Normalmente come shala stiamo fuori dalle questioni politiche. Yoga unisce e non divide, al di là di interessi economici e credo religiosi, ma c'è un momento in cui non prendere posizione fa passare automaticamente dalla parte del torto. Quel momento è arrivato. Con le meravigliose e severissime ragazze del direttivo ci siamo dette 'Basta, dobbiamo anche noi fare qualcosa' e pensato di organizzare la prossima giornata di SEVA -il servizio disinteressato- per portare anche noi un piccolo aiuto nella Striscia di Gaza. In passato abbiamo sempre cercato di aiutare con le nostre iniziative a livello locale, scegliendo come beneficiari delle giornate di Seva associazioni ed enti che operano sul territorio di Cagliari e dintorni. Questa volta la scelta era più difficile. Avevamo appena iniziato a guardarci intorno per individuare un'organizzazione necessariamente internazionale a cui devolvere il risultato della prossima giornata di beneficenza, quando l'Universo attraverso il messaggero cosmico in forma di Alessandra, ha fatto arrivare sui nostri tappetini Claudia Ortu.
Claudia è una ricercatrice dell'Università di Cagliari che fa parte di RUP-Rete Ricerca e Università per la Palestina, una rete di persone in ambito scientifico e accademico che ha preso posizione in difesa della Palestina. Grazie a Claudia e colleghe si è creato un rapporto diretto con alcune famiglie nella Striscia di Gaza, una rete di solidarietà prevalentemente femminile tra le due sponde del Mediterraneo. Il tutto è iniziato con una conoscenza online tra Marilena Indelicato, la prima ricercatrice da cui il progetto è partito, e Samaher Al Akharasa, una donna di 48 anni a capo di una famiglia che vive in un alloggio di fortuna a Deir al Balah, una città - quello che di una città rimane- al centro della Striscia di Gaza. Si è instaurato un rapporto di amicizia in cui Samaher ha raccontato a Marilena delle sue parenti (soprattutto nipoti) e delle sue amiche che con lei condividevano la terribile esperienza dello sfollamento e che abitavano nella sua città in alloggi di fortuna o tende. Samaher spesso divideva le sue donazioni con le persone più in difficoltà. Così a Marilena è venuta l’idea di chiedere ad altre persone che facevano parte di RUP se volessero prendersi l’incarico di fare come lei da sponsor alle singole famiglie nucleari nella rete di Samaher. E' nato così il progetto Una Terra in Comune, una no-profit con lo scopo di aiutare le famiglie di Gaza a sopravvivere questo momento storico. Inizialmente gli aiuti alle famiglie venivano mandati dalle ragazze italiane privatamente tramite bonifici, ma con il tempo l'operazione è diventata sempre più complicata e dispendiosa così che hanno cercato l'aiuto della APS (Associazione di Promozione Sociale) La Comune che, con spazi di manovra più ampi, ha consentito la gestione finanziaria del trasferimento dei fondi in maniera più semplice ed efficace, allo stesso tempo rendendo le donazioni detraibili. Parallelamente le ragazze di Una Terra in Comune hanno cercato la collaborazione di Vento di Terra, una ONG che da anni opera a Gaza, per gli acquisti collettivi e la distribuzione dei beni di prima necessità. Sostanzialmente Claudia e colleghe raccolgono e inviano soldi a Gaza tramite la APS La Comune. I soldi in parte raggiungono direttamente i wallet digitali delle famiglie che decidono come utilizzarli in base alle necessità di ogni caso particolare. In altra parte arrivano alla ONG Vento di Terra che monitorizza il mercato locale scegliendo il momento più conveniente per comprare i beni di prima necessità e distribuirli gratuitamente.
Nel nostro immaginario collettivo, ben lontano dalla zona di fuoco, non è molto chiaro come funzionino gli aiuti nella Striscia di Gaza. Vediamo attraverso i socials e la televisione immagini di folle affamate a cui vengono distribuiti cibo e pacchi, ma il come questi beni arrivino laggiù non ce lo chiediamo. Sicuramente non andiamo a pensare che anche in una società disfatta e in situazione di emergenza umanitaria come in quella palestinese il nostro denaro possa giocare un qualche ruolo. In realtà anche in questa situazione i soldi sono la linfa che muove il mondo e anche a Gaza esiste un commercio grazie al quale arrivano gli aiuti. Dal 2007 Israele decide cosa entri e quando entri nella Striscia. Ogni volta che Israele apre un varco, ONG e commercianti acquistano da fuori il più possibile: beni da distribuire nel caso delle ONG e da vendere nel caso dei commercianti, stoccando le loro riserve il più possibile per far fronte agli inevitabili periodi in cui hanno per esperienza imparato che più nulla passerà il confine. Ancora a Gaza rimane inoltre un po' di terra che viene coltivata e anche quei prodotti vengono venduti localmente, a privati o alle ONG. Le risorse sono sempre insufficienti, spesso il cibo che arriva è il più scadente dal punto di vista nutrizionale, ma anche in questa situazione disperata il mercato segue le sue regole come dappertutto: più scarseggia l'offerta rispetto alla domanda, più i prezzi crescono.
Altra cosa che dalla nostra sponda del Mediterraneo non è chiara è come sia possibile che a Gaza arrivino i bonifici e come sia materialmente possibile usare quella valuta elettronica. Ci sono gli ATM? Contanti? Come funzionano i pagamenti elettronici? Come fanno le persone a ricaricare un telefonino? Ho imparato da Claudia che qualche banca esiste ancora e permette di fare operazioni come ricevere un bonifico, ma mancano i contanti. Per questo motivo la popolazione locale si è organizzata creando un sistema di credito e utilizzando delle app di e-banking o e-wallets come PalPay, l'equivalente palestinese di PayPal. La scarsità di contante fa si che le famiglie cerchino di utilizzare gli e-wallets il più possibile, andando a cercare commercianti che usino lo stesso sistema perchè diversamente, quando per forza l'acquisto deve essere fatto in contanti, ogni volta che prelevano sono costretti a pagare un commissione che va dal 30% al 50% della somma.
La maggior parte della popolazione vive in tende o alloggi di fortuna in cui manca l'elettricità, ma nella Striscia sono presenti delle postazioni, spesso ospedali, in cui le persone possono avvicinarsi e prendere la corrente per ad esempio ricaricare un telefono che consente loro di utilizzare la valuta elettronica e comunicare con il resto del mondo. Il senso di inviare aiuti direttamente alle famiglie è quello di abilitare le uniche organizzazioni sociali che in una società smembrata sopravvivono e della società fanno al momento le veci. Ogni nucleo familiare ha necessità diverse in base ai suoi componenti, bambini, anziani, malati, la famiglia è quindi l'entità più adatta per decidere come impiegare quelle risorse. Sono tutti problemi molto pratici a cui dalla nostra prospettiva non pensiamo e che vanno a sovrapporsi come una glassa crudele a completare quello che impariamo dalle immagini drammatiche che a noi arrivano.
Giro qui i primi links che mi ha mandato Claudia in cui vengono presentate una per una le persone che concretamente le ragazze di Una Terra in Comune assistono. Da Samaher l'aiuto si è esteso al momento a 15 famiglie, per un totale di 107 persone. 107 luci ancora accese per le quali si può ancora fare la differenza tra la vita e la morte:
https://chuffed.org/project/131785-una-terra-in-comune-un-sostegno-diretto-alle-famiglie-in-gaza
https://chuffed.org/project/137540-support-nancys-children-in-gazaun-aiuto-per-nancy-a-gaza
Quando aprendo il secondo link ho letto l'appello di Nancy e la frase da lei scritta "Sii la nostra luce in questa oscurità," ho riconosciuto quello che dai tempi del lockdown nel 2020 è stato il motto di Himalaya Yoga Shala e che ad ogni celebrazione di Diwali ricordiamo: "Nella notte più buia sii tu stesso la luce." Ieri, chiudendo la shala dopo la classe della sera mi è caduto lo sguardo sulla lavagna che dal primo giorno sulla nostra porta recita "La luce che è in me riconosce e saluta la luce che è in te."
Desiderio di aiutare, Claudia, l'appello di Nancy, l'imminente Diwali, Seva... la sincronicità è tale che la parte di Himalaya Yoga Shala si è delineata da sola:
SABATO 15 NOVEMBRE faremo una giornata di pratica il cui ricavato andrà interamente devoluto a Una Terra in Comune. Praticheremo in stile Mysore la mattina con primo ingresso alle 7,00 e a seguire faremo una classe Guidata. Claudia Ortu interverrà tra una classe e l'altra per presentare meglio il suo ruolo e l'opera di Una Terra in Comune.
LUNEDI' 20 OTTOBRE cade la festività di Diwali, una delle più importanti in India, quella che ci piace sempre onorare per il messaggio positivo che porta: la vittoria della luce sul buio. La classe della sera verrà sostituita da una classe di Pranayama, Meditazione e Canto dei Mantra. La classe sarà gratuita, ma prevede che i partecipanti contribuiscano con una donazione libera, anche questa da devolversi interamente a Una Terra in Comune.
Non sappiamo cosa succederà di qui al 20 Ottobre, ancora meno al 15 Novembre, ma una cosa è certa: La popolazione di Gaza avrà comunque bisogno di aiuto.
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