mercoledì 25 giugno 2025

Tra Cicale e Lucciole (between a rock and a hard place)



… Ovvero la vita dell’insegnante di Yoga, con la valigia in mano, divisa tra le classi in shala e la condizione permanente di studente che consente di non inaridirsi, portare nuova linfa all’insegnamento e agli allievi e di mantenere una pratica personale.

Agriturismo Ca le Suore vicino a Cagli è una gemma incastonata nelle colline marchigiane, un antico borgo contadino dove il tempo si ferma e il mondo là fuori non esiste più. Poca connettività, tanto verde, la colonna sonora della giornata sono le cicale che, calata la sera, lasciano la scena al concerto dei grilli e alla danza delle lucciole. E’ questo il luogo che 25 anni fa Lino Miele scelse per i suoi ritiri e da allora, immancabilmente ogni anno, l’appuntamento è per il fine settimana del 25 Aprile- 1 Maggio e per le ultime due settimane di Giugno. Ho già visto il posto diverse volte in primavera e poi in autunno quando qualche anno fa ho fatto l’in-depth, il corso intensivo in cui ogni imprecisato numero di anni Lino forma nuovi collaboratori. E’ la prima volta che vedo Ca Le Suore d’Estate. Raggiungerlo dalla Sardegna non è uno scherzo, ogni volta mi dico immancabilmente che arrivo prima in India, ragione per cui i miei appuntamenti con Ca le Suore accadono ogni 2-3 anni. Il viaggio vuol dire Cagliari-Roma, per me fino ad ora in aereo, e poi da Roma attraversare l’Italia in diagonale per arrivare in provincia di Pesaro e Urbino. Con i mezzi pubblici è un viaggio di quasi un giorno, in macchina, affittata o grazie a un passaggio come questa volta, ci vogliono quasi 4 ore. E’ lunga, ma quando dopo l’ultimo pezzo sulle strade sterrate di campagna dall’alto della collina si vede l’antico borgo contadino di Ca le Suore, cuore e respiro si allargano e la sensazione è quella di tornare a casa.

Il posto è gestito dalle proprietarie, le Signore della famiglia Mochi che ci coccolano con i loro leggendari buffet vegetariani a colazione, pranzo e cena, una festa per occhi e palato creata per nutrire al meglio la nostra pratica sul tappetino. Siamo sistemati nelle antiche casette che erano l’alloggio dei contadini, arredate per la maggior parte con i mobili originali d’epoca, circondati da vigne e alberi da frutto, noci, fichi, gelsi e cespugli di erbe aromatiche e lavanda che profumano l’aria. Dividiamo la camera con un compagno di pratica e spesso anche nel piccolo soggiorno di ciascun appartamento è sistemato un letto per un altro praticante. Questo richiede cooperazione e rispetto di abitudini e spazi reciproci, un vero e proprio test delle qualità yogiche che cerchiamo di affinare attraverso la pratica di posture e respiro. Siamo in un vero e proprio ritiro, una settimana intera dedicata all'Ashtanga Yoga, dove gli appuntamenti in shala sono la mattina per la pratica, il pomeriggio per incontri a tema e pranayama con Lino, e la sera meditazione prima di ritirarsi in silenzio. Si mangia insieme, gli spazi comuni sono ampi ma circoscritti, la vita in comune tanta, ma ci sono tempi e spazi per isolarsi e raccogliersi in solitudine quando tutto diventa troppo intenso. La sveglia suona alle 5,00, la pratica comincia alle 6,00. Per noi assistenti alla pratica segue l’aiuto in shala fino a che c’è bisogno e poi colazione. Il resto della mattina è nostro, si fa il bucato e ci si rilassa in piscina o si va al fiume per immergersi nell’acqua gelata che fa miracoli per le articolazioni infiammate. Il ritmo della giornata è scandito dal gong che annuncia pranzo e cena, ma anche i rientri in shala per le varie attività.

Sembra una condizione idilliaca, e lo è, per gli allievi sicuramente. La vita dell’insegnante di Yoga con la valigia in mano sembra infinitamente desiderabile, chiaramente non tutti seguono tutte le tappe, ma potendo le possibilità sono tante: da fine Novembre a fine Gennaio in India, Giugno le colline marchigiane, Aprile Buenos Aires, Ottobre, Novembre e Marzo Roma o Milano, Agosto il casale a Tuscania… però c’è sempre un lato oscuro. Come le lucciole che qui a centinaia illuminano l’oscurità quando cala il sole, bellissime da lontano, ma in realtà una volta viste da vicino non sono poi così carine.

La prima cosa che Lino ci disse all’in depth study del 2020, l’ultimo fino ad ora e quello a cui ho partecipato, è stata ‘Insegnare Yoga è un servizio, tenetelo bene a mente, e la vostra pratica sarà la prima a soffrirne.’ Non vuol dire servizio gratuito, anche l’insegnante di Yoga deve vivere, ma prendendo questo impegno un insegnante di Ashtanga Yoga si impegna a trasmettere agli allievi una pratica che va oltre le posture sul tappetino, ma è uno uno stile di vita trasmesso con il proprio esempio. Si impegna inoltre a un cammino di formazione continua a beneficio degli allievi, di cui il certificato di abilitazione all’insegnamento è solo il primo passo. Vuol dire impegnare gran parte del tempo libero e risorse nella formazione, stare alla disciplina della scuola con tutte le sue regole e accettare la pratica sul tappetino come un’abitudine giornaliera, al pari di mangiare e dormire quotidianamente. A meno di non vivere in una bolla yogica dove tutto il contesto intorno vive così, questo richiede un continuo compromesso tra stile di vita yogico e abitudini di famiglia e amici che di quel mondo non fanno parte e una danza continua di energie impiegate per l’insegnamento e riservate per la propria pratica personale. A meno di non avere collaboratori vuol dire praticare in solitaria, senza aggiustamenti che facciano progredire perché ‘la pratica non rende perfetti, ma permanenti’. Un errore o mezza postura ripetuti diventano struttura che poi va demolita e ricostruita correttamente quando si ha la possibilità di ricevere una correzione.  

Il mio anno lavorativo è come quello scolastico, inizia a Settembre e finisce con l’Estate, quando la shala chiude ad Agosto. Da primavera in poi le energie cominciano a scarseggiare, i dolori articolari a farsi sentire con infiammazioni a gomiti e spalle dovute al fatto che spesso mi trovo a reggere pesi superiori al mio perché l’insegnamento viene prima di tutto. In questo periodo dell’anno la pratica torna indietro e spesso non va oltre la Prima Serie che ha proprio la funzione di guarire il corpo fisico. Mi guardo intorno in shala a Ca le Suore, facendo assistenza come sempre alternandomi a turno con altri colleghi, prima si pratica e poi si assiste e viceversa, e mi sento meno sola, tutti quelli che hanno parecchie ore di insegnamento alle spalle sembrano soffrire degli stessi dolori e condividono la mia esperienza. Non è un caso che a questo ritiro siamo in tanti tra i collaboratori di Lino: oltre alla cornice di Ca le Suore e i buffet spettacolari è la possibilità di essere allievi che ci attira. Esserci gli uni per gli altri, aggiustandoci solo dove necessario, consapevoli che il corpo è stanco e spesso lo spirito pure perché l’anno lavorativo magari ha portato non solo tante ore di insegnamento, ma anche momenti difficili. Servizio prima di tutto, a scapito di articolazioni e pratica personale, almeno se si crede in questa disciplina come a una possibilità di cambiare il mondo e offrire un’alternativa a comportamenti tossici per se stessi e per la società, creando così interazioni migliori e un mondo migliore per tutti. Accettare quello che arriva ogni giorno sul tappetino è parte del percorso, il passo indietro e la pausa a volte sono necessari per farne poi due avanti, basta non scoraggiarsi e prendere la cosa con un po' di leggerezza, come le cicale e il grazioso volo delle lucciole. 

























 



10 commenti:

Cinzia ha detto...

La prima volta che vidi le foto di Ca le Suore ero incinta e ho fortemente desiderato andarci per fare il ritiro… dopo questo post ancora di più! Chissà, grazie maestra, bellissima descrizione 😉

Anonimo ha detto...

Che bello leggere le tue riflessioni, Letizia!

Sabrina ha detto...

💖

Anonimo ha detto...

Grazie Letizia per le tue belle descrizioni!

Letizia ha detto...

Grazie Cinzia, vedrai che prima piuttosto che poi farai anche tu l'esperienza! Con Leo magari :-)

Letizia ha detto...

Grazie di leggermi, come sempre anche viaggiando da sola mi sento vicina a casa grazie alla vostra presenza.

Letizia ha detto...

Grazie cara, ti aspetto la settimana prossima!

Letizia ha detto...

A te per la tua attenzione :-)

Anonimo ha detto...

Grazie Leti io ci sono stata l’anno scorso e tu descrivi tutto come se fossi nuovamente lì…tanta voglia di tornare 💕

Letizia ha detto...

Grazie a te del complimento :-) L'appuntamento sarà lo stesso l'anno prossimo così come sempre, Ca le Suore ti aspetta :-)