Il costo dei biglietti aerei è stata la parte più semplice da determinare, soprattutto la più sicura, senza sorprese. Più difficile è invece il calcolo di tutto il resto e per quanto abbiamo fatto e rifatto calcoli e ricerche alla fine non sapremo mai quanto il tutto costerà fino al ritorno. Ovviamente possiamo fare una previsione, aggiungere un fondo imprevisti, ma fino al 20 di Agosto quando rimetteremo piede sul suolo irlandese non possiamo dare una risposta sicura.
Di nuovo, la chiave per risolvere il problema è stata quella di dividere gli otto mesi in segmenti più piccoli e cominciare a fare un budget per i periodi più brevi: le prime 3 settimane in Cina e poi le ultime 5 in Sudamerica. Fino ad ora per ogni viaggio abbiamo sempre usato le 'Rough Guides' che non ci hanno mai deluso così anche questa volta ci siamo affidati a loro:
Cina 70$ al giorno a persona
Cile 350$ alla settimana a persona
Bolivia 40$ al giorno a persona
Perù 60$ al giorno a persona
Le cifre si riferiscono a vitto, alloggio e trasporto. Le visite turistiche sono a parte, almeno quelle grosse come la visita a Machu Pichu o la crociera sullo Yanze. Per le bambine abbiamo calcolato metà quota.
Nella sezione dei costi le guide indicano sempre tre budgets: economico (per backpackers che usano solo ostelli e all'occorrenza neanche quelli), medio (B&B o Hotel e un minimo di comfort) e di lusso (per chi viaggia sempre a 4 stelle). A questo punto della nostra vita, noi rientriamo nella categoria di mezzo. In base a questi dati, aggiungendo per le visite turistiche e gli imprevisti il budget per queste 'vacanze nella vacanza' è il seguente:
Cina 4000e
Cile 1700e
Bolivia 1000e
Perù 1300e
Al sudamerica vanno aggiunti 5 giorni a Buenos Aires per i quali non abbiamo ancora fatto i calcoli, ma supponiamo un costo della vita simile a quello del Cile piuttosto che Perù o Bolivia dove è decisamente più basso.
Il segmento successivo ad essere quotato è stata la settimana alle Fiji. Anche lì poche sorprese perchè si tratta di una settimana al sole in un villaggio turistico per rilassarsi prima della maratona sudamericana in cui per 5 settimane saremo sempre in movimento, coprendo via terra la distanza tra Santiago e Lima per poi prendere un volo interno per Buenos Aires dove passeremo gli ultimi giorni prima di ritornare in Europa. I costi delle Fiji variano moltissimo e non c'è che l'imbarazzo della scelta. Per ora ci siamo ancora una volta tenuti su un livello medio e abbiamo previsto 2500e, ma non prenoteremo niente fino a molto più vicino alla data.
mercoledì 31 ottobre 2007
martedì 30 ottobre 2007
Costi
Una volta presa la decisione, passata l'euforia iniziale, il primo reality check è stato ovviamente quello dei costi. Possiamo farlo? O più precisamente, che cosa possiamo fare? Immediatamente ci siamo resi conto che un anno intero, come avevamo originariamente pensato è duro, sia dal punto di vista economico che della scuola delle bambine, ma che riducendo i mesi da 12 a 8 la cosa diventava molto più fattibile.
Il primo passo nella decisione dell'itinerario è stato quello di escludere qualunque tappa in Europa (ci siamo in mezzo, possiamo vederla quando vogliamo) e in Nordamerica. Nessuno di noi ha una particolare fretta di vedere gli States e abbiamo deciso di lasciare lo shopping natalizio a New York per quando saremo vecchi e tranquilli. Come costi, queste sono le zone più care del pianeta e le abbiamo eliminate completamente. La seconda ad essere cancellata dal nostro mappamondo è stata l'Africa, semplicemente perchè la vediamo come un posto a se, che merita un'attenzione più grande di quella che avremmo potuto dedicarle in poche settimane.
Rimaneva così l'Asia, Oceania e Sudamerica. A quel punto ciascuno ha tirato fuori le proprie preferenze: per me Nuova Zelanda, Sudamerica e Sudest Asiatico, nell'oridne, e per Brendan Cina, Australia e Nuova Zelanda. Ci siamo così trovati d'accordo sul fatto che avesse senso passare la maggior parte del tempo nei paesi più lontani in cui chissà quando avremo la possibilità di tornare. Spesso abbiamo parlato di un possibile trasferimento in Australia, quindi quale occasione migliore di questa per sperimentare come si viva in Oz, per capire se sia un posto in cui potremmo vivere per qualche anno.
A questo punto abbiamo cominciato ad avere un'idea più chiara di quello che volevamo fare: tre mesi in Oz e tre in NZ, in parte girando e in parte stando fermi per qualche settimana nello stesso posto per capire come si viva la quotidianità nell'emisfero australe, con una vacanza di un mese in Asia prima e uno in Sudamerica alla fine. Detto così diventa già più possibile!
Il passo successivo è stato quello di parlare con l'agenzia di viaggi locale, Foreign AFares, per organizzare i biglietti aerei. Sapevamo dell'esistenza di biglietti speciali che consentono di fare il giro del mondo, ma quando siamo andati a cercare di organizzarli da soli ci siamo resi conto che era necessario l'aiuto degli esperti. Ci sono dei tour operators che si specializzano in questo tipo di viaggi e mettono a disposizione diverse possibilità, sempre nel rispetto di alcune regole fisse. La prima è che bisogna girare sempre nello stesso senso e non è consentito tornare indietro, neppure per brevi tratti. La seconda sono il numero di fermate, la terza è il numero di miglia aeree entro cui bisogna rimanere. Una volta imparate le regole ci si rende conto molto velocemente di come non sia possibile "vedere" tutto il mondo anche se sicuramente ci si gira intorno. Questo è stato il secondo reality check e ha comportato un altro taglio: il sudest asiatico dovrà aspettare il prossimo viaggio.
I biglietti che abbiamo comprato si chiamano World Discovery Plus, che danno un totale di 29000 miglia aeree con la possibilità di comprarne altre 3000 ad un costo aggiuntivo di 150e a testa. Le compagnie aeree che utilizzeremo sono British Airways e Quantas, tutti i biglietti sono stati prenotati in classe Y appena apparivano sul sistema 330 giorni prima delle partenze. L'itinerario definitivo è il seguente:
29Dec Cork-Heathrow-Beijing
surafce to Shanghai
20Jan Shanghai-Sidney
surface to Brisbane
12Apr Brisbane-Christchurch
surface to Auckland
05Jul Auckland-Nadi (Fiji)
12Jul Nadi-Auckland
13Jul Auckland-Santiago
surafce to Buenos Aires
19Aug Buenos Aires-Heathrow-Cork
Costo totale, per 2 adulti e 2 bambini 10400E, (2220+tasse tariffa adulti, 1690+tasse bambini)
Ascoltando Red Hot Cili Peppers, Snow
Il primo passo nella decisione dell'itinerario è stato quello di escludere qualunque tappa in Europa (ci siamo in mezzo, possiamo vederla quando vogliamo) e in Nordamerica. Nessuno di noi ha una particolare fretta di vedere gli States e abbiamo deciso di lasciare lo shopping natalizio a New York per quando saremo vecchi e tranquilli. Come costi, queste sono le zone più care del pianeta e le abbiamo eliminate completamente. La seconda ad essere cancellata dal nostro mappamondo è stata l'Africa, semplicemente perchè la vediamo come un posto a se, che merita un'attenzione più grande di quella che avremmo potuto dedicarle in poche settimane.
Rimaneva così l'Asia, Oceania e Sudamerica. A quel punto ciascuno ha tirato fuori le proprie preferenze: per me Nuova Zelanda, Sudamerica e Sudest Asiatico, nell'oridne, e per Brendan Cina, Australia e Nuova Zelanda. Ci siamo così trovati d'accordo sul fatto che avesse senso passare la maggior parte del tempo nei paesi più lontani in cui chissà quando avremo la possibilità di tornare. Spesso abbiamo parlato di un possibile trasferimento in Australia, quindi quale occasione migliore di questa per sperimentare come si viva in Oz, per capire se sia un posto in cui potremmo vivere per qualche anno.
A questo punto abbiamo cominciato ad avere un'idea più chiara di quello che volevamo fare: tre mesi in Oz e tre in NZ, in parte girando e in parte stando fermi per qualche settimana nello stesso posto per capire come si viva la quotidianità nell'emisfero australe, con una vacanza di un mese in Asia prima e uno in Sudamerica alla fine. Detto così diventa già più possibile!
Il passo successivo è stato quello di parlare con l'agenzia di viaggi locale, Foreign AFares, per organizzare i biglietti aerei. Sapevamo dell'esistenza di biglietti speciali che consentono di fare il giro del mondo, ma quando siamo andati a cercare di organizzarli da soli ci siamo resi conto che era necessario l'aiuto degli esperti. Ci sono dei tour operators che si specializzano in questo tipo di viaggi e mettono a disposizione diverse possibilità, sempre nel rispetto di alcune regole fisse. La prima è che bisogna girare sempre nello stesso senso e non è consentito tornare indietro, neppure per brevi tratti. La seconda sono il numero di fermate, la terza è il numero di miglia aeree entro cui bisogna rimanere. Una volta imparate le regole ci si rende conto molto velocemente di come non sia possibile "vedere" tutto il mondo anche se sicuramente ci si gira intorno. Questo è stato il secondo reality check e ha comportato un altro taglio: il sudest asiatico dovrà aspettare il prossimo viaggio.
I biglietti che abbiamo comprato si chiamano World Discovery Plus, che danno un totale di 29000 miglia aeree con la possibilità di comprarne altre 3000 ad un costo aggiuntivo di 150e a testa. Le compagnie aeree che utilizzeremo sono British Airways e Quantas, tutti i biglietti sono stati prenotati in classe Y appena apparivano sul sistema 330 giorni prima delle partenze. L'itinerario definitivo è il seguente:
29Dec Cork-Heathrow-Beijing
surafce to Shanghai
20Jan Shanghai-Sidney
surface to Brisbane
12Apr Brisbane-Christchurch
surface to Auckland
05Jul Auckland-Nadi (Fiji)
12Jul Nadi-Auckland
13Jul Auckland-Santiago
surafce to Buenos Aires
19Aug Buenos Aires-Heathrow-Cork
Costo totale, per 2 adulti e 2 bambini 10400E, (2220+tasse tariffa adulti, 1690+tasse bambini)
Ascoltando Red Hot Cili Peppers, Snow
lunedì 29 ottobre 2007
Suppongo che l'idea ci sia sempre stata, lasciarsi la quotidianità alle spalle e partire alla scoperta di nuovi mondi, non come turisti, con una vacanza organizzata da uno che lo faccia di mestiere, ma come viaggiatori, padroni del nostro tempo e liberi di cambiare programmi all'ultimo momento, anche lasciando non poco al caso. Non l'abbiamo fatto quando era il momento più adatto, quando eravamo solo in due e avevamo molti più soldi, per cercare di essere sensati, tante cose da portare a termine prima: comprare casa, scegliere un posto in cui mettere radici, assicurarsi una pensione. Poi sono arrivate Nina e Sara e a quel punto l'idea è stata accantonata come un sogno da realizzarsi, forse, una volta che le bambine fossero cresciute e ci fossimo ritrovati di nuovo in due, magari con niente più da dirci.
Per anni mi sono convinta che la casa fosse la chiave: dopo quasi dieci vissuti in affitto in paesi diversi era impossibile sentire di appartenere da nessuna parte, se solo fossimo stati capaci di legarci ad un posto, allora la serenità sarebbe arrivata di conseguenza. Tante volte ci siamo andati vicini, ma all'ultimo momento ci siamo sempre tirati indietro, incapaci di fare il passo per paura... di cosa? Chiudere le porte, sentirci in trappola, legare le nostre vite ad un unico posto, qualcosa del genere. Casa erano tutte le nostre cose, i libri, la musica, il tappeto sardo davanti al caminetto, lo specchio turco della mia amica Deniz e tutte le cose che ci siamo tirati dietro per anni in ogni posto in cui abbiamo vissuto. Il guscio è arrivato molto dopo, solo tre anni fa quando si è presentata un'occasione che sarebbe stato un suicidio finanziario lasciar perdere.
Fatto il passo e finalmente proprietari del nostro non proprio piccolo pezzo di terra, dipinto la camera da pranzo di arancione, le librerie di verde e sistemato tutte le nostre cose, mi sono seduta sulle scale con una tazza di caffè in mano ad ammirare il mio lavoro e mi sono detta: "E adesso?" L'inquietudine era sempre lì, la casa serviva solo a contenerla in uno spazio più ristretto che la rendeva tanto più soffocante.
Ho acceso la radio e sono capitata su un'intervista a Christine Breen che parlava del suo libro "So many miles to paradise" in cui descriveva la sua esperienza di viaggio intorno al mondo con marito e due figli. L'idea è tornata, in uno di quei rari e preziosi momenti in cui sai con tutto il tuo essere di fare la cosa giusta, ho preso il telefono e detto a Brendan: "Andiamo!" Io avrei venduto casa e sarei partita immediatamente, ma la mia metà è un po' più razionale e mi ha convinta ad aspettare un po' per poter organizzare le finanze in modo tale da tenere il guscio ed avere un qualcosa a cui tornare.
Ci siamo messi a tavolino con l'atlante aperto di fronte a noi e una lista dei desideri lunga diversi fogli. Quando abbiamo dovuto fare i conti con la realtà la lista è stata opportunamente ridimensionata a tre continenti ed un budget di 60 mila euro, con una rete di salvataggio di altri 20 mila. Ce la faremo? Non lo sappiamo, ma anche questo fa parte della sfida.
Ascoltando Noir Désir: Le Vent Nous Portera
Per anni mi sono convinta che la casa fosse la chiave: dopo quasi dieci vissuti in affitto in paesi diversi era impossibile sentire di appartenere da nessuna parte, se solo fossimo stati capaci di legarci ad un posto, allora la serenità sarebbe arrivata di conseguenza. Tante volte ci siamo andati vicini, ma all'ultimo momento ci siamo sempre tirati indietro, incapaci di fare il passo per paura... di cosa? Chiudere le porte, sentirci in trappola, legare le nostre vite ad un unico posto, qualcosa del genere. Casa erano tutte le nostre cose, i libri, la musica, il tappeto sardo davanti al caminetto, lo specchio turco della mia amica Deniz e tutte le cose che ci siamo tirati dietro per anni in ogni posto in cui abbiamo vissuto. Il guscio è arrivato molto dopo, solo tre anni fa quando si è presentata un'occasione che sarebbe stato un suicidio finanziario lasciar perdere.
Fatto il passo e finalmente proprietari del nostro non proprio piccolo pezzo di terra, dipinto la camera da pranzo di arancione, le librerie di verde e sistemato tutte le nostre cose, mi sono seduta sulle scale con una tazza di caffè in mano ad ammirare il mio lavoro e mi sono detta: "E adesso?" L'inquietudine era sempre lì, la casa serviva solo a contenerla in uno spazio più ristretto che la rendeva tanto più soffocante.
Ho acceso la radio e sono capitata su un'intervista a Christine Breen che parlava del suo libro "So many miles to paradise" in cui descriveva la sua esperienza di viaggio intorno al mondo con marito e due figli. L'idea è tornata, in uno di quei rari e preziosi momenti in cui sai con tutto il tuo essere di fare la cosa giusta, ho preso il telefono e detto a Brendan: "Andiamo!" Io avrei venduto casa e sarei partita immediatamente, ma la mia metà è un po' più razionale e mi ha convinta ad aspettare un po' per poter organizzare le finanze in modo tale da tenere il guscio ed avere un qualcosa a cui tornare.
Ci siamo messi a tavolino con l'atlante aperto di fronte a noi e una lista dei desideri lunga diversi fogli. Quando abbiamo dovuto fare i conti con la realtà la lista è stata opportunamente ridimensionata a tre continenti ed un budget di 60 mila euro, con una rete di salvataggio di altri 20 mila. Ce la faremo? Non lo sappiamo, ma anche questo fa parte della sfida.
Ascoltando Noir Désir: Le Vent Nous Portera
domenica 28 ottobre 2007
"If you don't have peace of mind you have nothing, you know what I mean?" È una di quelle verità da scatola di cioccolatini presa in prestito da Alfie, quando dopo due ore di film di vita vissuta al massimo e sempre perseguendo il proprio piacere fa il bilancio e la rivelazione lo folgora: non importa quanto hai nella vita, se ti manca la serenità non hai niente.
Era l'inizio del '95, seduta su una valigia che conteneva pochi vestiti, libri e qualche oggetto che mi ricordasse casa leggevo 'Il Gabbiano Johnathan Livingstone'. Ai voli internazionali dell' aeroporto di Roma gente di ogni tipo mi passava davanti, molti di fretta, tutti con l'aria sicura di chi sa dove sta andando, con una meta da raggiungere, un posto dove andare. Ogni tanto alzavo lo sguardo dal libro e mi fissavo su qualcuno in particolare, chiedendomi che storia avesse da raccontare e perchè prendesse un aereo quel giorno. Con un biglietto di sola andata per Dublino come unico compagno di viaggio non mi ero mai sentita così sola. Ma alla fine solitudine era quello che volevo, quello che avevo cercato per anni e a fatica ottenuto, staccarmi da tutto e vedere se ce l'avrei fatta da sola, era la sfida che avevo raccolto. La parte interessante era, per quanto tempo avrei resistito?
Dodici anni dopo, 8 indirizzi, 4 paesi stranieri, 2 figlie ed 1 marito più tardi sono allo stesso punto. Questa volta il biglietto è 'circolare', gira intorno al pianeta e ritorna, in teoria, al punto di partenza. I biglietti sono 4, ma lo spirito è lo stesso: otto mesi in giro tra Cina, Australia, Nuova Zelanda, Fiji, Cile, Bolivia, Perù e Argentina per spingere i propri limiti più lontano, per mettersi alla prova, per vedere alla fine se ce la facciamo. Per quanto ci professiamo amanti della sicurezza e della stabilità alla fine la condizione umana è quella di perenne agitazione e senza il conflitto quotidiano non abbiamo pace. Alcuni meno di altri.
Le nostre vite hanno bisogno di una scossa, ci siamo adagiati un po' troppo negli ultimi anni e abbiamo bisogno di una sveglia per ricomnciare a vivere con atteggiamento più attivo anzi che subire quello che ci porta quotidianamente la routine. Speriamo alla fine di questi otto mesi in giro di cambiare prospettiva, cambiare il modo di vedere la vita e le difficoltà che comporta e di tornare a essere capaci di prendere decisioni senza paura di perdere un po' di comodità. 'Cause in the end without peace of mind you have nothing, you know what I mean now?
Ascoltando Mick Jagger, 'The blind leading the blind'
Era l'inizio del '95, seduta su una valigia che conteneva pochi vestiti, libri e qualche oggetto che mi ricordasse casa leggevo 'Il Gabbiano Johnathan Livingstone'. Ai voli internazionali dell' aeroporto di Roma gente di ogni tipo mi passava davanti, molti di fretta, tutti con l'aria sicura di chi sa dove sta andando, con una meta da raggiungere, un posto dove andare. Ogni tanto alzavo lo sguardo dal libro e mi fissavo su qualcuno in particolare, chiedendomi che storia avesse da raccontare e perchè prendesse un aereo quel giorno. Con un biglietto di sola andata per Dublino come unico compagno di viaggio non mi ero mai sentita così sola. Ma alla fine solitudine era quello che volevo, quello che avevo cercato per anni e a fatica ottenuto, staccarmi da tutto e vedere se ce l'avrei fatta da sola, era la sfida che avevo raccolto. La parte interessante era, per quanto tempo avrei resistito?
Dodici anni dopo, 8 indirizzi, 4 paesi stranieri, 2 figlie ed 1 marito più tardi sono allo stesso punto. Questa volta il biglietto è 'circolare', gira intorno al pianeta e ritorna, in teoria, al punto di partenza. I biglietti sono 4, ma lo spirito è lo stesso: otto mesi in giro tra Cina, Australia, Nuova Zelanda, Fiji, Cile, Bolivia, Perù e Argentina per spingere i propri limiti più lontano, per mettersi alla prova, per vedere alla fine se ce la facciamo. Per quanto ci professiamo amanti della sicurezza e della stabilità alla fine la condizione umana è quella di perenne agitazione e senza il conflitto quotidiano non abbiamo pace. Alcuni meno di altri.
Le nostre vite hanno bisogno di una scossa, ci siamo adagiati un po' troppo negli ultimi anni e abbiamo bisogno di una sveglia per ricomnciare a vivere con atteggiamento più attivo anzi che subire quello che ci porta quotidianamente la routine. Speriamo alla fine di questi otto mesi in giro di cambiare prospettiva, cambiare il modo di vedere la vita e le difficoltà che comporta e di tornare a essere capaci di prendere decisioni senza paura di perdere un po' di comodità. 'Cause in the end without peace of mind you have nothing, you know what I mean now?
Ascoltando Mick Jagger, 'The blind leading the blind'
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