giovedì 27 novembre 2014

Periodo di esami



















Ci avevano avvisato che questa settimana sarebbe stata dura e la promessa è stata decisamente mantenuta. Sono giornate di quattordici ore di lezione, seguite da ore di studio con relazioni da scrivere e prove pratiche di esame da preparare, il resto del tempo a malapena sufficiente per mangiare e dormire. In questo momento dovrei studiare per il 'knowledge check' finale, un compito che abbraccia tutte le materie, da asana a filosofia, sanscrito, anatomia, ayurveda, etica, sequencing, class management e sicuramente mi dimentico qualcosa già nell'elenco. E' incredibile come a questo punto tutto si stia unendo e tutte le nozioni ricevute stiano andando e completare l'immagine intera. Di ogni postura studiata conosciamo l'anatomia, indicazioni terapeutiche e controindicazioni, sia del corpo fisico, muscolatura e articolazioni, effetto su organi interni e sistema nervoso, che di quello sottile, chakras e tipo di energia stimolati. Sempre di meno gli asana hanno l'aspetto del fitness e sempre più assumono invece forma terapeutica. Ho deciso di concedermi un'ora per scrivere qui, come premio per aver superato bene la prova pratica di oggi in cui ho guidato parte della sequenza per tutta la classe e aggiustato ogni singola postura, dall'inizio alla fine, sotto gli occhi di cinque insegnanti. Il primo pensiero che ho avuto durante il feedback finale è stato di gratitudine. La prima frase è stata 'very strong and solid knowledge of vinyasa', conoscenza sicura e profonda del vinyasa, il movimento unito al respiro che è il cuore della pratica ashtanga, senza vinyasa non c'è ashtanga. Grazie Roberto e Steve che me l'avete trasmesso così bene, martellato e corretto fino a farmelo sognare la notte, Namastè teachers.
La settimana è solo a metà ma adesso vedo la fine del corso e mi rendo conto che il giorno del diploma è vicino. Oggi ho realizzato di lavare per l'ultima volta un paio di leggins, che comunque sempre teniamo sotto i mutandoni del nonno, d'ora in avanti i cambi mi basteranno fino alla fine e tornerò a casa con una valigia di roba sporca. Le prove pratiche di insegnamento sono cominciate già dalla settimana scorsa, prima a due, poi a gruppi di sei o sette, fino ad arrivare oggi alla classe intera. Vuol dire fare da cavie a chi sta imparando a guidare, fermarsi quando la guida si inceppa, aspettare pazientemente in posizioni di forza, equilibrio, torsioni e allungamenti che la guida si sblocchi, a volte per più del doppio del tempo normale. Il respiro scappa da tutte le parti e, aggiustato in ogni singola postura e portato al limite della tua flessibilità in ogni asana, finisci dolorante e stanco. Quattro, cinque giorni di questo tipo di lavoro e ti senti come se ti fosse passato sopra un carro armato. Sarà che sono stanca e ho le difese un po' basse, ma nonostante i quaranta gradi di mezzogiorno sono riuscita a prendermi un raffreddore con relativo mal di gola. Questa mattina stavo per saltare la pratica. L'idea di sudare e poi raffreddarmi in queste condizioni non mi faceva saltare di gioia, ma qui non accettano giustificazioni come a scuola. Guidava Lalit, che all'inizio della classe ci ha annunciato 'una bella pratica energizzante.' Ho pensato, 'Bene, muoio qui.' E invece una volta cominciato, il flusso del vinyasa ha preso il comando e sono arrivata fino alla fine passando per equilibri sulle braccia, archi e inversioni. Alla fine il respiro era libero, i nodi accumulati nei giorni precedenti sciolti e stavo decisamente meglio. A fine lezione, ampio sorriso dolce e testa dondolante, Lalit ci ha detto 'Coraggio, ancora pochi giorni e poi non dovrete più rivedermi. Lo so che al momento mi odiate, ma non me la prendo, darvi disciplina è il mio lavoro. Vi amo tutti!' Sopravvissuta all'ashtanga, tornando alla shala dopo colazione ho incontrato il secondo serpente del mese in India (l'ultimo? Serpente, non mese). L'ho visto strisciare veloce davanti a me sul sentiero, mentre rincorreva un topolino che è riuscito a scappargli. E' rimasto dritto verticale per metà della sua lunghezza, a guardarsi intorno come indeciso sul da farsi. Mi sono congelata. Non era vicinissimo, ma ho visto quanto si muovesse velocemente. Dopo avermi osservata per un po' deve aver deciso che non fossi il suo tipo ed è scivolato via tra i cespugli. Mi viene in mente uno dei primi giorni quando Patricia, attrice di professione che deve essersi divertita parecchio negli anni settanta, aveva chiesto se avesse potuto andare a sedersi sotto un albero per fare meditazione e la risposta di Maeve non aveva lasciato spazio a discussioni, 'Assolutamente no. Non puoi mai sapere cosa ci sia tra i cespugli, anzi è meglio non saperlo. E infatti vi avviso, camminate sempre sui sentieri.' E da lì nessuno ha più sconfinato in territorio altrui. Sarebbe bello se i serpenti facessero altrettanto e ci ricambiassero la cortesia!

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