martedì 8 aprile 2008

Red, Red Heart

Partenza da Brisbane Sabato mattina alle 8. Con un solo bagaglio in quattro, per la prima volta al check-in si sono meravigliati "Solo questo?!" Finalmente stiamo imparando. L'aereo ha fatto un breve giro sulla citta' e dopo 10 minuti grattacieli e quartieri residenziali hanno lasciato il posto al verde spento dei cespugli polverosi ed eucalyptus del Bush. Appena mezz'ora di volo e il rosso intenso dell'outback, GAFA, il grande niente australiano, si stendeva sotto di noi a perdita d'occhio fino all'orizzonte nel quale si riconosceva distintamente la curvatura della Terra.



Tre ore e mezzo di volo e siamo arrivati ad Alice Springs, con 28 mila abitanti uno dei centri piu' grossi nello stato del Northern Territory. La costa piu' vicina a 12000Km di distanza, 40 gradi all'ombra, un caldo secco di quelli che asciugano occhi e labbra, con mosche che ti assalgono in continuazione e un paesaggio arido e desolato dominato dal letto secco di un fiume che non vede acqua da due anni. Come i pinguini di Madagascar che da NYC arrivano in Antartica dopo aver dirottato una nave, ci siamo guardati intorno costernati, "This sucks!"
Arrivati in centro l'impressione non e' migliorata; ci siamo trovati in una citta' di frontiera in cui Bianchi e Aborigeni convivono senza guardarsi in faccia, l'atmosfera carica della tensione razziale. L'unico punto di incontro sono le gallerie d'arte dove gli aborigeni, per la maggior parte donne, vendono i loro quadri sotto la gestione dei Bianchi. Abbiamo resistito fino al tardo pomeriggio dopo una bistecca di canguro prima di definire Alice a shithole e ritirarci nella nostra stanza.
La mattina dopo sveglia prima del sole e partenza per Yulara, l'unico villaggio a portata di Uluru, costruito apposta per i 400 mila turisti che ogni anno visitano la zona. Causa fondi limitati, contrariamente alle nostre abitudini questa volta ci siamo uniti ad un viaggio organizzato. Dopo aver scambiato poche frasi con l'autista abbiamo notato una cadenza che mal si accordava col rosso del paesaggio, "Scozzese?!"
"Aye, frromm Ednborrrogh!"
E' un accento che ha il potere di farmi sorridere anche alle cinque del mattino. Penso subito a Billy Connolly, uno dei comici piu' divertenti del pianeta. Purtroppo il nostro autista doveva aver lasciato a casa il senso dell'umorismo. Per 600Km ci ha tartassati di informazioni utili ma riferite senza nessun colore. Anche il mono-tono scozzese pero' non e' riuscito a rompere l'incantesimo del deserto. Sono entrata in uno stato contemplativo incapace di staccare lo sguardo dal niente rosso e piatto interrotto solo dai cespugli spinosi e occasionalmente un eucalyptus che cresce sul letto di un fiume secco. Il cielo e' di un blu intenso, reso ancora piu' acceso dal contrasto con la terra rossa. A parte qualche autotreno, canguri e cacatoa neri, l'unico incontro e' stato con un furgone senza motore trainato da due cammelli e il suo proprietario: un tedesco che vive attraversando il continente da un capo all'altro, tutto quello che possiede concentrato nel furgone.
Molto meno essenziali, arrivati a Yulara abbiamo fatto il primo acquisto: le retine antimosca da mettere intorno alla testa (not cool ma se si pensa che le mosche hanno origine nelle carcasse degli animali...), e i cappelli alla Crocodile Dundee per le bambine (suckers, I know... but they're so cute!).
Dopo un panino veloce, scambiato Jock the sour Scot per Nathaniel, australiano ed entusiasta, siamo partiti per il parco nazionale di Kata Tjuta. Prima fermata The Olgas Range, un complesso di montagne rocciose in mezzo al deserto dove la cosa e' finalmente diventata un po' piu' complicata e interessante. Lasciati i meno resistenti sull'autobus con l'aria condizionata, in pochi abbiamo fatto due passeggiate, la prima di mezz'ora e poi una vera e propria hike che ci ha portati in mezzo alle Olgas, in salita e sotto il sole del mezzo pomeriggio che se possibile colorava tutto di un rosso ancora piu' acceso.













Tre ore e diverse bottiglie d'acqua dopo, stanchi ma con la certezza di averlo guadagnato, sedevamo davanti a Uluru a guardare il tramonto con un bicchiere di vino bianco in mano. La gente non era tanta, o il posto grande abbastanza da evitarla, ma non abbiamo avuto difficolta' a trovare un punto isolato da cui per un'ora abbiamo osservato la Roccia e il cielo che nella luce del sole calante cambiavano continuamente colore, dall'arancione al rosso al viola al blu. Seduti sulla sabbia rossa scattavamo una foto ogni pochi minuti cercando di fermare qualche istante di quella incredibile cartolina in movimento, ripetendoci "Totally worth it!"



















L'ultimo giorno, sveglia ancora una volta prima del sole, siamo tornati alla Roccia per vedere lo spettacolo al contrario: dal viola all'arancione nella luce dell'alba. La capacita' contemplativa a sei e otto anni arriva solo fino a un certo punto. Con i cappelli sempre in testa e sgranocchiando Vegemite on crackers le figlie hanno a quel punto sputato il ciuccio: "It's just a rock!" Dopo tre giorni di sveglia a orari impossibili per andare a veder pietre gli avrei perdonato "a f***ing rock!"
Mancavano a questo punto le ultime due mete da conquistare: il giro intorno e la scalata. La scalata e' una questione complicata. Gli aborigeni a cui recentemente e' passata la proprieta' chiedono di non farlo per rispetto alla loro cultura. Uluru e'un posto sacro e ogni volta che qualcuno muore durante l'impresa gli toglie qualcosa. Con 40 gradi di temperatura e 45 di inclinazione, mediamente si verifica una morte all'anno e regolarmente i rangers devono salvare qualcuno che si blocca a meta' strada in un attacco di panico. La decisione e' stata presa per noi: il giorno la scalata era chiusa a causa del vento. Non ci e' rimasto che girarci intorno, ma anche li, con un perimetro di 9Km abbiamo optato per una versione ridotta della passaggiata che ci ha portati ai depositi d'acqua naturali che si formano quando piove e alle pitture rupestri.
Abbiamo finito la giornata al centro di cultura aborigena dove tra le altre cose abbiamo sfogliato il Sorry Book, una raccolta di lettere da tutte le parti del mondo scritte da gente che durante una visita a Uluru aveva raccolto sassi come ricordo e li rispediva indietro con mille scuse e la preghiera di rimetterli a posto, dicendo che avevano portato grande sfortuna nelle loro vite. Ho immediatamente cercato di svuotare la bottiglia di sabbia rossa che Brendan aveva raccolto poco prima, ma lui scienziato cartesiano miscredente, me l'ha impedito dicendo "Shit happens, no kidding!" Tornati in albergo, ha ritrovato in una tasca la fede di matrimonio che pochi giorni prima si era rassegnato ad aver perso. Forse effetto della sabbia magica, ma quale?!









7 commenti:

Silvia ha detto...

Totally worth it from this side of the screen too!
Bravi per le fotografie che rendono perfettamente l'idea, e grazie Letty per la mervigliosa descrizione !

Letizia ha detto...

Self Appointed Official Tour Photographer (ecco perche' non appare molto), ringrazia per i complimenti alle foto.

Duncan ha detto...

Great stories and great piccies.
I hope the girls didn't suffer too much for the fucking rock !

Would love a snap of you two wearing your retine antimosca !

Unknown ha detto...

Solo una roccia! Povere bimbe.. ma farsi migliaia di miglia per una roccia ha perfettamente senso e ringrazieranno i loro genitori per averle portate dentro una cartolina mistica. Belle foto, bel racconto, bello tutto! Osservando la vostra storia vengono tanti dubbi: forse se rinunciassimo di più ad alcune comodità saremmo in grado di vivere più completamente il mondo, di conoscerlo, di non subirlo.
Forse.

Letizia ha detto...

They didn't suffer at all, just lack of sleep would do that to anybody. They're actually glad to have seen it now.

Piu' giro e piu' mi accorgo di quanto poco si abbia veramente bisogno: casa e' dove dormi, amici se ne incontrano sempre lungo il cammino. Domani rispedisco a casa meta' della roba, da 80 speriamo di scendere a 40Kg. Ancora ben lontani dall'essenzialismo del tedesco con i cammelli...

Mamma ha detto...

dopo questa esperienza mi chiedo se e come sarà cambiato il vostro modo di pensare.Penserete ancora di organizzarvi una casa da qualche parte,o comprerete anche voi due cammelli? La domanda ovviamente è interessata,ma non del tutto.Per ora buon viaggio con 40 kg!!

Mr Smiss ha detto...

ciao, puoi dire alle tue bimbe di tenere sotto controllo il loro blog in sti giorni del loro compleanno, please? Qui non si sa più come fare gli auguri!!! certo che proprio non ci rendete le cose facili!!!!! baci