Chinuque di noi viva all'estero e debba aver regolarmente a che fare con i consolati sa benissimo quanto l'esperienza possa essere frustrante. Se la burocrazia è pesante nel paese d'origine, è garantito che nei consolati corrispondenti ha il peso specifico del piombo. Per non parlare degli altri difetti nazionali che per qualche motivo, quando esportati all'estero si accentuano ancora di più (tanto non sono a casa mia, chi se ne frega?) e quando vengono poi concentrati in un'isola pubblica e felice come il consolato si elevano alla massima potenza. All'ambasciata italiana a Dublino per esempio, hanno messo Catarella a rispondere ai telefoni, così che a chi chiama, il nostro Paese si presenta con un individuo che non parla nè italiano nè inglese, quando è di buon umore grugnisce, quando per disgrazia lo si trova di malumore ti copre di insulti: "E porca puttana, chi cazzo è adesso? Ma non si può stare un po' in pace oggi?"
Il consolato cinese non sembra essere da meno. Con sede a Dublino, non accetta domande per visti tramite posta, bisognerebbe andare personalmente a portare la domanda e poi ritirarla 5 giorni lavorativi più tardi. Per essere magnanimi consentono però di usare un corriere, che è la soluzione per cui abbiamo optato: costo del corriere 100e, più 130 di visti.
Vista la spesa, volevamo essere ben sicuri che la documentazione che presentavamo fosse a posto così abbiamo cominciato a cercare di informarci un mese fa per telefono. Sul sito web danno gli orari di apertura al pubblico e quelli in cui rispondono ai telefoni, ma per quanto abbiamo provato alle ore indicate, nei giorni indicati, nessuno è mai venuto a rispondere alle nostre chiamate. Dopo una settimana di tentativi a vuoto Brendan manda un email con lista dei documenti, dettagli dei voli, prenotazioni e itinerario chiedendo se fosse abbastanza per ottenere il visto. Rispondono immediatamente con un chiaro ed inequivocabile si. Mandiamo il corriere e dopo dieci giorni senza nessuna notizia chiedo a Brendan: "Ancora niente dal consolato cinese? I cinque giorni sono passati."
"Vabbè non saranno precisissimi, vedrai che...SHIT!!"
"Cosa?!"
"Mi sono dimenticato di includere le foto!"
Mandiamo un email, profferendoci in scuse per la dimenticanza, e diciamo di aver spedito le foto per posta se per favore possono includerle alla domanda che hanno già ricevuto quasi due settimane prima.
Drago Rosso: "Portate foto quando venite a ritirare i passaporti, Lun-Gio dalle 9 alle 12."
Trifoglio Verde: "Grazie per il suggerimento, ma sarà un corriere a ritirare i passaporti, possiamo mandare le foto per posta e poi ritirare per corriere?"
Drago Rosso: "Non accettiamo applicazioni per posta."
Trifoglio Verde: "L'applicazione non è per posta, sono solo le foto. Avete già ricevuto la domanda per i visti tramite corriere. Potete per piacere accettare le foto per posta?"
SILENZIO...PER FAVORE...SILENZIO...PER FAVORE, PER FAVORE...
Trifoglio Verde: "Ditemi se accettate le maledettissime foto per posta o se devo venire io a Dublino a portarvele!"
Drago Rosso: "Date foto a chi viene a ritirare i visti."
Trifoglio Verde: "Chi viene a ritirare i visti è un corriere che mi ha già fatto pagare 50e per portarvi la domanda e 50 per ritirarla! Se adesso gli porto le foto me ne fa pagare altri 50!! Non potete per favore mettere insieme le foto che sicuramente adesso avete con la domanda che avete da quasi 2 settimane ormai??"
SILENZIO
Stamattina Brendan manda un altro email, riattaccando con le scuse e spiegando che abbiamo bisogno di una risposta oggi perchè se insistono nel ricevere le foto direttamente, uno di noi deve andare a Dublino in aereo a portarle visto che costa meno che mandarle per corriere (God Bless Ryanair!).
Toccati sul soldo, troviamo un modo per intenderci e finalmente empatizzano col nostro problema: "Brendan, this is incredible! Cledevo molto meno calo mandale foto con colliele! Visto che le hai spedite va bene così."
Un'ora dopo riceviamo un email per dire che i visti sono pronti.
martedì 27 novembre 2007
venerdì 23 novembre 2007
Assicurazione
Dal momento in cui abbiamo cominciato la ricerca è stato subito chiaro che il problema non era di facile soluzione. Tutti i pacchetti di assicurazione di viaggio pre confezionati sembrano essere fatti o per studenti con lo zaino o per ultrasessantenni che vanno a Lanzarote per due settimane. Famiglie che vanno in vacanza per 3 settimane sembrano rientrare nella normalità, ma famiglie con lo zaino sono decisamente fuori categoria. Alla fine abbiamo dovuto rivolgerci ad un broker locale, O'Leary Insurances che ci ha trovato una soluzione su misura: una polizza che ci copra per gli otto mesi per spese mediche (fino a 6.350.000E a testa), reimpatrio, ma che copre anche tutti i bagagli, passaporti, carte di credito, cancellazione di voli, spese legali e responsabilità civile fino a 2,5M E. Include anche attività come sci e scuba diving. Da non sottovalutare anche il vantaggio di avere sempre una persona con cui trattare dall'altro capo del filo del telefono nel caso dovessimo usare la polizza. Sempre meglio che aver a che fare con un'agenzia con sede altrove dove ogni volta che chiami sei cosrtetta a trattare con una persona diversa dopo essere stata messa in attesa al telefono per ore. Costo totale 1000e.
Ascoltando: The Cure, Friday I'm in love
Ascoltando: The Cure, Friday I'm in love
martedì 20 novembre 2007
Indulgenze dei Tempi Moderni
Mi è stato chiesto se con tutti i chilometri che copriremo nei prossimi otto mesi abbiamo considerato di acquistare crediti per l'emissione di CO2 che causeremo. Sul sito della British Airways c'è un link per un'azienda che si chiama Climate Care, che è una delle principali a fornire il servizio in Inghilterra.
Il concetto è questo: usando degli "standard governativi per convertire unità di energia in emissioni di CO2", ti dicono quanto inquini viaggiando, ma anche stando a casa (usando macchina, elettricità, gas e gasolio) e ti consentono di pagare un prezzo per riscattare le emissioni di gas che produci. I soldi che tu paghi vanno poi ad essere investiti in progetti per ridurre le emissioni di CO2 in diverse parti del mondo. L'obiettivo è quello di raggiungere una situazione neutrale in cui le emissioni che produci vengono annullate dai progetti verdi che vai a finanziare. Il ragionamento non fa una piega, i problemi però sorgono quando vai a vedere come queste aziende operano e quello che ho visto non mi convince. Sono tutte aziende private che operano secondo schemi privi di ogni controllo alcuni dei quali sono stati poi scoperti come fraudolenti, inefficaci, o addirittura controproducenti, (vedi The Guardian "The inconvenient truth about carbon offset industry").
Tra tutte le emissioni di CO2, già di per sè difficili da calcolare per ammissione stessa del IPCC, quelle degli aerei sono le più difficili da determinare perchè dipendono da quanto sia carico l'aereo e dall'altitudine (vedi FAQ on Climate Care). Ancora più difficile da determinare è quanta CO2 viene riscattata da un'altra parte. Uno dei progetti più popolari è quello di piantare alberi, che naturalmente eliminano CO2, ma la quantità non è misurabile specialmente quando le aziende che li piantano lo fanno in riscatto immediato di tutta la CO2 che l'albero eliminerà in 100 anni di vita. Un progetto per piantare alberi in Ecuador(vedi World Rainforest Movement) è stato accusato di aver sfrattato migliaia di contadini e di gestire piantagioni dove la terra rilascia più CO2 di quanta ne assorbano gli alberi. Lo stesso fondatore di Climate Care, Mike Mason, ha detto che piantare alberi sia uno spreco di tempo ed energia, ma che purtroppo la gente si entusiasma all'idea e quindi bisogna accontentarla. Altri progetti tipo quello di scoraggiare l'uso domestico di combustibili altamente inquinanti in India o in Africa, sono ancora più difficili da realizzare perchè richiedono la cooperazione della popolazione locale.
Da quello che ho visto, non credo che si possa affidare a delle aziende private il compito di "offsetting" il diossido di carbonio che produciamo e sono d'accordo con chi lo paragona alla pratica in uso nel medioevo di comprare indulgenze per poi continuare a peccare con la coscienza tranquilla, (Vedi Denis Hays in The New York Times). Chiamatemi eco-vandala, ma fino a quando la materia non verrà regolamentata da una legge e gestita da un governo, fino a quando il costo del CO2 non verrà ripartito proporzionalmente tra chi lo produce e chi ci guadagna, (BA nel 2005 quando ha lanciato la campagna ha comprato per tutto l'anno crediti pari all'emissione dei suoi aerei nella tratta Londra-NY di appena un giorno), non mi sento di auto punirmi per i prossimi 8 mesi.
Il concetto è questo: usando degli "standard governativi per convertire unità di energia in emissioni di CO2", ti dicono quanto inquini viaggiando, ma anche stando a casa (usando macchina, elettricità, gas e gasolio) e ti consentono di pagare un prezzo per riscattare le emissioni di gas che produci. I soldi che tu paghi vanno poi ad essere investiti in progetti per ridurre le emissioni di CO2 in diverse parti del mondo. L'obiettivo è quello di raggiungere una situazione neutrale in cui le emissioni che produci vengono annullate dai progetti verdi che vai a finanziare. Il ragionamento non fa una piega, i problemi però sorgono quando vai a vedere come queste aziende operano e quello che ho visto non mi convince. Sono tutte aziende private che operano secondo schemi privi di ogni controllo alcuni dei quali sono stati poi scoperti come fraudolenti, inefficaci, o addirittura controproducenti, (vedi The Guardian "The inconvenient truth about carbon offset industry").
Tra tutte le emissioni di CO2, già di per sè difficili da calcolare per ammissione stessa del IPCC, quelle degli aerei sono le più difficili da determinare perchè dipendono da quanto sia carico l'aereo e dall'altitudine (vedi FAQ on Climate Care). Ancora più difficile da determinare è quanta CO2 viene riscattata da un'altra parte. Uno dei progetti più popolari è quello di piantare alberi, che naturalmente eliminano CO2, ma la quantità non è misurabile specialmente quando le aziende che li piantano lo fanno in riscatto immediato di tutta la CO2 che l'albero eliminerà in 100 anni di vita. Un progetto per piantare alberi in Ecuador(vedi World Rainforest Movement) è stato accusato di aver sfrattato migliaia di contadini e di gestire piantagioni dove la terra rilascia più CO2 di quanta ne assorbano gli alberi. Lo stesso fondatore di Climate Care, Mike Mason, ha detto che piantare alberi sia uno spreco di tempo ed energia, ma che purtroppo la gente si entusiasma all'idea e quindi bisogna accontentarla. Altri progetti tipo quello di scoraggiare l'uso domestico di combustibili altamente inquinanti in India o in Africa, sono ancora più difficili da realizzare perchè richiedono la cooperazione della popolazione locale.
Da quello che ho visto, non credo che si possa affidare a delle aziende private il compito di "offsetting" il diossido di carbonio che produciamo e sono d'accordo con chi lo paragona alla pratica in uso nel medioevo di comprare indulgenze per poi continuare a peccare con la coscienza tranquilla, (Vedi Denis Hays in The New York Times). Chiamatemi eco-vandala, ma fino a quando la materia non verrà regolamentata da una legge e gestita da un governo, fino a quando il costo del CO2 non verrà ripartito proporzionalmente tra chi lo produce e chi ci guadagna, (BA nel 2005 quando ha lanciato la campagna ha comprato per tutto l'anno crediti pari all'emissione dei suoi aerei nella tratta Londra-NY di appena un giorno), non mi sento di auto punirmi per i prossimi 8 mesi.
venerdì 16 novembre 2007
Porquè quieres aprender l'espanol? Porquè el chino no me gusta.
Non ricordo se sia nato prima l'uovo o la gallina: se Brendan abbia cominciato ad imparare il cinese perchè vuole andare in Cina se o voglia andare in Cina perchè sta imparando il cinese. Il grave è che non se lo ricorda neanche lui. Più o meno due anni fa ha cominciato un corso in una scuola locale. Dopo il primo ciclo di lezioni il corso è stato sospeso perchè la materia era troppo complicata. In una classe di 20 persone, solo 3 si sono manifestati delusi. Tra questi anche Brendan che ha convinto gli altri due e la maestra, LiPing, a continuare privatamente le lezioni vedendosi a casa dell'uno o dell'altro. Da allora, il Martedì sera è diventata la serata cinese, molto più conviviale adesso che si è spostata dalla scuola a casa, innaffiata dal tè verde, accompagnato da fortune cookies (o scones, dipende dall'estro) e occasionalmente anche musica.
Alla fine del primo anno, uno dei tre studenti rimasti si è ritirato mentre Brendan ha detto di 'rendersi conto solo allora di quanto non sapesse'. Finalmente imparati i caratteri e i toni, (la stessa parola ha 5 significati diversi a seconda che venga pronunciata con uno dei 4 toni in crescendo, calando o piatto o senza tono: "Ma1 ma4 ma3 ma", rispettivamente: "madre, bestemmiare, cavallo, punto interrogativo"=mamma ha bestemmiato il cavallo?), adesso poteva cominciare ad imparare il cinese.
Oltre alle lezioni con LiPing ed Ian, l'altro allievo coraggioso, Brendan ha usato un corso di cinese online per le ripetizioni: http://chinesepod.com/.
All'inizio ha utilizzato solo i dialoghi gratis, poi ha preso il pacchetto a pagamento dove mettono a disposizione il testo scritto e gli appunti di grammatica. L'estate scorsa si è poi iscritto alle lezioni private che chinesepod organizza tramite skype, in cui per un mese si hanno conversazioni uno a uno con un'insegnate tramite skype. Al momento, ha raggiunto un livello intermedio, o come ha detto molto più poeticamente LiPing: "Se paragoni imparare il cinese a scalare una montagna, tu sei arrivato a metà." L'esperienza è comunque talmente intensa che per disintossicarsi Brendan ha cominciato a scrivere un blog su quanto sia difficile scalare quella particolare montagna: http://peelingmandarin.blogspot.com
Visto che con l'inglese ce la caveremo in Oz e NZ (or will we?? See Glossary) e il mio esposo copre la Cina, a me non rimaneva che fare qualcosa a proposito del Sudamerica e imparare lo spagnolo. Anche io ho cominciato con un corso per principianti nella scuola locale e poi con quei pochi che hanno voluto continuare ci siamo messi d'accordo fare delle lezioni private a casa. La classe è un po' più numerosa di quella di cinese, ma non di molto: io, Cheryl, Gillian, Sean, Mark, Jez y Maria, nuestra profesora. Anch'io per complementare il corso sto utilizzando delle lezioni on line tramite http://spanishsense.com/. Non è come scalare il Kilimajaro, piuttosto lo paragonerei al Cammino degli Incas...
Ascoltando: Asian Dub Foundation, 1000 Mirrors
Alla fine del primo anno, uno dei tre studenti rimasti si è ritirato mentre Brendan ha detto di 'rendersi conto solo allora di quanto non sapesse'. Finalmente imparati i caratteri e i toni, (la stessa parola ha 5 significati diversi a seconda che venga pronunciata con uno dei 4 toni in crescendo, calando o piatto o senza tono: "Ma1 ma4 ma3 ma", rispettivamente: "madre, bestemmiare, cavallo, punto interrogativo"=mamma ha bestemmiato il cavallo?), adesso poteva cominciare ad imparare il cinese.
Oltre alle lezioni con LiPing ed Ian, l'altro allievo coraggioso, Brendan ha usato un corso di cinese online per le ripetizioni: http://chinesepod.com/.
All'inizio ha utilizzato solo i dialoghi gratis, poi ha preso il pacchetto a pagamento dove mettono a disposizione il testo scritto e gli appunti di grammatica. L'estate scorsa si è poi iscritto alle lezioni private che chinesepod organizza tramite skype, in cui per un mese si hanno conversazioni uno a uno con un'insegnate tramite skype. Al momento, ha raggiunto un livello intermedio, o come ha detto molto più poeticamente LiPing: "Se paragoni imparare il cinese a scalare una montagna, tu sei arrivato a metà." L'esperienza è comunque talmente intensa che per disintossicarsi Brendan ha cominciato a scrivere un blog su quanto sia difficile scalare quella particolare montagna: http://peelingmandarin.blogspot
Visto che con l'inglese ce la caveremo in Oz e NZ (or will we?? See Glossary) e il mio esposo copre la Cina, a me non rimaneva che fare qualcosa a proposito del Sudamerica e imparare lo spagnolo. Anche io ho cominciato con un corso per principianti nella scuola locale e poi con quei pochi che hanno voluto continuare ci siamo messi d'accordo fare delle lezioni private a casa. La classe è un po' più numerosa di quella di cinese, ma non di molto: io, Cheryl, Gillian, Sean, Mark, Jez y Maria, nuestra profesora. Anch'io per complementare il corso sto utilizzando delle lezioni on line tramite http://spanishsense.com/. Non è come scalare il Kilimajaro, piuttosto lo paragonerei al Cammino degli Incas...
Ascoltando: Asian Dub Foundation, 1000 Mirrors
lunedì 12 novembre 2007
Visti
Qualche foto per spezzare una lancia a proposito del punto di partenza, scattate oggi a Drake's Pool, lungo la strada tra Carrigaline e Crosshaven su cui cerco di andare a correre quasi ogni mattina.
Gli unici paesi per i quali abbiamo bisogno di un visto prima dell' arrivo sono l'Australia e la Cina. In tutti gli altri si tratta semplicemente di un timbro alla frontiera. Dall'esperienza di altri abbiamo sentito che l'unico problema potrebbe sorgere per la Bolivia, specialmente attraversando il confine via terra. A quanto pare è molto comune dover discretamente infilare qualche dollaro tra le pagine del passaporto per ottenere il permesso di entrare.
Per il visto australiano ci ha pensato l'agente di viaggio. Ancora una volta ci troviamo davanti ad un bene virtuale: paghi 20e e ricevi un foglietto di conferma, ma il visto è registrato con le autorità australiane che metteranno poi il timbro all'ingresso. La Cina è stata molto più complicata. Non accettano applicazioni per posta, ma bisogna portare i passaporti all'ambasciata e aspettare un paio di giorni perchè emettano i permessi. Visto che l'ambasciata si trova a Dublino, all in all un gran mal di testa. Richiedono anche i dettagli del volo di arrivo e partenza, indirizzi di alberghi e dettagli sull'itinerario. Stiamo al momento mettendo insieme il tutto e la settimana prossima manderemo un corriere a Dublino con i passaporti, per fortuna concedono almeno che non ci si debba presentare di persona.
Gli unici paesi per i quali abbiamo bisogno di un visto prima dell' arrivo sono l'Australia e la Cina. In tutti gli altri si tratta semplicemente di un timbro alla frontiera. Dall'esperienza di altri abbiamo sentito che l'unico problema potrebbe sorgere per la Bolivia, specialmente attraversando il confine via terra. A quanto pare è molto comune dover discretamente infilare qualche dollaro tra le pagine del passaporto per ottenere il permesso di entrare.
Per il visto australiano ci ha pensato l'agente di viaggio. Ancora una volta ci troviamo davanti ad un bene virtuale: paghi 20e e ricevi un foglietto di conferma, ma il visto è registrato con le autorità australiane che metteranno poi il timbro all'ingresso. La Cina è stata molto più complicata. Non accettano applicazioni per posta, ma bisogna portare i passaporti all'ambasciata e aspettare un paio di giorni perchè emettano i permessi. Visto che l'ambasciata si trova a Dublino, all in all un gran mal di testa. Richiedono anche i dettagli del volo di arrivo e partenza, indirizzi di alberghi e dettagli sull'itinerario. Stiamo al momento mettendo insieme il tutto e la settimana prossima manderemo un corriere a Dublino con i passaporti, per fortuna concedono almeno che non ci si debba presentare di persona.
Prenotando la Cina
Negli ultimi giorni abbiamo cominciato a guardare gli alberghi in Cina. La scelta è enorme, per tutti i tipi di budget e i prezzi a Beijing e Shanghai sono in media più bassi di 1/3 rispetto all'Europa, a Chengdu oltre la metà. La base delle nostre ricerche sono state ancora una volta la Rough Guide e internet.
A Beijing abbiamo prenotato il Novhotel. Come prima tappa, appena arrivati e jetlagged abbiamo optato per una scelta non molto avventurosa: 3 stelle, vicino a Piazza Tiananmen e la Città Proibita. Servirà ad ambientarsi per i primi giorni anche se non sembra un posto molto speciale. Prenotare in compenso è stata una specie di avventura, visto che tutte le loro camere doppie offrono al massimo posto per un bambino e noi ne abbiamo due. Ci sono voluti almeno 6 emails per intendersi: in qualunque modo formulassimo la richiesta di una camera con un letto doppio e due singoli, la prima risposta era sempre"Si", salvo poi un convoluto giro di parole per dire no. Alla fine ci siamo messi d'accordo (credo!) e ottenuto quello che volevamo, ma probabilmente siamo stati maleducatissimi nel pretendere una risposta così diretta.
La seconda tappa cinese sarà Xi'an, per vedere i guerrieri di terracotta. Non abbiamo ancora prenotato niente, sappiamo solo che vogliamo stare dentro alle mura visto che la città vecchia merita di essere visitata.
La scoperta migliore è stata quella per la terza tappa, una guesthouse di Chengdu trovata tramite blog. Si chiama Sim's Cozy Guesthouse, gestita da Sim e Maki, una coppia giapponese-koreana. Dei posti in cui staremo questo è quello che ci incuriosisce di più visto che non sembra una semplice guesthouse, ma i proprietari organizzano anche corsi di cucina sichuanese, tornei di ping pong, e hanno anche una biblioteca a disposizione degli ospiti con centinaia di libri, inclusi "all kind of novels and lomance books"! Sembra il posto ideale per
abbandonarne qualcuno dei nostri e cominciare ad alleggerirci.
Di seguito, passeremo 3 giorni in crociera sullo sullo Yangtze da Chongqing a Ychang. Ancora una volta trovata su internet tramite un tour operator locale (Yatour).
Fino ad ora, contrariamente a quanto succede in altre parti del mondo, nessuna prenotazione ha richiesto nè deposito nè numero di carta di credito come garanzia. Sarà interessante scoprire se a causa di una maggiore fiducia dei cinesi nel genere umano o se ci sia sotto qualche trucco (tipo tariffe scontate prepagate...), tutto parte dell'esperienza.
A Beijing abbiamo prenotato il Novhotel. Come prima tappa, appena arrivati e jetlagged abbiamo optato per una scelta non molto avventurosa: 3 stelle, vicino a Piazza Tiananmen e la Città Proibita. Servirà ad ambientarsi per i primi giorni anche se non sembra un posto molto speciale. Prenotare in compenso è stata una specie di avventura, visto che tutte le loro camere doppie offrono al massimo posto per un bambino e noi ne abbiamo due. Ci sono voluti almeno 6 emails per intendersi: in qualunque modo formulassimo la richiesta di una camera con un letto doppio e due singoli, la prima risposta era sempre"Si", salvo poi un convoluto giro di parole per dire no. Alla fine ci siamo messi d'accordo (credo!) e ottenuto quello che volevamo, ma probabilmente siamo stati maleducatissimi nel pretendere una risposta così diretta.
La seconda tappa cinese sarà Xi'an, per vedere i guerrieri di terracotta. Non abbiamo ancora prenotato niente, sappiamo solo che vogliamo stare dentro alle mura visto che la città vecchia merita di essere visitata.
La scoperta migliore è stata quella per la terza tappa, una guesthouse di Chengdu trovata tramite blog. Si chiama Sim's Cozy Guesthouse, gestita da Sim e Maki, una coppia giapponese-koreana. Dei posti in cui staremo questo è quello che ci incuriosisce di più visto che non sembra una semplice guesthouse, ma i proprietari organizzano anche corsi di cucina sichuanese, tornei di ping pong, e hanno anche una biblioteca a disposizione degli ospiti con centinaia di libri, inclusi "all kind of novels and lomance books"! Sembra il posto ideale per
abbandonarne qualcuno dei nostri e cominciare ad alleggerirci.
Di seguito, passeremo 3 giorni in crociera sullo sullo Yangtze da Chongqing a Ychang. Ancora una volta trovata su internet tramite un tour operator locale (Yatour).
Fino ad ora, contrariamente a quanto succede in altre parti del mondo, nessuna prenotazione ha richiesto nè deposito nè numero di carta di credito come garanzia. Sarà interessante scoprire se a causa di una maggiore fiducia dei cinesi nel genere umano o se ci sia sotto qualche trucco (tipo tariffe scontate prepagate...), tutto parte dell'esperienza.
giovedì 8 novembre 2007
8 Mesi di Valigie
Una delle domande più frequenti che ci viene fatta quando diciamo a qualcuno del viaggio è: che cosa ci mettete nelle valigie per otto mesi?! I chili di bagalio che possiamo portarci appresso sono i tradizionali 20 a testa, quindi quello è il limite massimo. Bisogna però considerare che non possiamo pretendere che le bambine a 6 e 8 anni si trascinino dietro 20 kg di valigia e che quindi gli sherpa saremo io e Brendan. Abbiamo quindi deciso per 2 valigie rigide da 20kg e due zaini decisamente più leggeri. Come riempirli? Ci sono alcune cose che dobbiamo per forza portarci dietro: medicine, guide per tutti i paesi che visiteremo e i libri di scuola delle bambine. Di già 6kg andati, forse anche di più.
Bisogna entrare nell'ordine di idee che per questi 8 mesi i vestiti serviranno per coprirsi, non per vestirsi, che per un' italiana è duro da accettare, ma non ci sono alternative! Una volta entrati in quest'ottica ci si rende conto che non si ha bisogno di molto, due o tre cambi per l'inverno e qualcosa in più per l'estate. Alla fine, comunque uno tende a usare sempre le stesse cose anche con un armadio pieno di vestiti. Il resto diventa una cornice ai capi preferiti, una riserva che dà sicurezza, ma alla fine per la maggior parte inutile. Nel nostro caso dovremo semplicemente identificare bene i capi preferiti, i più utili, e fare spesso la lavatrice.
Per l'inverno, abbiamo investito in attrezzatura da trekking: felpe in pail, pantaloni imbottiti, e magliette tecniche, due cambi ciascuno. Poi porteremo uno (forse due) cambi di vestiti normali. Per l'estate è più semplice, meno voluminoso e pesante, costume, magliette, pantaloncini e due paia di pantaloni lunghi. Appena avremo finito di usare certe cose, come l'abbigliamento estivo e i libri di scuola dopo il soggiorno in NZ, la spediremo a casa per posta. In questo modo ci alleggeriremo un po' e faremo spazio per quello che sicuramente raccoglieremo per strada.
Per quanto riguarda i libri di lettura, dovremo adattarci a leggerne uno alla volta anzi che averne due o tre in contemporanea e poi una volta finiti "liberarli" per il mondo, che mi auguro aiuterà le mie statistiche di Bookcrossing.
Bisogna entrare nell'ordine di idee che per questi 8 mesi i vestiti serviranno per coprirsi, non per vestirsi, che per un' italiana è duro da accettare, ma non ci sono alternative! Una volta entrati in quest'ottica ci si rende conto che non si ha bisogno di molto, due o tre cambi per l'inverno e qualcosa in più per l'estate. Alla fine, comunque uno tende a usare sempre le stesse cose anche con un armadio pieno di vestiti. Il resto diventa una cornice ai capi preferiti, una riserva che dà sicurezza, ma alla fine per la maggior parte inutile. Nel nostro caso dovremo semplicemente identificare bene i capi preferiti, i più utili, e fare spesso la lavatrice.
Per l'inverno, abbiamo investito in attrezzatura da trekking: felpe in pail, pantaloni imbottiti, e magliette tecniche, due cambi ciascuno. Poi porteremo uno (forse due) cambi di vestiti normali. Per l'estate è più semplice, meno voluminoso e pesante, costume, magliette, pantaloncini e due paia di pantaloni lunghi. Appena avremo finito di usare certe cose, come l'abbigliamento estivo e i libri di scuola dopo il soggiorno in NZ, la spediremo a casa per posta. In questo modo ci alleggeriremo un po' e faremo spazio per quello che sicuramente raccoglieremo per strada.
Per quanto riguarda i libri di lettura, dovremo adattarci a leggerne uno alla volta anzi che averne due o tre in contemporanea e poi una volta finiti "liberarli" per il mondo, che mi auguro aiuterà le mie statistiche di Bookcrossing.
martedì 6 novembre 2007
Ka Mate! Ka Mate! Ka Ora! Ka Ora!
Ultimamente uno dei momenti più belli della giornata è controllare l'email la mattina e trovare quasi ogni giorno un messaggio dall'altro emisfero. Leah che ci chiede se vogliamo che ci trovi una scuola per le bambine a Brisbane, Francesca che vuole sapere quando arriveremo a Melbourne, Ludi e Gary che ci aspettano con 'gallons' di vino australiano sulla loro barca a vela, Duncan che ci diffida di prenotare qualunque altra cosa prima di consultarlo, ma concede alla fine che anche da soli non abbiamo scelto poi troppo male (G'day mate! How come you leave comments on the hubby's blog and not mine??).
Due giorni fa abbiamo ricevuto una sorpresa: l'affidarsi al caso ha finalmente cominciato a dare risultati e la fortuna ha iniziato a girare dalla nostra parte. Una coppia di Christchurch ci ha offerto uno scambio di casa cominciando così finalmente a concretizzare il nostro soggiorno neozelandese. Il sito che ha dato risultati e' stato Home4exchange. Louise e Ray ci hanno contattato perchè interessati a passare qualche mese in Europa e vorrebbero vedere questa parte di Irlanda. Dopo aver scambiato qualche email ci siamo messi d'accordo su modalità e date e dal 12 di Aprile, data in cui arriveremo in NZ e compleanno di Sara, potremo usare casa loro come base per tutto il tempo che rimarremo nella South Island, fino all'inizio di Giugno. Loro faranno lo stesso con la nostra casa di Cork.
Una volta presentati e messi d'accordo sulle modalità dello scambio ciascuno ha offerto la propria disponibilità per aiutare l'altro a scoprire la zona. Al momento ci stiamo scambiando informazioni su circoli di bridge, ristoranti, pubs e circoli di pietre (roba a cui loro sono interessati), e quello che invece interessa a noi dalle loro parti. Abbiamo così imparato che vicino alla casa c'è una piscina, campi da tennis e basket (Nina sarà contenta), un parco giochi e la possibilità di fare molte camminate. Che ChCh ha una bellissima galleria d'arte e che l'Antartic Centre è un posto che merita di essere visitato. C'è una pista di pattinaggio su ghiaccio di cui tutte e due le bambine si sono mostrate entusiaste e si può andare in giornata ad Arthur's Pass per sciare. La casa è grande, su tre piani, con una vista bellissima sulle Alpi. Con la casa vengono anche 2 gatti, che per le mie figlie, private della gioia di un pet da genitori crudeli che invece le trascinano per il globo, è una piacevole sorpresa.
Volevamo lo scambio di casa per Sidney, in Gennaio, ma onestamente quale persona sana di mente scambierebbe l'estate australiana con il peggio dell'inverno irlandese?! Non avevamo nessuna possibilità!
Due giorni fa abbiamo ricevuto una sorpresa: l'affidarsi al caso ha finalmente cominciato a dare risultati e la fortuna ha iniziato a girare dalla nostra parte. Una coppia di Christchurch ci ha offerto uno scambio di casa cominciando così finalmente a concretizzare il nostro soggiorno neozelandese. Il sito che ha dato risultati e' stato Home4exchange. Louise e Ray ci hanno contattato perchè interessati a passare qualche mese in Europa e vorrebbero vedere questa parte di Irlanda. Dopo aver scambiato qualche email ci siamo messi d'accordo su modalità e date e dal 12 di Aprile, data in cui arriveremo in NZ e compleanno di Sara, potremo usare casa loro come base per tutto il tempo che rimarremo nella South Island, fino all'inizio di Giugno. Loro faranno lo stesso con la nostra casa di Cork.
Una volta presentati e messi d'accordo sulle modalità dello scambio ciascuno ha offerto la propria disponibilità per aiutare l'altro a scoprire la zona. Al momento ci stiamo scambiando informazioni su circoli di bridge, ristoranti, pubs e circoli di pietre (roba a cui loro sono interessati), e quello che invece interessa a noi dalle loro parti. Abbiamo così imparato che vicino alla casa c'è una piscina, campi da tennis e basket (Nina sarà contenta), un parco giochi e la possibilità di fare molte camminate. Che ChCh ha una bellissima galleria d'arte e che l'Antartic Centre è un posto che merita di essere visitato. C'è una pista di pattinaggio su ghiaccio di cui tutte e due le bambine si sono mostrate entusiaste e si può andare in giornata ad Arthur's Pass per sciare. La casa è grande, su tre piani, con una vista bellissima sulle Alpi. Con la casa vengono anche 2 gatti, che per le mie figlie, private della gioia di un pet da genitori crudeli che invece le trascinano per il globo, è una piacevole sorpresa.
Volevamo lo scambio di casa per Sidney, in Gennaio, ma onestamente quale persona sana di mente scambierebbe l'estate australiana con il peggio dell'inverno irlandese?! Non avevamo nessuna possibilità!
domenica 4 novembre 2007
La Torre Eiffel Cinese
Ieri abbiamo finalmente ritirato i biglietti aerei che per quasi un anno ci hanno visti in stretta comunicazione con Sinead, la nostra bravissima e pazientissima agente di viaggio. Come tante altre cose ormai, (i soldi con cui sono stati pagati per esempio!), anche quelli sono virtuali. Li chiamano E-tickets, che vuol dire che non avremo nessun coupon da portarci dietro e proteggere con la vita, ma semplicemente un pezzo di carta con itinerario, date e orari, che possiamo anche perdere visto che il biglietto vero è registrato nel sistema della compagnia aerea. Nonostante la mancanza di fisicità, il momento è stato comunque entusiasmante, almeno per me e Brendan.
Mentre noi definivamo gli ultimi dettagli con Sinead, le nostre figlie ci ignoravano completamente, Nina continuando a giocare col Nintendo e Sara sfogliando tutti i dépliant di viaggi su cui riusciva a metter mano. Dopo averli guardati tutti, scartato safari in Kenya, sci in Austria e city-breaks in Europa, me ne ha portato uno su Dubai con alberghi da mille e una notte e pubblicità di negozi che vendono diamanti a kilo: "Guarda mamma, ma è bellissimo, ci andiamo?"
"Magari un'altra volta", dico io.
"Perchè?"
Decido di ignorare la domanda e l'impulso di strangolarla, possibile che sia così ingrata?
Tornando verso la macchina, Nina sempre senza alzare gli occhi dal Nintendo e Sara con il dépliant di Dubai stretto sotto il braccio, chiedo: "Siete contente di partire? Ormai manca poco!"
Silenzio, sguardi di traverso, e poi "NO! Non mi va di andare dove ci sono coccodrilli e ragni velenosi, mi piace Dubai, e la Spagna dove la mia amica Alex dice che si comprano un sacco di belle cose!" Sei anni e già una personalità ben definita, una Bond-girl, Martini Dry, shopping e piscina. Una delle sue attività preferite al momento è andare a fare compere con la nonna italiana e fermarsi a prendere caffè e pasta al bar, o l'aperitivo, dipende dall'ora. Provo già pena per il povero ignaro sei-anni-e-qualcosa che un giorno perderà la testa per lei.
Ignoro la piccola peste e mi rivolgo alla grande: "E tu Nina, sei contenta di partire?"
"No. A me piace stare nello stesso posto, non cambiare di continuo. Non farò in tempo ad abituarmi a un posto che dovremo già lasciarlo! E poi, COME PENSI DI CAVARTELA A INSEGNARMI QUELLO CHE DEVO FARE A SCUOLA??"
Preoccupazioni un po' più profonde quelle della peste maggiore, bravissima a scuola e il naso sempre in un libro, ma sempre preoccupazioni. La rivelazione mi ha colpita: le mie due figlie non hanno nessuna fiducia nelle nostre capacità di proteggerle dai coccodrilli nè di provvedere alla loro istruzione! Altro che esperienza indimenticabile.
Facendo appello a tutte le mie sovrumane capacità di mamma ho cercato di vedere le cose dal loro punto di vista. È vero, a quell'età la cosa che vogliono è stabilità e routine. Non sono più nella fase quasi autistica in cui tutto deve essere fatto SEMPRE nello stesso modo e se provi ad infilargli la giacca prima di allacciargli le scarpe gli viene una crisi isterica, ma sono comunque attaccate alle amiche del cuore, i Simpsons alle 6, la scuola e tutto quello che rappresenta il loro mondo. Detto questo, con la famiglia sparsa tra la Sardegna, l'Irlanda e la Francia, sono anche abituate a viaggiare molto. Le abbiamo portate a camminare per kilometri sulle Montagne Rocciose, a Stuttgart per il Weinachtsmarkt e in Scozia a cercare Nessie. 8 mesi in giro però sono un'altra cosa.
Alla fine abbiamo capito che dopotutto siamo in 4 a fare questo viaggio e non possiamo trascinarci dietro le figlie come bagaglio, ma che anche loro devono avere la possibilità di dire la loro, nei limiti del ragionevole ovviamente! Ci siamo detti che forse la soluzione è quella di coinvolgerle di più nei piani, chiedere anche a loro che cosa si aspettano dall'esperienza, che cosa LORO sono interessate a vedere. A quel punto Nina ha alzato finalmente lo sguardo dal videogioco e ha detto: "Sai quando la gente va a Parigi e va a vedere la Tour Eiffel? Io voglio vedere la Tour Eiffel cinese!"
Ho visto la luce! Abbiamo aperto la guida e deciso insieme che la Grande Muraglia e il Buddha gigante di Leshan sono la Tour Eiffel cinese! Per Sara ci stiamo ancora lavorando, visto il tipino sarà più dura, ma almeno siamo riusciti a strapparle che non le dispiacerebbe vedere i Panda in Chengdu e nuotare con i delfini in Australia...bontà sua.
Ascoltando Red Hot Chili Peppers: Around the world, scelta di Nina!
Mentre noi definivamo gli ultimi dettagli con Sinead, le nostre figlie ci ignoravano completamente, Nina continuando a giocare col Nintendo e Sara sfogliando tutti i dépliant di viaggi su cui riusciva a metter mano. Dopo averli guardati tutti, scartato safari in Kenya, sci in Austria e city-breaks in Europa, me ne ha portato uno su Dubai con alberghi da mille e una notte e pubblicità di negozi che vendono diamanti a kilo: "Guarda mamma, ma è bellissimo, ci andiamo?"
"Magari un'altra volta", dico io.
"Perchè?"
Decido di ignorare la domanda e l'impulso di strangolarla, possibile che sia così ingrata?
Tornando verso la macchina, Nina sempre senza alzare gli occhi dal Nintendo e Sara con il dépliant di Dubai stretto sotto il braccio, chiedo: "Siete contente di partire? Ormai manca poco!"
Silenzio, sguardi di traverso, e poi "NO! Non mi va di andare dove ci sono coccodrilli e ragni velenosi, mi piace Dubai, e la Spagna dove la mia amica Alex dice che si comprano un sacco di belle cose!" Sei anni e già una personalità ben definita, una Bond-girl, Martini Dry, shopping e piscina. Una delle sue attività preferite al momento è andare a fare compere con la nonna italiana e fermarsi a prendere caffè e pasta al bar, o l'aperitivo, dipende dall'ora. Provo già pena per il povero ignaro sei-anni-e-qualcosa che un giorno perderà la testa per lei.
Ignoro la piccola peste e mi rivolgo alla grande: "E tu Nina, sei contenta di partire?"
"No. A me piace stare nello stesso posto, non cambiare di continuo. Non farò in tempo ad abituarmi a un posto che dovremo già lasciarlo! E poi, COME PENSI DI CAVARTELA A INSEGNARMI QUELLO CHE DEVO FARE A SCUOLA??"
Preoccupazioni un po' più profonde quelle della peste maggiore, bravissima a scuola e il naso sempre in un libro, ma sempre preoccupazioni. La rivelazione mi ha colpita: le mie due figlie non hanno nessuna fiducia nelle nostre capacità di proteggerle dai coccodrilli nè di provvedere alla loro istruzione! Altro che esperienza indimenticabile.
Facendo appello a tutte le mie sovrumane capacità di mamma ho cercato di vedere le cose dal loro punto di vista. È vero, a quell'età la cosa che vogliono è stabilità e routine. Non sono più nella fase quasi autistica in cui tutto deve essere fatto SEMPRE nello stesso modo e se provi ad infilargli la giacca prima di allacciargli le scarpe gli viene una crisi isterica, ma sono comunque attaccate alle amiche del cuore, i Simpsons alle 6, la scuola e tutto quello che rappresenta il loro mondo. Detto questo, con la famiglia sparsa tra la Sardegna, l'Irlanda e la Francia, sono anche abituate a viaggiare molto. Le abbiamo portate a camminare per kilometri sulle Montagne Rocciose, a Stuttgart per il Weinachtsmarkt e in Scozia a cercare Nessie. 8 mesi in giro però sono un'altra cosa.
Alla fine abbiamo capito che dopotutto siamo in 4 a fare questo viaggio e non possiamo trascinarci dietro le figlie come bagaglio, ma che anche loro devono avere la possibilità di dire la loro, nei limiti del ragionevole ovviamente! Ci siamo detti che forse la soluzione è quella di coinvolgerle di più nei piani, chiedere anche a loro che cosa si aspettano dall'esperienza, che cosa LORO sono interessate a vedere. A quel punto Nina ha alzato finalmente lo sguardo dal videogioco e ha detto: "Sai quando la gente va a Parigi e va a vedere la Tour Eiffel? Io voglio vedere la Tour Eiffel cinese!"
Ho visto la luce! Abbiamo aperto la guida e deciso insieme che la Grande Muraglia e il Buddha gigante di Leshan sono la Tour Eiffel cinese! Per Sara ci stiamo ancora lavorando, visto il tipino sarà più dura, ma almeno siamo riusciti a strapparle che non le dispiacerebbe vedere i Panda in Chengdu e nuotare con i delfini in Australia...bontà sua.
Ascoltando Red Hot Chili Peppers: Around the world, scelta di Nina!
sabato 3 novembre 2007
650g di Gadgets
Dopo passaporti e carte di credito, la parte più importante del nostro bagaglio sarà il nostro "parco tecnologico". Negli ultimi mesi abbiamo investito in degli articoli che ci permetteranno di rimanere in contatto col resto del mondo dovunque ci sia un segnale Wifi o GSM. Il peso sarà uno dei problemi logistici con cui dovremo fare costantemente i conti spostandoci di continuo e portarsi dietro un computer diventava complicato. Per aggirare il problema abbiamo acquistato una versione ridotta di un portatile, un Nokia N800 internet tablet che ci permetterà di collegarci a internet, editare un testo, trasferire immagini, usare skype e, last but not least, blogging! Da usare insieme, abbiamo comprato una tastiera Freedom Universal Keyboard (bluetooth), per rendere più facile la scrittura.
Come macchina fotografica abbiamo scelto una Sony Cybershot DSC-W50. Non più grande di una carta di credito, ha una batteria a lunga vita e non è l'ultima della serie, quindi anche il prezzo è ragionevole.
I gadgets più innovativi però sono quelli che riguardano l'indispensabile telefonino. Prima di tutto il telefono: un Cubic Telecom Wifi phone che permette di fare sia telefonate VoIP , il cui costo è di 1c al minuto in tutto il mondo (quando ci troviamo in una zona Wifi aperta), che normali chiamate GSM. La seconda parte della tecnologia riguarda il sim, un MaxRoam. MaxRoam è un prodotto di Cubic Telecom, una ditta locale di Cork. Con questo sim potremo fare telefonate ad un costo notevolmente più basso di quello che faremmo utilizzando la Vodafone (Vedi Brendan's blog entry per un paragone tra le due). Inoltre possiamo associare allo stesso sim sia un umero di telefono irlandese che italiano che farà risparmiare anche chiunque ci chiami da casa. Tutti i gadgets stanno in tasca senza bisogno di una borsa speciale e il loro peso totale è di appena 650g.
Come macchina fotografica abbiamo scelto una Sony Cybershot DSC-W50. Non più grande di una carta di credito, ha una batteria a lunga vita e non è l'ultima della serie, quindi anche il prezzo è ragionevole.
I gadgets più innovativi però sono quelli che riguardano l'indispensabile telefonino. Prima di tutto il telefono: un Cubic Telecom Wifi phone che permette di fare sia telefonate VoIP , il cui costo è di 1c al minuto in tutto il mondo (quando ci troviamo in una zona Wifi aperta), che normali chiamate GSM. La seconda parte della tecnologia riguarda il sim, un MaxRoam. MaxRoam è un prodotto di Cubic Telecom, una ditta locale di Cork. Con questo sim potremo fare telefonate ad un costo notevolmente più basso di quello che faremmo utilizzando la Vodafone (Vedi Brendan's blog entry per un paragone tra le due). Inoltre possiamo associare allo stesso sim sia un umero di telefono irlandese che italiano che farà risparmiare anche chiunque ci chiami da casa. Tutti i gadgets stanno in tasca senza bisogno di una borsa speciale e il loro peso totale è di appena 650g.
venerdì 2 novembre 2007
Insegnando alle nostre figlie
Come genitori, uno degli aspetti più interessanti del viaggio è quello di dare alle nostre figlie un'esperienza indimenticabile. A quasi nove e quasi sette anni sono in una bellissima età dal punto di vista di un genitore, finiti i pannolini e le notti in bianco, sono bambine indipendenti che al momento offrono una piacevole compagnia. Sappiamo che non durerà a lungo e che gli ormoni cominceranno a circolare presto, che non saranno più tanto entusiaste di passare tanto tempo con noi, quindi ci godiamo la fase finchè dura.
Il viaggio sarà un'introduzione al pianeta Terra, una lezione di geografia dal vivo per mostrare loro diversi modi di vivere e cominciare ad apprezzare le diversità. Con i costi del carburante che aumentano di continuo crediamo che l'era dei viaggi a basso costo non durerà molto a lungo e probabilmente in altri dieci anni un viaggio del genere non sarà più possibile, almeno per noi.
Anche dal punto di vista della scuola sembra essere l'età ideale. Con Nina in third class e Sara in first, sono ancora ad un livello in cui possono saltare 6 mesi di scuola senza conseguenze per la loro istruzione. La scelta di partire a fine anno è stata fortemente influenzata dal fatto che così le bambine avranno completato il primo quadrimestre nelle rispettive classi e coperto gran parte del programma. Le maestre avranno già impostato il lavoro che poi noi genitori dovremo finire. I mesi in cui staremo fermi nello stesso posto in Oz e NZ saranno mesi di scuola in cui alcune ore al giorno verranno dedicate a studiare.
La scuola è stata di grande aiuto in tutto ciò, la preside ha dato entusiasticamente la sua approvazione e ci ha assicurato che la scuola farà di tutto per aiutare le bambine a reinserirsi nelle classi di appartenenza. Questo mese avremo un incontro con le maestre in cui ci spiegheranno esattamente che programma dovremo coprire. La preside ha anche insistito perchè le bambine rimangano in contatto con le classi via email per raccontare di quello che vedranno in 8 mesi lontane. Il loro Daddy tecnologico ha però portato la cosa ad un livello superiore e da subito dopo la partenza anche Nina e Sara cominceranno a scrivere sul loro blog!
Ovviamente scuola non è solo istruzione, l'essere a contatto con altri bambini è altrettanto importante per il loro sviluppo. Non sappiamo come reagiranno a otto mesi in prevalentemente nostra compagnia. Sicuramente avranno contatti con altri bambini, speriamo per esempio di metterle in una scuola a Brisbane per qualche giorno, ma dovranno abituarsi al distacco, a fare delle amicizie e dover lasciarsele indietro. Dall'esperienza di altri genitori che hanno intrapreso viaggi simili, alcuni adottando questo stile di vita per anni, vivendo in barca a vela e cambiando porto ogni pochi mesi, abbiamo sentito che i bambini che vivono questo tipo di esperienze imparano a scegliere meglio le proprie amicizie, ed è una capacità che acquisiscono per la vita. Una volta tornati ad una situazione stabile, con questa nuova abilità sono capaci di pensare con la propria testa molto più di altri che non si sono mai mossi, sono meno soggetti all'influenza del gruppo e più selettivi nello scegliere gli amici. Questa almeno è la teoria.
Il viaggio sarà un'introduzione al pianeta Terra, una lezione di geografia dal vivo per mostrare loro diversi modi di vivere e cominciare ad apprezzare le diversità. Con i costi del carburante che aumentano di continuo crediamo che l'era dei viaggi a basso costo non durerà molto a lungo e probabilmente in altri dieci anni un viaggio del genere non sarà più possibile, almeno per noi.
Anche dal punto di vista della scuola sembra essere l'età ideale. Con Nina in third class e Sara in first, sono ancora ad un livello in cui possono saltare 6 mesi di scuola senza conseguenze per la loro istruzione. La scelta di partire a fine anno è stata fortemente influenzata dal fatto che così le bambine avranno completato il primo quadrimestre nelle rispettive classi e coperto gran parte del programma. Le maestre avranno già impostato il lavoro che poi noi genitori dovremo finire. I mesi in cui staremo fermi nello stesso posto in Oz e NZ saranno mesi di scuola in cui alcune ore al giorno verranno dedicate a studiare.
La scuola è stata di grande aiuto in tutto ciò, la preside ha dato entusiasticamente la sua approvazione e ci ha assicurato che la scuola farà di tutto per aiutare le bambine a reinserirsi nelle classi di appartenenza. Questo mese avremo un incontro con le maestre in cui ci spiegheranno esattamente che programma dovremo coprire. La preside ha anche insistito perchè le bambine rimangano in contatto con le classi via email per raccontare di quello che vedranno in 8 mesi lontane. Il loro Daddy tecnologico ha però portato la cosa ad un livello superiore e da subito dopo la partenza anche Nina e Sara cominceranno a scrivere sul loro blog!
Ovviamente scuola non è solo istruzione, l'essere a contatto con altri bambini è altrettanto importante per il loro sviluppo. Non sappiamo come reagiranno a otto mesi in prevalentemente nostra compagnia. Sicuramente avranno contatti con altri bambini, speriamo per esempio di metterle in una scuola a Brisbane per qualche giorno, ma dovranno abituarsi al distacco, a fare delle amicizie e dover lasciarsele indietro. Dall'esperienza di altri genitori che hanno intrapreso viaggi simili, alcuni adottando questo stile di vita per anni, vivendo in barca a vela e cambiando porto ogni pochi mesi, abbiamo sentito che i bambini che vivono questo tipo di esperienze imparano a scegliere meglio le proprie amicizie, ed è una capacità che acquisiscono per la vita. Una volta tornati ad una situazione stabile, con questa nuova abilità sono capaci di pensare con la propria testa molto più di altri che non si sono mai mossi, sono meno soggetti all'influenza del gruppo e più selettivi nello scegliere gli amici. Questa almeno è la teoria.
giovedì 1 novembre 2007
Calcolare le spese di tre mesi in Australia e tre in Nuova Zelanda è stato, è tutt'ora, più complicato. La prima cosa che abbiamo dovuto decidere è questa: che cosa vogliamo dall'esperienza? Sicuramente vedere il più possibile, ma anche e forse soprattutto capire come si viva la quotiniatità Down Under per vedere se un giorno potremmo mai pensare di viverci. Con questo in mente, abbiamo diviso le permanenze nell'una e nell'altra in 3 parti, 2 mesi stando fermi nello stesso posto e 1 viaggiando.
In Australia passeremo 5 settimane a Sidney, 3 on the road e 4 a Brisbane. Ancora una volta siamo partiti dalla Rough Guide e fatto il calcolo di quanto spenderemo come turisti nelle 3 settimane in giro. Fatto questo, si è trattato di calcolare il costo della vita nelle due città che abbiamo scelto come basi per un mese all'inizio e uno alla fine. Grazie alle guide, internet e soprattutto agli amici che vivono in Oz siamo arrivati a un budget australiano di 15 milaE. Brisbane è stato facile grazie a Simon e Leah che ci hanno generosamente offerto l'uso di un granny flat a casa loro (Thank You guys, I'll never say it enough :-)
Per Sidney, avevamo sperato di organizzare uno scambio di casa sottoscrivendo a due siti che si specializzano in questo: Homelink e Home4exchange. Diverse volte ci siamo andati vicini, ma non abbiamo trovato un partner ideale. Parte del problema è l'idea molto precisa di quello che vogliamo da Sidney: un'esperienza cittadina. Vogliamo vivere la città e tutto quello che ha da offrire, con la possibilità di passare qualche giorno in spiaggia, ma non esserci costretti da una casa troppo in periferia. Una volta scartato lo scambio di casa, dopo diverse ore di ricerca su internet abbiamo prenotato un appartamento, (Take a look!) in una zona a 20 minuti dal centro e 10 minuti da Cogee Beach. Diventerà casa per 5 settimane nelle quali speriamo di mescolarci ai locali e vivere come dei veri australiani, barbecue and all.
La Nuova Zelanda è ancora in fase di progettazione. Sappiamo che come basi sceglieremo Queenstown nell'isola del sud e Wellington nell'isola del nord. Al momento ci affidiamo alle guide e al fatto che il dollaro neozelandese è meno caro di quello australiano. Il budget per la Nuova Zelanda è di 13 milaE, e non ci resta che sperare!
Alla fine del viaggio pubblicherò un spreadsheet con un acconto dettagliato delle spese divise per voci e paesi, solo allora potremo vedere di quanto le nostre previsioni si avvicinano alla realtà. Alle spese del viaggio dobbiamo ovviamente aggiungere anche le spese fisse a casa per il periodo che saremo via, principalmente il mutuo e le assicurazioni delle macchine, ma anche considerare che fino alla fine del mese di Settembre non avremo alcuna entrata. Cancelleremo l'abbonamento del telefono, broadband, luce e gas. Il nostro budget totale, considerando anche gli imprevisti è di 60 milaE. A questo aggiungeremo una rete di salvataggio di altri 20 mila grazie ad uno schema della AIB Bank che concede dei prestiti per le emergenze per i quali non si pagano interessi fino a quando non si comincia a prelevare. Se alla fine del viaggio non li avremo toccati potremo semplicemente restituirli così come li abbiamo presi in prestito. Siamo d'accordo che quando cominceremo a prlevare da quel conto sarà ora di tornare. Speriamo che il budget tenga e di poter arrivare a Buenos Aires alla fine di Agosto, ma se non dovessimo farcela, pazienza. Anche se avessimo sbagliato completamente i calcoli e dovessimo finire i fondi dopo tre mesi e mezzo avremo sempre visto la Cina e l'Australia, ci sono guai peggiori. Sure what else would we be doing?
Ascoltando The Killers, Bones
In Australia passeremo 5 settimane a Sidney, 3 on the road e 4 a Brisbane. Ancora una volta siamo partiti dalla Rough Guide e fatto il calcolo di quanto spenderemo come turisti nelle 3 settimane in giro. Fatto questo, si è trattato di calcolare il costo della vita nelle due città che abbiamo scelto come basi per un mese all'inizio e uno alla fine. Grazie alle guide, internet e soprattutto agli amici che vivono in Oz siamo arrivati a un budget australiano di 15 milaE. Brisbane è stato facile grazie a Simon e Leah che ci hanno generosamente offerto l'uso di un granny flat a casa loro (Thank You guys, I'll never say it enough :-)
Per Sidney, avevamo sperato di organizzare uno scambio di casa sottoscrivendo a due siti che si specializzano in questo: Homelink e Home4exchange. Diverse volte ci siamo andati vicini, ma non abbiamo trovato un partner ideale. Parte del problema è l'idea molto precisa di quello che vogliamo da Sidney: un'esperienza cittadina. Vogliamo vivere la città e tutto quello che ha da offrire, con la possibilità di passare qualche giorno in spiaggia, ma non esserci costretti da una casa troppo in periferia. Una volta scartato lo scambio di casa, dopo diverse ore di ricerca su internet abbiamo prenotato un appartamento, (Take a look!) in una zona a 20 minuti dal centro e 10 minuti da Cogee Beach. Diventerà casa per 5 settimane nelle quali speriamo di mescolarci ai locali e vivere come dei veri australiani, barbecue and all.
La Nuova Zelanda è ancora in fase di progettazione. Sappiamo che come basi sceglieremo Queenstown nell'isola del sud e Wellington nell'isola del nord. Al momento ci affidiamo alle guide e al fatto che il dollaro neozelandese è meno caro di quello australiano. Il budget per la Nuova Zelanda è di 13 milaE, e non ci resta che sperare!
Alla fine del viaggio pubblicherò un spreadsheet con un acconto dettagliato delle spese divise per voci e paesi, solo allora potremo vedere di quanto le nostre previsioni si avvicinano alla realtà. Alle spese del viaggio dobbiamo ovviamente aggiungere anche le spese fisse a casa per il periodo che saremo via, principalmente il mutuo e le assicurazioni delle macchine, ma anche considerare che fino alla fine del mese di Settembre non avremo alcuna entrata. Cancelleremo l'abbonamento del telefono, broadband, luce e gas. Il nostro budget totale, considerando anche gli imprevisti è di 60 milaE. A questo aggiungeremo una rete di salvataggio di altri 20 mila grazie ad uno schema della AIB Bank che concede dei prestiti per le emergenze per i quali non si pagano interessi fino a quando non si comincia a prelevare. Se alla fine del viaggio non li avremo toccati potremo semplicemente restituirli così come li abbiamo presi in prestito. Siamo d'accordo che quando cominceremo a prlevare da quel conto sarà ora di tornare. Speriamo che il budget tenga e di poter arrivare a Buenos Aires alla fine di Agosto, ma se non dovessimo farcela, pazienza. Anche se avessimo sbagliato completamente i calcoli e dovessimo finire i fondi dopo tre mesi e mezzo avremo sempre visto la Cina e l'Australia, ci sono guai peggiori. Sure what else would we be doing?
Ascoltando The Killers, Bones
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