Il felino è una tigre dai denti a
sciabola, finalmente riesco a vederlo, e ogni notte a turno sta
facendo il giro di tutte le case andando ad annoiare i compagni. Ieri
mattina a colazione Adam mi si è avvicinato e rompendo il silenzio
mi ha detto 'senti, gli metti un guinzaglio a quella bestia per
favore?! Ieri notte è venuto a svegliare me! E in vita mia non ho
mai sognato gatti!' Ormai quasi tutti lo conoscono e concordano che
faccia una certa paura ma non sia cattivo.
E' periodo di esami e relazioni da
consegnare, da qui fino alla fine della prossima settimana quasi ogni
giorno c'è una scadenza e le ore sia di lezione che di studio stanno
aumentando proporzionalmente. Passata bene ieri la prima prova di
anatomia, grazie anche alle mie bellissime amiche e colleghe Angela e
Barbara le quali, saputo che dovevo presentare Sarvangasana (la
candela), mi hanno mandato via whatsap le relative pagine del libro
di anatomia dello yoga. Le ho trovate inaspettatamente come un aiuto
dell'universo appena sono entrata in zona Wifi, poco prima
dell'esame. Questa mattina è stato il mio turno di guidare la classe
nel canto dei mantra e gli esercizi di pranayama, da domani
cominciano le prove pratiche di insegnamento. Per me vuol dire
dimenticarmi come si guida una sequenza in italiano e re-impararlo in
inglese. Stessi movimenti, stessi respiri, ma parole completamente
diverse. E' come recitare una poesia, un mantra con la sua cadenza
che deve essere sempre quella, sempre esatta, non posso tradurre,
devo re-imparare da zero. Non è facile, mi sento goffa e inciampo
nelle parole, come essere tornata all'inizio del primo corso
insegnanti. Le giornate sono scandite dalle ore di studio e raramente
mettiamo il naso fuori dalla scuola. La gente del villaggio è
abituata a noi. Himalaya Yoga Valley è a Mandrem da più di dieci
anni e tutti sanno che molti degli stranieri ruotano intorno allo
yoga. Ci sono anche molti turisti che vengono qui semplicemente in
vacanza, per lo più russi al momento. Arambol, il villaggio vicino è
famoso per essere meta di vacanzieri in carca di droga e uno stile di
vita da figli dei fiori. Ogni tanto capita che camminando per strada
qualcuno in scooter si fermi e ti offra un passaggio per Arambol,
dando per scontato che sia quella la tua meta. Quando siamo in
borghese e giriamo in havaianas e shorts mescolandoci ai turisti, gli
abitanti locali sono gentili, amichevoli. Con il sorriso sulle labbra
ci invitano a entrare nei loro negozi e cercano di venderci vestiti
in stile hippie e pezzi di artigianato vario. Se siamo di buon umore,
lasciamo le ciabatte fuori ed entriamo a contrattare i prezzi di
quello che ci interessa, alla fine comprando sempre qualcosa.
L'usanza qui è che dappertutto si entri scalzi, anche nei negozi e
locali pubblici, compresi supermercati ma anche bancarelle al lato
della strada con il pavimento di stuoia sulla terra battuta. In
settimana a volte capita di uscire durante una pausa per andare a
fare qualche operazione veloce, comprare acqua o prelevare soldi al
bancomat. Le pause sono brevi e le commissioni di corsa, per cui
spesso usciamo senza cambiarci, indossando ancora la divisa. La
maglietta va bene, si può portare, a casa la userò almeno per
dormire, ma i pantaloni sembrano i mutandoni del nonno e starebbero
male anche a Miss India. Non vedo l'ora di bruciarli. E' incredibile
però come questa divisa cambi l'atteggiamento della gente nei nostri
confronti: comanda rispetto. Quando siamo in divisa ci venerano.
Faccio fatica ad abituarmi, ma per loro chi pratica ashtanga yoga è
quasi un santo. Questo perchè a differenza degli occidentali hanno
ben presente gli otto arti e sanno che yoga non è un esercizio
acrobatico ma una disciplina ferrea, che qui non associano all'uomo
comune ma all'asceta. Asana è solo uno degli arti, l'unico che in occidente viene identificato come yoga, quando invece il cuore dello yoga sono Yamas e Niyamas, un codice di comportamento che dovrebbe regolare tutti gli aspetti della nostra vita, al di fuori della pratica. E che portati a livelli estremi conducono a uno stile di vita monacale. Il controllo del respiro, pranayama, è quello che dovrebbe guidare la pratica fisica degli asana che a loro volta non sono mai fine a se stessi, ma diretti a purificare non solo la muscolatura interna e profonda, ma anche organi interni e mente. Nel corso delle nostre vite, ogni volta che passiamo attraverso un'esperienza spiacevole, un dolore, un danno, cerchiamo di superarlo seppellendolo nel corpo e fino a che non andiamo a stanarlo con una pratica consapevole, lì rimane a condizionare il corso della nostra vita, spesso fino alla fine. Gli asana e il pranayama vanno a sciogliere quei nodi e ci liberano. Ecco perchè spesso la pratica scatena delle reazioni emotive inaspettate. In questo mese stiamo sperimentando tutto questo sui nostri corpi. Certamente tanti sono arrivati qui senza avere idea di cosa li aspettasse e quanto questa esperienza li avrebbe portati in un viaggio all'interno di se stessi. E poi ci sono anche i momenti di leggerezza, come la mucca che un giorno a sorpresa pascola nel giardino di casa e qualcuno non si fa sfuggire l'occasione per un selfie a tema in 'cat-cow pose'.
5 commenti:
avete fatto conoscenza con l'ospite?
è di natura pacifica e assai curiosa
Ciao Letizia, una curiosità: da quanti anni pratichi yoga e da quanti come insegnante?
Pratico da 8 anni, insegno da 2 :-)
Come no, dappertutto!
Lady.....ti sto aspettando....♡♡♡
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