venerdì 5 settembre 2008

ANOTHER BIG THANK YOU...

... a tutti quelli che hanno lasciato un commento, ai piu' assidui che ci hanno seguito ogni passo del cammino: Silvia, Gio', Max, Giangi, Ivan, Mamma, Luz, Andrea, Duncan, Giulia, ai lettori silenziosi che in tanti ogni mese sono venuti a trovarci da tutto il mondo (Hei Carax! ;-), specialmente a quelli che si sono presi il disturbo di tradurre l'italiano, a chi ha avuto il coraggio di farsi vivo mandando un email senza conoscerci personalmente, a tutti quegli amici che tramite Facebook, Skype, Gmail e Gtalk ci hanno seguito da vicino, tenendoci compagnia, facendoci sorridere anche negli inevitabili momenti di sconforto. Spero che vi siate divertiti a leggere quanto io mi sono divertita a scrivere! Condividere questa esperienza con voi tutti l'ha resa anche per noi tanto piu' intensa. Era il nostro sogno, non e' per tutti, ma per chi di voi avesse anche solo una vaga idea di fare qualcosa di simile, spero che questo blog vada a completare l'ispisrazione necessaria per portare a termine il progetto.

That's All Folks ... for now ;-)


7 Countries, 8 Months, 4 Minutes (Un giro del mondo in 4 minuti)




mercoledì 3 settembre 2008

Home



Compiamo oggi le prime due settimane di ritorno. Una valanga di posta da aprire, le batterie delle macchine scariche e una gomma a terra: dopo l'incontro con la famiglia all'aeroporto e un pranzo a casa dei genitori di Brendan, questo e' stato il nostro benvenuto a casa. Ma il momento e' stato comunque pieno di emozione, principalmente per questo motivo:





Nelle ultime settimane, ancora piu' di prima, una processione continua di bambine attraversa la nostra casa percorrendo sempre il solito circuito porta d'ingresso-camera dei giochi-porta del giardino. Non fa ancora particolarmente freddo e, pioggia permettendo, viviamo con le porte aperte, felici della confusione, ponendo il limite ai roller blades in casa, ma permettendo tutto il resto!
Grazie al fatto che quest'anno ha piovuto quasi ininterrottamente dall'inizio di Giugno, il giardino e' una giungla di piante che sono cresciute a dismisura. La casa e' invece in buone condizioni, con qualche problema da non uso, ma comunque quella che abbiamo lasciato prima di partire. Ray and Louise di Christchurch non hanno lasciato traccia se non un biglietto di bentornati. Lo scambio e' decisamente riuscito ed e' un'esperienza che sicuramente siamo pronti a rifare.






Le prime ventiquattore sono state strane, la casa come un'altra delle tante in cui abbiamo vissuto in questi mesi, uno spazio sicuramente comodo ma che non ci appartiene particolarmente. Le prime notti di jetlag ci siamo trovati a vagare per cucina e soggiorno, grati di averne la possibilita' senza essere per forza costretti ai quattro muri di una stanza, attenti a non pestarci i piedi. Lo spazio, l'avere piu' di una stanza per vivere, costuituisce una novita' piacevole e personalmente non finisco di meravigliarmi all'idea di avere lavatrice e asciugatice a disposizione ogni volta che ne abbia bisogno! Lavarsi i denti con l'acqua che esce dal rubinetto e' poi un lusso che mai piu' daremo per scontato.
I bagagli disfatti, i pacchi aperti, la roba sta lentamente recedendo negli angoli e cassetti a cui appartiene e lentamente la vita normale (cos'e' normalita'?!) e' ricominciata senza traumi o incidenti. Abbiamo ripreso esattamente dove avevamo lasciato, gli stessi percorsi di prima, le stesse incombenze, tanto che a volte adesso ci chiediamo se abbiamo veramente vissuto gli ultimi otto mesi o se li abbiamo sognati. Giorni fa, camminando per Patrick Street in Cork City come se non fossimo mai partiti, facendo il giro delle librerie per comprare i libri di scuola, ci siamo guardati e allo stesso momento ci siamo detti:"We did it!" La consapevolezza va e viene, ma in quei momenti di lucidita' in cui realizzi di aver portato a termine questo enorme progetto, la sensazione di euforia e' elettrizzante e ti convinci di poter fare qualunque cosa. E' infatti uno dei commenti che piu' di frequente sentiamo da vicini e amici: "You can do anything now!"

Difficile dire che effetti a lungo termine il viaggio abbia lasciato. Il piu' delle volte mi dico che siamo esattamente gli stessi che sono partiti, poi pero' succede qualcosa che mi smentisce. Nina, che vede sul muro un ragno dal quale mesi fa sarebbe scappata a gambe levate: "A big spider! It's no Huntsman though!" e procede a catturarlo con le mani per metterlo fuori. Sara, che mangia adesso tutto quello che le metto davanti e dichiara che la pasta con Sugo alla Rana Pescatrice sia la sua preferita. Piccole differenze per ora, il tutto ancora troppo vicino per vederlo in prospettiva e capire se questa esperienza abbia lasciato tracce durature sulle nostre personalita'. Per ora ci accontentiamo delle immagini ancora fresche dei posti e delle persone incontrate lungo il cammino, del tempo passato insieme, se poi dietro si nasconda qualcosa di piu' profondo sara' solo il tempo a dirlo.




venerdì 29 agosto 2008

Numeri

14 Denti da latte persi

610 Euro spesi in caffe' al bar

3 Antibiotici usati, tutti in Peru'

54 Letti in cui abbiamo dormito

4 Beasties incontrate 'in the wild', 2 Huntsman Spiders+2 serpenti velenosi

20 Aerei presi

0 Bagagli persi

0 Passaporti, macchine fotografiche, computer, borse, soldi, carte di credito rubati

23 Bambini con cui Nina e Sara hanno giocato

3 Capodanni passati: il nostro, quello cinese e quello maori

59 292 858 Km percorsi, di cui 59 277 051 by air, 12 775 by road, 1740 by rail and 1292 by boat.

+4000 e -8 Metri sopra e sotto il mare


18 World Heritage Sites visitati

Troppi CDs di Avril Lavigne ascoltati!

85 Libri letti, (Questa ha bisogno di essere spiegata. Molti dei libri letti dalle bambine sono sottili!)

6 Pacchi rispediti a casa

268 Blog Posts

13731 visite sui blogs, divise equamente tra 'Perche' Complicarsi la Vita?' e 'While Stocks Last'




giovedì 28 agosto 2008

Dave F ha detto...

Non e' farina del mio sacco, e' un commento arrivato su While Stocks Last, ma completa cosi' bene il post precedente che voglio metterlo lo stesso. Se le mie parole da sole non bastano a dare un senso agli ultimi otto mesi, prendo in prestito quelle di Dave F, una delle persone piu' profonde e intense che conosca. Perche' e' sempre da un discorso che nasce un progetto:

"La pubblicazione del Budget costituisce uno strumento utile per chiunque consideri un'esperienza simile. 2 osservazioni:

1) Dividendo la spesa totale per il numero di giorni e il numero di persone, vengono 60 euro al giorno a persona, che e' un ottimo prezzo per un giorno di vitto, alloggio, trasporto e attivita'.

2) E questa e' bella. Il costo del viaggio in se non e' quello che avete speso ma piuttosto quello che avete speso in piu' rispetto a quello che avreste speso stando a casa. Il costo di vitto, trasporto e attivita' ci sarebbe stato in ogni caso. Questo riduce la cifra finale in modo significante. Il lucro cessante andando in vacanza per otto mesi potrebbe essere preso in considerazione, ma semplicemente sottarrre il guadagno mancato non da nessun valore al tempo libero che vi siete presi. In ogni caso, la cosa piu' preziosa e' sempre il tempo e ciascuno di noi ha comunque vissuto gli ultimi otto mesi. Credo che voi abbiate avuto il miglior rapporto qualita'/prezzo rispetto alla maggioranza ..."

mercoledì 27 agosto 2008

How much?

Come promesso all'inizio, tornati a casa e con le cifre esatte, ecco il budget completo di questi mesi, il reality check che dimostra come il viaggio sia potuto con qualche sacrificio diventare una realta'.

Budget

58 mila euro e' una cifra significativa, ma non irraggiungibile. Se dovessimo rifarlo, con l'esperienza accumulata, probabilmente rientreremmo nei 51K che avevamo programmato all'inizio. 14% fuori budget non e' poco, ma tranquillamente all'interno del margine imprevisti che avevamo lasciato. Alcuni spendono piu' in una macchina, altri li macinano in vestiti e gadgets in pochi anni, noi li abbiamo disseminati in giro per il mondo, questione di scelte.
Se c'e' un messaggio che voglio passare e' proprio questo: Un viaggio come il nostro non e' alla portata di pochi eletti, non c'e' bisogno di avere chissa' quali risorse per poterlo mettere in pratica. Tra le parole che in questi mesi mi sono arrivate piu' spesso attraverso il vetro dello schermo una delle piu' ricorrenti e' "invidia" e ogni volta mi sono preoccupata di ripetere che non c'e' niente da invidiare, se ci siamo riusciti noi, altri possono farlo.
Per qualche anno non siamo andati in vacanza, siamo usciti poco o niente, siamo proprietari di due macchine dell'eta' delle nostre figlie, zappiamo il nostro giardino da soli e puliamo da soli quello che sporchiamo. Per tornare a casa aspettiamo le offerte di Ryanair e la nostra televisone e' cosi' antica da essere diventata un antifurto: nessun ladro che si dovesse affacciare alla finestra del soggiorno si scomoderebbe ad entrare. L'anno scorso abbiamo rinunciato a una fetta significativa di stipendio, (uno solo visto che io sto a casa con le bambine), e per diversi anni siamo riusciti ogni mese a mettere qualcosa da parte, piccoli investimenti che una volta liquidati sono finiti tutti nel 'Fondo Giro del Mondo'. Adesso, a parte la casa, ricominciamo da zero :-)


"Ne e' valsa la pena?" Completamente e assolutamente si. Rinunciare a piccole comodita' e spese superflue per imparare sulla nostra pelle quanto meraviglioso sia il mondo al di la' del nostro quotidiano. In otto mesi non ci siamo mai trovati in situazioni spiacevoli o pericolose, mai ci siamo sentiti minacciati, non importa quanto stranieri fossero i luoghi che abbiamo attraversato. Abbiamo sperimentato direttamente quanto la gente sia generalmente bendisposta verso il prossimo, quanto, data la possibilita', la gente preferisca aiutare piuttosto che fare del male, indipendentemente da convinzioni religiose o dal perseguimento del proprio interesse.
58 mila euro sono un prezzo piu' che giustificato per capire che il mondo e' un bellissimo posto.

martedì 26 agosto 2008

Ed eravamo sulla strada di casa...

Anche gli ultimi quattro giorni sono volati, come i mesi precedenti. L'ultima sera in albergo, chiudendo valige e zaini che, dopo averne eliminato uno ad Auckland, dopo il Sudamerica sono ritornati a quattro, non potevo credere che fosse l'ultima volta. Ci saranno cose di questi mesi che non mi mancheranno, fare i bagagli ogni due giorni e' una di quelle. Frasi che saro' contenta di non sentire piu' in continuazione: "Hai un fazzoletto?" "Hai una gomma?" (maledizioni di portare una borsa), "Che ore sono?" (maledizione di essere l'unica a portare un orologio), "Mamma, devo andare in bagno!" (Sara, nei momenti in cui un bagno e' impossibile da trovare).
Dopo aver fatto il pieno di carne argentina e anche provato le bistecche kobe, per l'ultima cena a Buenos Aires abbiamo scelto Sottovoce, un ristorante italiano vicino all'albergo, dove ciascuno di noi ha ordinato pasta in onore del rientro a casa.
La mattina dopo eravamo nell' aeroporto di Ezeiza, pronti per il volo di 15 ore che ci avrebbe riportati a Londra. Dopo tanti mesi di compagnie aeree sconosciute dell'emisfero sud, il rosso e blu della British Airways ci davano il benvenuto come un faro rassicurante. Passati i controlli di sicurezza e ottenuto il timbro di uscita sul passaporto, eravamo in quella terra di nessuno in cui a questo punto ci sentiamo cosi' a casa. Questa la triste verita', l'aeroporto e la sua routine sempre uguale in tutto il mondo, sono diventati cosi' familiari da essere inquietantemente confortanti.
Le 15 ore di volo sono passate in fretta, molto piu' in fretta che le 11 ore tra Auckland e Santiago con LAN. In un breve scalo a Sao Paolo, che abbiamo visto solo dall'alto, abbiamo capito di aver preso la decisione giusta fermandoci a Buenos Aires come ultima tappa.
Tra un cd e l'altro, abbiamo passato l'equatore nel buio della notte e siamo rientrati nella nostra parte del pianeta, l'emisfero nord. Anche nel mezzo di una turbolenza che faceva tremare tutto, mi sono resa conto di un'altra strana ma sacrosanta verita' degli ultimi mesi: non c'e' posto al mondo in cui mi senta piu' sicura di un 747 a 9000mt di altitudine, sopra l'oceano, protetta in uno spazio irreale, fuori dal tempo che attraversa, al sicuro da problemi e pericoli della vita reale.
Esattamente 15 ore dopo camminavamo per i corridoi dell'aeroporto di Heathrow, passando attraverso nuovi controlli biometrici di sicurezza e le ultime barriere che ci separavano dal Terminal 1, territorio di Aer Lingus, da casa.

domenica 24 agosto 2008

Buenos Aires



Dopo Lima, l'idea di allungare ancora il viaggio di quattro giorni solo per prendere il volo per Londra non esaltava nessuno. Mi ricordo, al momento di decidere la rotta, i motivi che ci avevano fatto scegliere Buenos Aires come ultima tappa: una città molto europea, piacevole per pochi giorni, per riposarsi e passare da un emisfero all'altro, evitando lo shock al sistema dalle Ande all'Irlanda. Dopo tanti mesi, arrivati Lima, la scelta sembrava non avere più senso. Ci siamo detti che avremmo fatto meglio a risalire verso casa fermandoci in Brasile, anzi che scendere ancora più giù.
Penso che sarebbe successo comunque, pochi giorni prima del ritorno non vedi l'ora di essere già dall'altra parte, non riesci a concentrarti sul presente, non importa quello che hai davanti. Se fossimo stati fuori un anno intero sono sicura che a questo punto avremmo abbracciato la tappa con energia ed entusiasmo, la fretta di tornare a casa sarebbe arrivata più tardi, ma credo che a pochi giorni dal rientro sarebbe stata inevitabile.
Causa questo stato d'animo, abbiamo fatto il possibile per rendere il soggiorno a Buenos Aires il piu' piacevole possibile, cercando un bell'albergo e riproponendoci di non fare i turisti ma semplicemente vivere la città. Dopo lunghe ricerche su internet e The Book of Lies, abbiamo prenotato l'Hotel Plaza Francia nel quartiere della Recoleta. Arrivati in albergo dopo il volo notturno di quattro ore con Aereolins Argentinas, dimenticati i buoni propositi di rilassarci, abbiamo fatto colazione, una doccia e siamo immediatamente usciti. Dopo otto mesi con due paia di pantaloni e poco altro, in una città che per quanto riguarda negozi è meglio di Parigi, abbiamo rinunciato a ogni pretesa culturale e ci siamo fatti portare dal taxi ad Alto Palermo, uno dei tanti centri commerciali. Il primo di una lunga serie... Abasto, Galeria Pacifico e altri due o tre fino a che Nina, Sara e Brendan non sono stati rivestiti da capo a piedi (Silvia, I count on you to help me when my turn comes!!).

Galeria Pacifico



La Casa Rosada



Tra un centro commerciale e l'altro, abbiamo visto la Casa Rosada, l'Avenida 9 de Julio e il Teatro Colon, ma la vera essenza della città si coglie per strada, tra la gente dall'aspetto e lo spirito mediterraneo, che ha sempre tempo di fermarsi a chiacchierare, di divertirsi e godere la vita anche con pochi soldi in tasca. Abbiamo completato lo shopping in stile locale, fermandoci spesso per bere un caffè, prendendoci il tempo per assaporarlo e guardarci intorno. La domenica abbiamo visitato il quartiere di San Telmo, curiosando tra i mercatini dell'antiquariato e sedendoci nei caffè all'aperto ad osservare porteni e turisti contrattare il prezzo di oggetti d'argento e cianfrusaglie.

Domenica a San Telmo












A Caminito, nel quartiere de La Boca, pittori esponevano le loro tele sui lati della strada e ballerini di Tango affollavano la via dalle case colorate, richiamando i turisti.

Caminito


















Dopo mesi di scarpe da trekking, ostelli, zaini e camminate di ore per montagne, ghiacciai e deserti, Buenos Aires ci ha coinvolti nella sua atmosfera elegante e un po' malinconica, drammatica e sensuale, più europea dell'Europa. Tra le immagini più belle, i ballerini di tango del Viejo Almacen, che evocano per me in maniera perfetta l'essenza di questa meravigliosa città.






















sabato 16 agosto 2008

Lima!




"Non riesco a credere di essere arrivata fin qui!" Sembra essere la frase ricorrente nell'ultimo mese. Ancora una volta, da Lima, assume un significato particolare: e' la fine dei chilometri in autobus, della scalata al continente che solo qualche settimana fa sembrava impossibile da completare. Lima rappresenta anche la fine del viaggio, sarebbe stata l'ultima destinazione se BA volasse da qui, ma siccome non e' tra le sue destinazioni dobbiamo prendere un volo separato fino a Buenos Aires per tornare in Europa, visto che ci siamo fermandoci qualche giorno.

Sapevamo che Lima non fosse una citta' particolarmente bella, ma la realta' e' stata ancora peggio delle aspettative. Cento chilometri di lunghezza per 50 di larghezza, con un mare grigio e piatto sotto una cappa perenne di smog. Traffico impossibile a tutte le ore del giorno e della notte, inferriate alle finestre dappertutto e tassisti chiusi in gabbie di metallo, queste le immagini che ho della capitale peruviana. Fondata da Francisco Pizzarro e distrutta piu' volte dai terremoti, oggi e' un miscuglio di edifici prevalentemente anonimi e bruttini, occasionalmente intrecalati da qualche palazzo antico sopravvissuto alla distruzione. La Plaza Mayor fa eccezione con una concentrazione di edifici belli tra cui il Palazzo dell'Arcivescovo e la sede del governo, per il resto bisogna girare con il naso in aria per scoprire quell'unico edificio in ogni strada che interrompe la colata anonima di cemento. Pensandoci bene, si potrebbe fare un ritratto estremamente bugiardo della citta' andando a fotografare solo quei palazzi che se pur belli, si perdono nella babele informe del resto.

Eppure, nonostante l'oggettiva bruttezza, la nostra esperienza della citta' e' stata incredibilmente positiva. Grazie a mamma, anzi che andare a stare in un albergo anonimo, siamo stati ospitati dal Collegio dei Salesiani vicino a Piazza Bolognesi dove anche se in camere singole e con un'atmosfera da ritiro spirituale siamo stati accolti con calore dalla comunita' che ci ha fatti sentire come a casa. Per sdebitarci, una sera abbiamo cucinato insieme al señor Jesus, il cocinero, che a grande richiesta dei Padri italiani e peruani ha voluto imparare da noi il sugo di pomodoro e le melanzane alla caprese. Tra gli ospiti dei Salesiani, abbiamo conosciuto Padre Luigi, un sacerdote veneto con la vocazione del missionario che ordinato sessant'anni fa, aveva chiesto di essere mandato in India. L'ordine l'ha invece spedito nella giungla ecuadoreña nella quale e' rimasto per 54 anni evangelizzando gli indios, vivendo in mezzo a loro senza ne' luce elettrica ne' acqua corrente. Al momento si trova a Lima per completare la traduzione della Bibbia in una oscura lingua della selva della quale non ricordo neppure il nome.

Quello che alla citta' manca in estetica, regala sorprendentemente in cultura. Abbiamo visitato solo alcuni dei tantissimi musei che la citta' offre, tra questi il Museo de Oro e l'incredibile Museo Poli, la casa privata di un collezionista italiano che raccoglie pezzi di arte e archeologia precolombiani e coloniali, talmente originali da fare concorrenza ai musei pubblici. Tra i pezzi piu' belli, il tesoro del Signore di Sipan, trovato nella tomba di un re della civilta' Moche scoperta nel 1987, paragonabile per ricchezza e importanza a quella di Tutankhamen.

Grazie a Padre Lombardi, direttore della Scuola Salesiana del Callao, abbiamo scoperto l' altro talento di Lima: la cucina. Il Callao e' la zona del porto, conosciuta ed evitata da limeñi e turisti come un'area pericolosa in cui anche la polizia non riesce a tenere sotto controllo le bande di ragazzini armati che dominano le strade. Padre Lombardi e' venuto a prenderci con una macchina che non ha neppure rallentato fino a dopo che il cancello della scuola si e' richiuso dietro di noi e siamo stati al sicuro nel cortile. Dopo una breve visita dell'istituto, la macchina ci ha depositati al Colorao, un ristorante sul lungomare dove il señor Andres, dueño, cocinero e cameriere, ha preparato per noi il ceviche, il piatto a base di pesce crudo tipico del Peru'.
Come spesso succede, quando il posto non ha molto da offrire a prima vista, abbiamo dovuto lavorare un po' per trovarne i lati buoni, un po' nascosti ma pur sempre presenti. In questo caso il calore della gente ha piu' che compensato le carenze della citta'.
Alla fine del terzo giorno abbiamo salutato la nonna e preso il volo per Buenos Aires.


Plaza Mayor




La Rosa Nautica, il ristorante piu' famoso della costa


Larcomar



Andres&Eduardo con Padre Lombardi





Collana del Signore di Sipan al Museo Poli

venerdì 15 agosto 2008

Per Giulia...

...Santiago Mata Moros della chiesa di Chinchero, nonostante il divieto di fare qualunque foto, scattata da mamma con il suo sano disprezzo per le regole che ovviamente non e' stato trasmesso con i geni.

martedì 12 agosto 2008

Machu Picchu




Come la Muraglia e Sydney Opera House questa e' un'immagine vista centinaia di volte che pero' dal vivo toglie sempre il fiato (in questo caso letteralmente vista l'altitudine e le scale!). Partiti da Cusco alle 5,30 del mattino in macchina col Señor Esteban, siamo arrivati alle 7 Ollantaytambo dove la strada finisce e abbiamo preso il treno per Machu Picchu Pueblo. La Valle Sagrada si restringe a tal punto da non lasciare spazio per una strada, solo un binario singolo continua fino al villaggio costeggiando il fiume Urubamba in mezzo alla selva con le montagne a tratti talmente vicine da non lasciar passare la luce del sole fino al fondo della gola.

Dopo circa un'ora si arriva ad Aguas Calientes, ribattezzato adesso Machu Picchu Pueblo, un paese sorto ai piedi della cittadella Incas, che vive di turismo, con un mercato dell'artigianato, qualche albergo e pochi ristoranti. Dal villaggio si prende un autobus che sale sulla montagna per una ripida strada sterrata e dopo un'altra mezz'ora finalmente si arriva a Machu Picchu. Con ogni curva della strada le montagne cominciano a diventare vagamente familiari perche' viste tante volte in fotografia e la gente allunga il collo per cogliere una prima vista delle rovine. Quando le prime costruzioni in pietra grigia appaiono dal verde intenso della montagna l'emozione e' incredibile. Bisogna pero' aspettare di essere dentro la cittadella per vedere la cartolina.

Scesi dall'autobus abbiamo incontrato la guida che ci ha portati in giro illustrando i punti piu' importanti, dando la sua versione dei fatti. Abbiamo visto che in Peru' ogni guida ha un'opinione diversa, la verita' e' che la civilta' Incas e' ancora un mistero largamente irrisolto. Costruita durante il periodo piu' fiorente della dominazione Incas, intorno al 1450dc, dall'imperatore Pachacutec e abbandonata cent'anni piu' tardi durante l'invasione dei Conquistadores, Machu Picchu aveva, secondo la nostra guida, la funzione di citta'universitaria. Arroccata sulla cima del monte Machu Picchu, la cittadella si stende intorno a una piazza principale, costruita a terrazze che probabilmente erano coltivate a giardini. Da una parte della piazza, le case degli artigiani, maestri di ingegneria, idraulica, astronomia e agricoltura. Dalla parte opposta, il palazzo reale, piu' in alto sulla montagna, il tempio di Pachamama e l'osservatorio astronomico. Il Tempio del Sole e quello del Condor si mescolano nella pianta al labirinto delle case mentre tutto il complesso e' circondato da terrazze che ricoprono buona parte dei fianchi della montagna. Da una parte le terrazze erano destinate all'agricoltura, dall'altra avevano una funzione di supporto dell'intera citta', affinche' non franasse nell'Urubamba in fondo alla valle. Un luogo di studio, di scambi di idee e sperimentazioni, dove gli artigiani imparavano a costruire i muri trapezoildali di pietre giganti incastrate cosi' precisamente da non lasciare fessure neppure per uno spillo, dove gli agricoltori miglioravano la qualita' di patate e mais e gli esperti di idraulica imparavano a deviare il corso dei fiumi. Piuttosto che farla cadere in mano agli spagnoli con tutti i loro segreti, gli Incas preferirono abbandonarla e lasciare che la selva la nascondesse ricoprendola di vegetazione. Machu Picchu divenne una leggenda fino al 1911 quando venne riscoperta da Hiram Bingham.

Siamo stati fortunati a vedere Machu Picchu, per miracolo abbiamo trovato i biglietti all'ultimo momento visto che non ci eravamo preoccupati di prenotare in anticipo. Dal prossimo anno, verra' messo un limite ai visitatori visto che con 400 mila turisti all'anno la cittadella si sta progressivamente deteriorando. Consiglio vivamente a chi voglia visitarla di prenotare ben in tempo per assicurarsi il passaggio. La spesa e' significativa per una visita di mezza giornata, (400e per noi 4, le bambine meno degli adulti), ma assolutamente giustificata. Dopo la visita guidata, siamo stati liberi di girare per le rovine che abbiamo esplorato con calma, fermandoci spesso a sedere in qualche angolo per riempirci gli occhi del paesaggio incredibile in cui eravamo immersi. Nel pomeriggio abbiamo lentamente ricominciato in senso inverso il percorso che avevamo fatto la mattina, per arrivare a Cusco alle nove di sera.

Se visitare Machu Picchu non e' facile, vedere le nuove rovine scoperte recentemente e ancora in parte da scavare e' una vera e propria avventura. Si tratta di Choquequirao ed Espiritu Pampa, altre due citta' perdute, una sulle montagne, l'altra nella selva. L'unico modo di raggiungerle e' a piedi per giorni, in percorsi che offrono un'alternativa piu' originale al Cammino degli Incas con una meta che probabilmente da piu' soddisfazione. Le rovine sono incustodite, non c'e' bisogno di biglietto ma solo di un permesso dell'istituto di cultura, ci si arriva solo con le guide, camminando per giorni in terreno selvaggio senza incontrare anima viva. Sicuramente sulla nostra 'to do list' per la prossima visita.















The cover of The Book of Lies








Chinchero



Non saprei dire esattamente perche' Chincero mi sia piaciuta tanto. Un mercato colorato dove artigianato, antiquariato e frutta e verdura sono esposti fianco a fianco, il piu' autentico che abbiamo visto finora. Stradine ripide e strette che portano alla chiesa e alle rovine Incas, niente di piu'. La chiesa ha la volta in legno completamente affrescata e una statua di Santiago Mata Moros particolarmente truce. La particolarita' del paese sta pero' nell'atmosfera, nei costumi colorati delle donne, nei toritos portafortuna sui tetti contro lo sfondo delle Ande. Chincero e' uno di quei rari posti belli indipendentemente da quello che vedi, difficile da descrivere come uno stato d'animo.