martedì 10 giugno 2008

Wellie



Siamo di nuovo nella grande metropoli e boy does it feel good! Lo sospettavamo anche prima dell'inizio di questo viaggio, ma a questo punto abbiamo fatto pace col fatto di non essere tagliati per le vie di mezzo: la nostra dimensione oscilla tra il campeggio selvaggio e la grande citta'. Siamo al massimo della felicita' quando moriamo di freddo sul Waiau River su una zattera, camminiamo per ore nel deserto australiano, o quando viviamo nel mezzo di una capitale con musei, teatri, caffe' e negozi. La 'suburbia' non fa per noi. Dopo la vita tranquilla alla periferia di Christchurch ci troviamo immersi nel clima multirazziale e colorato di Wellington, la capitale. Per la prima volta si vedono i maori, dappertutto e, a differenza degli aborigeni australiani, perfettamente integrati nella societa'. Abbiamo perso alloggio a Southern Cross Apartment, un residence all'angolo di Cuba Street, il centro della vita notturna. Volendo, basta uscire dalla porta di casa per poter fare colazione, pranzo e cena fuori a qualunque ora del giorno e della notte, cambiando posto ogni volta. Negozi di vestiti, libri, antiquariato, musica e tattoo studios affollano il vicinato e attraggono una popolazione molto diversa. I nostri vicini, gli altri occupanti degli appartamenti al sesto piano, sembrano essere per la maggior parte indiani e all'ora di cena un profumo di curry e vindaloo si sparge dappertutto facendo venire fame anche a chi non ne ha. Il secondo giorno, uscendo dall'ascensore, abbiamo incrociato nell'atrio tre ragazze americane con zaini e valige che lasciavano il palazzo con aria disgustata, chiaramente non contente di quello che avevano visto. Abbiamo captato la parola 'sporco' e Nina, nove anni e sei mesi Around the World, ha borbottato piu' a se stessa che a qualcun altro in particolare: "Si vede che non hai mai visto sporco, Lady!"
La temperatura e' quasi invernale a causa di un vento costante che pare sia una delle caratteristiche di questa citta', ma il sole continua a splendere dandoci l'energia e l'umore giusti per esplorare la citta'. Abbiamo passato due giorni al Te Papa Museum, un complesso enorme con diverse esibizioni sulla storia, cultura, geologia, flora e fauna locali. Come tutti i musei che abbiamo visitato in Australia, anche questo e' organizzato a misura di bambino, con tutte le informazioni scritte, ma anche molte esibizioni audio-visive e workshops dove i bambini possono mettere in pratica quello che imparano. Nina e Sara hanno saltato su una pedana e misurato sulla Scala Mercalli l'effetto provocato dal loro mini-terremoto, hanno toccato una roccia della crosta terrestre, una del mantello e una del nucleo. Non mi aspetto che ritengano tutte le informazioni che stanno acquisendo in modo quasi passivo, come per gioco, ma spero che quello che dimenticheranno momentaneamente gli tornera' utile piu' avanti, quando piu' grandi, a scuola studieranno questi argomenti.
Sabato sera abbiamo vsto gli All Blacks giocare contro l'Irlanda, anche se solo in un pub l'atmosfera era quella giusta. Alcuni di noi sono stati semplicemente disgustati del risultato, altri si sono divertiti a osservare la folla impazzire durante l'Haka. Questa sera ci siamo uniti a un meeting di Bookcrossing a Mac's Brewery, fatto amicizia con il contingente locale e fatto provvista di libri. I bookcrossers di Wellington sono stati molto ospitali e tra loro abbiamo incontrato due ragazze irlandesi, sorella e amica di due bookcrossers di Dublino che conosciamo bene, I love the internet! Domani andiamo a vedere Cats all'Opera House, con grande eccitazione delle bambine che sentono nostalgia di Willard e Saty. Insomma, non abbiamo perso tempo a tuffarci nella vita locale, so far Wellington is all good!












Ascoltando: Crowded House, Distant Sun

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