venerdì 17 gennaio 2025

Backwaters


Sono una delle principali attrative del Kerala: le backwaters. Si tratta di una zona costiera di fiumi, laghi e canali che attraversano la giungla e arrivano fino al Mar d'Arabia creando un ecosistema per piante, uccelli e animali acquatici. Praticamente le backwaters si estendono per tutta la costa dello stato e sono percorribili dalle barche come vere e proprie strade. 

Venerdì è l'ultimo giorno della settimana per noi prima del giorno di riposo settimanale che, secondo tradizione, è il sabato. Lino propone sempre una Prima Serie guidata dove pratichiamo tutti insieme con i tappetini vicinissimi e ci muoviamo tutti allo stesso modo - a differenza di quello che succede nelle classi Mysore del resto della settimana- E' una classe in cui siamo tutti uguali, studenti di vari livelli che praticano tutti la stessa sequenza. Per me è quasi come un giorno di vacanza, la sveglia alle 6,00 anzi che alle 4,30, e solo la pratica semplice da fare, niente assistenze se non nella prima postura di equilibrio quando si lavora sempre tutti a coppie e ci si aiuta a vicenda, unica occasione anche per gli allievi di avere un assaggio di cosa voglia dire assistere in shala. 

Dopo colazione con Manu, Denise, Laura e Flaminia abbiamo preso un taxi che ci ha portate a Poovar, il porto da cui è partita la nostra mini corciera. Siamo salite su una specie di gondola guidata da un signore con i capelli bianchi e poco inglese, arredata con sedie di legno e coperta da una tettoia. Infilati rudimentali giubbotti di salvataggio, siamo partite lungo un canale molto ampio e affollato di barchette a motore. La nostra era l'unica gondola e noi le uniche occidentali in giro, tutti gli altri gitanti erano chiaramente locali e gli occupanti di ogni barca che ci sorpassava si sbracciavano in saluti e sorrisi. Dopo circa venti minuti di andatura lenta e cadenzata lungo i bordi del canale dove abbiamo ammirato piante di mango, gelsomino del Kerala e varie specie di gru e aironi, la nostra barchetta ha virato verso il folto delle mangrovie e ci siamo addentrati in un vero e proprio labirinto di piccoli canali in cui spesso le piante delle sponde opposte si incontravano sopra le nostre teste formando un tunnel di verde. Addentrandoci sempre di più abbiamo costeggiato un villaggio in cui alcuni ragazzi si lavavano nell'acqua del canale e due ragazze facevano il bucato. L'atmosfera era molto surreale, soprattutto quando abbiamo costeggiato la moschea proprio quando si diffondeva il canto del muezzin, all'improvviso l'ambiente ormai familiare di Kovalam Beach ci è sembrato molto addomesticato, una versione dell'India parecchio edulcorata. 

Usciti dal labirinto di mangrovie, attraverso un altro canale largo siamo arrivati a Golden Sand Beach dove ci siamo fermati per una breve sosta. Attraversata la piedi la spiaggia di sabbia effettivamente dorata siamo arrivati alla riva dove il Mar d'Arabia si estendeva in tutta la sua maestosità. Insieme a una folla di indiani siamo rimaste a guardare le onde potenti che si infrangevano sulla riva, una corda stesa come una barriera impediva a chiunque di avvicinarsi all'acqua, vietatissimo immergersi perchè troppo pericoloso. Dopo meno di 10 minuti il nostro gruppetto di cinque donne occidentali è diventato l'attrazione principale. Prima diversi bambini e poi sulla loro scia anche gli adulti si sono avvicinati per chiedere di fare delle foto con noi. Per quanto castigati, i nostri shorts in jeans e magliette smanicate attirano parecchia attenzione. Anche sulla spiaggia gli uomini indossano camicia e dothi, il pareo caratteristico dell'abbigliamento maschile, e le donne abiti lunghi e colorati con cui si immergono anche in acqua.

 Tornate alla nostra gondola abbiamo continuato a navigare lungo i canali più grandi che ci hanno riportate al porto. Per l'ultimo tratto il nostro gondoliere ha chiesto un passaggio ad una barchetta a motore con due turisti americani a bordo: i due conducenti hanno legato le barche con una corda e la barca a motore ci ha trainato fino ad un incrocio in cui poi le due barche si sono separate andando ciascuna per la sua strada. Arrivate all'attracco con mezz'ora di ritardo abbiamo ripreso il taxi per tornare a Kovalam Beach, dopo aver ringraziato il nostro accompagnatore e compensandolo con una bella mancia per il tempo extra. 

La giornata si è conclusa con una cena al Paradesh Inn, un bed and breakfast casa di una coppia italiana che si è stabilita qui vent'anni fa e ospita prevalentemente yogin e persone che vengono a Kovalam per i trattameti ayurvedici. La caratteristica del Paradesh è la sua posizione in cima alla collina e una stupenda terrazza vista mare da cui si può ammirare il tramonto. Il venerdì ha il sapore della vacanza e domani finalmente niente sveglia!

































10 commenti:

Mr Smiss ha detto...

Mi piace moltissimo che nei tuoi video non ci sono le colonne sonore a cui siamo abituati guardando i video su Instagram! Ci sono solo i suoni del posto e questo è prezioso per immergersi nel racconto, per noi che siamo dall'altra parte del mondo... Nessuna contaminazione. Grazie 🙏

Anonimo ha detto...

Grazie Leti continua a farci viaggiare 😍

Brendan Lawlor ha detto...

I had forgotten what a good blogger you are Le. These are great insights into your trip and I'm finding myself nostalgic about travel and travel writing as well. Keep it up, and enjoy the no-alarms-and-no-surprises day. Baci from me and the doggos from under the blankie.

Dada ha detto...

Leti i tuoi racconti sembrano un magico romanzo indiano!!
Bellissimo leggere sentendosi veramente lì con voi!!
Certo in Sardegna l’ispirazione cambia ma il blog dovrebbe restare aperto e tu continuare a scrivere!! Sei una scrittrice nata🙏 ci vediamo presto perché davvero ci manchi tanto!!

Barbara ha detto...

Letizia i tuoi racconti mi emozionano e mi fanno venire tanta voglia di vivere un’esperienza così.
Grazie della tua condivisione.

Letizia ha detto...

Ciao Smiss, sono contenta che apprezzi il mio modo a questo punto insolito di condividere. Questo diario è nato ormai quasi 20 anni fa quando i socials non esistevano, FB era appena nato, e si usava skype e ICQ per comunicare a distanza. Le foto erano nude e crude, niente filtri, e i video non tagliati ad arte e senza sottofondo musicale. Ricordo che spesso scrivendo in Nuova Zelanda, Australia o in Sudamerica, ascoltavo musica di sottofondo e il mio modo per condividere l'esperienza era al massimo di postare il link ad un video di Youtube. Sto cercando di fare tutto come allora, in controtendenza rispetto alla cultura prevalente, ma non sono la sola, in seguito alla involuzione di Zuckerberg e i suoi fact checks. Speriamo di innsecare un wind of change :-) Baci

Letizia ha detto...

Grazie a te per il tempo che mi dedichi, cercherò di continuare a meritarlo.

Letizia ha detto...

Awwww... blushing :-) I had a good teacher about blogging and a partner in crime in travel writing. Glad I inspired you again, and hope I can keep doing so for a long time. Maybe next time you can join me for part of it. Not the 4,30AM start, no worries :-D

Letizia ha detto...

Grazie Dada! Il tuo commento mi fa veramente piacere, l'idea era quella di condividere con tutti voi l'esperienza e sono contenta di aver trovato in questo diario di quasi 20 anni fa un buon mezzo per farlo. Torno presto, ci vediamo lunedì 27 a lezione :-)

Letizia ha detto...

Grazie a te Barbara per continuare a leggere! Spero ti fornisca l'ispirazione necessaria per fare anche tu questo viaggio. A prestissimo!