lunedì 31 dicembre 2007

Great Firewall

Solo per dire che anche se leggo tutti i commenti (grazie! Fanno sentire connessi al resto del mondo), al momento non posso rispondere: la censura mi impedisce di leggere il blog, ma non di scriverci.

La Muraglia










domenica 30 dicembre 2007

Good Morning China!

Le 4 del mattino, finalmente la diamo vinta al jetlag e ci arrendiamo al meridiano di Grenwich: le bambine giocano coi Nintendoes nell'altra stanza, Brendan studia la guida e io faccio il primo post on the road. La Cina ci ha accolto a braccia aperte. Dopo 10 ore di aereo in semioscurità siamo atterrati a Beijing con un bellissimo sole, di quelli che in Irlanda non vedevamo da Settembre. Al controllo passaporti ci hanno fatti passare dritti,con grandi sorrisi. Sul banco davanti all'ufficiale di polizia abbiamo notato un pulsante da premere nel caso fossimo stati insoddisfatti della sua accoglienza. Le valigie sono arrivate prima di noi e poco dopo eravamo già nel taxi chiamato da uno dei dipendenti dell'aeroporto la cui funzione sembra essere quella di essere a disposizione per qualunque assistenza ai passeggeri.

Brendan ha passato brillantemente la prima prova di cinese chiacchierando con il tassista mentre io e le bambine ridevamo nei sedili di dietro. Arrivati in albergo abbiamo colonizzato la stanza aprendo gli zaini e tirando fuori libri, pantofole, computer e le cose che per i prossimi mesi vorranno dire casa. Sono proprio quelle cose che fanno la differenza tra una vacanza normale e quello che stiamo facendo, indispensabili per non sentirsi sempre in albergo, almeno mentalmente, ma difficili da trascinarsi per 4 continenti. Sto già pensando con impazienza al primo pacco da rispedire a casa.

Nonostante la stanchezza, per noi erano le 2 del mattino e nessuno ha dormito in aereo, siamo usciti a piedi e arrivati a Piazza Tienanmen. Molto presto ci siamo accorti di essere in molto pochi occidentali in giro. La gente ci guarda con estrema curiosità, soprattutto le bambine, e piú volte ci hanno fermato per fotografarci e farsi fotografare con noi. Nina: "Mi sembra di essere Avril Lavigne!" Arrivati alla piazza i venditori di souvenirs ci hanno assalito e per la seconda volta abbiamo avuto prova del cinese di Brendan: con la lingua ha anche acqiusito la capacità di contrattare senza la quale qui non si va avanti. Da lui abbiamo imparato le parole magiche per liberarci dei venditori. Quando nient'altro funziona, no, no thank you, I don't want it, basta dire: "Bu Yao!" con una certa autorità, e si dissolvono! Prima gelano, stanno zitti e poi spariscono. Mi assicura che non è maleducato, ma non sono convinta.

Il freddo era a quel punto troppo, la stanchezza pure e per ripararci ci siamo infilati in una stazione della metropolitana. A quel punto nessuno aveva voglia di riuscire al freddo e Brendan ha dato la prova finale della conoscenza della lingua: con la cartina del metrò sul muro, in cinese, è riuscito a riportarci in albergo, anche cambiando treno dopo due fermate! Inutile dire che eravamo gli unici occidentali in giro. Non so se riuscirò a sostenere la competizione quando sarà il mio turno in Sudamerica!

venerdì 28 dicembre 2007

Avremmo dovuto fare la mansarda...

... è quello che mi dico quando, guardando i bagagli più o meno chiusi, il panico sale e mi chiedo di chi sia stata l'idea (Brendan in quei momenti mi dice di guardarmi allo specchio!). Due valigie rigide da 20kg e due zaini, uno da 6kg, l'altro un po' di più, come avevamo detto. Le bambine hanno le borse di scuola con qualche libro, Nintendo DS e poco altro. Anche se non sembra tanto per 4 persone per 8 mesi è comunque un sacco di roba da trascinare intorno al pianeta da nord a sud dell'equatore. Con quello che ci costerà sarebbe venuta una bellissima mansarda, rivestita in legno e con extra bagno.

L'albero di Natale è venuto giù il 26 e abbiamo passato gli ultimi due giorni a preparare la casa per i neozelandesi che arriveranno ad Aprile. È stato come quando cambiamo casa: ci siamo liberati di un sacco di roba inutile per fare spazio in armadi e cassetti. Il cassonetto della spazzatura è pieno, quello della roba da riciclare pure e due sacchi da dare in beneficenza sono pronti da mettere fuori dalla porta. In compenso la testa è sgombra, più mi libero di roba inutile conservata per qualche motivo nostalgico, più la mente si libera di paure e idee confuse lasciando spazio a nuove idee, energie e voglia di fare. Ci sentiamo all'inizio di una nuova fase e siamo curiosi di vedere dove ci porterà. Scherzando, ma non troppo, ci diciamo che se dopo 8 mesi riusciremo a tornare insieme sullo stesso aereo potremo dire con una certa sicurezza di avere buone probabilità di stare insieme per almeno altri dieci anni.

Sara sta facendo il giro del vicinato per salutare le amiche (John ha appena chiamato per dire che le danno da mangiare, such a bad mother!), non ha ancora deciso se nello zaino metterà la renna Piccolina o il gatto Pernod, ma è contenta di partire. Io passo dal panico allo zen, quando come al solito mi rendo conto di non poter cambiare le leggi della fisica e far quadrare il cerchio, allora mi dico: "I don't give a f***! In un modo o nell'altro tutto andrà come deve andare."
Brendan è apparentemente sereno, un essere decisamente più evoluto di me, riesce a raggiungere lo zen senza passare per il panico. Nina è la più difficile da interpretare. A momenti è eccitata per la partenza, ma per la maggior parte si ostina a ignorarla, non cerca le amiche e guarda la TV in pigiama. Non capisco se sia un modo per nascondere il disagio o se veramente sia calma come il padre. Ieri le ho detto di scegliere un paio di libri da leggere da portarsi dietro e mi ha risposto: "No mamma, mi porto dietro solo l'Harry Potter che sto leggendo, gli altri li prendo per strada." Esattamente lo spirito giusto, that's my girl!

Stasera saluteremo amici e parenti a casa di Liz e Steve che hanno invitato a cena noi e chiunque altro voglia venire a salutarci, passato quello saremo ufficialmente per conto nostro. Per quanto mi riguarda sono convinta di andare in vacanza in Cina per 3 settimane, al resto non penso ancora.

Prossimo post dalla Cina, Great Firewall permettendo :-)

Ascoltando The Smashing Pumpkins, Ava Adore

giovedì 20 dicembre 2007

Prima Santa Claus!

Questa mattina, in quella fase di dormiveglia che precede il risveglio vero e proprio ho avuto una folgorazione. Ho aperto gli occhi di scatto e condiviso la nuova acquisita saggezza con mio marito: "Dovevamo girare dall'altra parte!"
"What?!"
"Dovevamo cominciare il viaggio dall'altra parte! Così avremmo avuto 8 mesi d'estate!!"
"Have you got something against sleeping?"
Con il risveglio sono pian piano arrivate anche le ragioni della scelta originaria: evitare le olimpiadi in Cina e il pieno inverno in Nuova Zelanda, più goderci l'estate australiana, sapevo che c'era un motivo.

Giorni strani questi ultimi prima della partenza. I supermercati sono pieni di tacchini, prosciutti, cioccolati e dolci di Natale, la gente arriva alle casse con i carrelli pieni come se si preparassero ad un assedio o una carestia e io invece compro le cose giorno per giorno, con il mio cestino, stando attenta a non caricarmi di roba che tra una settimana dovrò buttare. Allo stesso tempo abbiamo ricevuto più inviti a pranzo e cena nelle ultime due settimane che negli ultimi 7 anni, famiglia, vicini, colleghi, tutti sembrano volerci salutare prima della partenza, una vera e propria veglia all'irlandese come facevano con quelli che emigravano in America anni fa e sapevano che non sarebbero più tornati.

A poco più di una settimana dalla partenza mi sorprendo per essere dopotutto molto calma. Continuo a chiedermi se sia la verità, ma la risposta è sempre quella: "I'm cool!" Salvo poi ad ogni piccolo contrattempo passare dal cool allo stress in zero secondi. Comincio a fare il gioco del se e a cercare di prevedere il futuro e ogni possibile scenario, fermandomi regolarmente al peggiore come più il probabile fino a che non mi trovo in una spirale di ansia. Tocco il fondo e poi mi calmo perchè capisco finalmente che non c'è niente da fare se non vivere le cose un giorno alla volta e reagire secondo l'ispirazione del momento. Nel frattempo però ho sprecato inutilmente un sacco di energia che avrei potuto usare diversamente. Per fortuna di chi vive con me tutto avviene internamente, senza conseguenze per gli altri. I'm a bit of a cold fish, più mi agito e più dal di fuori sembro calma.

Oggi ho imparato una lezione da mia figlia di 8 anni. A colazione ho chiesto: "Bambine, adesso siete emozionate per il viaggio?"
Tra un cucchiaio di corn flakes e l'altro Nina mi ha risposto: "No mamma. Adesso sono emozionata perchè arriva Santa Claus, passato quello comincerò ad emozionarmi per il viaggio!"
Ha ragione lei, una cosa alla volta.

Ascoltando: Muse, Space Dementia

giovedì 13 dicembre 2007

'Tis the Season to be jolly

La data si avvicina e un certo disagio comincia a strisciarmi addosso. Da un paio di settimane mi sembra di essere in una sala d'imbarco, sospesa in limbo, tutto è pronto, adesso basta aspettare, è ora di andare. Anche se veramente non è tutto pronto e ogni giorno c'è qualcosa da sistemare. Ieri per esempio mi sono fatta fare una lettera dal medico per giustificare le medicine che ci porteremo dietro: sostanze non stupefacenti e per uso personale. Dieci scatole di antibiotico potrebbero far sollevare qualche sopracciglio alla dogana. La settimana scorsa abbiamo pagato la crociera sullo Yangtze, oggi ci hanno dato conferma di aver ricevuto il bonifico e ci hanno regalato un upgrade: la nave non è più la Victoria Rose, ma la Victoria Prince, più bella e più grande. La nostra amica Li Beiyan a Beijing ci ha poi prenotato il treno tra Beijing e Xi'an e i voli tra Xi'an e Chengdu e Yichang e Shanghai (Xie xie Beiyan, I hope you are picking that restaurant nice and expensive!!). Ci rimane l'albergo a Xi'an e quello a Shanghai, c'è ancora tempo.

Per una volta mi accorgo di essere assolutamente immune alla frenesia natalizia che qui impazza da un mese ormai e ogni giorno diventa più intensa. Siamo al punto di evitare il centro a meno che non sia strettamente necessario. Le canzoni di Natale suonano ininterrottamente in tutti i negozi dal mese di Novembre: dopo un'ora sei completamente rincretinita. Sono ben capace di resistere alla roba bella e inutile, vestiti di capodanno, sciarpe in cachemire, candele profumate quest'anno mi lasciano completamente indifferente. Ieri ne ho vista una nuova: passando davanti al negozio di animali avevano esposte le calze della Befana per cani e gatti con dentro giocattoli e croccantini a tema natalizio.

Non sono un'Erode completa, ho fatto l'albero di Natale per le mie figlie e Babbo natale arriverà anche da noi. Il mio shopping natalizio è di un altro tipo. Ogni volta che passo davanti a Mahers Outdoor Shop non resisto alla tentazione di entrare e ogni volta esco con qualche nuovo gadget. Gli ultimi sono stati degli asciugamani in microfibra praticamente senza volume e 4 Sporks, coltello, forchetta e cucchiaio in una sola posata. Mi incanto davanti al cibo per astronauti, ma poi mi dico che non stiamo andando nella jungla e qualsiasi cosa ci serva potremo sempre comprarla per strada. Il mio ultimo acquisto, per ora, è stato su ebay: due gadgets per non perdere i bambini, un allarme che suona se il bambino si allontana per più di 25 metri. Non esattamente necessari, ma non fa male averli.

lunedì 3 dicembre 2007

Le reazioni della gente...

... quando viene a sapere del nostro progetto di viaggio intorno al mondo sono state, sono ancora, le più diverse. I genitori di tutti e due, nonostante le diversità culturali, hanno reagito in maniera sorprendentemente identica: "Siete fuori!", condito da una malnascosta preoccupazione, che però devo dire col tempo si è attenuata lasciando il posto ad una certa curiosità e forse al dubbio che possiamo anche avere ragione noi e aver avuto l'idea giusta.

Per quanto riguarda gli altri, molto presto ci siamo accorti di poterli distintamente dividere tra italiani e anglosassoni (oops, celtici). L'aggettivo che viene usato più spesso dagli italiani per commentare su quello che stiamo per fare è 'coraggiosi', quello che più spesso utilizzano gli altri è invece 'lucky bastards'. Dopo le prime reazioni degli amici più vicini è diventata una costante con poche eccezioni, (mio cugino Nicola che sardo, ma ormai cittadino del mondo si schiera decisamente con gli stranieri). La cosa mi ha sorpresa: tutti europei e della stessa generazione, ma alla fine le differenze nazionali hanno un peso e la globalizzazione non si estende allo spirito.

L'idea di un viaggio intorno al mondo è abbastanza comune qui in Irlanda, la gente però lo fa prima, magari dopo aver risparmiato qualcosa con il primo lavoro dal quale poi si licenziano per cercarne un altro quando tornano. Molti si 'perdono per strada', trovano lavoro in Australia e decidono di fermarsi per qualche anno. Alla fine però tornano quasi sempre, anche dopo dieci o vent' anni, ma tornano sempre a casa. Fare la stessa esperienza con bambini piccoli e chiedendo un sabbatico all'azienda in cui lavori è decisamente meno comune, ma altri l'hanno fatto prima di noi. La situazione economica attuale sicuramente favorisce questo tipo di mentalità: il lavoro è tanto e facile da trovare per tutti, l'idea di lasciare la via vecchia per la nuova non fa tanta paura, finito un lavoro, sicuramente ce ne sarà uno migliore dietro l'angolo. Ma non è solo questo, in generale, l'irlandese è più disposto a spostarsi, a lasciare casa per un periodo lungo di tempo anche a costo di sacrificare un po' di comodità. Forse anche per il clima e per mancanza di varietà, l'Irlanda anche se casa non è un posto molto difficile da lasciare, almeno per un periodo limitato di tempo.

In Italia le cose stanno diversamente. Sicuramente anche per ragioni pratiche più che valide, l'italiano è molto più conservatore al riguardo. L'idea di lasciare un lavoro per un altro è già abbastanza strana, lasciare un lavoro senza averne un altro pronto è da pazzi, a qualunque età. Mi chiedo però se sia tutto. In fin dei conti tutti gli altri, gli stranieri, vorrebbero vivere in Italia: clima, cultura, glamour, cucina, mare e montagna, tutto concentrato in un territorio relativamente ristretto, tutto invidiato dal resto del mondo. Nonostante le continue lamentele la gente vive bene: un paese povero pieno di gente ricca, decisamente più difficile da lasciare. A volte mi chiedo se l'italiano sia tutto considerato contento di quello che ha, talmente sicuro e soddisfatto del proprio posto sul mappamondo che gli manca la curiosità di vedere cosa ci sia nel resto. Di sicuro viaggiano, da turisti, ma raramente passano periodi lunghi all'estero per sperimentare sulla propria pelle un altro modo di vivere. A differenza degli irlandesi però, i pochi che lo fanno non tornano.

martedì 27 novembre 2007

Drago Rosso ha fumato Bianco

Chinuque di noi viva all'estero e debba aver regolarmente a che fare con i consolati sa benissimo quanto l'esperienza possa essere frustrante. Se la burocrazia è pesante nel paese d'origine, è garantito che nei consolati corrispondenti ha il peso specifico del piombo. Per non parlare degli altri difetti nazionali che per qualche motivo, quando esportati all'estero si accentuano ancora di più (tanto non sono a casa mia, chi se ne frega?) e quando vengono poi concentrati in un'isola pubblica e felice come il consolato si elevano alla massima potenza. All'ambasciata italiana a Dublino per esempio, hanno messo Catarella a rispondere ai telefoni, così che a chi chiama, il nostro Paese si presenta con un individuo che non parla nè italiano nè inglese, quando è di buon umore grugnisce, quando per disgrazia lo si trova di malumore ti copre di insulti: "E porca puttana, chi cazzo è adesso? Ma non si può stare un po' in pace oggi?"

Il consolato cinese non sembra essere da meno. Con sede a Dublino, non accetta domande per visti tramite posta, bisognerebbe andare personalmente a portare la domanda e poi ritirarla 5 giorni lavorativi più tardi. Per essere magnanimi consentono però di usare un corriere, che è la soluzione per cui abbiamo optato: costo del corriere 100e, più 130 di visti.

Vista la spesa, volevamo essere ben sicuri che la documentazione che presentavamo fosse a posto così abbiamo cominciato a cercare di informarci un mese fa per telefono. Sul sito web danno gli orari di apertura al pubblico e quelli in cui rispondono ai telefoni, ma per quanto abbiamo provato alle ore indicate, nei giorni indicati, nessuno è mai venuto a rispondere alle nostre chiamate. Dopo una settimana di tentativi a vuoto Brendan manda un email con lista dei documenti, dettagli dei voli, prenotazioni e itinerario chiedendo se fosse abbastanza per ottenere il visto. Rispondono immediatamente con un chiaro ed inequivocabile si. Mandiamo il corriere e dopo dieci giorni senza nessuna notizia chiedo a Brendan: "Ancora niente dal consolato cinese? I cinque giorni sono passati."
"Vabbè non saranno precisissimi, vedrai che...SHIT!!"
"Cosa?!"
"Mi sono dimenticato di includere le foto!"

Mandiamo un email, profferendoci in scuse per la dimenticanza, e diciamo di aver spedito le foto per posta se per favore possono includerle alla domanda che hanno già ricevuto quasi due settimane prima.
Drago Rosso: "Portate foto quando venite a ritirare i passaporti, Lun-Gio dalle 9 alle 12."
Trifoglio Verde: "Grazie per il suggerimento, ma sarà un corriere a ritirare i passaporti, possiamo mandare le foto per posta e poi ritirare per corriere?"
Drago Rosso: "Non accettiamo applicazioni per posta."
Trifoglio Verde: "L'applicazione non è per posta, sono solo le foto. Avete già ricevuto la domanda per i visti tramite corriere. Potete per piacere accettare le foto per posta?"
SILENZIO...PER FAVORE...SILENZIO...PER FAVORE, PER FAVORE...
Trifoglio Verde: "Ditemi se accettate le maledettissime foto per posta o se devo venire io a Dublino a portarvele!"
Drago Rosso: "Date foto a chi viene a ritirare i visti."
Trifoglio Verde: "Chi viene a ritirare i visti è un corriere che mi ha già fatto pagare 50e per portarvi la domanda e 50 per ritirarla! Se adesso gli porto le foto me ne fa pagare altri 50!! Non potete per favore mettere insieme le foto che sicuramente adesso avete con la domanda che avete da quasi 2 settimane ormai??"
SILENZIO
Stamattina Brendan manda un altro email, riattaccando con le scuse e spiegando che abbiamo bisogno di una risposta oggi perchè se insistono nel ricevere le foto direttamente, uno di noi deve andare a Dublino in aereo a portarle visto che costa meno che mandarle per corriere (God Bless Ryanair!).

Toccati sul soldo, troviamo un modo per intenderci e finalmente empatizzano col nostro problema: "Brendan, this is incredible! Cledevo molto meno calo mandale foto con colliele! Visto che le hai spedite va bene così."
Un'ora dopo riceviamo un email per dire che i visti sono pronti.

venerdì 23 novembre 2007

Assicurazione

Dal momento in cui abbiamo cominciato la ricerca è stato subito chiaro che il problema non era di facile soluzione. Tutti i pacchetti di assicurazione di viaggio pre confezionati sembrano essere fatti o per studenti con lo zaino o per ultrasessantenni che vanno a Lanzarote per due settimane. Famiglie che vanno in vacanza per 3 settimane sembrano rientrare nella normalità, ma famiglie con lo zaino sono decisamente fuori categoria. Alla fine abbiamo dovuto rivolgerci ad un broker locale, O'Leary Insurances che ci ha trovato una soluzione su misura: una polizza che ci copra per gli otto mesi per spese mediche (fino a 6.350.000E a testa), reimpatrio, ma che copre anche tutti i bagagli, passaporti, carte di credito, cancellazione di voli, spese legali e responsabilità civile fino a 2,5M E. Include anche attività come sci e scuba diving. Da non sottovalutare anche il vantaggio di avere sempre una persona con cui trattare dall'altro capo del filo del telefono nel caso dovessimo usare la polizza. Sempre meglio che aver a che fare con un'agenzia con sede altrove dove ogni volta che chiami sei cosrtetta a trattare con una persona diversa dopo essere stata messa in attesa al telefono per ore. Costo totale 1000e.

Ascoltando: The Cure, Friday I'm in love

martedì 20 novembre 2007

Indulgenze dei Tempi Moderni

Mi è stato chiesto se con tutti i chilometri che copriremo nei prossimi otto mesi abbiamo considerato di acquistare crediti per l'emissione di CO2 che causeremo. Sul sito della British Airways c'è un link per un'azienda che si chiama Climate Care, che è una delle principali a fornire il servizio in Inghilterra.

Il concetto è questo: usando degli "standard governativi per convertire unità di energia in emissioni di CO2", ti dicono quanto inquini viaggiando, ma anche stando a casa (usando macchina, elettricità, gas e gasolio) e ti consentono di pagare un prezzo per riscattare le emissioni di gas che produci. I soldi che tu paghi vanno poi ad essere investiti in progetti per ridurre le emissioni di CO2 in diverse parti del mondo. L'obiettivo è quello di raggiungere una situazione neutrale in cui le emissioni che produci vengono annullate dai progetti verdi che vai a finanziare. Il ragionamento non fa una piega, i problemi però sorgono quando vai a vedere come queste aziende operano e quello che ho visto non mi convince. Sono tutte aziende private che operano secondo schemi privi di ogni controllo alcuni dei quali sono stati poi scoperti come fraudolenti, inefficaci, o addirittura controproducenti, (vedi The Guardian "The inconvenient truth about carbon offset industry").

Tra tutte le emissioni di CO2, già di per sè difficili da calcolare per ammissione stessa del IPCC, quelle degli aerei sono le più difficili da determinare perchè dipendono da quanto sia carico l'aereo e dall'altitudine (vedi FAQ on Climate Care). Ancora più difficile da determinare è quanta CO2 viene riscattata da un'altra parte. Uno dei progetti più popolari è quello di piantare alberi, che naturalmente eliminano CO2, ma la quantità non è misurabile specialmente quando le aziende che li piantano lo fanno in riscatto immediato di tutta la CO2 che l'albero eliminerà in 100 anni di vita. Un progetto per piantare alberi in Ecuador(vedi World Rainforest Movement) è stato accusato di aver sfrattato migliaia di contadini e di gestire piantagioni dove la terra rilascia più CO2 di quanta ne assorbano gli alberi. Lo stesso fondatore di Climate Care, Mike Mason, ha detto che piantare alberi sia uno spreco di tempo ed energia, ma che purtroppo la gente si entusiasma all'idea e quindi bisogna accontentarla. Altri progetti tipo quello di scoraggiare l'uso domestico di combustibili altamente inquinanti in India o in Africa, sono ancora più difficili da realizzare perchè richiedono la cooperazione della popolazione locale.

Da quello che ho visto, non credo che si possa affidare a delle aziende private il compito di "offsetting" il diossido di carbonio che produciamo e sono d'accordo con chi lo paragona alla pratica in uso nel medioevo di comprare indulgenze per poi continuare a peccare con la coscienza tranquilla, (Vedi Denis Hays in The New York Times). Chiamatemi eco-vandala, ma fino a quando la materia non verrà regolamentata da una legge e gestita da un governo, fino a quando il costo del CO2 non verrà ripartito proporzionalmente tra chi lo produce e chi ci guadagna, (BA nel 2005 quando ha lanciato la campagna ha comprato per tutto l'anno crediti pari all'emissione dei suoi aerei nella tratta Londra-NY di appena un giorno), non mi sento di auto punirmi per i prossimi 8 mesi.

venerdì 16 novembre 2007

Porquè quieres aprender l'espanol? Porquè el chino no me gusta.

Non ricordo se sia nato prima l'uovo o la gallina: se Brendan abbia cominciato ad imparare il cinese perchè vuole andare in Cina se o voglia andare in Cina perchè sta imparando il cinese. Il grave è che non se lo ricorda neanche lui. Più o meno due anni fa ha cominciato un corso in una scuola locale. Dopo il primo ciclo di lezioni il corso è stato sospeso perchè la materia era troppo complicata. In una classe di 20 persone, solo 3 si sono manifestati delusi. Tra questi anche Brendan che ha convinto gli altri due e la maestra, LiPing, a continuare privatamente le lezioni vedendosi a casa dell'uno o dell'altro. Da allora, il Martedì sera è diventata la serata cinese, molto più conviviale adesso che si è spostata dalla scuola a casa, innaffiata dal tè verde, accompagnato da fortune cookies (o scones, dipende dall'estro) e occasionalmente anche musica.

Alla fine del primo anno, uno dei tre studenti rimasti si è ritirato mentre Brendan ha detto di 'rendersi conto solo allora di quanto non sapesse'. Finalmente imparati i caratteri e i toni, (la stessa parola ha 5 significati diversi a seconda che venga pronunciata con uno dei 4 toni in crescendo, calando o piatto o senza tono: "Ma1 ma4 ma3 ma", rispettivamente: "madre, bestemmiare, cavallo, punto interrogativo"=mamma ha bestemmiato il cavallo?), adesso poteva cominciare ad imparare il cinese.

Oltre alle lezioni con LiPing ed Ian, l'altro allievo coraggioso, Brendan ha usato un corso di cinese online per le ripetizioni: http://chinesepod.com/.
All'inizio ha utilizzato solo i dialoghi gratis, poi ha preso il pacchetto a pagamento dove mettono a disposizione il testo scritto e gli appunti di grammatica. L'estate scorsa si è poi iscritto alle lezioni private che chinesepod organizza tramite skype, in cui per un mese si hanno conversazioni uno a uno con un'insegnate tramite skype. Al momento, ha raggiunto un livello intermedio, o come ha detto molto più poeticamente LiPing: "Se paragoni imparare il cinese a scalare una montagna, tu sei arrivato a metà." L'esperienza è comunque talmente intensa che per disintossicarsi Brendan ha cominciato a scrivere un blog su quanto sia difficile scalare quella particolare montagna: http://peelingmandarin.blogspot.com

Visto che con l'inglese ce la caveremo in Oz e NZ (or will we?? See Glossary) e il mio esposo copre la Cina, a me non rimaneva che fare qualcosa a proposito del Sudamerica e imparare lo spagnolo. Anche io ho cominciato con un corso per principianti nella scuola locale e poi con quei pochi che hanno voluto continuare ci siamo messi d'accordo fare delle lezioni private a casa. La classe è un po' più numerosa di quella di cinese, ma non di molto: io, Cheryl, Gillian, Sean, Mark, Jez y Maria, nuestra profesora. Anch'io per complementare il corso sto utilizzando delle lezioni on line tramite http://spanishsense.com/. Non è come scalare il Kilimajaro, piuttosto lo paragonerei al Cammino degli Incas...

Ascoltando: Asian Dub Foundation, 1000 Mirrors

lunedì 12 novembre 2007

Visti

Qualche foto per spezzare una lancia a proposito del punto di partenza, scattate oggi a Drake's Pool, lungo la strada tra Carrigaline e Crosshaven su cui cerco di andare a correre quasi ogni mattina.

Gli unici paesi per i quali abbiamo bisogno di un visto prima dell' arrivo sono l'Australia e la Cina. In tutti gli altri si tratta semplicemente di un timbro alla frontiera. Dall'esperienza di altri abbiamo sentito che l'unico problema potrebbe sorgere per la Bolivia, specialmente attraversando il confine via terra. A quanto pare è molto comune dover discretamente infilare qualche dollaro tra le pagine del passaporto per ottenere il permesso di entrare.

Per il visto australiano ci ha pensato l'agente di viaggio. Ancora una volta ci troviamo davanti ad un bene virtuale: paghi 20e e ricevi un foglietto di conferma, ma il visto è registrato con le autorità australiane che metteranno poi il timbro all'ingresso. La Cina è stata molto più complicata. Non accettano applicazioni per posta, ma bisogna portare i passaporti all'ambasciata e aspettare un paio di giorni perchè emettano i permessi. Visto che l'ambasciata si trova a Dublino, all in all un gran mal di testa. Richiedono anche i dettagli del volo di arrivo e partenza, indirizzi di alberghi e dettagli sull'itinerario. Stiamo al momento mettendo insieme il tutto e la settimana prossima manderemo un corriere a Dublino con i passaporti, per fortuna concedono almeno che non ci si debba presentare di persona.

Prenotando la Cina

Negli ultimi giorni abbiamo cominciato a guardare gli alberghi in Cina. La scelta è enorme, per tutti i tipi di budget e i prezzi a Beijing e Shanghai sono in media più bassi di 1/3 rispetto all'Europa, a Chengdu oltre la metà. La base delle nostre ricerche sono state ancora una volta la Rough Guide e internet.

A Beijing abbiamo prenotato il Novhotel. Come prima tappa, appena arrivati e jetlagged abbiamo optato per una scelta non molto avventurosa: 3 stelle, vicino a Piazza Tiananmen e la Città Proibita. Servirà ad ambientarsi per i primi giorni anche se non sembra un posto molto speciale. Prenotare in compenso è stata una specie di avventura, visto che tutte le loro camere doppie offrono al massimo posto per un bambino e noi ne abbiamo due. Ci sono voluti almeno 6 emails per intendersi: in qualunque modo formulassimo la richiesta di una camera con un letto doppio e due singoli, la prima risposta era sempre"Si", salvo poi un convoluto giro di parole per dire no. Alla fine ci siamo messi d'accordo (credo!) e ottenuto quello che volevamo, ma probabilmente siamo stati maleducatissimi nel pretendere una risposta così diretta.

La seconda tappa cinese sarà Xi'an, per vedere i guerrieri di terracotta. Non abbiamo ancora prenotato niente, sappiamo solo che vogliamo stare dentro alle mura visto che la città vecchia merita di essere visitata.

La scoperta migliore è stata quella per la terza tappa, una guesthouse di Chengdu trovata tramite blog. Si chiama Sim's Cozy Guesthouse, gestita da Sim e Maki, una coppia giapponese-koreana. Dei posti in cui staremo questo è quello che ci incuriosisce di più visto che non sembra una semplice guesthouse, ma i proprietari organizzano anche corsi di cucina sichuanese, tornei di ping pong, e hanno anche una biblioteca a disposizione degli ospiti con centinaia di libri, inclusi "all kind of novels and lomance books"! Sembra il posto ideale per
abbandonarne qualcuno dei nostri e cominciare ad alleggerirci.

Di seguito, passeremo 3 giorni in crociera sullo sullo Yangtze da Chongqing a Ychang. Ancora una volta trovata su internet tramite un tour operator locale (Yatour).
Fino ad ora, contrariamente a quanto succede in altre parti del mondo, nessuna prenotazione ha richiesto nè deposito nè numero di carta di credito come garanzia. Sarà interessante scoprire se a causa di una maggiore fiducia dei cinesi nel genere umano o se ci sia sotto qualche trucco (tipo tariffe scontate prepagate...), tutto parte dell'esperienza.

giovedì 8 novembre 2007

8 Mesi di Valigie

Una delle domande più frequenti che ci viene fatta quando diciamo a qualcuno del viaggio è: che cosa ci mettete nelle valigie per otto mesi?! I chili di bagalio che possiamo portarci appresso sono i tradizionali 20 a testa, quindi quello è il limite massimo. Bisogna però considerare che non possiamo pretendere che le bambine a 6 e 8 anni si trascinino dietro 20 kg di valigia e che quindi gli sherpa saremo io e Brendan. Abbiamo quindi deciso per 2 valigie rigide da 20kg e due zaini decisamente più leggeri. Come riempirli? Ci sono alcune cose che dobbiamo per forza portarci dietro: medicine, guide per tutti i paesi che visiteremo e i libri di scuola delle bambine. Di già 6kg andati, forse anche di più.

Bisogna entrare nell'ordine di idee che per questi 8 mesi i vestiti serviranno per coprirsi, non per vestirsi, che per un' italiana è duro da accettare, ma non ci sono alternative! Una volta entrati in quest'ottica ci si rende conto che non si ha bisogno di molto, due o tre cambi per l'inverno e qualcosa in più per l'estate. Alla fine, comunque uno tende a usare sempre le stesse cose anche con un armadio pieno di vestiti. Il resto diventa una cornice ai capi preferiti, una riserva che dà sicurezza, ma alla fine per la maggior parte inutile. Nel nostro caso dovremo semplicemente identificare bene i capi preferiti, i più utili, e fare spesso la lavatrice.

Per l'inverno, abbiamo investito in attrezzatura da trekking: felpe in pail, pantaloni imbottiti, e magliette tecniche, due cambi ciascuno. Poi porteremo uno (forse due) cambi di vestiti normali. Per l'estate è più semplice, meno voluminoso e pesante, costume, magliette, pantaloncini e due paia di pantaloni lunghi. Appena avremo finito di usare certe cose, come l'abbigliamento estivo e i libri di scuola dopo il soggiorno in NZ, la spediremo a casa per posta. In questo modo ci alleggeriremo un po' e faremo spazio per quello che sicuramente raccoglieremo per strada.

Per quanto riguarda i libri di lettura, dovremo adattarci a leggerne uno alla volta anzi che averne due o tre in contemporanea e poi una volta finiti "liberarli" per il mondo, che mi auguro aiuterà le mie statistiche di Bookcrossing.

martedì 6 novembre 2007

Ka Mate! Ka Mate! Ka Ora! Ka Ora!

Ultimamente uno dei momenti più belli della giornata è controllare l'email la mattina e trovare quasi ogni giorno un messaggio dall'altro emisfero. Leah che ci chiede se vogliamo che ci trovi una scuola per le bambine a Brisbane, Francesca che vuole sapere quando arriveremo a Melbourne, Ludi e Gary che ci aspettano con 'gallons' di vino australiano sulla loro barca a vela, Duncan che ci diffida di prenotare qualunque altra cosa prima di consultarlo, ma concede alla fine che anche da soli non abbiamo scelto poi troppo male (G'day mate! How come you leave comments on the hubby's blog and not mine??).

Due giorni fa abbiamo ricevuto una sorpresa: l'affidarsi al caso ha finalmente cominciato a dare risultati e la fortuna ha iniziato a girare dalla nostra parte. Una coppia di Christchurch ci ha offerto uno scambio di casa cominciando così finalmente a concretizzare il nostro soggiorno neozelandese. Il sito che ha dato risultati e' stato Home4exchange. Louise e Ray ci hanno contattato perchè interessati a passare qualche mese in Europa e vorrebbero vedere questa parte di Irlanda. Dopo aver scambiato qualche email ci siamo messi d'accordo su modalità e date e dal 12 di Aprile, data in cui arriveremo in NZ e compleanno di Sara, potremo usare casa loro come base per tutto il tempo che rimarremo nella South Island, fino all'inizio di Giugno. Loro faranno lo stesso con la nostra casa di Cork.

Una volta presentati e messi d'accordo sulle modalità dello scambio ciascuno ha offerto la propria disponibilità per aiutare l'altro a scoprire la zona. Al momento ci stiamo scambiando informazioni su circoli di bridge, ristoranti, pubs e circoli di pietre (roba a cui loro sono interessati), e quello che invece interessa a noi dalle loro parti. Abbiamo così imparato che vicino alla casa c'è una piscina, campi da tennis e basket (Nina sarà contenta), un parco giochi e la possibilità di fare molte camminate. Che ChCh ha una bellissima galleria d'arte e che l'Antartic Centre è un posto che merita di essere visitato. C'è una pista di pattinaggio su ghiaccio di cui tutte e due le bambine si sono mostrate entusiaste e si può andare in giornata ad Arthur's Pass per sciare. La casa è grande, su tre piani, con una vista bellissima sulle Alpi. Con la casa vengono anche 2 gatti, che per le mie figlie, private della gioia di un pet da genitori crudeli che invece le trascinano per il globo, è una piacevole sorpresa.

Volevamo lo scambio di casa per Sidney, in Gennaio, ma onestamente quale persona sana di mente scambierebbe l'estate australiana con il peggio dell'inverno irlandese?! Non avevamo nessuna possibilità!

domenica 4 novembre 2007

La Torre Eiffel Cinese

Ieri abbiamo finalmente ritirato i biglietti aerei che per quasi un anno ci hanno visti in stretta comunicazione con Sinead, la nostra bravissima e pazientissima agente di viaggio. Come tante altre cose ormai, (i soldi con cui sono stati pagati per esempio!), anche quelli sono virtuali. Li chiamano E-tickets, che vuol dire che non avremo nessun coupon da portarci dietro e proteggere con la vita, ma semplicemente un pezzo di carta con itinerario, date e orari, che possiamo anche perdere visto che il biglietto vero è registrato nel sistema della compagnia aerea. Nonostante la mancanza di fisicità, il momento è stato comunque entusiasmante, almeno per me e Brendan.

Mentre noi definivamo gli ultimi dettagli con Sinead, le nostre figlie ci ignoravano completamente, Nina continuando a giocare col Nintendo e Sara sfogliando tutti i dépliant di viaggi su cui riusciva a metter mano. Dopo averli guardati tutti, scartato safari in Kenya, sci in Austria e city-breaks in Europa, me ne ha portato uno su Dubai con alberghi da mille e una notte e pubblicità di negozi che vendono diamanti a kilo: "Guarda mamma, ma è bellissimo, ci andiamo?"
"Magari un'altra volta", dico io.
"Perchè?"
Decido di ignorare la domanda e l'impulso di strangolarla, possibile che sia così ingrata?

Tornando verso la macchina, Nina sempre senza alzare gli occhi dal Nintendo e Sara con il dépliant di Dubai stretto sotto il braccio, chiedo: "Siete contente di partire? Ormai manca poco!"
Silenzio, sguardi di traverso, e poi "NO! Non mi va di andare dove ci sono coccodrilli e ragni velenosi, mi piace Dubai, e la Spagna dove la mia amica Alex dice che si comprano un sacco di belle cose!" Sei anni e già una personalità ben definita, una Bond-girl, Martini Dry, shopping e piscina. Una delle sue attività preferite al momento è andare a fare compere con la nonna italiana e fermarsi a prendere caffè e pasta al bar, o l'aperitivo, dipende dall'ora. Provo già pena per il povero ignaro sei-anni-e-qualcosa che un giorno perderà la testa per lei.

Ignoro la piccola peste e mi rivolgo alla grande: "E tu Nina, sei contenta di partire?"
"No. A me piace stare nello stesso posto, non cambiare di continuo. Non farò in tempo ad abituarmi a un posto che dovremo già lasciarlo! E poi, COME PENSI DI CAVARTELA A INSEGNARMI QUELLO CHE DEVO FARE A SCUOLA??"
Preoccupazioni un po' più profonde quelle della peste maggiore, bravissima a scuola e il naso sempre in un libro, ma sempre preoccupazioni. La rivelazione mi ha colpita: le mie due figlie non hanno nessuna fiducia nelle nostre capacità di proteggerle dai coccodrilli nè di provvedere alla loro istruzione! Altro che esperienza indimenticabile.

Facendo appello a tutte le mie sovrumane capacità di mamma ho cercato di vedere le cose dal loro punto di vista. È vero, a quell'età la cosa che vogliono è stabilità e routine. Non sono più nella fase quasi autistica in cui tutto deve essere fatto SEMPRE nello stesso modo e se provi ad infilargli la giacca prima di allacciargli le scarpe gli viene una crisi isterica, ma sono comunque attaccate alle amiche del cuore, i Simpsons alle 6, la scuola e tutto quello che rappresenta il loro mondo. Detto questo, con la famiglia sparsa tra la Sardegna, l'Irlanda e la Francia, sono anche abituate a viaggiare molto. Le abbiamo portate a camminare per kilometri sulle Montagne Rocciose, a Stuttgart per il Weinachtsmarkt e in Scozia a cercare Nessie. 8 mesi in giro però sono un'altra cosa.

Alla fine abbiamo capito che dopotutto siamo in 4 a fare questo viaggio e non possiamo trascinarci dietro le figlie come bagaglio, ma che anche loro devono avere la possibilità di dire la loro, nei limiti del ragionevole ovviamente! Ci siamo detti che forse la soluzione è quella di coinvolgerle di più nei piani, chiedere anche a loro che cosa si aspettano dall'esperienza, che cosa LORO sono interessate a vedere. A quel punto Nina ha alzato finalmente lo sguardo dal videogioco e ha detto: "Sai quando la gente va a Parigi e va a vedere la Tour Eiffel? Io voglio vedere la Tour Eiffel cinese!"
Ho visto la luce! Abbiamo aperto la guida e deciso insieme che la Grande Muraglia e il Buddha gigante di Leshan sono la Tour Eiffel cinese! Per Sara ci stiamo ancora lavorando, visto il tipino sarà più dura, ma almeno siamo riusciti a strapparle che non le dispiacerebbe vedere i Panda in Chengdu e nuotare con i delfini in Australia...bontà sua.

Ascoltando Red Hot Chili Peppers: Around the world, scelta di Nina!

sabato 3 novembre 2007

650g di Gadgets

Dopo passaporti e carte di credito, la parte più importante del nostro bagaglio sarà il nostro "parco tecnologico". Negli ultimi mesi abbiamo investito in degli articoli che ci permetteranno di rimanere in contatto col resto del mondo dovunque ci sia un segnale Wifi o GSM. Il peso sarà uno dei problemi logistici con cui dovremo fare costantemente i conti spostandoci di continuo e portarsi dietro un computer diventava complicato. Per aggirare il problema abbiamo acquistato una versione ridotta di un portatile, un Nokia N800 internet tablet che ci permetterà di collegarci a internet, editare un testo, trasferire immagini, usare skype e, last but not least, blogging! Da usare insieme, abbiamo comprato una tastiera Freedom Universal Keyboard (bluetooth), per rendere più facile la scrittura.

Come macchina fotografica abbiamo scelto una Sony Cybershot DSC-W50. Non più grande di una carta di credito, ha una batteria a lunga vita e non è l'ultima della serie, quindi anche il prezzo è ragionevole.

I gadgets più innovativi però sono quelli che riguardano l'indispensabile telefonino. Prima di tutto il telefono: un Cubic Telecom Wifi phone che permette di fare sia telefonate VoIP , il cui costo è di 1c al minuto in tutto il mondo (quando ci troviamo in una zona Wifi aperta), che normali chiamate GSM. La seconda parte della tecnologia riguarda il sim, un MaxRoam. MaxRoam è un prodotto di Cubic Telecom, una ditta locale di Cork. Con questo sim potremo fare telefonate ad un costo notevolmente più basso di quello che faremmo utilizzando la Vodafone (Vedi Brendan's blog entry per un paragone tra le due). Inoltre possiamo associare allo stesso sim sia un umero di telefono irlandese che italiano che farà risparmiare anche chiunque ci chiami da casa. Tutti i gadgets stanno in tasca senza bisogno di una borsa speciale e il loro peso totale è di appena 650g.

venerdì 2 novembre 2007

Insegnando alle nostre figlie

Come genitori, uno degli aspetti più interessanti del viaggio è quello di dare alle nostre figlie un'esperienza indimenticabile. A quasi nove e quasi sette anni sono in una bellissima età dal punto di vista di un genitore, finiti i pannolini e le notti in bianco, sono bambine indipendenti che al momento offrono una piacevole compagnia. Sappiamo che non durerà a lungo e che gli ormoni cominceranno a circolare presto, che non saranno più tanto entusiaste di passare tanto tempo con noi, quindi ci godiamo la fase finchè dura.

Il viaggio sarà un'introduzione al pianeta Terra, una lezione di geografia dal vivo per mostrare loro diversi modi di vivere e cominciare ad apprezzare le diversità. Con i costi del carburante che aumentano di continuo crediamo che l'era dei viaggi a basso costo non durerà molto a lungo e probabilmente in altri dieci anni un viaggio del genere non sarà più possibile, almeno per noi.

Anche dal punto di vista della scuola sembra essere l'età ideale. Con Nina in third class e Sara in first, sono ancora ad un livello in cui possono saltare 6 mesi di scuola senza conseguenze per la loro istruzione. La scelta di partire a fine anno è stata fortemente influenzata dal fatto che così le bambine avranno completato il primo quadrimestre nelle rispettive classi e coperto gran parte del programma. Le maestre avranno già impostato il lavoro che poi noi genitori dovremo finire. I mesi in cui staremo fermi nello stesso posto in Oz e NZ saranno mesi di scuola in cui alcune ore al giorno verranno dedicate a studiare.

La scuola è stata di grande aiuto in tutto ciò, la preside ha dato entusiasticamente la sua approvazione e ci ha assicurato che la scuola farà di tutto per aiutare le bambine a reinserirsi nelle classi di appartenenza. Questo mese avremo un incontro con le maestre in cui ci spiegheranno esattamente che programma dovremo coprire. La preside ha anche insistito perchè le bambine rimangano in contatto con le classi via email per raccontare di quello che vedranno in 8 mesi lontane. Il loro Daddy tecnologico ha però portato la cosa ad un livello superiore e da subito dopo la partenza anche Nina e Sara cominceranno a scrivere sul loro blog!

Ovviamente scuola non è solo istruzione, l'essere a contatto con altri bambini è altrettanto importante per il loro sviluppo. Non sappiamo come reagiranno a otto mesi in prevalentemente nostra compagnia. Sicuramente avranno contatti con altri bambini, speriamo per esempio di metterle in una scuola a Brisbane per qualche giorno, ma dovranno abituarsi al distacco, a fare delle amicizie e dover lasciarsele indietro. Dall'esperienza di altri genitori che hanno intrapreso viaggi simili, alcuni adottando questo stile di vita per anni, vivendo in barca a vela e cambiando porto ogni pochi mesi, abbiamo sentito che i bambini che vivono questo tipo di esperienze imparano a scegliere meglio le proprie amicizie, ed è una capacità che acquisiscono per la vita. Una volta tornati ad una situazione stabile, con questa nuova abilità sono capaci di pensare con la propria testa molto più di altri che non si sono mai mossi, sono meno soggetti all'influenza del gruppo e più selettivi nello scegliere gli amici. Questa almeno è la teoria.

giovedì 1 novembre 2007

Calcolare le spese di tre mesi in Australia e tre in Nuova Zelanda è stato, è tutt'ora, più complicato. La prima cosa che abbiamo dovuto decidere è questa: che cosa vogliamo dall'esperienza? Sicuramente vedere il più possibile, ma anche e forse soprattutto capire come si viva la quotiniatità Down Under per vedere se un giorno potremmo mai pensare di viverci. Con questo in mente, abbiamo diviso le permanenze nell'una e nell'altra in 3 parti, 2 mesi stando fermi nello stesso posto e 1 viaggiando.

In Australia passeremo 5 settimane a Sidney, 3 on the road e 4 a Brisbane. Ancora una volta siamo partiti dalla Rough Guide e fatto il calcolo di quanto spenderemo come turisti nelle 3 settimane in giro. Fatto questo, si è trattato di calcolare il costo della vita nelle due città che abbiamo scelto come basi per un mese all'inizio e uno alla fine. Grazie alle guide, internet e soprattutto agli amici che vivono in Oz siamo arrivati a un budget australiano di 15 milaE. Brisbane è stato facile grazie a Simon e Leah che ci hanno generosamente offerto l'uso di un granny flat a casa loro (Thank You guys, I'll never say it enough :-)

Per Sidney, avevamo sperato di organizzare uno scambio di casa sottoscrivendo a due siti che si specializzano in questo: Homelink e Home4exchange. Diverse volte ci siamo andati vicini, ma non abbiamo trovato un partner ideale. Parte del problema è l'idea molto precisa di quello che vogliamo da Sidney: un'esperienza cittadina. Vogliamo vivere la città e tutto quello che ha da offrire, con la possibilità di passare qualche giorno in spiaggia, ma non esserci costretti da una casa troppo in periferia. Una volta scartato lo scambio di casa, dopo diverse ore di ricerca su internet abbiamo prenotato un appartamento, (Take a look!) in una zona a 20 minuti dal centro e 10 minuti da Cogee Beach. Diventerà casa per 5 settimane nelle quali speriamo di mescolarci ai locali e vivere come dei veri australiani, barbecue and all.


La Nuova Zelanda è ancora in fase di progettazione. Sappiamo che come basi sceglieremo Queenstown nell'isola del sud e Wellington nell'isola del nord. Al momento ci affidiamo alle guide e al fatto che il dollaro neozelandese è meno caro di quello australiano. Il budget per la Nuova Zelanda è di 13 milaE, e non ci resta che sperare!

Alla fine del viaggio pubblicherò un spreadsheet con un acconto dettagliato delle spese divise per voci e paesi, solo allora potremo vedere di quanto le nostre previsioni si avvicinano alla realtà. Alle spese del viaggio dobbiamo ovviamente aggiungere anche le spese fisse a casa per il periodo che saremo via, principalmente il mutuo e le assicurazioni delle macchine, ma anche considerare che fino alla fine del mese di Settembre non avremo alcuna entrata. Cancelleremo l'abbonamento del telefono, broadband, luce e gas. Il nostro budget totale, considerando anche gli imprevisti è di 60 milaE. A questo aggiungeremo una rete di salvataggio di altri 20 mila grazie ad uno schema della AIB Bank che concede dei prestiti per le emergenze per i quali non si pagano interessi fino a quando non si comincia a prelevare. Se alla fine del viaggio non li avremo toccati potremo semplicemente restituirli così come li abbiamo presi in prestito. Siamo d'accordo che quando cominceremo a prlevare da quel conto sarà ora di tornare. Speriamo che il budget tenga e di poter arrivare a Buenos Aires alla fine di Agosto, ma se non dovessimo farcela, pazienza. Anche se avessimo sbagliato completamente i calcoli e dovessimo finire i fondi dopo tre mesi e mezzo avremo sempre visto la Cina e l'Australia, ci sono guai peggiori. Sure what else would we be doing?

Ascoltando The Killers, Bones

mercoledì 31 ottobre 2007

Il costo dei biglietti aerei è stata la parte più semplice da determinare, soprattutto la più sicura, senza sorprese. Più difficile è invece il calcolo di tutto il resto e per quanto abbiamo fatto e rifatto calcoli e ricerche alla fine non sapremo mai quanto il tutto costerà fino al ritorno. Ovviamente possiamo fare una previsione, aggiungere un fondo imprevisti, ma fino al 20 di Agosto quando rimetteremo piede sul suolo irlandese non possiamo dare una risposta sicura.

Di nuovo, la chiave per risolvere il problema è stata quella di dividere gli otto mesi in segmenti più piccoli e cominciare a fare un budget per i periodi più brevi: le prime 3 settimane in Cina e poi le ultime 5 in Sudamerica. Fino ad ora per ogni viaggio abbiamo sempre usato le 'Rough Guides' che non ci hanno mai deluso così anche questa volta ci siamo affidati a loro:
Cina 70$ al giorno a persona
Cile 350$ alla settimana a persona
Bolivia 40$ al giorno a persona
Perù 60$ al giorno a persona
Le cifre si riferiscono a vitto, alloggio e trasporto. Le visite turistiche sono a parte, almeno quelle grosse come la visita a Machu Pichu o la crociera sullo Yanze. Per le bambine abbiamo calcolato metà quota.

Nella sezione dei costi le guide indicano sempre tre budgets: economico (per backpackers che usano solo ostelli e all'occorrenza neanche quelli), medio (B&B o Hotel e un minimo di comfort) e di lusso (per chi viaggia sempre a 4 stelle). A questo punto della nostra vita, noi rientriamo nella categoria di mezzo. In base a questi dati, aggiungendo per le visite turistiche e gli imprevisti il budget per queste 'vacanze nella vacanza' è il seguente:
Cina 4000e
Cile 1700e
Bolivia 1000e
Perù 1300e

Al sudamerica vanno aggiunti 5 giorni a Buenos Aires per i quali non abbiamo ancora fatto i calcoli, ma supponiamo un costo della vita simile a quello del Cile piuttosto che Perù o Bolivia dove è decisamente più basso.

Il segmento successivo ad essere quotato è stata la settimana alle Fiji. Anche lì poche sorprese perchè si tratta di una settimana al sole in un villaggio turistico per rilassarsi prima della maratona sudamericana in cui per 5 settimane saremo sempre in movimento, coprendo via terra la distanza tra Santiago e Lima per poi prendere un volo interno per Buenos Aires dove passeremo gli ultimi giorni prima di ritornare in Europa. I costi delle Fiji variano moltissimo e non c'è che l'imbarazzo della scelta. Per ora ci siamo ancora una volta tenuti su un livello medio e abbiamo previsto 2500e, ma non prenoteremo niente fino a molto più vicino alla data.

martedì 30 ottobre 2007

Costi

Una volta presa la decisione, passata l'euforia iniziale, il primo reality check è stato ovviamente quello dei costi. Possiamo farlo? O più precisamente, che cosa possiamo fare? Immediatamente ci siamo resi conto che un anno intero, come avevamo originariamente pensato è duro, sia dal punto di vista economico che della scuola delle bambine, ma che riducendo i mesi da 12 a 8 la cosa diventava molto più fattibile.

Il primo passo nella decisione dell'itinerario è stato quello di escludere qualunque tappa in Europa (ci siamo in mezzo, possiamo vederla quando vogliamo) e in Nordamerica. Nessuno di noi ha una particolare fretta di vedere gli States e abbiamo deciso di lasciare lo shopping natalizio a New York per quando saremo vecchi e tranquilli. Come costi, queste sono le zone più care del pianeta e le abbiamo eliminate completamente. La seconda ad essere cancellata dal nostro mappamondo è stata l'Africa, semplicemente perchè la vediamo come un posto a se, che merita un'attenzione più grande di quella che avremmo potuto dedicarle in poche settimane.

Rimaneva così l'Asia, Oceania e Sudamerica. A quel punto ciascuno ha tirato fuori le proprie preferenze: per me Nuova Zelanda, Sudamerica e Sudest Asiatico, nell'oridne, e per Brendan Cina, Australia e Nuova Zelanda. Ci siamo così trovati d'accordo sul fatto che avesse senso passare la maggior parte del tempo nei paesi più lontani in cui chissà quando avremo la possibilità di tornare. Spesso abbiamo parlato di un possibile trasferimento in Australia, quindi quale occasione migliore di questa per sperimentare come si viva in Oz, per capire se sia un posto in cui potremmo vivere per qualche anno.

A questo punto abbiamo cominciato ad avere un'idea più chiara di quello che volevamo fare: tre mesi in Oz e tre in NZ, in parte girando e in parte stando fermi per qualche settimana nello stesso posto per capire come si viva la quotidianità nell'emisfero australe, con una vacanza di un mese in Asia prima e uno in Sudamerica alla fine. Detto così diventa già più possibile!

Il passo successivo è stato quello di parlare con l'agenzia di viaggi locale, Foreign AFares, per organizzare i biglietti aerei. Sapevamo dell'esistenza di biglietti speciali che consentono di fare il giro del mondo, ma quando siamo andati a cercare di organizzarli da soli ci siamo resi conto che era necessario l'aiuto degli esperti. Ci sono dei tour operators che si specializzano in questo tipo di viaggi e mettono a disposizione diverse possibilità, sempre nel rispetto di alcune regole fisse. La prima è che bisogna girare sempre nello stesso senso e non è consentito tornare indietro, neppure per brevi tratti. La seconda sono il numero di fermate, la terza è il numero di miglia aeree entro cui bisogna rimanere. Una volta imparate le regole ci si rende conto molto velocemente di come non sia possibile "vedere" tutto il mondo anche se sicuramente ci si gira intorno. Questo è stato il secondo reality check e ha comportato un altro taglio: il sudest asiatico dovrà aspettare il prossimo viaggio.

I biglietti che abbiamo comprato si chiamano World Discovery Plus, che danno un totale di 29000 miglia aeree con la possibilità di comprarne altre 3000 ad un costo aggiuntivo di 150e a testa. Le compagnie aeree che utilizzeremo sono British Airways e Quantas, tutti i biglietti sono stati prenotati in classe Y appena apparivano sul sistema 330 giorni prima delle partenze. L'itinerario definitivo è il seguente:

29Dec Cork-Heathrow-Beijing
surafce to Shanghai
20Jan Shanghai-Sidney
surface to Brisbane
12Apr Brisbane-Christchurch
surface to Auckland
05Jul Auckland-Nadi (Fiji)
12Jul Nadi-Auckland
13Jul Auckland-Santiago
surafce to Buenos Aires
19Aug Buenos Aires-Heathrow-Cork

Costo totale, per 2 adulti e 2 bambini 10400E, (2220+tasse tariffa adulti, 1690+tasse bambini)

Ascoltando Red Hot Cili Peppers, Snow

lunedì 29 ottobre 2007

Suppongo che l'idea ci sia sempre stata, lasciarsi la quotidianità alle spalle e partire alla scoperta di nuovi mondi, non come turisti, con una vacanza organizzata da uno che lo faccia di mestiere, ma come viaggiatori, padroni del nostro tempo e liberi di cambiare programmi all'ultimo momento, anche lasciando non poco al caso. Non l'abbiamo fatto quando era il momento più adatto, quando eravamo solo in due e avevamo molti più soldi, per cercare di essere sensati, tante cose da portare a termine prima: comprare casa, scegliere un posto in cui mettere radici, assicurarsi una pensione. Poi sono arrivate Nina e Sara e a quel punto l'idea è stata accantonata come un sogno da realizzarsi, forse, una volta che le bambine fossero cresciute e ci fossimo ritrovati di nuovo in due, magari con niente più da dirci.
Per anni mi sono convinta che la casa fosse la chiave: dopo quasi dieci vissuti in affitto in paesi diversi era impossibile sentire di appartenere da nessuna parte, se solo fossimo stati capaci di legarci ad un posto, allora la serenità sarebbe arrivata di conseguenza. Tante volte ci siamo andati vicini, ma all'ultimo momento ci siamo sempre tirati indietro, incapaci di fare il passo per paura... di cosa? Chiudere le porte, sentirci in trappola, legare le nostre vite ad un unico posto, qualcosa del genere. Casa erano tutte le nostre cose, i libri, la musica, il tappeto sardo davanti al caminetto, lo specchio turco della mia amica Deniz e tutte le cose che ci siamo tirati dietro per anni in ogni posto in cui abbiamo vissuto. Il guscio è arrivato molto dopo, solo tre anni fa quando si è presentata un'occasione che sarebbe stato un suicidio finanziario lasciar perdere.
Fatto il passo e finalmente proprietari del nostro non proprio piccolo pezzo di terra, dipinto la camera da pranzo di arancione, le librerie di verde e sistemato tutte le nostre cose, mi sono seduta sulle scale con una tazza di caffè in mano ad ammirare il mio lavoro e mi sono detta: "E adesso?" L'inquietudine era sempre lì, la casa serviva solo a contenerla in uno spazio più ristretto che la rendeva tanto più soffocante.
Ho acceso la radio e sono capitata su un'intervista a Christine Breen che parlava del suo libro "So many miles to paradise" in cui descriveva la sua esperienza di viaggio intorno al mondo con marito e due figli. L'idea è tornata, in uno di quei rari e preziosi momenti in cui sai con tutto il tuo essere di fare la cosa giusta, ho preso il telefono e detto a Brendan: "Andiamo!" Io avrei venduto casa e sarei partita immediatamente, ma la mia metà è un po' più razionale e mi ha convinta ad aspettare un po' per poter organizzare le finanze in modo tale da tenere il guscio ed avere un qualcosa a cui tornare.
Ci siamo messi a tavolino con l'atlante aperto di fronte a noi e una lista dei desideri lunga diversi fogli. Quando abbiamo dovuto fare i conti con la realtà la lista è stata opportunamente ridimensionata a tre continenti ed un budget di 60 mila euro, con una rete di salvataggio di altri 20 mila. Ce la faremo? Non lo sappiamo, ma anche questo fa parte della sfida.

Ascoltando Noir Désir: Le Vent Nous Portera

domenica 28 ottobre 2007

"If you don't have peace of mind you have nothing, you know what I mean?" È una di quelle verità da scatola di cioccolatini presa in prestito da Alfie, quando dopo due ore di film di vita vissuta al massimo e sempre perseguendo il proprio piacere fa il bilancio e la rivelazione lo folgora: non importa quanto hai nella vita, se ti manca la serenità non hai niente.

Era l'inizio del '95, seduta su una valigia che conteneva pochi vestiti, libri e qualche oggetto che mi ricordasse casa leggevo 'Il Gabbiano Johnathan Livingstone'. Ai voli internazionali dell' aeroporto di Roma gente di ogni tipo mi passava davanti, molti di fretta, tutti con l'aria sicura di chi sa dove sta andando, con una meta da raggiungere, un posto dove andare. Ogni tanto alzavo lo sguardo dal libro e mi fissavo su qualcuno in particolare, chiedendomi che storia avesse da raccontare e perchè prendesse un aereo quel giorno. Con un biglietto di sola andata per Dublino come unico compagno di viaggio non mi ero mai sentita così sola. Ma alla fine solitudine era quello che volevo, quello che avevo cercato per anni e a fatica ottenuto, staccarmi da tutto e vedere se ce l'avrei fatta da sola, era la sfida che avevo raccolto. La parte interessante era, per quanto tempo avrei resistito?

Dodici anni dopo, 8 indirizzi, 4 paesi stranieri, 2 figlie ed 1 marito più tardi sono allo stesso punto. Questa volta il biglietto è 'circolare', gira intorno al pianeta e ritorna, in teoria, al punto di partenza. I biglietti sono 4, ma lo spirito è lo stesso: otto mesi in giro tra Cina, Australia, Nuova Zelanda, Fiji, Cile, Bolivia, Perù e Argentina per spingere i propri limiti più lontano, per mettersi alla prova, per vedere alla fine se ce la facciamo. Per quanto ci professiamo amanti della sicurezza e della stabilità alla fine la condizione umana è quella di perenne agitazione e senza il conflitto quotidiano non abbiamo pace. Alcuni meno di altri.

Le nostre vite hanno bisogno di una scossa, ci siamo adagiati un po' troppo negli ultimi anni e abbiamo bisogno di una sveglia per ricomnciare a vivere con atteggiamento più attivo anzi che subire quello che ci porta quotidianamente la routine. Speriamo alla fine di questi otto mesi in giro di cambiare prospettiva, cambiare il modo di vedere la vita e le difficoltà che comporta e di tornare a essere capaci di prendere decisioni senza paura di perdere un po' di comodità. 'Cause in the end without peace of mind you have nothing, you know what I mean now?

Ascoltando Mick Jagger, 'The blind leading the blind'