Ci avevano avvisato che questa
settimana sarebbe stata dura e la promessa è stata decisamente
mantenuta. Sono giornate di quattordici ore di lezione, seguite da
ore di studio con relazioni da scrivere e prove pratiche di esame da
preparare, il resto del tempo a malapena sufficiente per mangiare e
dormire. In questo momento dovrei studiare per il 'knowledge check'
finale, un compito che abbraccia tutte le materie, da asana a
filosofia, sanscrito, anatomia, ayurveda, etica, sequencing, class
management e sicuramente mi dimentico qualcosa già nell'elenco. E'
incredibile come a questo punto tutto si stia unendo e tutte le
nozioni ricevute stiano andando e completare l'immagine intera. Di
ogni postura studiata conosciamo l'anatomia, indicazioni terapeutiche
e controindicazioni, sia del corpo fisico, muscolatura e
articolazioni, effetto su organi interni e sistema nervoso, che di
quello sottile, chakras e tipo di energia stimolati. Sempre di meno
gli asana hanno l'aspetto del fitness e sempre più assumono invece
forma terapeutica. Ho deciso di concedermi un'ora per scrivere qui,
come premio per aver superato bene la prova pratica di oggi in cui ho
guidato parte della sequenza per tutta la classe e aggiustato ogni
singola postura, dall'inizio alla fine, sotto gli occhi di cinque
insegnanti. Il primo pensiero che ho avuto durante il feedback finale
è stato di gratitudine. La prima frase è stata 'very strong and
solid knowledge of vinyasa', conoscenza sicura e profonda del vinyasa, il
movimento unito al respiro che è il cuore della pratica ashtanga,
senza vinyasa non c'è ashtanga. Grazie Roberto e Steve che me
l'avete trasmesso così bene, martellato e corretto fino a farmelo
sognare la notte, Namastè teachers.
La settimana è solo a metà ma adesso
vedo la fine del corso e mi rendo conto che il giorno del diploma è
vicino. Oggi ho realizzato di lavare per l'ultima volta un paio di
leggins, che comunque sempre teniamo sotto i mutandoni del nonno,
d'ora in avanti i cambi mi basteranno fino alla fine e tornerò a
casa con una valigia di roba sporca. Le prove pratiche di
insegnamento sono cominciate già dalla settimana scorsa, prima a
due, poi a gruppi di sei o sette, fino ad arrivare oggi alla classe
intera. Vuol dire fare da cavie a chi sta imparando a guidare,
fermarsi quando la guida si inceppa, aspettare pazientemente in
posizioni di forza, equilibrio, torsioni e allungamenti che la guida
si sblocchi, a volte per più del doppio del tempo normale. Il
respiro scappa da tutte le parti e, aggiustato in ogni singola
postura e portato al limite della tua flessibilità in ogni asana,
finisci dolorante e stanco. Quattro, cinque giorni di questo tipo di
lavoro e ti senti come se ti fosse passato sopra un carro armato.
Sarà che sono stanca e ho le difese un po' basse, ma nonostante i
quaranta gradi di mezzogiorno sono riuscita a prendermi un
raffreddore con relativo mal di gola. Questa mattina stavo per
saltare la pratica. L'idea di sudare e poi raffreddarmi in queste
condizioni non mi faceva saltare di gioia, ma qui non accettano
giustificazioni come a scuola. Guidava Lalit, che all'inizio della
classe ci ha annunciato 'una bella pratica energizzante.' Ho pensato,
'Bene, muoio qui.' E invece una volta cominciato, il flusso del
vinyasa ha preso il comando e sono arrivata fino alla fine passando
per equilibri sulle braccia, archi e inversioni. Alla fine il respiro
era libero, i nodi accumulati nei giorni precedenti sciolti e stavo
decisamente meglio. A fine lezione, ampio sorriso dolce e testa
dondolante, Lalit ci ha detto 'Coraggio, ancora pochi giorni e poi
non dovrete più rivedermi. Lo so che al momento mi odiate, ma non me
la prendo, darvi disciplina è il mio lavoro. Vi amo tutti!'
Sopravvissuta all'ashtanga, tornando alla shala dopo colazione ho
incontrato il secondo serpente del mese in India (l'ultimo? Serpente,
non mese). L'ho visto strisciare veloce davanti a me sul sentiero,
mentre rincorreva un topolino che è riuscito a scappargli. E'
rimasto dritto verticale per metà della sua lunghezza, a guardarsi
intorno come indeciso sul da farsi. Mi sono congelata. Non era
vicinissimo, ma ho visto quanto si muovesse velocemente. Dopo avermi
osservata per un po' deve aver deciso che non fossi il suo tipo ed è
scivolato via tra i cespugli. Mi viene in mente uno dei primi giorni
quando Patricia, attrice di professione che deve essersi divertita
parecchio negli anni settanta, aveva chiesto se avesse potuto andare
a sedersi sotto un albero per fare meditazione e la risposta di Maeve
non aveva lasciato spazio a discussioni, 'Assolutamente no. Non puoi
mai sapere cosa ci sia tra i cespugli, anzi è meglio non saperlo. E
infatti vi avviso, camminate sempre sui sentieri.' E da lì nessuno
ha più sconfinato in territorio altrui. Sarebbe bello se i serpenti
facessero altrettanto e ci ricambiassero la cortesia!
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