, così si che riesco a
concentrarmi ed estraniarmi. Dammi quindici ponti, un'ora di pratica
a quaranta gradi e un catetere da infilarmi nel naso e va benissimo,
ma seduta per mezz'ora a occhi chiusi impazzisco. Chakra, è una
parola che fino a qualche settimana fa mi dava l'orticaria.
Unicamente perchè quello che avevo sentito fino a quel momento era
circondato da un'aura new age senza sostanza, qui finalmente riesco a
dare un senso alla parola, senso sia logico che empirico. Sono punti
nevralgici di energia, incontro di 'nadi', le vene e i capillari
attraverso i quali scorre la nostra energia vitale, e corrispondono
alle principali ghiandole endocrine. I chakra sono infatti le
ghiandole endocrine del nostro corpo immateriale e ciascuno presiede
a determinate caratteristiche di personalità. Come le ghiandole
endocrine possono funzionare male, in eccesso o in difetto,
determinando degli squilibri nel nostro carattere e nella nostra
vita. Possono essere riequilibrati dalle posture di yoga, delle quali
ciascuna va ad agire in modo diverso su questi punti nevralgici. Su
sette, quattro mi funzionano benissimo, due in difetto e uno non è
pervenuto. E' incredibile come abbia constatato che le cose che non
vanno bene in me siano precisamente riconducibili a quei due chakra
pigri, così come le posture che mi costano di più, le più
faticose, quelle che quando stanno per arrivare nella sequenza mi
dico 'NO, che strazio!' siano proprio quelle indicate per stimolarli.
Il silenzio del giovedì pesa, arriviamo a sera di malumore anche se
basta poco per tirare fuori una risata. John: 'Pensavo oggi che fino
ad ora ho avuto al massimo una donna per volta che non mi parlasse,
adesso ne ho trenta!' Il clima con i compagni è bello, ma su trenta
il gruppo per quanto mi riguarda è diviso in tre: le persone con cui
mi trovo bene, quelli che ci fossero o meno non cambierebbe niente e
quelli con i quali si starebbe meglio se non ci fossero. Non grandi
cose, semplicemente sensibilità diverse, attenzione per il prossimo,
piccole cose che però nella vita in comune hanno un peso. Ci sono
'Le bionde', nordiche, tutte uguali, sempre zitte, vanno per la loro
strada e non guardano nessuno in faccia. Per un po' pensavo fossero
la stessa persona e me la ritrovavo sempre tra i piedi, a sgomitare
al rubinetto del tè chai, allo scaffale dove mettiamo le borse nella
shala, di fronte al mucchio dei tappetini, dovunque mi girassi c'era
una bionda che mi rallentava. Ho impiegato una settimana a capire
che fossero sei, come si chiamino ancora non lo so. Anche gli amici
sono sempre tra i piedi, per fortuna. La domenica a qualunque ora del
giorno trovi qualcuno al Cafè Kathmandu, per mangiare qualcosa ma
anche per studiare. Ci sistemiamo sui cuscini per terra nella casa
sull'albero e riempiamo i tavolini dei nostri libri e appunti. Stiamo
lavorando alle relazioni finali e c'è tanto da scrivere. Ci sono
prese per i computers e Wifi che funziona a tratti. Arriviamo
indipendenti, ciascuno secondo i propri orari, e poco per volta i
nostri bicchieri di mango lassi, chai e insalate di frutta finiscono
di riempire lo spazio lasciato dai libri. Prima o poi ci ritroviamo
tutti lì e con il buio i fili di luci colorate si accendono e John e
Adam tirano fuori chitarre e strumenti vari la cui collezione aumenta
ogni volta che vanno a fare un giro nel villaggio. Dopo un po' anche
i ragazzi che gestiscono il locale si uniscono a noi e diventa una
vera e propria festa. Credo che il TT di Novembre lascerà un vuoto
importante al Kathmandù :-)
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-74519065053532028152014-11-15T14:22:00.001+00:002014-11-15T14:22:37.417+00:00Pioggia<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsslWRrkDHkR5ILW9sDAy2bmUi_mgFhduoSRGNmiiIN7miiITMte7FKu5FTUVOMhkEOpy-71hZWxDkyzXlmDHImPME9SxvEVmEKhjrVFkW_V0Ijg2NqT_xVwBjHiNgzwjVW9NZBZ6f0qQ/s1600/photo+2+(9).JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsslWRrkDHkR5ILW9sDAy2bmUi_mgFhduoSRGNmiiIN7miiITMte7FKu5FTUVOMhkEOpy-71hZWxDkyzXlmDHImPME9SxvEVmEKhjrVFkW_V0Ijg2NqT_xVwBjHiNgzwjVW9NZBZ6f0qQ/s1600/photo+2+(9).JPG" height="400" width="298" /></a></div>
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E alla fine le lacrime sono arrivate
insieme alla pioggia. La mattina avevamo fatto un lavoro di apertura
delle anche, sollecitando i bicipiti femorali nei quali secondo
l'ayurveda, nel corso degli anni si accumula la rabbia. Lalit ci
aveva avvertiti che probabilmente avremmo provato degli sbalzi d'
umore, dicendoci anche, se fosse successo ,di mantenere la calma e
aspettare che passasse. Sono entrata nella shala per la pratica
serale del giovedì, dopo aver passato la giornata in silenzio
totale. Sentivo il cuore appesantito da un sentimento di rabbia senza
un motivo preciso. Mi sono sistemata sul tappetino, con lo sguardo
basso ho ricopiato gli spunti scritti sulla lavagna per la lezione di
allineamenti e aggiustamenti che stavamo per cominciare. Non riuscivo
a guardare in faccia nessuno, Lalit meno di tutti. Sentivo che mi
osservava, sapevo che avvertiva che qualcosa in me non andasse e
percepivo la sua preoccupazione. Ma non c'era niente che potessi
fare, la rabbia era sempre lì. Dopo aver aperto la lezione con il
mantra come al solito, anzi che procedere con quanto era scritto
sulla lavagna ci ha detto di chiudere gli occhi e ha guidato una
sequenza lenta, più simile ad una lezione di hata che di ashtanga,
in cui abbiamo fatto meno posture, facilitate anzi che chiuse fino in
fondo, e tenute più a lungo. L'asciugamano questa volta anzi che per
il sudore mi è servito per asciugare le lacrime che per tutta la
sequenza mi scendevano dagli occhi chiusi. Durante il rilassamento
finale, quando ormai ero vuota e decisamente più in controllo, ha
cominciato a piovere, la prima volta in due settimane. Le gocce
picchettavano sul tetto della shala che con l'acqua rilasciava un
penetrante profumo di legno, il sole era finalmente scomparso per un
po' e la temperatura decisamente più fresca. La sera a cena era
tutto passato. Lalit mi ha messo una mano sulla spalla e senza parole
ci siamo riconciliati. C'è uno scambio di energie che non ha bisogno
di parole. E' così con un maestro di yoga, a parità di competenze
ciascun allievo sceglie il proprio in base a qualcosa che va al di là
della tecnica e anche della personalità. E' una questione di
energia, ciascuno ha la propria che si accompagna più o meno bene a
quella di un altro. La mattina dopo, mentre la classe finiva la
sequenza di vinyasa flow Mysore style mi si è avvicinato e mi ha
detto 'Adesso mi fai quindici archi, tre cammelli per scaldarti e il
resto alla spalliera di bambù.' In parole profane vuol dire fare
docici ponti partendo da posizione eretta. Pensavo scherzasse, ma
Lalit non scherza mai in classe... Docici ponti con l'aiuto della
spalliera e il maestro vicino. Non credevo di avere le risorse o le
capacità per farlo, ma lui le ha viste in me e le ha tirate fuori.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
La settimana si è chiusa con un test
su quello che abbiamo imparato fino ad ora. Prima di raggiungere gli
altri a festeggiare al Cafè Kathmandu, ormai nostro regolare punto
d'incontro, io e Lindsey siamo andate a farci sciogliere con un
massaggio. Un po' dappertutto nel villaggio ci sono posti che ne
offrono, capanne con i tetti di paglia e il pavimento di terra
battuta, in cui entri in un ambiente semibuio diviso da tende di vari
colori. Superata l'impressione da bordello dei bassi fondi di Saigon,
l'esperienza è bellissima. Un'ora e mezza in cui le mani esperte
delle massaggiatrici sciolgono i nodi, rimettendo insieme noi corpi
inerti di ashtanghisti smontati da una settimana di pratica dura.
Durante il massaggio la testa continuava come al solito a girare
comunque, ripassando la lezione di anatomia appena ascoltata seguendo
le mani della massaggiatrice che lavorava sul mio corpo: trapezio,
erector spinae, lumbosacral fascia... tensori, bicipiti femorali,
gastrocnemius! So much for 'Yoga chitta vrtti nirodhah', 'Lo yoga
interrompe i processi della mente', ma d'altra parte secondo
l'analisi del dottore di ayurveda sono fatta di fuoco e aria, neppure
un briciolo di terra ad ancorarmi, non ho speranze di rallentare, è
la mia natura. Oltre ad aver ripassato la lezione di anatomia il
massaggio ha avuto il suo effetto, sono uscita come nuova! </div>
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-3581695527138377822014-11-13T14:37:00.001+00:002014-11-13T14:37:32.538+00:00Yoga gives you psychic powers! (and they are not welcome)<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYQ095N0eeJq8PLIQHfmy1IMdjo7nNa4unWXwRdb_mP7rPf5m3rgiNYTVaNXfNrVhcWJ_TiWjhyphenhyphen-F0d9mE9BwB-rc8tG_5dniIbkIiT2avM2AzRSzsCxjnANjbN7ZyBjjf6Z7UXyQ5xqI/s1600/photo+(44).JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="298" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYQ095N0eeJq8PLIQHfmy1IMdjo7nNa4unWXwRdb_mP7rPf5m3rgiNYTVaNXfNrVhcWJ_TiWjhyphenhyphen-F0d9mE9BwB-rc8tG_5dniIbkIiT2avM2AzRSzsCxjnANjbN7ZyBjjf6Z7UXyQ5xqI/s400/photo+(44).JPG" width="400" /></a></div>
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Comincio a scrivere durante uno dei
tanti black-out. E' tradizione da qualche giorno che la luce manchi
quando sono sotto la doccia, magari mentre sto sciacquando la divisa
che avevo isaponato nel lavandino come mi aveva insegnato a fare mia
nonna. E quando manca la luce da queste parti è nero come la pece,
siamo in campagna dopotutto, nessun chiarore esterno che possa
filtrare dalla finestra. Per fortuna non dura molto e ho imparato a
tenere il computer sempre carico. Quando succede, accendo il pc e lo
uso come lampada da tavolo. Capitano cose strane quando metti insieme
trentacique persone in un ashram in India. Lunedì parte della
meditazione consisteva nel visualizzare una persona con cui abbiamo o
abbiamo avuto un conflitto, che ci ha fatto stare male, e inviarle
energia positiva. Le mie compagne, ovviamente molto più evolute di
me, hanno tutte avuto un messaggio da quella persona il giorno dopo.
Per me niente da fare, la belva felina che vive nella mia testa e mi
impedisce di meditare, ha evidentemente intercettato l'energia
positiva e le ha impedito di raggiungere la mia visualizzazione. In
compenso però, nella notte tra domenica e lunedì ho sognato di aver
dimenticato l'orologio nel patio della zona dove si mangia. Nel sogno
sapevo che era notte fonda, ma decidevo comunque di andare a
riprendermelo. Quando ho tentato di alzarmi dal letto qualcosa me lo
ha impedito, tenendomi le spalle incollate al materasso. Mi sono
svegliata con una inquietante sensazione di costrizione, come se ci
fosse qualcuno sopra di me. Ho ripreso coscienza libera dal peso, ma
con il cuore che batteva a mille. Non era una presenza minacciosa,
piuttosto protettiva, come volesse impedirmi di fare qualcosa di
pericoloso. La mattina dopo, il mio orologio si era fermato all'una e
venti del mattino. E non ha più ripreso a camminare. La stessa
notte, anche l'orologio di Klara si è fermato senza motivo. Jean,
nella camera affianco è saltata a sedere sul letto convinta di aver
visto... un grosso felino vicino alla porta della sua camera! Pare
che il gattone abbia trovato il modo di uscire dalla mia testa e si
stia divertendo a movimentare i nostri sonni. Se la mediatzione fa
uscire poteri psichici con cui non sono sicura di voler avere a che
fare, la pratica degli asana si fa ogni giorno più intensa. Lalit
dice che stiamo ancora 'camminando' ma dalla settimana prossima
cominceremo a correre. Sequenze dinamiche di vinyasa flow, integrate
con l'uso di supporti per costruire correttamente gli allineamenti e
allungare e rafforzare il corpo, come nel metodo Iyengar. Sebbene la
certificazione sia in ashtanga, uno dei nostri libri di testo è
'Light on Yoga', un pilastro del maestro BKS Iyengar. A dimostrazione
una volta di più che in India le differenze tra i vari stili non
sono rigide come in Occidente, yoga è quello che conta, il fine
comune, non il mezzo con cui ci arrivi. Oggi, mentre la classe
cominciava a praticare la sequenza che abbiamo costruito la settimana
scorsa, Mysore style, ciascuno per conto suo e secondo i propri
limiti, Lalit si è avvicinato e mi ha detto 'Tu oggi la prima serie
di ashtanga la fai tutta.' E così è stato. Trentotto gradi, umidità
altissima, due ore di pratica intensa al ritmo del mio respiro.
Quando ho finito sembravo uscita dalla doccia. La sequenza, fatta
completa per la prima volta dopo un paio di settimane, ha smosso
tanta energia e per il resto della mattinata ho dovuto muovermi molto
lentamente. Ci sono giorni in cui ci chiediamo come faremo a
continuare a questi ritmi. Momenti in cui non credi di avere
abbastanza risorse per finire la giornata, ma proprio quando stiamo
per cedere ci annunciano che la mattina dopo possiamo fare pranayama
e meditazione per conto nostro o, se ne abbiamo bisogno, dormire un
po' più a lungo. E così ci regalano un'ora di sonno in più.
Oppure, quando ci vedono molto stanchi, anzi che massacrarci con
l'ultima pratica serale, decidono di insegnarci un massaggio da
proporre al momento del rilassamento. Che ovviamente per imparare
pratichiamo tra di noi usando i compagni come cavie. Ci portano al
limite, sia fisico che emotivo, ma mai oltre. Dopo cena, tornando con
Klara verso casa, fuse dopo due ore di studio a due in cui abbiamo
iniziato la tesi che dovremo presentare l'ultima settimana, su asana
e relativi allineamenti, aggiustamenti, indicazioni terapeutiche,
controindicazioni, anatomia e chackras stimolati, abbiamo sentito una
chitarra e una voce maschile, calda e perfettamente intonata,
provenire dal gazebo vicino alla shala. Ci siamo guardate con un WOW
negli occhi: Radiohead, Pearl Jam, Jeff Buckley, una boccata d'aria
leggera rispetto al fumo dei mantra che, denso come l'incenso, ci
piaccia o meno, annebbia la testa giorno e notte. E' stato come se
questa volta fosse l'Universo a sostenerci in un momentro di
debolezza. Dopo aver ascoltato nell'ombra per un po', ci siamo
avvicinate. John, irlandese di Ennis, istruttore di fitness,
viaggiatore cronico e chiaramente musicista talentuoso, si teneva
compagnia, forse in uno di quei momenti di malinconia che a turno
nelle ultime settimane hanno preso tutti quanti. 'Possiamo essere il
tuo pubblico?' Ci ha accolte con un sorriso e così ci siamo
accomodate sui cuscini per terra, grate per quel momento di normalità
in una giornata satura di termini in sanscrito e nozioni tecniche.
Abbiamo passato una bellissima ora insieme, con la luna rossa bassa
all'orizzonte e intorno il silenzio della notte. Domani mantras,
pranayama, meditazione, pratica personale, ayurveda, filosofia,
allineamenti e ancora asana, in silenzio totale. La voce di John e la
musica che ha condiviso con noi come ultima cosa prima di andare a
dormire, ci terranno compagnia fino all'ora di cena, quando
finalmente potremo nuovamente parlare.</div>
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-89806807944479152232014-11-09T15:23:00.002+00:002014-11-09T15:24:07.615+00:00Day off!<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Sopravvissuta la prima settimana di
training, terminata con un seminario su archi e piegamenti
all'indietro che ha dato molta soddisfazione dal punto di vista
fisico ma ha scatenato tante emozioni nascoste. Insomma, un finale
col botto che ci ha lasciati tutti molto provati. La domenica è
arrivata come un regalo inaspettato, regimentati come siamo nella
routine dell'allenamento fisico e mentale non vediamo più in là
della prossima classe. L'idea di tutta una giornata libera ci ha
colpiti solo il sabato sera a cena dove ci siamo ritrovati stanchi,
ma di quella stanchezza bella che viene dopo il lavoro duro, e un po'
euforici all'idea di poter dormire senza sveglia e con tutta la
giornata libera davanti. Alle 7,30 mi sono svegliata con la luce che
entrava dalle tende semiaperte, recitando la sequenza del saluto al
sole in testa. Mi sono girata dall'altra parte e a occhi chiusi ho
lasciato che la mia mente ripassasse i comandi in inglese visto che
martedì avremo una prima verifica. La testa è passata a
'English-only mode', l'italiano lo uso solo per scrivere qui e
comunicare con whatsapp. Ho cominciato la giornata in solitario con
una nuotata in piscina e dopo colazione sono uscita con i compagni a
fare un giro per Mandrem. Il traffico è abbastanza caotico anche se siamo in campagna, macchine e motorini strombazzano appena vedono qualcuno che cammina sulla strada per avvisarlo di togliersi di mezzo. A quel punto hai la scelta tra rischiare che la macchina ti metta sotto e la cunetta, dove spesso trovi i serpenti. Tra le due scelgo sempre la strada, almeno la macchina hai qualche possibilità che ti manchi. Arrivati sulla spiaggia, ci siamo sistemati
all'ombra e passato la giornata stesi a riposare e ripassare. Il
gruppo è molto misto, sia per età anagrafica che per provenienza.
La situazione in cui ci troviamo permette all'essenza di ciascuno di
venire fuori in modo chiaro e pulito, senza difese e condizionamenti.
Per questo motivo le amicizie, le affinità sono sincere,
similitudini di anime che vanno al di là delle differenze esteriori.
Una delle ragazze a cui mi sento più vicina è Pema, irlandese con
nome tibetano, ha solo sette anni più di mia figlia e ventidue meno
di me. Se penso a come ero io alla sua età, non riesco proprio a
relazionare la Letizia di allora con questa straordinaria ragazza
conosciuta una settimana fa. E' in India da quasi un anno, da sola, e
la sta girando da nord a sud. Ha una maturità, coraggio, forza di
volontà, stamina, sensibilità che vanno ben oltre i suoi ventidue
anni. Lei forse cercava una mamma, io una figlia, e ci siamo trovate
per coincidenza compagne di casa. Come lei Lindsey, ventun anni,
viene da una cittadina minuscola del Colorado nel cuore della 'Bible
Belt', dove a un certo punto si è detta che la sua vita stava
andando su binari che passivamente l'avrebbero portata alla laurea e
al matrimonio, come quelli di tutte le sue amiche, ma lei non è
sicura che sia abbastanza. Con il supporto dei genitori ha preso un
anno di pausa, ha viaggiato in Europa e in Asia ed è approdata qui
insieme alla mamma che l'aveva raggiunta per un periodo in India.
Dopo averla vista sistemata in 'Room 4', affianco alla mia camera, la
mamma è ripartita. Il RYS 200 è la fine del suo viaggio, dopo il
quale tornerà a casa. Clara, giramondo della Repubblica Ceca dalla
quale manca da più di otto anni (credo sia vicino ai trenta).
Insieme al fidanzato hanno vissuto in Nuova Zelanda, Sud Est Asiatico
e Irlanda, prendendo lavori occasionali che sono durati il tempo
necessario per godersi la vita nel posto che al momento avevano
voglia di esplorare. Lui la raggiungerà alla fine del corso e hanno
intenzione di girare per l'India per qualche mese, aspettando
ispirazione per dove andare prossimamente. Adam dall'Idaho,
batterista di professione che negli ultimi anni ha girato per tutti
gli States in tour con vari gruppi. E'qui per cambiare carriera
anche se non è convinto che l'ashtanga sia la sua strada nello yoga
e probabilmente andrà oltre. Jean, irlandese, sposina di fresco sta
per trasferirsi in Germania con il marito ufficiale dell'esercito
britannico. Ha lasciato il lavoro per seguirlo e deciso di trasformare
la sua solida pratica yoga in un'opportunità per un nuovo inizio in
un paese straniero. La giornata è passata veloce tra chiacchiere e
un'acqua di cocco direttamente dalla noce, un tuffo nel Mar Arabico e
un curry nel chiosco sulla spiaggia. Domani si ricomincia, speriamo
che il mio demone felino non la prenda troppo male. PS: La valigia è
arrivata, come diceva Mr Smiss in un momento in cui non ci pensavo
proprio più. Come pensavo, non c'è nulla di indispensabile dentro.
In particolare, un paio di sandali che non ho neppure tirato fuori,
continuo benissimo a girare con le Havaianas che si sono fatte tutta
la Campagna d'Australia e sicuramente finiranno tutta la Campagna
d'India. </div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-76940520453136317932014-11-07T14:46:00.003+00:002014-11-07T14:46:52.424+00:00Giornata da Apprendista<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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Sveglia alle 5,45 per essere nella
shala alle 6,15. Usciamo dalle case che è ancora buio, in quel
momento poco prima dell'alba quando la notte è meno nera e comicia a
sentirsi il canto del gallo. L'aria è fresca, l'unico momento della
giornata in cui non sudi. E' bellissimo essere fuori dopo la notte
passata al caldo nonostante il ventilatore: in camera è vietato
aprire le finestre perchè con l'aria della notte non sai mai
cos'altro possa entrare. In silenzio raggiungiamo la shala, la sala
dove tutto si svolge, la nostra scuola, costituita da un tetto di
paglia tenuto su da pali di legno, con il pavimento di stuoia,
circondata da una zanzariera ma niente pareti. La prima classe è
sempre pranayama, seguito dal canto dei mantra, seguito da
meditazione. La parte dello yoga in cui sono più ignorante. Il
pranayama si impara, i mantra anche, alcuni sono proprio belli da
sentire e da cantare, ti fanno vibrare dentro qualcosa mettendoti il
sorriso sulle labbra e ti lasciano in pace con il mondo. A meditare
no. Almeno per me non c'è verso. Conosco la teoria, seduti in
posizione comoda, con la schiena eretta, a stomaco vuoto,
possibilmente alla stessa ora e nello stesso posto tutti i giorni.
Centrarsi, ascoltarsi e imparare a comunicare con il proprio 'io
universale' che diventa la tua guida e che poco per volta comincerai
a sentire vicino non solo in meditazione, ma anche nella vita di
tutti i giorni. Il mio universale è un demone, del tipo felino
credo, che non vuole saperne di farsi domare. Arrivo nella shala
fresca di doccia, contenta di essere in un ambiente così bello,
l'incenso che brucia, molti dei compagni già seduti, con sharong di
colori diversi buttati sulle spalle per proteggersi dall'aria del
mattino. E' una visione che scalda il cuore, che ispira gioia e pace:
la giungla appena oltre la zanzariera, la sala piena di statue
avvolte in scialli di tanti colori accesi. Il mio posto è davanti
alla foto di Lalit insieme a Sharat. Mi sistemo con i miei cuscini,
nessun problema a stare seduta nella stessa posizione per un'ora,
dopotutto è a questo che gli asana ci preparano. Apparentemente, dal
di fuori, sono una statua serena, avvolta da un'aura arancione. Ti
dicono di non preoccuparti se mentre cerchi di svuotare la mente
pensieri di ogni tipo vanno e vengono, di osservarli ma di non
trattenerli, che pian piano la mente impara a lasciar andare. A me
non viene nessun pensiero, nessuna distrazione, nella mia testa c'è
una creatura che percepisco come un grosso gatto, che però parla
(sento le voci?!), e non ne vuole sapere di meditare. Io cerco di
dirgli con le buone di cooperare perchè è una situazione in cui sto
bene e vorrei godermela fino alla fine, ma lui, credo sia un lui, si
ribella in modo violento. Dopo un po' è come essere nell'arena
contro un leone, io con la frusta e lui con le unghie. Il primo
giorno mi sembrava di avere un esorcismo in atto dentro il cervello.
Sapevo di essere indietro su questo 'arto' dell'ashtanga, ma non
avevo idea di quanto. Dopo la meditazione prendiamo un tè, in
silenzio, e alle 8, sempre in silenzio cominciamo la pratica. Per chi
sa di cosa sto parlando: facciamo due pratiche da due ore, tutti i
giorni, una dalle 8 alle 10 e un'altra dalle 16,30 alle 18,30.... Per
gli altri, fidatevi, è massacrante. Non stiamo facendo ancora tutta
la serie, come Lalit ama ripeteci 'Vi sto aprendo lentamente ma
sistematicamente. E tu non preoccupati se non riesci ancora a
toccarti le dita dei piedi, quello è lavoro mio, preoccupati
piuttosto di fare quello che ti si dice!' Promette che alla fine del
mese ci avrà trasformati in 'yogi volanti.' Dopo la pratica
finalmente possiamo parlare e fare colazione, enorme a quel punto!
Frutta, cereali, un riso salato e speziato con noci e frutta secca di
vario tipo, pane, tè, caffè. Fino all'ora di pranzo abbiamo altre
lezioni di materie che variano a seconda del giorno: anatomia,
filosofia, ayurveda, classroom management. Poi pausa pranzo in cui
normalmente si va a fare il bucato, e il pomeriggio si ricomincia
alle 3 con Chackras, Kriyas, Mudras, Tecniche di Pranayama,
Allineamenti, Aggiustamenti, per poi finire con le ultime due ore di
pratica. Tutte le lezioni si svolgono seduti sul pavimento, con
cuscini e mattoncini come supporti, ma senza mai appoggiare la
schiena. Possiamo cambiare posizione, fare stretching nei momenti di
pausa, ma vietato sdraiarsi o distendere le gambe in modo che la
pianta dei piedi sia rivolta agli insegnanti, estremamente
maleducato. Al terzo giorno la schiena fa male a tutti. Non perchè
ci sia qualcosa che non vada ma semplicemente perchè stiamo
attivando muscoli che normalmente non usiamo. Tutto parte
dell'allenamento credo. Stai dritto e rafforzi la schiena, fai
stretching quando ti fa male e la sciogli. Alla fine del mese avremo
una forza e una mobilità che ci permetteranno di fare bellissimi
equilibri sulle mani e piegamenti all'indietro. E' molto
pesante.Viviamo nella shala, la sera riusciamo a malapena a farci la
doccia e mangiare, OK, controllare Facebook forse. Ci chiudiamo in
camera molto presto, con i comptiti da fare e l'esame da preparare.
Quando si vivono situazioni così intense, è facile che emozioni
inaspettate prendano il sopravvento. Questa mattina una compagna è
scappata in mezzo alla pratica in singhiozzi. Mi chiedo quando
arriverà il mio punto di rottura. Ho visto che il mio momento più
fragile è all'inizio della classe delle 11, indipendentemente dalla
materia, e domani abbiamo chackras. Succedono sempre cose strane
quando si vanno a toccare certi punti. Vediamo che succede.<br />
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-89290391308390490412014-11-05T07:51:00.003+00:002014-11-05T07:51:38.219+00:00Cose che impari<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBPpAPm201pZcNM885UdO6-ZknQJtMbl3PkaQPSneGi-3ClwpLc9k7grDAU3SdI1Gi3_lKOnr6n6-1MTLI0I5ujwJ6mLsC6uWXJloiGwgnD2PLMIWTkU3nwhGwqfN7WbIMIP3mvQZ5LD0/s1600/photo+1+(4).JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBPpAPm201pZcNM885UdO6-ZknQJtMbl3PkaQPSneGi-3ClwpLc9k7grDAU3SdI1Gi3_lKOnr6n6-1MTLI0I5ujwJ6mLsC6uWXJloiGwgnD2PLMIWTkU3nwhGwqfN7WbIMIP3mvQZ5LD0/s1600/photo+1+(4).JPG" height="298" width="400" /></a></div>
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... e che non necessariamente erano
parte del programma. Fine del secondo giorno in India, il primo di
adattamento, il secondo di corso. Ieri, tornata a casa dopo la mia
passeggiata sulla spiaggia finalmente un po' di movimento. Gli yogi
sono arrivati poco alla volta nell'arco di 24 ore, donne e uomini di
varie età e nazionalità. Le case sono cinque, in ciascuna cinque
stanze con bagno, occupate singolarmente o a due, tre e quattro.
Ciascuno ha la chiave della propria stanza, ma la mattina la porta
deve essere lasciata aperta per le pulizie, la porta d'ingresso alla
casa è sempre aperta, giorno e notte, non ci sono chiavi. Si
lasciano scarpe e ciabatte davanti alla porta d'ingresso e in casa si
gira scalzi, sempre. Siamo in un'area privata recintata, ma non
conosco altro posto dove si possa fare una cosa del genere. Senza
contare che diversi cani, gatti e sicuramente anche qualche mucca a
giudicare dalle dimensioni di quello che lasciano per strada,
circolano liberamente. Con le compagne di casa sono stata fortunata,
siamo subito entrate in sintonia e dopo aver passato il pomeriggio a
chiacchierare di fronte a un chai, la sera siamo uscite per un curry
nel villaggio. Cafè Katmandhu è dove abbiamo condiviso il nostro
primo vero pasto: Italia, Stati Uniti, Irlanda e Repubblica Ceca,
sedute per terra su stuoie di paglia intorno a un tavolino basso,
unite da un korma rigorosamente vegetariano. Della valigia ancora
nessuna notizia. Il mio kit di sopravviveza da bagaglio a mano che da
brava cagliaritana ho avuto l'accortezza di organizzare, (perdere la
valigia durante uno scalo a Fiumicino è una cosatnte per noi sardi),
tiene bene. Mi chiedo infatti che cosa ci fosse di indispensabile
nella valigia e se a questo punto avessi fatto meglio a lasciare a
casa. Sicuramente avrei vita più comoda, ma c'era dentro qualcosa di
indispensabile? Assolutamente no. Conclusione, avrei potuto benissimo
partire per un mese in India con un solo bagaglio a mano. E magari
sarà così alla fine. Quello che ancora brucia è che la valigia era
nuova, e bella, lasciarla andare mi verebbe un po' difficile.
Evidentemente il non-attaccamento non è ancora sufficientemente
sviluppato! Fiducia nel Prossimo, Essenzialità, Non-Attaccamento....
Pazienza. Che non sia il mio forte lo so da molto e sto cercando di
lavorarci, ma esercitare la pazienza mi costa ancora parecchio. Prima
di partire mi sono detta più volte che in questo viaggio ne avrò
bisogno, pazienza con me stessa, con gli altri e con il mondo. Se un
volo non è stato ancora chiamato non vuol dire che sia stato
cancellato, se Maeve non risponde al mio messaggio non vuol dire che
si sia dimenticata della mia richiesta. Arrivata qui ho imparato
subito di essere nel posto giusto per lavorare su questa qualità. Se
la valigia non arriva, pazienza, aspetti che prima o poi compaia con
uno dei prossimi voli. Se internet è disponibile solo nel posto dove
si mangia, pazienza, vuol dire che controllerai la mail solo una
volta al giorno (gli altri due pasti devono dividersi tra Whatsap e
Facebook). Se la rete manca improvvisamente mentre stai cercando di
pubblicare un post, ti alzi e vai a fare due chiacchiere con Simon,
lo chef, e aspetti che magicamente ritorni. Se la corrente, che
misteriosamente sparisce per diverse mezz'orette al giorno, viene a
mancare nel mezzo della notte e cominci a sudare perchè il
ventilatore non funziona più, pazienza, aspetti che torni. Se il
signore nel negozietto deve fare il conto a tre clienti prima di te,
a mano su un pezzo di carta con riporto e decimali, A-S-P-E-T-T-I! E
se non succede in questa vita c'è sempre la prossima. Da domani
dovrò imparare un'altra cosa, il silenzio. Dal risveglio alle 5,45
fino alla pausa delle 11 non si parla e nessun contatto visivo. E
niente internet! Sono curiosa di vedere come andrà. Oggi ho imparato
che tutti i giovedì il silenzio, sia fisico che virtuale, sarà per
tutto il giorno, o almeno dal risveglio fino alla fine delle 12 ore
di corso. Lalit mi ha detto 'Tranquilla, solo 27 giorni e torniamo in
Italia! Praticamente è già finito!'</div>
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-47107837621262411262014-11-03T11:32:00.002+00:002014-11-03T11:32:51.159+00:00... e poi ti svegli e vedi questo<div dir="ltr" style="text-align: left;" trbidi="on">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJs03AXqManNPsqXeQZOEQwmeyZqA4oF12kKvR7W0ZJzcin9d9H2MPcoi8XtM-h_OEui-_zWlTSERk5jEAyQkO8scPsSvDOB3UZTHZURXiVZkO7vQFurJhaiYbGiUhgOAJuIHO6INiOJ8/s1600/photo+1+(3).JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJs03AXqManNPsqXeQZOEQwmeyZqA4oF12kKvR7W0ZJzcin9d9H2MPcoi8XtM-h_OEui-_zWlTSERk5jEAyQkO8scPsSvDOB3UZTHZURXiVZkO7vQFurJhaiYbGiUhgOAJuIHO6INiOJ8/s1600/photo+1+(3).JPG" height="298" width="400" /></a></div>
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La verità? Ieri notte pensavo di voler
morire piuttosto che passare un mese qui. Partita da Cagliari
con il primo aereo, non so per quale motivo l'aeroporto insolitamente pieno, ai controlli di sicurezza si sono accavallati
diversi voli e mentre il mio per Roma stava imbarcando io ero
ancora in fondo alla fila. Mi sono messa tra due signori
nordafricani, costruiti come armadi, che tra le proteste generali
chiedevano di passare prima perchè rischiavamo di rimanere a terra. Il primo
faceva strada, io seguivo e quando necessario spiegavo il motivo
della nostra maleducazione, il terzo mi spingeva 'Yalla Yalla
Madam!' Il mio vocabolario arabo è costituito da 4 parole e questa è una, 'su su, andiamo,' 'Aiò' alla sarda. All'imbarco per
Doha a Fiumicino improvvisamente il tutto è diventato molto
straniero e mi sono trovata in minoranza, bianca e femminile. Arrivata a Doha mi sono sentita quasi alla fine del
viaggio (HA!), un po'più rilassata ho cominciato a fare conversazione con un
gruppo di signore indiane che tornavano da un pellegrinaggio in Terra
Santa. Quando hanno sentito che andavo in India per imparare yoga mi
hanno detto che gli indiani non hanno tempo per lo yoga e che avrei
fatto meglio a impararlo da un video anzi che farmi tutto quel
viaggio da sola. Molto preoccupate per il fatto che fossi sola si offerte 'hai bisogno di aiuto?'</div>
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Sono finalmente arrivata a Goa alle 2
del mattino... io sono arrivata, la mia valigia no. Dopo un'altra ora
passata a sbrigare le formalità del bagaglio perso, subito fuori
dagli arrivi ho trovato Stanley, il mio tassista. Niente avrebbe potuto prepararmi per quello che ho provato l'ora successiva. Appena fuori dall'aeroporto la macchina si è infilata in una strada di campagna e per l'ora successiva abbiamo attraversato villaggi con strade sterrate, pezzi di giungla, altri villaggi di capanne che non si capiva per quale miracolo stessero in piedi ma addobbate con luci e lanterne colorate. Mucche sdraiate per strada, che ruminavano sul ciglio, che senza fretta passeggiavano nel mezzo della carreggiata, cani e gatti dappertutto. Occasionalmente incrociavamo una macchina ma per la maggior parte i villaggi sembravano deserti. Giusto quando cominciavo a dirmi che se al mio autista fosse saltato in mente di farmi sparire per sempre avrebbe avuto vita facile, ho cominciato a leggere il nome del villaggio e dell'area in cui eravamo diretti. Arrivati a destinazione, sono passata in consegna al custode che mi ha dato una lettera di Maeve, la direttrice, la quale mi informava che ero la prima ad arrivare e per quella notte avrei avuto la casa tutta per me. In camera, raramente in vita mia mi sono sentita così sola, di notte in un posto completamente alieno, con un silenzio intorno che neppure la campagna irlandese mi aveva mai prima regalato. Sdraiandomi nel letto mi sono detta 'un mese così non ce la farai mai.' Con la luce del giorno è tornato anche un po' di coraggio, ho trovato Maeve che come una mamma mi ha presa sotto l'ala ma poi mi ha messo in mano una mappa del villaggio e mi ha detto di andare a comprarmi quello che mi serviva per i prossimi giorni 'Stai tranquilla, è più sicuro che a casa'. Cinque minuti a piedi di strada sterrata in mezzo alla giungla, (non girerai mica da sola quando sei lì?!), mi hanno portato a Mandrem e dopo vari negozietti con la merce sulla strada e bancarelle di signore in sari che salutavano e dicevano buongiorno, ho trovato lo stagno con i fiori di loto. D'ora che sono arrivata al supermercato il mio umore era decisamente più luminoso. Ho comprato quello che mi serviva, incluso un tappetino da yoga, bevuto un'acqua di cocco dalla noce aperta direttamente dal venditore e passeggiando sono arrivata alla spiaggia<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcirNl-jkPwTroZUM_g0o3spkwwS2QSL_y-iGB9Hb4V1EfrLGOymUHXVFM_Py87c7U90EBD7BUOQxkCVf3wZ5fYCg91eyck8WG2rTL8YrwxJTXM3t5LJ1ZJ-7KMtno9V-EMruHEK3dztc/s1600/photo+4.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcirNl-jkPwTroZUM_g0o3spkwwS2QSL_y-iGB9Hb4V1EfrLGOymUHXVFM_Py87c7U90EBD7BUOQxkCVf3wZ5fYCg91eyck8WG2rTL8YrwxJTXM3t5LJ1ZJ-7KMtno9V-EMruHEK3dztc/s1600/photo+4.JPG" height="298" width="400" /></a></div>
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Sulla via del ritorno due cinghiali mi hanno attraversato la strada pascolando allegramente tra gli scarti dei venditori di frutta e verdura. Non ci vuole poi tanto per essere contenti da queste parti. la valigia arriverà.<br />
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Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-90141359122141079272014-10-27T06:56:00.001+00:002014-10-27T06:56:33.395+00:00Yoga, perchè? (per te Insopportabile)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq7RBLMHh6TU4_9TFdnnFh0NnxVE2g1d_hjIIYStI_W_nPBKyEqNJLwBvMYp-k19ozdGmsjEW1NVelC3GSP0rVfrsvf6bf5zOOG33vJZL2nwjdT3Z1KUqZRSMdDI878kVQ2Fhyyagg858/s1600/Iceberg.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiq7RBLMHh6TU4_9TFdnnFh0NnxVE2g1d_hjIIYStI_W_nPBKyEqNJLwBvMYp-k19ozdGmsjEW1NVelC3GSP0rVfrsvf6bf5zOOG33vJZL2nwjdT3Z1KUqZRSMdDI878kVQ2Fhyyagg858/s1600/Iceberg.jpg" height="400" width="327" /></a></div>
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A richiesta di <a href="http://insopportabile.wordpress.com/">Insopportabile</a> Blogu, che una cosa o due a proposito di blogging la sa, scrivo questo post. In tre parole: Per Vivere Meglio. Questo è yoga, una scienza millenaria che viene dall'India, che ha lo scopo di farci vivere in salute, di corpo e di mente, in armonia con il mondo e con gli altri. Ashtanga yoga vuol dire 'lo yoga degli otto arti', <i>ashtau</i> in sanscrito significa otto, <i>anga</i> significa arti. Non vuol dire che hai bisogno di otto tra gambe e braccia per fare le sequenze, anche se a volte sembrerebbe così, ma che si basa su otto principi, quattro inferiori, alla portata di tutti, e quattro superiori, che vengono raggiunti e sviluppati attraverso la pratica dei quattro arti inferiori. In una classe di yoga si praticano due degli arti inferiori: <i>Asana</i>, le posture che andiamo di volta in volta ad assumere con il corpo, e <i>Pranayama</i>, il controllo del respiro. Chi si accosta per la prima volta allo yoga in Occidente, tipicamente lo fa da un punto di vista fisico. Magari sono stufo della palestra e cerco un'attività diversa, ho sentito che al mio amico ha fatto passare il mal di schiena, la mia amica è dimagrita senza fare dieta, semplice curiosità dopo aver letto questo post. La costante è che chi si avvicina allo yoga lo fa perchè cerca qualcosa che non trova in quello che ha fatto fino a quel momento. Entro nella mia prima classe e dopo i primi dieci minuti mi rendo conto che non ha nulla a che vedere con lo stare seduti a gambe incrociate con gli occhi chiusi, se sopravvivo fino alla fine dico 'non è assolutamente quello che credevo!' Se mi piace e torno, mi rendo conto poco per volta che con la pratica degli asana il corpo cambia, diventa più forte, più flessibile, attraverso il calore intenso e il sudore elimino tossine e mi sento meglio, la pelle diventa più luminosa, dormo meglio, dimagrisco anche se comincio a mangiare il doppio di prima. Noto anche una cosa strana, dopo le pratiche, a dispetto dello sforzo pesante, non mi sento stanca e il mio livello generale di energia aumenta. Quando inizio a conoscere la struttura delle sequenze e i movimenti diventano familiari, imparo a controllare il respiro in modo tale che ad ogni atto respiratorio corrisponda un movimento, le posture diventano più semplici, più comode, e allora la pratica diventa più profonda e comincia ad agire sulla mente, costringendola a concentrarsi sul corpo e sul respiro, a stare nel momento, estraniandosi da tutto. Le sequenze assumono a quel punto forma di meditazione in movimento in cui il respiro fa da collegamento tra corpo fisico e corpo immateriale. Dopo un po' non mi basta più praticare due volte a settimana dalle 18,00 alle 19,00. Comincio a cercare di praticare quattro volte a settimana, cinque. Per praticare 4 volte a settimana magari devo farlo alle 7,00 del mattino perchè non c'è altro spazio nelle strutture e negli orari degli insegnanti, ma neppure nella mia giornata. Il che vuol dire andare a letto prima, non mangiare o bere troppo la sera prima altrimenti non ce la faccio. Cosa ho più voglia di fare, mojito in Piazza Savoia o pratica? Piano piano abitudini e priorità cambiano e yoga diventa uno stile di vita, non perchè qualcuno o io stesso me lo imponga, ma perchè quel cambiamento mi fa stare meglio, mi appaga di più. In questo senso lo yoga è l'opposto del fitness in cui un istruttore mi da un regime di esercizio fisico e alimentare che io, per quanto motivato a tornare in forma, sento come una costrizione, un sacrificio a cui mi devo sottomettere per raggiungere l'obiettivo. E anche quando l'avrò raggiunto, probabilmente sarà sempre una lotta tra quello che devo fare per rimanere in forma e quello che vorrei invece fare per sentirmi bene, per essere felice. Nello yoga è l'opposto, i cambiamenti, sia fisici che di abitudini, avvengono naturalmente, in conseguenza della pratica di asana e pranayama. E una volta attuati sono duraturi perchè non li vivo come un disagio, ma come fonte di gioia, a tutti i livelli. Benessere fisico e mentale in cui quello che voglio e quello che faccio sono la stessa cosa. A questo punto probabilmente ho la curiosità di leggere un libro sull'argomento e così scopro dell'esistenza degli altri due arti inferiori, <i>Yama</i>, le regole di condotta che ci rapportano agli altri, (amore e compassione per tutti gli esseri viventi, dire la verità, non approfittarsi degli altri, usare l'energia sessuale per crescere spiritualmente o quantomeno senza far del male agli altri, non essere avidi) e <i>Niyama</i>, regole di comportamento consigliate per una vita sana (pulizia di corpo e mente, non trattenere i sentimenti negativi, imparare a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, fare attenzione a come ci alimentiamo, introspezione, celebrazione della spiritualità in qualunque forma crediamo opportuna). Nessuno mi dirà mai che per cominciare a praticare yoga devo diventare vegetariano, smettere di fumare e di bere, andare a letto presto o abbracciare una religione. Sarò io stesso, quando i cambiamenti saranno maturi, ad attuarli, tutti o in parte. Si parte sempre dal punto in cui si è e si procede, se si vuole procedere, gradualmente. I cambiamenti di vita avvengono come conseguenza di cambiamenti di gusti, idee, priorità, che a loro volta sono stati cambiati dalla pratica fisica di asana e pranayama. Quando ci si avvia sulla strada dei quattro arti inferiori, di conseguenza cominciamo a esercitare i quattro superiori. Arriva allora il controllo dei sensi, <i>Pratyahara</i>. Normalmente sono i sensi che ci guidano, che condizionano le nostre azioni. Ho fame, vedo una torta e diventa la cosa più desiderabile al mondo, se solo riuscissi a mangiarne una fetta, o magari tutta, sarei felice. Mangiare mi soddisfa momentaneamente, ma poi la fame torna uguale a prima. La torta non ha il potere di farmi felice, glielo sto dando io quel potere, togliendolo a me stessa e trasferendolo su quella torta per poi riprendermi quella felicità, mangiandola. E così per tutto: se solo riuscissi ad avere quel lavoro, quella persona, quell'indirizzo, quella macchina, allora si che sarei felice. Siamo dipendenti da questo meccanismo in cui proiettiamo al di fuori un'energia vitale che è la nostra, la trasferiamo sulle cose e poi ce la riprendiamo. Per un po' funziona, ma è faticoso, non è molto efficiente e soprattutto arriviamo a un punto in cui non basta più. Lo yoga aiuta a spezzare questo meccanismo e ci insegna a raccogliere e tenere dentro l'energia. In questo senso ci libera, ci rende indipendenti. Non vuol dire che non sentirò più fame, ma che mangerò solo quando sarà necessario. Non vuole neppure dire che non sarò più capace di godermi la torta, solo che il mio star bene non dipenderà dal mangiarla o meno. Il sesto arto è la concentrazione, <i>Dharana</i>. Una volta che il corpo è stato temprato dagli asana, purificato dal respiro e i sensi sono sotto il controllo della mente e al suo servizio, arriva la capacità di dirigere tutte le nostre energie al compimento di uno scopo. Il settimo e l'ottavo arto sono <i>Dhyana</i> la meditazione sul divino, e <i>Samadhi</i>, l'unione con esso, in cui svaniscono il concetto di 'io e mio' e rimane solo coscienza, verità e gioia infinita. Unione è uno dei significati più profondi dello yoga: di mente e corpo, di persone, di stili. Il cammino è lungo e non è detto che riusciremo a percorrerlo tutto in questa vita, (si dice che chi si avvicini allo yoga è perchè l'abbia già praticato in una vita precedente), ma anche pochi passi ci porteranno dei benefici. E chi si ferma al 'pratico perchè mi fa bene alla schiena' va benissimo lo stesso. Una delle prime cose che ho imparato da <a href="http://www.robertobocchi.it/">Roberto Bocchi</a> è che non ha senso fare paragoni o confronti, lo yoga è una disciplina che distrugge l'ego, non importa dove arrivi, ci sarà sempre qualcuno più avanti di te, ma non per questo la tua pratica sarà meno valida.Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-89709455721319421842014-10-24T10:43:00.000+01:002014-10-24T10:43:05.674+01:00Sadhaka<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuQqe1u0IYf9sM2vydbmZFVeMxXT87a2n9riI6911_Taea-7SGUqHxuCs1hAzUIiHQPn6uTc1tDwi6eddF8oyfefcQdcL1wDgLz_TkCjVZQrYHycVtgZBGf9kvfEiWmMNsVNFkmscls1c/s1600/Progress+not+perfection.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjuQqe1u0IYf9sM2vydbmZFVeMxXT87a2n9riI6911_Taea-7SGUqHxuCs1hAzUIiHQPn6uTc1tDwi6eddF8oyfefcQdcL1wDgLz_TkCjVZQrYHycVtgZBGf9kvfEiWmMNsVNFkmscls1c/s1600/Progress+not+perfection.jpg" height="320" width="320" /></a></div>
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Dopo quella prima volta sono tornata... due, tre, alla quarta in una settimana la segretaria mi fece notare che visto che ero sempre lì mi sarebbe convenuto fare un pacchetto da dieci ingressi così ne avrei avuti almeno due in omaggio. La famiglia mi ha vista molto poco in quell'estate. 'Bridge to peak' - 'Peak to Power', frequentavo tutte le classi di yoga vinyasa e come una spugna assorbivo tutto ciò che in quelle settimane Lalit mi insegnava. Quando non faceva la prima serie di ashtanga teneva classi a tema, proponendo sequenze in cui di volta in volta andavamo a lavorare sull'apertura delle spalle, la forza, gli equilibri sulle braccia, le posizioni invertite. I fine settimana facevamo sequenze più lunghe, lente ma più intense, sull'apertura del bacino e i piegamenti della colonna all'indietro. Mattoncini e cinghie facevano parte degli strumenti di lavoro, come nel metodo Iyengar e grazie a questi supporti le classi imparavano rapidamente, la pratica scorreva veloce, le posture venivano conquistate rapidamente e relativamente senza sforzo. Era come se Lalit riuscisse a trasmettere la sua fluidità di movimento nell'insegnamento e io imparavo con la stessa facilità. Il suo metodo, ashtanga ma con allineamenti di Iyengar, calzava perfettamente quello che fino a quel momento era stato il mio percorso, in cui avevo usato i seminari di Iyengar come 'ripetizioni' per progredire nelle sequenze di vinyasa. Quasi senza accorgrermente, mi trovai a fare delle posizioni di equilibrio sulle braccia della terza serie di ashtanga, come se mente e corpo fossero stati pronti da un po' ma stessero aspettando il comando giusto. Spesso, negli intervalli tra una classe e l'altra scorgevo la coda delle sessioni di formazione dei nuovi insegnanti e le pratiche personali degli insegnanti già formati, vedevo con che attenzione e integrità Lalit curasse la loro preparazione. Non si fermava mai, le sue giornate lavorative erano di dodici ore. Un giorno, entrando tre le prime a stendere il tappetino per prendere posto nella shala, lo trovai che spazzava il pavimento. Alzò gli occhi e mi sorrise, 'è un lavoro che mi piace, tiene a bada l'ego.' Gli chiesi se gli sarebbe piaciuto venire in Sardegna per fare un seminario. Mi rispose subito di si, così ci scambiammo gli indirizzi email e ci ripromettemmo di rimanere in contatto. Alla fine di quell'estate mi lasciò con due posture su cui lavorare: <a href="https://www.google.it/search?q=bakasana&espv=2&biw=1366&bih=624&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=P8BHVOagJcLgar_WgqAC&ved=0CAYQ_AUoAQ#tbm=isch&q=bakasana">Bakasana</a>, uno dei primi equilibri sulle braccia che ancora mi sfuggiva nonostante fossi riuscita a conquistarne altri in teoria più complicati, e <a href="https://www.google.it/search?q=bakasana&espv=2&biw=1366&bih=624&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=P8BHVOagJcLgar_WgqAC&ved=0CAYQ_AUoAQ#tbm=isch&q=sirsasana">Sirsasana</a>, la mia vecchia amica sulla testa. Lalit mi mostrò come andare avanti in entrambe, con pazienza e costanza, senza fretta e molta pratica. Capivo che non c'erano scorciatoie e che la strada per arrivare a sentirle comode era lunga, ma grazie agli spunti che lui mi aveva dato finalmente vedevo il cammino, adesso dovevo solo percorrerlo. Tornata a casa, molto presto decisi di voler continuare a studiare con lui e andai online sul sito di <a href="http://www.yogagoaindia.com/">Himalaya Yoga Valley</a> per iscrivermi al loro corso di formazione insegnanti e prendere così il RYS 200, la certificazione internazionale di <a href="https://www.yogaalliance.org/">Yoga Alliance</a>. Non fu una grande sorpresa vedere che non c'erano più posti disponibili per le successive due o tre sessioni. Decisi comunque di compilare la mia domanda di ammissione e aspettare il prossimo spazio a disposizione, quasi un anno dopo. Chiedevano quanti anni di pratica avessi alle spalle, se fossi pronta ad impegnarmi per un mese intero, 12 ore al giorno, precisando che se la mia motivazione non fosse stata abbastanza forte avrei fatto meglio a desistere visto che l'impegno fisico ed emotivo sarebbe stato molto intenso. Chiedevano se avessi mai studiato anatomia o filosofia dello yoga, se avessi già completato altri corsi di formazione insegnanti e se stessi già insegnando. Credo di avere qualche gene teutonico in me, se mi fanno domande dirette, do risposte dirette, non mi saltò neanche in mente di abbellire ma neppure di omettere quello che fino a quel momento era stato il mio percorso. Una settimana più tardi mi giunse la risposta di Himalaya Yoga Valley, si complimentavano per i risultati che avevo raggiunto, ma si vedevano costretti a rifiutare la mia richiesta e mi consigliavano di cercare un'altra scuola più adatta alle mie esigenze. Non potevo crederci. Sapevo che i bravi insegnanti non vanno a cercare discepoli, e anche che un 'sadhaka', 'colui che cerca','l'aspirante', deve impegnarsi per essere accettato da un maestro, ma non ero preparata al rifiuto. Immediatamente risposi alla mail, dicendo che avevo già praticato con Lalit ed ero alla ricerca di un'esperienza di quell'intensità, oltre che della certificazione internazionale. Li pregai per favore di riconsiderare la mia richiesta. Passò qualche giorno e arrivò la risposta, avevano riesaminato la decisione e mi offrivano un posto nel programma. Da allora diversi mesi sono passati, Lalit è venuto in Italia, io sono tornata in Irlanda, abbiamo avuto occasione di conoscerci meglio. Appena il livello di confidenza me l'ha permesso gli ho detto, 'Tu non mi volevi!'<br />
'Secondo te perchè?'<br />
'L'unico motivo a cui riesco a pensare è che ho già l'impronta di un altro.'<br />
'Esatto, è molto più difficile demolire e ricostruire piuttosto che costruire da zero.' Ha poi però aggiunto, 'ma quando mi hanno fatto vedere la domanda e ho capito che fossi tu, sono stato io a dire di prenderti.'<br />
Tante volte ho avuto la tentazione di chiedergli cosa pensasse della mia pratica, di chiedergli se sarà il caso di costruire su quello che già so o se mi verrà chiesto di distruggere e ricostruire, ma ho sempre desistito. Non si fanno mai domande, si aspetta che ti venga detto. Raramente ha detto 'brava, ben fatto,' mai ha criticato qualcosa che so già fare e sempre mi ha indicato la strada per andare oltre. Dopo ogni periodo di studio mi ha lasciato una o due nuove posture su cui lavorare, poco per volta aumentando il numero di carte nel mazzo della mia pratica personale. Quel giorno credo di aver avuto una risposta. Tra poco lo saprò per certo. Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-3914291612956782792014-10-20T07:32:00.000+01:002014-10-20T07:32:42.101+01:0099% Practice<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJuprs6Ta1didwyakWM1AFlK5ktv9-JuwRYOjHrEg33Uz5cjyifJ2noT7q00asvMf1BGDcLSOofYmZb3ITEFMs_GH3x0LzJ-0Yeqp2w3lYAXEsiROAoQqgEwebnCVUK9YvEwp50wKwBkI/s1600/Shala+Cork.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJuprs6Ta1didwyakWM1AFlK5ktv9-JuwRYOjHrEg33Uz5cjyifJ2noT7q00asvMf1BGDcLSOofYmZb3ITEFMs_GH3x0LzJ-0Yeqp2w3lYAXEsiROAoQqgEwebnCVUK9YvEwp50wKwBkI/s1600/Shala+Cork.jpg" height="265" width="400" /></a></div>
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La prima volta che entrai nella shala di <a href="http://yogacorkireland.com/content/">Himalaya Yoga Valley</a> a Cork rimasi colpita dal senso di pace che la semplicità del posto emanava. Muri rustici dipinti di bianco su pavimento in legno irregolare, qualche nicchia per conservare i tappetini e sulla parete di fondo, incorniciati dalle grandi finestre, due ritratti in gigantografia di Tirumalai Krishnamacharya, il maestro dei maestri, e un altro guru di cui non conoscevo ancora il viso ma di cui sicuramente avevo già sentito il nome, Swami Rama dell'Himalaya. I praticanti entravano soli o a piccoli gruppi. Dopo aver steso il tappetino si sdraiavano supini e allineati nella posizione di rilassamento, chiudevano gli occhi e si concentravano sul respiro. I pochi che scambiavano due parole lo facevano sottovoce per non disturbare. Anch'io feci come gli altri, posizionando il mio tappetino vicino al muro, circa a metà sala, scegliendo una posizione il più anonima possibile per cercare di sparire in mezzo alla folla di yogi sconosciuti. La mia era impresa difficile, visto che in piena estate venivo direttamente dalla Sardegna e la mia abbronzatura stonava come una voglia scura sulla pelle irlandese.<br />
Lalit si affaccendava ad allineare tappetini e far spazio per gli ultimi arrivati. Dirigeva il traffico in maniera cortese ma perentoria, senza lasciar spazio a discussioni su posti preferiti o spazi personali. I tappetini venivano posizionati a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro, lo spazio di ciascuno definito dal rettangolo colorato di gomma sul quale per la successiva ora e mezzo si sarebbe allungato e annodato. Precisamente all'ora d'inizio, Lalit si mise di fronte alla stanza piena, 'Questa non è una classe principianti,' sorriso sulle labbra e grazioso dondolamento del capo. 'Se ci sono dei principiati si spostino cortesemente nella sala accanto dove si tiene la loro lezione.' Mi chiesi se non avessi fatto meglio a fare una scelta un po' meno ambiziosa di una prima serie di ashtanga come prima pratica. Nessuno si mosse. 'Uniamo le mani a preghiera davanti al petto e recitiamo il mantra.' Partì il primo OM della classe, un po' timido e tentennante nel fare da eco a quello di Lalit. Il secondo risuonò più deciso, più convinto, al terzo, ormai forte e sicuro, si unì anche la mia voce. Mi preparavo e recitare il primo verso del 'Vande Gurunam', il mantra che sempre avevo associato all'ashtanga e che stavo ancora faticosamente memorizzando riga per riga, ma la mia sorpresa fu grande quando una nuova melodia riempì la shala. Parole mai sentite prima, alla musica delle quali, passato il primo momento di stupore, mi abbandonai. Non sapevo cosa stessi recitando, ma la mie corde vocali vibravano di quei suoni in sanscrito e ancora una volta la mia voce si univa a quella della classe. Il mantra terminò con Shanti Shanti Shanti, almeno il significato di questa parola lo conoscevo, pace. Cominciammo a praticare. Cinque Saluti al Sole A, cinque Saluti al Sole B, mi muovevo leggera al suono dei comandi e al ritmo del mio respiro, i dieci saluti al sole di riscaldamento scivolarono via e non mi sentii più tanto fuori dal mio mondo. La prima regola in una classe di yoga è quella di lasciare fuori l'ego, prestare attenzione solo alla propria pratica senza guardare in giro e soprattutto senza paragonarsi con gli altri. Ogni postura richiede che lo sguardo vada a concentrarsi su dei punti stabiliti, le mani, il naso, l'ombelico, anche volendo, non c'è proprio spazio per vedere cosa faccia il vicino. Quella volta peccai molto. A mia discolpa, ero entrata per la prima volta in una classe di più di trenta persone, preoccupata di non essere all'altezza, con la paura di essermi spinta oltre il mio limite in un territorio al quale, venendo dal power yoga (derivato dall'ashtanga ma modificato per l'Occidente), avevo paura di non appartenere. Cominciammo la sequenza in piedi. Lalit girava tra i praticanti aggiustando un cane a faccia in giù, allineando un triangolo, accompagnando una torsione. Si spostava veloce e con grazia tra uno e l'altro, occasionalmente dimostrando come chiudere una postura. Quello che mi colpiva era la sua estrema leggerezza e facilità di movimento, tutto sembrava venirgli semplice, senza alcuno sforzo. Per quanto mi riguardava, sembravo aver soddisfatto la mia necessità di invisibilità, Lalit mi passava accanto senza mai alzare lo sguardo, appariva non vedermi. Arrivati a <a href="https://www.google.it/search?q=prasarita+padottanasana+C&espv=2&biw=1366&bih=624&tbm=isch&imgil=3eE-FNPnHu8v_M%253A%253BP_me8TrOlrYMcM%253Bhttp%25253A%25252F%25252Fwww.yogawithjoanna.com%25252Fasanas%25252Fprasarita-padottanasana.html&source=iu&pf=m&fir=3eE-FNPnHu8v_M%253A%252CP_me8TrOlrYMcM%252C_&usg=__SOKHlctqAPFJ9f112AMoWEVAWC0%3D&ved=0CCwQyjc&ei=9k5BVN3OBcL8aOSSgdgH#facrc=_&imgdii=_&imgrc=3eE-FNPnHu8v_M%253A%3BP_me8TrOlrYMcM%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.yogawithjoanna.com%252Fimages%252Fasanas%252F4835.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.yogawithjoanna.com%252Fasanas%252Fprasarita-padottanasana.html%3B566%3B302">Prasarita Padottanasana C</a>, mi resi conto con stupore che solo la mia testa toccava per terra, tutte quelle che il mio campo visivo abbracciava da quella posizione capovolta, erano a mezz'aria. Mentre stavo lì a testa in giù a chiedermi come mai, un buco nella mia cortina di invisibilità, sentii che Lalit mi prese le mani. Sapevo cosa mi stesse chiedendo. Mi concentrai sulla punta del naso, sul respiro lungo e profondo e mi affidai completamente alle sue mani. Al terzo respiro sentii le mie mani che toccavano terra. Per altri due respiri, infinitamente lunghi, scanditi dal suo conteggio, mi abbandonai alla postura, poi lentamente, guidata da lui, tornai in posizione eretta. Non feci in tempo a dire grazie che lui era già passato a un altro e la sequenza andò avanti. Finimmo le posizioni in piedi e passammo alla parte a terra, <a href="https://www.google.it/search?q=paschimottanasana+A&espv=2&biw=1366&bih=624&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=t1FBVNuiKIncaqi8gJAB&ved=0CAYQ_AUoAQ">Paschimottanasana A</a>, e di nuovo una mano sulla schiena, con una pressione dolce ma decisa mi portò a incollare il petto alle gambe. Mezzi loti, allungamenti, torsioni, ci fermammo a <a href="https://www.google.it/search?q=Navasana&espv=2&biw=1366&bih=624&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=S1JBVLbLGIHPaKjCgfgK&ved=0CAYQ_AUoAQ">Navasana</a> prima di iniziare la sequenza di chiusura. Arrivati a <a href="https://www.google.it/search?q=sirsasana&espv=2&biw=1366&bih=624&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=wFJBVKO-HI_vatHSgrAB&ved=0CAYQ_AUoAQ">Sirsasana</a>, il re delle posture, la prima delle posizioni sulla testa, cominciai a sentirmi a disagio, fuori dalla mia zona comoda. Tutti, nessuno escluso, a modo loro si cimentavano, io esitavo. Era uno di quegli asana che avevo acquisito grazie all'Iyengar, ma ancora non lo sentivo mio e usavo il muro per appoggiarmi. Qualcosa stonava, mi rendevo conto che chi faceva Saluti al Sole puliti e triangoli allineati come i miei, andava anche sicuro sulla testa, con un Sirsasana bello forte e senza supporto. Il mio era da pulcino. Mentre Lalit andava in giro ad aggiustare un allineamento delle gambe o ad aiutare chi volesse azzardare la postura in mezzo alla stanza, a me non si avvicinò neppure, lasciandomi al conforto del muro, il mio punto di riferimento. Finimmo la sequenza con il rilassamento guidato al termine del quale Lalit raccomandò di cambiarci al più presto gli indumenti bagnati, eravamo tutti fradici come usciti dalla doccia. Arrotolammo i tappetini e, facendo attenzione a non scivolare sulla condensa che si era formata sul pavimento, lasciammo la shala. Ero sopravvissuta, avevo praticato la sequenza fino alla fine, cosa ancor più importante avevo praticato fino alla fine respirando nel modo giusto. I miei movimenti erano stati sufficientemente coordinati al respiro da aver tenuto il battito cardiaco ben sotto controllo e l'espressione del viso rilassata. Conoscevo bene i vinyasa, quella sera avevo fatto yoga. Il primo sentimento fu di gratitudine, per <a href="http://www.robertobocchi.it/">Roberto Bocchi</a> che mi aveva insegnato le basi, per Sabrina Lai nelle cui classi avevo per anni praticato, mentre continuavamo a studiare insieme la disciplina che nel corso di quegli stessi anni Roberto, con rigore e precisione ci trasmetteva, per Steve Testolin che durante le vacanze estive aveva generosamente dedicato a me e ad altri pochi appassionati l'alba alla spiaggia del Poetto, aiutandoci a ripassare e limare, allineare e respirare. Realizzai così che, grazie alla preparazione e serietà di chi mi aveva fino a quel momento formata, in tutto quel tempo impiegato a prendere le certificazioni di power yoga, avevo in realtà sempre studiato sequenze di ashtanga. In una catena in cui io ero l'ultimo anello ma che attraverso Roberto e <a href="http://www.linomiele.com/">Lino Miele</a> arrivava fino al grande maestro che ha portato l'ashtanga in Occidente, S.K.P. Jois, avevo imparato le basi, ed erano molto solide. Mi resi anche conto che era arrivato il momento di costruire su quelle basi e che a questo scopo, Lalit mi era piovuto come una benedizione dal cielo pazzo dell'Irlanda.Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-62165163548543406852014-10-13T07:56:00.000+01:002014-10-13T07:56:00.660+01:00Stairway to Goa (And my spirit is crying for leaving)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1h1m6U3xe8Uyef0Q8xAam-wciYz0MfwZ7PRbsBph6m_UjXlVQ87B0ADruCDm6QkXFF_qqX-xY85zsFDpI_NPPftyjXlwuoAHZjpOmQjVrmERUlSDIaSZiV1bnJc3-Cbtqlg9c79iXZiw/s1600/photo+(36).JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1h1m6U3xe8Uyef0Q8xAam-wciYz0MfwZ7PRbsBph6m_UjXlVQ87B0ADruCDm6QkXFF_qqX-xY85zsFDpI_NPPftyjXlwuoAHZjpOmQjVrmERUlSDIaSZiV1bnJc3-Cbtqlg9c79iXZiw/s1600/photo+(36).JPG" height="297" width="400" /></a></div>
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Sembrava una buona idea quando ho deciso otto mesi fa, a poche settimane dalla partenza cominciano i sudori freddi e i risvegli notturni 'Ma chi me l'ha fatto fare? Sicura che fosse proprio necessario?' Ormai è uno schema collaudato, la mia vita va a cicli di circa cinque anni, dopo i quali tutto o larghe fette cambiano o subiscono grandi scosse, ogni tanto apparentemente inutili, anche se poi alla lunga tutto ha un senso, alcune più costruttive. Questa volta la scossa si presenta in forma di un mese in India, da sola (regolare ventata di indipendenza parte delle fisiologiche scosse quinquennali), per prendere un'altra certificazione yoga: da <a href="http://www.yogagoaindia.com/">Himalaya Yoga Valley</a>. Scossa decisamente costruttiva stavolta, anche dal punto di vista odierno. E' stato più o meno un anno e mezzo fa quando, entrando per pranzo in uno dei miei posti preferiti a Cork, ho sollevato gli occhi e visto la targa di Himalaya Yoga Valley. Già completato il mio percorso di formazione-insegnanti di power yoga in Italia, mi ero nel tempo sempre più avvicinata all'ashtanga, usando il power come base solida e i seminari di Iyengar come scaletta a pioli quando i muri contro i quali regolarmente mi trovavo a sbattere diventavano troppo alti da superare, o meglio quando la mia impazienza occidentale mi impediva anche solo di vedere un modo per superarli o girarci attorno. Grazie all'Iyengar riuscivo a passare al livello successivo, sbloccavo posture che con le sequenze di vinyasa non ero riuscita ancora a capire, ma che, una volta conquistate grazie alla guida dell'insegnante Iyengar, diventavano mie e potevo tranquillamente inserire nella mia pratica personale. E' stato un cammino a gradoni, imparavo fino ad un certo punto, raggiungevo un plateau e mi fermavo il tempo necessario per assimilare e sedimentare, una volta che fisico e testa avevano assorbito gli insegnamenti, proseguivo verso il livello superiore. Non ci sono tempi definiti, a ciascuno i propri, il progresso al livello successivo è determinato solo dal livello di pratica. Le posture sono come delle porte: fino a che non le apri non puoi passare oltre. La mia scala portava comunque tutta verso la stessa meta: l'ashtanga. </div>
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'Yoga form the Source' recitava la targa. Mi ricordo di essere rimasta perplessa, non capendo la precisazione, ma i nomi delle classi che offrivano, 'bridge to peak' 'peak to power' 'bridge to peak-flow' 'ashtanga primary series', risuonavano decisamente come i passi sui gradini della mia scala. Entrai d'impulso per prenotare un posto nelle classi che mi interessavano. Mi accolse alla reception una signora bionda e a piedi nudi alla quale chiesi più informazioni su corsi e insegnanti. 'Le classi di ashtanga sono tenute tutte dal nostro direttore, Lalit Kumar.' Solo a sentire il nome sono rimpicciolita di qualche centimetro 'Uh, OK... spero di essere in grado di seguire.' Maeve, così poi ho scoperto si chiamasse la signora, mi sorrise dolcemente, 'non preoccuparti, Lalit è capace di insegnare yoga anche a chi è in sedia a rotelle.' E da lì è cominciata la mia storia con Himalaya Yoga Valley e la scala per raggiungere il piano ashtanga ha bruscamente deviato verso Goa e l'India. </div>
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Due mesi fa ho prenotato il volo per Goa tramite Tiziana di <a href="http://www.visosviaggi.com/index.php/it/">Visos Viaggi</a>. Mi ha chiesto se avessi qualche preferenza di itinerario o compagnia aerea, 'una che non cada e che possibilmente passi da aeroporti in cui non posso perdermi.' 'Qatar, da Doha,' è stata la sua risposta immediata. Quando poi la stessa Tiziana mi ha comunicato che per ottenere il visto ci sarebbero volute due settimane, una familiare sensazione di panico si è impossessata di me, retaggio di otto mesi in giro per il mondo in cui il passaporto era il bene più prezioso. 'Non posso separarmi dal passaporto per due settimane.' </div>
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'Perchè? Pensi di dover andare a New York su due piedi?' </div>
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'No'</div>
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'E allora? Sei in Italia, se ti sposti puoi usare la carta d'identità...'</div>
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'Non mi va di separarmi dal passaporto per due settimane' </div>
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'Ci vuoi andare in India?'</div>
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'Si!'</div>
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'E allora dammi il passaporto!' Gliel'ho allungato con riluttanza e mi sono pazientemente preparata all'attesa. Oggi finalmente, dopo le due settimane promesse il passaporto è tornato a casa e mi sento di nuovo intera.</div>
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Adesso è il momento delle liste sparse per casa, medicine, capi di abbigliamento, sapone da bucato, tappetino da yoga, copie del passaporto (di nuovo l'ossessione ricorrente!), se ben ricordo continueranno ad aggiungersi articoli fino all'ultimo momento, sicuramente ne lascerò la metà a casa pensando 'ma si dai, basta la carta di credito, non stai mica andando nella giungla!' ... tranne che stavolta sto andando nella giungla! Mandrem Beach, a nord di Goa non ha praticamente niente, un villaggio di pescatori, una spiaggia e la giungla. </div>
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Dopo qualche tentennamento mi sono messa a scrivere sul mio vecchio diario di viaggio. Non entravo da secoli e non mi ricordo neppure bene come funzioni, ma spero di riprendere la mano, sia con le parole che con la tecnologia. L'intenzione è quella di continuare a postare dall'India e documentare questo nuovo percorso... Che mi fa realizzare di aver appena aggiunto un'altra voce alla mia lista, il laptop. Impensabile scrivere dallo smart phone, di nuovo vecchi ricordi si affacciano alla mente, di aggeggi infernali che crollavano sul più bello cancellando tutto ciò che avevamo faticosamente scritto, l'esperienza insegnerà pur qualcosa. Stavolta mi porto il computer, da casa anzi che comprarne uno a metà strada. Ci sarà una connessione nella giungla? Dopo averne trovate sulle Ande, nel deserto cileno e nel 'Bel Niente neozelandese', sono fiduciosa!</div>
Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-78628920254429798832008-09-05T12:30:00.000+01:002008-09-05T12:32:54.773+01:00ANOTHER BIG THANK YOU...... a tutti quelli che hanno lasciato un commento, ai piu' assidui che ci hanno seguito ogni passo del cammino: Silvia, Gio', Max, Giangi, Ivan, Mamma, Luz, Andrea, Duncan, Giulia, ai lettori silenziosi che in tanti ogni mese sono venuti a trovarci da tutto il mondo (Hei Carax! ;-), specialmente a quelli che si sono presi il disturbo di tradurre l'italiano, a chi ha avuto il coraggio di farsi vivo mandando un email senza conoscerci personalmente, a tutti quegli amici che tramite Facebook, Skype, Gmail e Gtalk ci hanno seguito da vicino, tenendoci compagnia, facendoci sorridere anche negli inevitabili momenti di sconforto. Spero che vi siate divertiti a leggere quanto io mi sono divertita a scrivere! Condividere questa esperienza con voi tutti l'ha resa anche per noi tanto piu' intensa. Era il nostro sogno, non e' per tutti, ma per chi di voi avesse anche solo una vaga idea di fare qualcosa di simile, spero che questo blog vada a completare l'ispisrazione necessaria per portare a termine il progetto.<br /><br /><span style="font-size:180%;"><span style="color:#ff0000;">That's All Folks</span> </span>... for now ;-)<br /><br /><br /><strong>7 Countries, 8 Months, 4 Minutes</strong> (Un giro del mondo in 4 minuti)<br /><object height="344" width="425"><param name="movie" value="http://www.youtube.com/v/yc_wiabSSPY&hl=en&fs=1"><param name="allowFullScreen" value="true"><br /><br /><br /><br /><embed src="http://www.youtube.com/v/yc_wiabSSPY&hl=en&fs=1" type="application/x-shockwave-flash" allowfullscreen="true" width="425" height="344"></embed></object>Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com19tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-77637805460199341162008-09-03T12:47:00.014+01:002008-09-03T22:54:12.277+01:00Home<a href="http://picasaweb.google.com/lh/photo/JgwtDAeYbpTEdWWl_BPQ4A"><img src="http://lh5.ggpht.com/brendan.lawlor/SL1pJkgVyOI/AAAAAAAAPuo/KkdG_SjIn9I/s400/DSC06124.JPG" /></a><br /><br /><p>Compiamo oggi le prime due settimane di ritorno. Una valanga di posta da aprire, le batterie delle macchine scariche e una gomma a terra: dopo l'incontro con la famiglia all'aeroporto e un pranzo a casa dei genitori di Brendan, questo e' stato il nostro benvenuto a casa. Ma il momento e' stato comunque pieno di emozione, principalmente per questo motivo:<br /><br /><a href="http://picasaweb.google.com/lh/photo/OeDcT5IwNh7NPkwTl-FpPQ"><img src="http://lh4.ggpht.com/brendan.lawlor/SL1o9MmGE1I/AAAAAAAAPt4/xRPHHdAQ55M/s400/DSC06120.JPG" /></a><br /><br /><br /><a href="http://picasaweb.google.com/lh/photo/hGVCeo5orEOb6Yy2urGftw"><img src="http://lh6.ggpht.com/brendan.lawlor/SL1pACtITII/AAAAAAAAPuE/Tm77C3tafe4/s400/DSC06121.JPG" /></a><br />Nelle ultime settimane, ancora piu' di prima, una processione continua di bambine attraversa la nostra casa percorrendo sempre il solito circuito porta d'ingresso-camera dei giochi-porta del giardino. Non fa ancora particolarmente freddo e, pioggia permettendo, viviamo con le porte aperte, felici della confusione, ponendo il limite ai roller blades in casa, ma permettendo tutto il resto!<br />Grazie al fatto che quest'anno ha piovuto quasi ininterrottamente dall'inizio di Giugno, il giardino e' una giungla di piante che sono cresciute a dismisura. La casa e' invece in buone condizioni, con qualche problema da non uso, ma comunque quella che abbiamo lasciato prima di partire. Ray and Louise di Christchurch non hanno lasciato traccia se non un biglietto di bentornati. Lo scambio e' decisamente riuscito ed e' un'esperienza che sicuramente siamo pronti a rifare.<br /><br /><a href="http://picasaweb.google.com/lh/photo/O7jOyycdal46P7om22QegA"><img src="http://lh5.ggpht.com/brendan.lawlor/SL1pHFBj6NI/AAAAAAAAPuc/NFQ9cgH7V8s/s400/DSC06123.JPG" /></a><br /><br /><br /><a href="http://picasaweb.google.com/lh/photo/VwrAyHt_IGF1uq1gFbSFLg"><img src="http://lh4.ggpht.com/brendan.lawlor/SL1pUv6oO2I/AAAAAAAAPvM/KXSrc-Q2rGs/s400/DSC06158.JPG" /></a><br /><br />Le prime ventiquattore sono state strane, la casa come un'altra delle tante in cui abbiamo vissuto in questi mesi, uno spazio sicuramente comodo ma che non ci appartiene particolarmente. Le prime notti di jetlag ci siamo trovati a vagare per cucina e soggiorno, grati di averne la possibilita' senza essere per forza costretti ai quattro muri di una stanza, attenti a non pestarci i piedi. Lo spazio, l'avere piu' di una stanza per vivere, costuituisce una novita' piacevole e personalmente non finisco di meravigliarmi all'idea di avere lavatrice e asciugatice a disposizione ogni volta che ne abbia bisogno! Lavarsi i denti con l'acqua che esce dal rubinetto e' poi un lusso che mai piu' daremo per scontato.<br />I bagagli disfatti, i pacchi aperti, la roba sta lentamente recedendo negli angoli e cassetti a cui appartiene e lentamente la vita normale (cos'e' normalita'?!) e' ricominciata senza traumi o incidenti. Abbiamo ripreso esattamente dove avevamo lasciato, gli stessi percorsi di prima, le stesse incombenze, tanto che a volte adesso ci chiediamo se abbiamo veramente vissuto gli ultimi otto mesi o se li abbiamo sognati. Giorni fa, camminando per Patrick Street in Cork City come se non fossimo mai partiti, facendo il giro delle librerie per comprare i libri di scuola, ci siamo guardati e allo stesso momento ci siamo detti:"We did it!" La consapevolezza va e viene, ma in quei momenti di lucidita' in cui realizzi di aver portato a termine questo enorme progetto, la sensazione di euforia e' elettrizzante e ti convinci di poter fare qualunque cosa. E' infatti uno dei commenti che piu' di frequente sentiamo da vicini e amici: "You can do anything now!"<br /><br /><p>Difficile dire che effetti a lungo termine il viaggio abbia lasciato. Il piu' delle volte mi dico che siamo esattamente gli stessi che sono partiti, poi pero' succede qualcosa che mi smentisce. Nina, che vede sul muro un ragno dal quale mesi fa sarebbe scappata a gambe levate: "A big spider! It's no Huntsman though!" e procede a catturarlo con le mani per metterlo fuori. Sara, che mangia adesso tutto quello che le metto davanti e dichiara che la pasta con Sugo alla Rana Pescatrice sia la sua preferita. Piccole differenze per ora, il tutto ancora troppo vicino per vederlo in prospettiva e capire se questa esperienza abbia lasciato tracce durature sulle nostre personalita'. Per ora ci accontentiamo delle immagini ancora fresche dei posti e delle persone incontrate lungo il cammino, del tempo passato insieme, se poi dietro si nasconda qualcosa di piu' profondo sara' solo il tempo a dirlo.<br /><br /><a href="http://picasaweb.google.com/lh/photo/yQAR3Pmw9YPluqkWKpTFEw"><img src="http://lh6.ggpht.com/brendan.lawlor/SL1pMRIvPTI/AAAAAAAAPu0/kKljqQlu7as/s400/DSC06128.JPG" /></a><br /><br /><br /><a href="http://picasaweb.google.com/lh/photo/eJFLYTL8YWPZTfxqU2zMxg"><img src="http://lh5.ggpht.com/brendan.lawlor/SL7-9iFQwGI/AAAAAAAAPx8/8YmjukkY5Rs/s400/DSC06182.JPG" /></a></p>Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-82670745431959713902008-08-29T16:42:00.016+01:002008-08-30T20:31:32.845+01:00Numeri<strong>14</strong> Denti da latte persi<br /><br /><strong>610</strong> Euro spesi in caffe' al bar<br /><br /><strong>3</strong> Antibiotici usati, tutti in Peru'<br /><br /><strong>54 </strong>Letti in cui abbiamo dormito<br /><br /><strong>4</strong> Beasties incontrate 'in the wild', 2 Huntsman Spiders+2 serpenti velenosi<br /><br /><strong>20</strong> Aerei presi<br /><br /><strong>0</strong> Bagagli persi<br /><br /><strong>0 </strong>Passaporti, macchine fotografiche, computer, borse, soldi, carte di credito rubati <span style="font-size:130%;"></span><br /><br /><strong>23</strong> Bambini con cui Nina e Sara hanno giocato<br /><br /><strong>3 </strong>Capodanni passati: il nostro, quello cinese e quello maori<br /><br /><strong>59 292 858</strong> Km percorsi, di cui <strong>59 277 051</strong> by air, <strong>12 775</strong> by road, <strong>1740</strong> by rail and <strong>1292</strong> by boat. <p></p><p><strong>+4000 e -8 </strong>Metri sopra e sotto il mare</p><p><br /><strong>18 </strong>World Heritage Sites visitati<br /></p><p><strong>Troppi</strong> CDs di Avril Lavigne ascoltati!<br /><br /><strong>85 </strong>Libri letti, (Questa ha bisogno di essere spiegata. Molti dei libri letti dalle bambine sono sottili!)<br /><br /><strong>6 </strong>Pacchi rispediti a casa<br /></p><p><strong>268 </strong>Blog Posts<br /><br /><strong>13731 </strong>visite sui blogs, divise equamente tra 'Perche' Complicarsi la Vita?' e 'While Stocks Last'<br /><br /><br /><br /><br /></p></span></span><span style="font-size:130%;"><span style="font-size:130%;"></span></span>Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-3855833917519003958.post-78743015216107363262008-08-28T19:56:00.004+01:002008-09-03T23:12:28.305+01:00Dave F ha detto...Non e' farina del mio sacco, e' un commento arrivato su <a href="http://whilestockslast.blogspot.com/">While Stocks Last</a>, ma completa cosi' bene il post precedente che voglio metterlo lo stesso. Se le mie parole da sole non bastano a dare un senso agli ultimi otto mesi, prendo in prestito quelle di Dave F, una delle persone piu' profonde e intense che conosca. Perche' e' sempre da un discorso che nasce un progetto:<br /><br />"La pubblicazione del Budget costituisce uno strumento utile per chiunque consideri un'esperienza simile. 2 osservazioni:<br /><br />1) Dividendo la spesa totale per il numero di giorni e il numero di persone, vengono 60 euro al giorno a persona, che e' un ottimo prezzo per un giorno di vitto, alloggio, trasporto e attivita'.<br /><br />2) E questa e' bella. Il costo del viaggio in se non e' quello che avete speso ma piuttosto quello che avete speso in piu' rispetto a quello che avreste speso stando a casa. Il costo di vitto, trasporto e attivita' ci sarebbe stato in ogni caso. Questo riduce la cifra finale in modo significante. Il lucro cessante andando in vacanza per otto mesi potrebbe essere preso in considerazione, ma semplicemente sottarrre il guadagno mancato non da nessun valore al tempo libero che vi siete presi. In ogni caso, la cosa piu' preziosa e' sempre il tempo e ciascuno di noi ha comunque vissuto gli ultimi otto mesi. Credo che voi abbiate avuto il miglior rapporto qualita'/prezzo rispetto alla maggioranza ..."Letiziahttp://www.blogger.com/profile/05198895061114711337noreply@blogger.com3