lunedì 31 dicembre 2007
Great Firewall
Solo per dire che anche se leggo tutti i commenti (grazie! Fanno sentire connessi al resto del mondo), al momento non posso rispondere: la censura mi impedisce di leggere il blog, ma non di scriverci.
domenica 30 dicembre 2007
Good Morning China!
Le 4 del mattino, finalmente la diamo vinta al jetlag e ci arrendiamo al meridiano di Grenwich: le bambine giocano coi Nintendoes nell'altra stanza, Brendan studia la guida e io faccio il primo post on the road. La Cina ci ha accolto a braccia aperte. Dopo 10 ore di aereo in semioscurità siamo atterrati a Beijing con un bellissimo sole, di quelli che in Irlanda non vedevamo da Settembre. Al controllo passaporti ci hanno fatti passare dritti,con grandi sorrisi. Sul banco davanti all'ufficiale di polizia abbiamo notato un pulsante da premere nel caso fossimo stati insoddisfatti della sua accoglienza. Le valigie sono arrivate prima di noi e poco dopo eravamo già nel taxi chiamato da uno dei dipendenti dell'aeroporto la cui funzione sembra essere quella di essere a disposizione per qualunque assistenza ai passeggeri.
Brendan ha passato brillantemente la prima prova di cinese chiacchierando con il tassista mentre io e le bambine ridevamo nei sedili di dietro. Arrivati in albergo abbiamo colonizzato la stanza aprendo gli zaini e tirando fuori libri, pantofole, computer e le cose che per i prossimi mesi vorranno dire casa. Sono proprio quelle cose che fanno la differenza tra una vacanza normale e quello che stiamo facendo, indispensabili per non sentirsi sempre in albergo, almeno mentalmente, ma difficili da trascinarsi per 4 continenti. Sto già pensando con impazienza al primo pacco da rispedire a casa.
Nonostante la stanchezza, per noi erano le 2 del mattino e nessuno ha dormito in aereo, siamo usciti a piedi e arrivati a Piazza Tienanmen. Molto presto ci siamo accorti di essere in molto pochi occidentali in giro. La gente ci guarda con estrema curiosità, soprattutto le bambine, e piú volte ci hanno fermato per fotografarci e farsi fotografare con noi. Nina: "Mi sembra di essere Avril Lavigne!" Arrivati alla piazza i venditori di souvenirs ci hanno assalito e per la seconda volta abbiamo avuto prova del cinese di Brendan: con la lingua ha anche acqiusito la capacità di contrattare senza la quale qui non si va avanti. Da lui abbiamo imparato le parole magiche per liberarci dei venditori. Quando nient'altro funziona, no, no thank you, I don't want it, basta dire: "Bu Yao!" con una certa autorità, e si dissolvono! Prima gelano, stanno zitti e poi spariscono. Mi assicura che non è maleducato, ma non sono convinta.
Il freddo era a quel punto troppo, la stanchezza pure e per ripararci ci siamo infilati in una stazione della metropolitana. A quel punto nessuno aveva voglia di riuscire al freddo e Brendan ha dato la prova finale della conoscenza della lingua: con la cartina del metrò sul muro, in cinese, è riuscito a riportarci in albergo, anche cambiando treno dopo due fermate! Inutile dire che eravamo gli unici occidentali in giro. Non so se riuscirò a sostenere la competizione quando sarà il mio turno in Sudamerica!
Brendan ha passato brillantemente la prima prova di cinese chiacchierando con il tassista mentre io e le bambine ridevamo nei sedili di dietro. Arrivati in albergo abbiamo colonizzato la stanza aprendo gli zaini e tirando fuori libri, pantofole, computer e le cose che per i prossimi mesi vorranno dire casa. Sono proprio quelle cose che fanno la differenza tra una vacanza normale e quello che stiamo facendo, indispensabili per non sentirsi sempre in albergo, almeno mentalmente, ma difficili da trascinarsi per 4 continenti. Sto già pensando con impazienza al primo pacco da rispedire a casa.
Nonostante la stanchezza, per noi erano le 2 del mattino e nessuno ha dormito in aereo, siamo usciti a piedi e arrivati a Piazza Tienanmen. Molto presto ci siamo accorti di essere in molto pochi occidentali in giro. La gente ci guarda con estrema curiosità, soprattutto le bambine, e piú volte ci hanno fermato per fotografarci e farsi fotografare con noi. Nina: "Mi sembra di essere Avril Lavigne!" Arrivati alla piazza i venditori di souvenirs ci hanno assalito e per la seconda volta abbiamo avuto prova del cinese di Brendan: con la lingua ha anche acqiusito la capacità di contrattare senza la quale qui non si va avanti. Da lui abbiamo imparato le parole magiche per liberarci dei venditori. Quando nient'altro funziona, no, no thank you, I don't want it, basta dire: "Bu Yao!" con una certa autorità, e si dissolvono! Prima gelano, stanno zitti e poi spariscono. Mi assicura che non è maleducato, ma non sono convinta.
Il freddo era a quel punto troppo, la stanchezza pure e per ripararci ci siamo infilati in una stazione della metropolitana. A quel punto nessuno aveva voglia di riuscire al freddo e Brendan ha dato la prova finale della conoscenza della lingua: con la cartina del metrò sul muro, in cinese, è riuscito a riportarci in albergo, anche cambiando treno dopo due fermate! Inutile dire che eravamo gli unici occidentali in giro. Non so se riuscirò a sostenere la competizione quando sarà il mio turno in Sudamerica!
venerdì 28 dicembre 2007
Avremmo dovuto fare la mansarda...
... è quello che mi dico quando, guardando i bagagli più o meno chiusi, il panico sale e mi chiedo di chi sia stata l'idea (Brendan in quei momenti mi dice di guardarmi allo specchio!). Due valigie rigide da 20kg e due zaini, uno da 6kg, l'altro un po' di più, come avevamo detto. Le bambine hanno le borse di scuola con qualche libro, Nintendo DS e poco altro. Anche se non sembra tanto per 4 persone per 8 mesi è comunque un sacco di roba da trascinare intorno al pianeta da nord a sud dell'equatore. Con quello che ci costerà sarebbe venuta una bellissima mansarda, rivestita in legno e con extra bagno.
L'albero di Natale è venuto giù il 26 e abbiamo passato gli ultimi due giorni a preparare la casa per i neozelandesi che arriveranno ad Aprile. È stato come quando cambiamo casa: ci siamo liberati di un sacco di roba inutile per fare spazio in armadi e cassetti. Il cassonetto della spazzatura è pieno, quello della roba da riciclare pure e due sacchi da dare in beneficenza sono pronti da mettere fuori dalla porta. In compenso la testa è sgombra, più mi libero di roba inutile conservata per qualche motivo nostalgico, più la mente si libera di paure e idee confuse lasciando spazio a nuove idee, energie e voglia di fare. Ci sentiamo all'inizio di una nuova fase e siamo curiosi di vedere dove ci porterà. Scherzando, ma non troppo, ci diciamo che se dopo 8 mesi riusciremo a tornare insieme sullo stesso aereo potremo dire con una certa sicurezza di avere buone probabilità di stare insieme per almeno altri dieci anni.
Sara sta facendo il giro del vicinato per salutare le amiche (John ha appena chiamato per dire che le danno da mangiare, such a bad mother!), non ha ancora deciso se nello zaino metterà la renna Piccolina o il gatto Pernod, ma è contenta di partire. Io passo dal panico allo zen, quando come al solito mi rendo conto di non poter cambiare le leggi della fisica e far quadrare il cerchio, allora mi dico: "I don't give a f***! In un modo o nell'altro tutto andrà come deve andare."
Brendan è apparentemente sereno, un essere decisamente più evoluto di me, riesce a raggiungere lo zen senza passare per il panico. Nina è la più difficile da interpretare. A momenti è eccitata per la partenza, ma per la maggior parte si ostina a ignorarla, non cerca le amiche e guarda la TV in pigiama. Non capisco se sia un modo per nascondere il disagio o se veramente sia calma come il padre. Ieri le ho detto di scegliere un paio di libri da leggere da portarsi dietro e mi ha risposto: "No mamma, mi porto dietro solo l'Harry Potter che sto leggendo, gli altri li prendo per strada." Esattamente lo spirito giusto, that's my girl!
Stasera saluteremo amici e parenti a casa di Liz e Steve che hanno invitato a cena noi e chiunque altro voglia venire a salutarci, passato quello saremo ufficialmente per conto nostro. Per quanto mi riguarda sono convinta di andare in vacanza in Cina per 3 settimane, al resto non penso ancora.
Prossimo post dalla Cina, Great Firewall permettendo :-)
Ascoltando The Smashing Pumpkins, Ava Adore
L'albero di Natale è venuto giù il 26 e abbiamo passato gli ultimi due giorni a preparare la casa per i neozelandesi che arriveranno ad Aprile. È stato come quando cambiamo casa: ci siamo liberati di un sacco di roba inutile per fare spazio in armadi e cassetti. Il cassonetto della spazzatura è pieno, quello della roba da riciclare pure e due sacchi da dare in beneficenza sono pronti da mettere fuori dalla porta. In compenso la testa è sgombra, più mi libero di roba inutile conservata per qualche motivo nostalgico, più la mente si libera di paure e idee confuse lasciando spazio a nuove idee, energie e voglia di fare. Ci sentiamo all'inizio di una nuova fase e siamo curiosi di vedere dove ci porterà. Scherzando, ma non troppo, ci diciamo che se dopo 8 mesi riusciremo a tornare insieme sullo stesso aereo potremo dire con una certa sicurezza di avere buone probabilità di stare insieme per almeno altri dieci anni.
Sara sta facendo il giro del vicinato per salutare le amiche (John ha appena chiamato per dire che le danno da mangiare, such a bad mother!), non ha ancora deciso se nello zaino metterà la renna Piccolina o il gatto Pernod, ma è contenta di partire. Io passo dal panico allo zen, quando come al solito mi rendo conto di non poter cambiare le leggi della fisica e far quadrare il cerchio, allora mi dico: "I don't give a f***! In un modo o nell'altro tutto andrà come deve andare."
Brendan è apparentemente sereno, un essere decisamente più evoluto di me, riesce a raggiungere lo zen senza passare per il panico. Nina è la più difficile da interpretare. A momenti è eccitata per la partenza, ma per la maggior parte si ostina a ignorarla, non cerca le amiche e guarda la TV in pigiama. Non capisco se sia un modo per nascondere il disagio o se veramente sia calma come il padre. Ieri le ho detto di scegliere un paio di libri da leggere da portarsi dietro e mi ha risposto: "No mamma, mi porto dietro solo l'Harry Potter che sto leggendo, gli altri li prendo per strada." Esattamente lo spirito giusto, that's my girl!
Stasera saluteremo amici e parenti a casa di Liz e Steve che hanno invitato a cena noi e chiunque altro voglia venire a salutarci, passato quello saremo ufficialmente per conto nostro. Per quanto mi riguarda sono convinta di andare in vacanza in Cina per 3 settimane, al resto non penso ancora.
Prossimo post dalla Cina, Great Firewall permettendo :-)
Ascoltando The Smashing Pumpkins, Ava Adore
giovedì 20 dicembre 2007
Prima Santa Claus!
Questa mattina, in quella fase di dormiveglia che precede il risveglio vero e proprio ho avuto una folgorazione. Ho aperto gli occhi di scatto e condiviso la nuova acquisita saggezza con mio marito: "Dovevamo girare dall'altra parte!"
"What?!"
"Dovevamo cominciare il viaggio dall'altra parte! Così avremmo avuto 8 mesi d'estate!!"
"Have you got something against sleeping?"
Con il risveglio sono pian piano arrivate anche le ragioni della scelta originaria: evitare le olimpiadi in Cina e il pieno inverno in Nuova Zelanda, più goderci l'estate australiana, sapevo che c'era un motivo.
Giorni strani questi ultimi prima della partenza. I supermercati sono pieni di tacchini, prosciutti, cioccolati e dolci di Natale, la gente arriva alle casse con i carrelli pieni come se si preparassero ad un assedio o una carestia e io invece compro le cose giorno per giorno, con il mio cestino, stando attenta a non caricarmi di roba che tra una settimana dovrò buttare. Allo stesso tempo abbiamo ricevuto più inviti a pranzo e cena nelle ultime due settimane che negli ultimi 7 anni, famiglia, vicini, colleghi, tutti sembrano volerci salutare prima della partenza, una vera e propria veglia all'irlandese come facevano con quelli che emigravano in America anni fa e sapevano che non sarebbero più tornati.
A poco più di una settimana dalla partenza mi sorprendo per essere dopotutto molto calma. Continuo a chiedermi se sia la verità, ma la risposta è sempre quella: "I'm cool!" Salvo poi ad ogni piccolo contrattempo passare dal cool allo stress in zero secondi. Comincio a fare il gioco del se e a cercare di prevedere il futuro e ogni possibile scenario, fermandomi regolarmente al peggiore come più il probabile fino a che non mi trovo in una spirale di ansia. Tocco il fondo e poi mi calmo perchè capisco finalmente che non c'è niente da fare se non vivere le cose un giorno alla volta e reagire secondo l'ispirazione del momento. Nel frattempo però ho sprecato inutilmente un sacco di energia che avrei potuto usare diversamente. Per fortuna di chi vive con me tutto avviene internamente, senza conseguenze per gli altri. I'm a bit of a cold fish, più mi agito e più dal di fuori sembro calma.
Oggi ho imparato una lezione da mia figlia di 8 anni. A colazione ho chiesto: "Bambine, adesso siete emozionate per il viaggio?"
Tra un cucchiaio di corn flakes e l'altro Nina mi ha risposto: "No mamma. Adesso sono emozionata perchè arriva Santa Claus, passato quello comincerò ad emozionarmi per il viaggio!"
Ha ragione lei, una cosa alla volta.
Ascoltando: Muse, Space Dementia
"What?!"
"Dovevamo cominciare il viaggio dall'altra parte! Così avremmo avuto 8 mesi d'estate!!"
"Have you got something against sleeping?"
Con il risveglio sono pian piano arrivate anche le ragioni della scelta originaria: evitare le olimpiadi in Cina e il pieno inverno in Nuova Zelanda, più goderci l'estate australiana, sapevo che c'era un motivo.
Giorni strani questi ultimi prima della partenza. I supermercati sono pieni di tacchini, prosciutti, cioccolati e dolci di Natale, la gente arriva alle casse con i carrelli pieni come se si preparassero ad un assedio o una carestia e io invece compro le cose giorno per giorno, con il mio cestino, stando attenta a non caricarmi di roba che tra una settimana dovrò buttare. Allo stesso tempo abbiamo ricevuto più inviti a pranzo e cena nelle ultime due settimane che negli ultimi 7 anni, famiglia, vicini, colleghi, tutti sembrano volerci salutare prima della partenza, una vera e propria veglia all'irlandese come facevano con quelli che emigravano in America anni fa e sapevano che non sarebbero più tornati.
A poco più di una settimana dalla partenza mi sorprendo per essere dopotutto molto calma. Continuo a chiedermi se sia la verità, ma la risposta è sempre quella: "I'm cool!" Salvo poi ad ogni piccolo contrattempo passare dal cool allo stress in zero secondi. Comincio a fare il gioco del se e a cercare di prevedere il futuro e ogni possibile scenario, fermandomi regolarmente al peggiore come più il probabile fino a che non mi trovo in una spirale di ansia. Tocco il fondo e poi mi calmo perchè capisco finalmente che non c'è niente da fare se non vivere le cose un giorno alla volta e reagire secondo l'ispirazione del momento. Nel frattempo però ho sprecato inutilmente un sacco di energia che avrei potuto usare diversamente. Per fortuna di chi vive con me tutto avviene internamente, senza conseguenze per gli altri. I'm a bit of a cold fish, più mi agito e più dal di fuori sembro calma.
Oggi ho imparato una lezione da mia figlia di 8 anni. A colazione ho chiesto: "Bambine, adesso siete emozionate per il viaggio?"
Tra un cucchiaio di corn flakes e l'altro Nina mi ha risposto: "No mamma. Adesso sono emozionata perchè arriva Santa Claus, passato quello comincerò ad emozionarmi per il viaggio!"
Ha ragione lei, una cosa alla volta.
Ascoltando: Muse, Space Dementia
giovedì 13 dicembre 2007
'Tis the Season to be jolly
La data si avvicina e un certo disagio comincia a strisciarmi addosso. Da un paio di settimane mi sembra di essere in una sala d'imbarco, sospesa in limbo, tutto è pronto, adesso basta aspettare, è ora di andare. Anche se veramente non è tutto pronto e ogni giorno c'è qualcosa da sistemare. Ieri per esempio mi sono fatta fare una lettera dal medico per giustificare le medicine che ci porteremo dietro: sostanze non stupefacenti e per uso personale. Dieci scatole di antibiotico potrebbero far sollevare qualche sopracciglio alla dogana. La settimana scorsa abbiamo pagato la crociera sullo Yangtze, oggi ci hanno dato conferma di aver ricevuto il bonifico e ci hanno regalato un upgrade: la nave non è più la Victoria Rose, ma la Victoria Prince, più bella e più grande. La nostra amica Li Beiyan a Beijing ci ha poi prenotato il treno tra Beijing e Xi'an e i voli tra Xi'an e Chengdu e Yichang e Shanghai (Xie xie Beiyan, I hope you are picking that restaurant nice and expensive!!). Ci rimane l'albergo a Xi'an e quello a Shanghai, c'è ancora tempo.
Per una volta mi accorgo di essere assolutamente immune alla frenesia natalizia che qui impazza da un mese ormai e ogni giorno diventa più intensa. Siamo al punto di evitare il centro a meno che non sia strettamente necessario. Le canzoni di Natale suonano ininterrottamente in tutti i negozi dal mese di Novembre: dopo un'ora sei completamente rincretinita. Sono ben capace di resistere alla roba bella e inutile, vestiti di capodanno, sciarpe in cachemire, candele profumate quest'anno mi lasciano completamente indifferente. Ieri ne ho vista una nuova: passando davanti al negozio di animali avevano esposte le calze della Befana per cani e gatti con dentro giocattoli e croccantini a tema natalizio.
Non sono un'Erode completa, ho fatto l'albero di Natale per le mie figlie e Babbo natale arriverà anche da noi. Il mio shopping natalizio è di un altro tipo. Ogni volta che passo davanti a Mahers Outdoor Shop non resisto alla tentazione di entrare e ogni volta esco con qualche nuovo gadget. Gli ultimi sono stati degli asciugamani in microfibra praticamente senza volume e 4 Sporks, coltello, forchetta e cucchiaio in una sola posata. Mi incanto davanti al cibo per astronauti, ma poi mi dico che non stiamo andando nella jungla e qualsiasi cosa ci serva potremo sempre comprarla per strada. Il mio ultimo acquisto, per ora, è stato su ebay: due gadgets per non perdere i bambini, un allarme che suona se il bambino si allontana per più di 25 metri. Non esattamente necessari, ma non fa male averli.
Per una volta mi accorgo di essere assolutamente immune alla frenesia natalizia che qui impazza da un mese ormai e ogni giorno diventa più intensa. Siamo al punto di evitare il centro a meno che non sia strettamente necessario. Le canzoni di Natale suonano ininterrottamente in tutti i negozi dal mese di Novembre: dopo un'ora sei completamente rincretinita. Sono ben capace di resistere alla roba bella e inutile, vestiti di capodanno, sciarpe in cachemire, candele profumate quest'anno mi lasciano completamente indifferente. Ieri ne ho vista una nuova: passando davanti al negozio di animali avevano esposte le calze della Befana per cani e gatti con dentro giocattoli e croccantini a tema natalizio.
Non sono un'Erode completa, ho fatto l'albero di Natale per le mie figlie e Babbo natale arriverà anche da noi. Il mio shopping natalizio è di un altro tipo. Ogni volta che passo davanti a Mahers Outdoor Shop non resisto alla tentazione di entrare e ogni volta esco con qualche nuovo gadget. Gli ultimi sono stati degli asciugamani in microfibra praticamente senza volume e 4 Sporks, coltello, forchetta e cucchiaio in una sola posata. Mi incanto davanti al cibo per astronauti, ma poi mi dico che non stiamo andando nella jungla e qualsiasi cosa ci serva potremo sempre comprarla per strada. Il mio ultimo acquisto, per ora, è stato su ebay: due gadgets per non perdere i bambini, un allarme che suona se il bambino si allontana per più di 25 metri. Non esattamente necessari, ma non fa male averli.
lunedì 3 dicembre 2007
Le reazioni della gente...
... quando viene a sapere del nostro progetto di viaggio intorno al mondo sono state, sono ancora, le più diverse. I genitori di tutti e due, nonostante le diversità culturali, hanno reagito in maniera sorprendentemente identica: "Siete fuori!", condito da una malnascosta preoccupazione, che però devo dire col tempo si è attenuata lasciando il posto ad una certa curiosità e forse al dubbio che possiamo anche avere ragione noi e aver avuto l'idea giusta.
Per quanto riguarda gli altri, molto presto ci siamo accorti di poterli distintamente dividere tra italiani e anglosassoni (oops, celtici). L'aggettivo che viene usato più spesso dagli italiani per commentare su quello che stiamo per fare è 'coraggiosi', quello che più spesso utilizzano gli altri è invece 'lucky bastards'. Dopo le prime reazioni degli amici più vicini è diventata una costante con poche eccezioni, (mio cugino Nicola che sardo, ma ormai cittadino del mondo si schiera decisamente con gli stranieri). La cosa mi ha sorpresa: tutti europei e della stessa generazione, ma alla fine le differenze nazionali hanno un peso e la globalizzazione non si estende allo spirito.
L'idea di un viaggio intorno al mondo è abbastanza comune qui in Irlanda, la gente però lo fa prima, magari dopo aver risparmiato qualcosa con il primo lavoro dal quale poi si licenziano per cercarne un altro quando tornano. Molti si 'perdono per strada', trovano lavoro in Australia e decidono di fermarsi per qualche anno. Alla fine però tornano quasi sempre, anche dopo dieci o vent' anni, ma tornano sempre a casa. Fare la stessa esperienza con bambini piccoli e chiedendo un sabbatico all'azienda in cui lavori è decisamente meno comune, ma altri l'hanno fatto prima di noi. La situazione economica attuale sicuramente favorisce questo tipo di mentalità: il lavoro è tanto e facile da trovare per tutti, l'idea di lasciare la via vecchia per la nuova non fa tanta paura, finito un lavoro, sicuramente ce ne sarà uno migliore dietro l'angolo. Ma non è solo questo, in generale, l'irlandese è più disposto a spostarsi, a lasciare casa per un periodo lungo di tempo anche a costo di sacrificare un po' di comodità. Forse anche per il clima e per mancanza di varietà, l'Irlanda anche se casa non è un posto molto difficile da lasciare, almeno per un periodo limitato di tempo.
In Italia le cose stanno diversamente. Sicuramente anche per ragioni pratiche più che valide, l'italiano è molto più conservatore al riguardo. L'idea di lasciare un lavoro per un altro è già abbastanza strana, lasciare un lavoro senza averne un altro pronto è da pazzi, a qualunque età. Mi chiedo però se sia tutto. In fin dei conti tutti gli altri, gli stranieri, vorrebbero vivere in Italia: clima, cultura, glamour, cucina, mare e montagna, tutto concentrato in un territorio relativamente ristretto, tutto invidiato dal resto del mondo. Nonostante le continue lamentele la gente vive bene: un paese povero pieno di gente ricca, decisamente più difficile da lasciare. A volte mi chiedo se l'italiano sia tutto considerato contento di quello che ha, talmente sicuro e soddisfatto del proprio posto sul mappamondo che gli manca la curiosità di vedere cosa ci sia nel resto. Di sicuro viaggiano, da turisti, ma raramente passano periodi lunghi all'estero per sperimentare sulla propria pelle un altro modo di vivere. A differenza degli irlandesi però, i pochi che lo fanno non tornano.
Per quanto riguarda gli altri, molto presto ci siamo accorti di poterli distintamente dividere tra italiani e anglosassoni (oops, celtici). L'aggettivo che viene usato più spesso dagli italiani per commentare su quello che stiamo per fare è 'coraggiosi', quello che più spesso utilizzano gli altri è invece 'lucky bastards'. Dopo le prime reazioni degli amici più vicini è diventata una costante con poche eccezioni, (mio cugino Nicola che sardo, ma ormai cittadino del mondo si schiera decisamente con gli stranieri). La cosa mi ha sorpresa: tutti europei e della stessa generazione, ma alla fine le differenze nazionali hanno un peso e la globalizzazione non si estende allo spirito.
L'idea di un viaggio intorno al mondo è abbastanza comune qui in Irlanda, la gente però lo fa prima, magari dopo aver risparmiato qualcosa con il primo lavoro dal quale poi si licenziano per cercarne un altro quando tornano. Molti si 'perdono per strada', trovano lavoro in Australia e decidono di fermarsi per qualche anno. Alla fine però tornano quasi sempre, anche dopo dieci o vent' anni, ma tornano sempre a casa. Fare la stessa esperienza con bambini piccoli e chiedendo un sabbatico all'azienda in cui lavori è decisamente meno comune, ma altri l'hanno fatto prima di noi. La situazione economica attuale sicuramente favorisce questo tipo di mentalità: il lavoro è tanto e facile da trovare per tutti, l'idea di lasciare la via vecchia per la nuova non fa tanta paura, finito un lavoro, sicuramente ce ne sarà uno migliore dietro l'angolo. Ma non è solo questo, in generale, l'irlandese è più disposto a spostarsi, a lasciare casa per un periodo lungo di tempo anche a costo di sacrificare un po' di comodità. Forse anche per il clima e per mancanza di varietà, l'Irlanda anche se casa non è un posto molto difficile da lasciare, almeno per un periodo limitato di tempo.
In Italia le cose stanno diversamente. Sicuramente anche per ragioni pratiche più che valide, l'italiano è molto più conservatore al riguardo. L'idea di lasciare un lavoro per un altro è già abbastanza strana, lasciare un lavoro senza averne un altro pronto è da pazzi, a qualunque età. Mi chiedo però se sia tutto. In fin dei conti tutti gli altri, gli stranieri, vorrebbero vivere in Italia: clima, cultura, glamour, cucina, mare e montagna, tutto concentrato in un territorio relativamente ristretto, tutto invidiato dal resto del mondo. Nonostante le continue lamentele la gente vive bene: un paese povero pieno di gente ricca, decisamente più difficile da lasciare. A volte mi chiedo se l'italiano sia tutto considerato contento di quello che ha, talmente sicuro e soddisfatto del proprio posto sul mappamondo che gli manca la curiosità di vedere cosa ci sia nel resto. Di sicuro viaggiano, da turisti, ma raramente passano periodi lunghi all'estero per sperimentare sulla propria pelle un altro modo di vivere. A differenza degli irlandesi però, i pochi che lo fanno non tornano.
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