lunedì 3 dicembre 2007

Le reazioni della gente...

... quando viene a sapere del nostro progetto di viaggio intorno al mondo sono state, sono ancora, le più diverse. I genitori di tutti e due, nonostante le diversità culturali, hanno reagito in maniera sorprendentemente identica: "Siete fuori!", condito da una malnascosta preoccupazione, che però devo dire col tempo si è attenuata lasciando il posto ad una certa curiosità e forse al dubbio che possiamo anche avere ragione noi e aver avuto l'idea giusta.

Per quanto riguarda gli altri, molto presto ci siamo accorti di poterli distintamente dividere tra italiani e anglosassoni (oops, celtici). L'aggettivo che viene usato più spesso dagli italiani per commentare su quello che stiamo per fare è 'coraggiosi', quello che più spesso utilizzano gli altri è invece 'lucky bastards'. Dopo le prime reazioni degli amici più vicini è diventata una costante con poche eccezioni, (mio cugino Nicola che sardo, ma ormai cittadino del mondo si schiera decisamente con gli stranieri). La cosa mi ha sorpresa: tutti europei e della stessa generazione, ma alla fine le differenze nazionali hanno un peso e la globalizzazione non si estende allo spirito.

L'idea di un viaggio intorno al mondo è abbastanza comune qui in Irlanda, la gente però lo fa prima, magari dopo aver risparmiato qualcosa con il primo lavoro dal quale poi si licenziano per cercarne un altro quando tornano. Molti si 'perdono per strada', trovano lavoro in Australia e decidono di fermarsi per qualche anno. Alla fine però tornano quasi sempre, anche dopo dieci o vent' anni, ma tornano sempre a casa. Fare la stessa esperienza con bambini piccoli e chiedendo un sabbatico all'azienda in cui lavori è decisamente meno comune, ma altri l'hanno fatto prima di noi. La situazione economica attuale sicuramente favorisce questo tipo di mentalità: il lavoro è tanto e facile da trovare per tutti, l'idea di lasciare la via vecchia per la nuova non fa tanta paura, finito un lavoro, sicuramente ce ne sarà uno migliore dietro l'angolo. Ma non è solo questo, in generale, l'irlandese è più disposto a spostarsi, a lasciare casa per un periodo lungo di tempo anche a costo di sacrificare un po' di comodità. Forse anche per il clima e per mancanza di varietà, l'Irlanda anche se casa non è un posto molto difficile da lasciare, almeno per un periodo limitato di tempo.

In Italia le cose stanno diversamente. Sicuramente anche per ragioni pratiche più che valide, l'italiano è molto più conservatore al riguardo. L'idea di lasciare un lavoro per un altro è già abbastanza strana, lasciare un lavoro senza averne un altro pronto è da pazzi, a qualunque età. Mi chiedo però se sia tutto. In fin dei conti tutti gli altri, gli stranieri, vorrebbero vivere in Italia: clima, cultura, glamour, cucina, mare e montagna, tutto concentrato in un territorio relativamente ristretto, tutto invidiato dal resto del mondo. Nonostante le continue lamentele la gente vive bene: un paese povero pieno di gente ricca, decisamente più difficile da lasciare. A volte mi chiedo se l'italiano sia tutto considerato contento di quello che ha, talmente sicuro e soddisfatto del proprio posto sul mappamondo che gli manca la curiosità di vedere cosa ci sia nel resto. Di sicuro viaggiano, da turisti, ma raramente passano periodi lunghi all'estero per sperimentare sulla propria pelle un altro modo di vivere. A differenza degli irlandesi però, i pochi che lo fanno non tornano.

9 commenti:

desmax ha detto...

Guarda le inchieste di report
http://www.report.rai.it/ , sono le uniche che vengono rese pubbliche oltre al blog di Beppe Grillo, e su pochi altri blog (giornali radio e altre tv pare vivano nel mondo delle fiabe..).
Troverai la spiegazione del perchè gli italiani vorrebbero andarsene dall' Italia per lavorare, pagare le tasse e riceverne servizi in cambio.

Duncan ha detto...

I noticed the same phenomenon even 15 years ago living in Milan (yes, that long). I suppose it would have been more pronounced back then. Everyone thought i was mad, away from home so young - until they met my friends who had taken the year off to travel the world, with no guarantee of work on their return.

I always put it down to 2 factors - firstly, the job security issue you mention. Anyone who had a job would hold onto to it until they died - understandably given the rigidity of the Italian job market - and the prevailing economic climate.

Secondly is the lack of curiosity about the rest of the world, although given the amount of discontent around, i find it harder to agree that people were fundamentally content with their lot ! Maybe that just reflects the times and the people I hung out with ...

Definitely a northern/southern european thing though, in my experience, with the French (as always) falling somewhere in the middle - not as stay home as the Mediterraneans, but not as out there as the Swedes, Dutch etc that have that trait you associated with the ... anglo-celts (what a terrible term).

Letizia ha detto...

It is really interesting hearing these kind of observations form you, an outsider that has though experienced life among the people you talk about. I think the likes of us, (tinkers as my father in law would say: 'You can smell the camp fire from a mile off!'), acquired a healthy perspective/detachment that allows us to see things for what they are without being muddled by national pride and nonsense like that. As far as the ITs is concerned, I think that deep down they are convinced they have it all and regard the rest of the world with a kind of contempt mixed with a certain mild curiosity, a bit like the Irish! Sure they travel, they sample foods and cultures, (which is more than what can be said about the 'Oirish'), with the conviction that back home we do it better. In a way they (we) have a point, Italy really has it all, BUT there can be more than just one kind of excellence and the Italians seem to forget it.

Letizia ha detto...

Max, per darti un'idea del fatto che non è tutto oro quello che luccica, guardati questo blog sull'esperienza di due italiani a Dublino: Living in Barbaropoli

Duncan ha detto...

Interesting you should mention sampling food and cultures - where I worked there was precious little of that ! Maybe it's engineers I worked with. I asked one guy my age what thought of foreign food. He'd tried Chinese - once - and was not impressed (understandably given the quality of Chinese food in Europe). Anyway he didn't see the need - he'd tried lots of foreign food - Roman, Sardinian, Sicilian ... As much as I love Italian food, without Thai, Chinese, Indian etc life would be a lot less interesting.

PS Sorry about the English - my written Italian is strictly emergency use only these days.

Letizia ha detto...

That's exactly what I mean: they try Chinese food once and reinforce the conviction that Italian food is better, so why bother again? I totally agree with you that despite Italian cuisine being great you need variety and dispute even that ours is the best. Great ingredients because we are blessed with the weather and the Med, but very little skill involved. Your food can't but be great with that kind of raw material!
Don't worry about the English :-)

Mr Smiss ha detto...

Sono d'accordo sulla sindrome "ombelico del mondo" degl'italiani e degl'irlandesi ma...in fondo, in fondo mi sa che ognuno ha la sua....
Dove mi mettete i francesi??!!!!
Non pensano forse che noi siamo dei mangia spaghetti ignoranti e gl'iralndesi, degli inglesi che bevono tanta birra???!!!
E per quanto riguarda il cibo, ovviamente il loro è il migliore, tolto la profusione di ristoranti italiani o di piatti italiani serviti nel menù dei ristoranti francesi?
Non toccategli poi i vini,e Zidane..!!

Letizia ha detto...

Tutti hanno un certo orgoglio nazionale, ed è anche giusto. Gli apolidi come me, te, Duncan e tutti quelli che hanno vissuto altrove per anni ne perdono un po'e soprattutto acquisiscono un certo distacco che permette di vedere le cose di casa propria e altrui in modo più obiettivo. Ed è da questa prospettiva che dico che l'italiano oltre all'orgoglio nazionale che hanno tutti ha anche l'assoluta convinzione che 'Italians do it better', TUTTO. È vero che l'Italia ha belle montagne, mare, cucina, arte, moda etc. ma perchè deve per forza essere l'unica a fare le cose al meglio? Il mondo è tanto grande e vario che c'è posto per tutti.

Mauro ha detto...

ho avuto la stessa identica esperienza.
a settembre 2006 ho lasciato lavoro e italia per andare a monaco di baviera senza un lavoro.
inutile replicare quello che hai descritto benissimo.
dopo poco meno di un anno e mezzo le stesse persone cmq non hanno ancora capito.
si sono confortate solo per il fatto che adesso lavoro, ma non é quello il mio scopo.
questo il mio blog:
http://www.myboite.it/munchia