lunedì 27 ottobre 2014

Yoga, perchè? (per te Insopportabile)
























A richiesta di Insopportabile Blogu, che una cosa o due a proposito di blogging la sa, scrivo questo post. In tre parole: Per Vivere Meglio. Questo è yoga, una scienza millenaria che viene dall'India, che ha lo scopo di farci vivere in salute, di corpo e di mente, in armonia con il mondo e con gli altri. Ashtanga yoga vuol dire 'lo yoga degli otto arti', ashtau in sanscrito significa otto, anga significa arti. Non vuol dire che hai bisogno di otto tra gambe e braccia per fare le sequenze, anche se a volte sembrerebbe così, ma che si basa su otto principi, quattro inferiori, alla portata di tutti, e quattro superiori, che vengono raggiunti e sviluppati attraverso la pratica dei quattro arti inferiori. In una classe di yoga si praticano due degli arti inferiori: Asana, le posture che andiamo di volta in volta ad assumere con il corpo, e Pranayama, il controllo del respiro. Chi si accosta per la prima volta allo yoga in Occidente, tipicamente lo fa da un punto di vista fisico. Magari sono stufo della palestra e cerco un'attività diversa, ho sentito che al mio amico ha fatto passare il mal di schiena, la mia amica è dimagrita senza fare dieta, semplice curiosità dopo aver letto questo post. La costante è che chi si avvicina allo yoga lo fa perchè cerca qualcosa che non trova in quello che ha fatto fino a quel momento. Entro nella mia prima classe e dopo i primi dieci minuti mi rendo conto che non ha nulla a che vedere con lo stare seduti a gambe incrociate con gli occhi chiusi, se sopravvivo fino alla fine dico 'non è assolutamente quello che credevo!' Se mi piace e torno, mi rendo conto poco per volta che con la pratica degli asana il corpo cambia, diventa più forte, più flessibile, attraverso il calore intenso e il sudore elimino tossine e mi sento meglio, la pelle diventa più luminosa, dormo meglio, dimagrisco anche se comincio a mangiare il doppio di prima. Noto anche una cosa strana, dopo le pratiche, a dispetto dello sforzo pesante, non mi sento stanca e il mio livello generale di energia aumenta. Quando inizio a conoscere la struttura delle sequenze e i movimenti diventano familiari, imparo a controllare il respiro in modo tale che ad ogni atto respiratorio corrisponda un movimento, le posture diventano più semplici, più comode, e allora la pratica diventa più profonda e comincia ad agire sulla mente, costringendola a concentrarsi sul corpo e sul respiro, a stare nel momento, estraniandosi da tutto. Le sequenze assumono a quel punto forma di meditazione in movimento in cui il respiro fa da collegamento tra corpo fisico e corpo immateriale. Dopo un po' non mi basta più praticare due volte a settimana dalle 18,00 alle 19,00. Comincio a cercare di praticare quattro volte a settimana, cinque. Per praticare 4 volte a settimana magari devo farlo alle 7,00 del mattino perchè non c'è altro spazio nelle strutture e negli orari degli insegnanti, ma neppure nella mia giornata. Il che vuol dire andare a letto prima, non mangiare o bere troppo la sera prima altrimenti non ce la faccio. Cosa ho più voglia di fare, mojito in Piazza Savoia o pratica? Piano piano abitudini e priorità cambiano e yoga diventa uno stile di vita, non perchè qualcuno o io stesso me lo imponga, ma perchè quel cambiamento mi fa stare meglio, mi appaga di più. In questo senso lo yoga è l'opposto del fitness in cui un istruttore mi da un regime di esercizio fisico e alimentare che io, per quanto motivato a tornare in forma, sento come una costrizione, un sacrificio a cui mi devo sottomettere per raggiungere l'obiettivo. E anche quando l'avrò raggiunto, probabilmente sarà sempre una lotta tra quello che devo fare per rimanere in forma e quello che vorrei invece fare per sentirmi bene, per essere felice. Nello yoga è l'opposto, i cambiamenti, sia fisici che di abitudini, avvengono naturalmente, in conseguenza della pratica di asana e pranayama. E una volta attuati sono duraturi perchè non li vivo come un disagio, ma come fonte di gioia, a tutti i livelli. Benessere fisico e mentale in cui quello che voglio e quello che faccio sono la stessa cosa. A questo punto probabilmente ho la curiosità di leggere un libro sull'argomento e così scopro dell'esistenza degli altri due arti inferiori, Yama, le regole di condotta che ci rapportano agli altri, (amore e compassione per tutti gli esseri viventi, dire la verità, non approfittarsi degli altri, usare l'energia sessuale per crescere spiritualmente o quantomeno senza far del male agli altri, non essere avidi) e Niyama, regole di comportamento consigliate per una vita sana (pulizia di corpo e mente, non trattenere i sentimenti negativi, imparare a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno, fare attenzione a come ci alimentiamo, introspezione, celebrazione della spiritualità in qualunque forma crediamo opportuna). Nessuno mi dirà mai che per cominciare a praticare yoga devo diventare vegetariano, smettere di fumare e di bere, andare a letto presto o abbracciare una religione. Sarò io stesso, quando i cambiamenti saranno maturi, ad attuarli, tutti o in parte. Si parte sempre dal punto in cui si è e si procede, se si vuole procedere, gradualmente. I cambiamenti di vita avvengono come conseguenza di cambiamenti di gusti, idee, priorità, che a loro volta sono stati cambiati dalla pratica fisica di asana e pranayama. Quando ci si avvia sulla strada dei quattro arti inferiori, di conseguenza cominciamo a esercitare i quattro superiori. Arriva allora il controllo dei sensi, Pratyahara. Normalmente sono i sensi che ci guidano, che condizionano le nostre azioni. Ho fame, vedo una torta e diventa la cosa più desiderabile al mondo, se solo riuscissi a mangiarne una fetta, o magari tutta, sarei felice. Mangiare mi soddisfa momentaneamente, ma poi la fame torna uguale a prima. La torta non ha il potere di farmi felice, glielo sto dando io quel potere, togliendolo a me stessa e trasferendolo su quella torta per poi riprendermi quella felicità, mangiandola. E così per tutto: se solo riuscissi ad avere quel lavoro, quella persona, quell'indirizzo, quella macchina, allora si che sarei felice. Siamo dipendenti da questo meccanismo in cui proiettiamo al di fuori un'energia vitale che è la nostra, la trasferiamo sulle cose e poi ce la riprendiamo. Per un po' funziona, ma è faticoso, non è molto efficiente e soprattutto arriviamo a un punto in cui non basta più. Lo yoga aiuta a spezzare questo meccanismo e ci insegna a raccogliere e tenere dentro l'energia. In questo senso ci libera, ci rende indipendenti. Non vuol dire che non sentirò più fame, ma che mangerò solo quando sarà necessario. Non vuole neppure dire che non sarò più capace di godermi la torta, solo che il mio star bene non dipenderà dal mangiarla o meno. Il sesto arto è la concentrazione, Dharana. Una volta che il corpo è stato temprato dagli asana, purificato dal respiro e i sensi sono sotto il controllo della mente e al suo servizio, arriva la capacità di dirigere tutte le nostre energie al compimento di uno scopo. Il settimo e l'ottavo arto sono Dhyana la meditazione sul divino, e Samadhi, l'unione con esso, in cui svaniscono il concetto di 'io e mio' e rimane solo coscienza, verità e gioia infinita. Unione è uno dei significati più profondi dello yoga: di mente e corpo, di persone, di stili.  Il cammino è lungo e non è detto che riusciremo a percorrerlo tutto in questa vita, (si dice che chi si avvicini allo yoga è perchè l'abbia già praticato in una vita precedente), ma anche pochi passi ci porteranno dei benefici. E chi si ferma al 'pratico perchè mi fa bene alla schiena' va benissimo lo stesso. Una delle prime cose che ho imparato da Roberto Bocchi è che non ha senso fare paragoni o confronti, lo yoga è una disciplina che distrugge l'ego, non importa dove arrivi, ci sarà sempre qualcuno più avanti di te, ma non per questo la tua pratica sarà meno valida.

9 commenti:

silvia ha detto...

<3

Letizia ha detto...

Grazie Silvia! Ricambio <3 e grazie per esserti ricordata di come si faccia a commentare qui ;-)

ilmostrow ha detto...

Da buon mostro ci sono molte cose che non condivido, ma è vero anche l'opposto. Come modesto contributo offro la mia esigua esperienza da eretico principiante: La ragione per la quale ho iniziato a praticare non è la stessa che mi ha fatto proseguire, la cui natura poi, benché solida al tatto, talvolta sfugge all'osservazione.

Letizia ha detto...

Non conoscendo la ragione che ti ha spinto a iniziare a praticare, nè quella che ti ha fatto proseguire, mi trovo in difficoltà a risponderti. Palesati mostrow ;-)

ilmostrow ha detto...

palesato

Letizia ha detto...

:-D OK m(n)ostroW, stai camminando nella direzione giusta. Oltre alla pratica settimanale scegli di passare le domeniche d'estate e i fine settimana di festa a praticare con noi. Anche questo è un cambiamento, però sei ancora all'inizio, alla fase 1.0. Forse aspetta la prossima per vedere se ti identifichi con i passi che ho descritto.

ilmostrow ha detto...

Sappi che mostrow ti ha destinato il suo primo commento su un blog. Che non è poco da parte di un mostro tecnofobo esperto di tecnologia.

(oia che porcheria sto blogger)

Letizia ha detto...

Onorata _/\_

ilmostrow ha detto...

"però sei ancora all'inizio, alla fase 1.0."

bah, io direi che sono ancora in beta :)