sabato 26 luglio 2008

Arequipa



E cosi' abbiamo imbrogliato un po': da Iquique siamo arrivati ad Arequipa in aereo. Il volo doveva durare tre ore, in realta' si e' trattato di due voli di mezz'ora ciascuno con un lungo intervallo per effettuare il passaggio di frontiera. L'aereo di Sky Airlines funziona come un autobus: partendo da Santiago si ferma ad Antofagasta, Iquique e poi Arica, la frontiera, dove tutti sbarcano e chi prosegue per il Peru' deve riempire interminabili moduli di sdoganamento e passare il controllo di polizia prima di risalire sullo stesso aereo e arrivare finalmente in Peru'.
Arequipa e' conosciuta come 'la citta' bianca' perche' le costruzioni del centro sono tutte realizzate in una pietra locale di questo colore. Siamo arrivati col caldo che da due giorni non da segno di diminuire. Rimesse le giacche in valigia, giriamo in maglietta e sandali.
La citta' e' bellissima, almeno il centro. Oltre, le bidonvilles e il deserto la circondano, con il vulcano Misti dalla cima innevata che torreggia sulla citta'. L'atmosfera e' vivace, piena di gente che va e viene e tanti turisti. Per ora, rispetto al Cile, il Peru' sembra essere molto meglio organizzato per un turista: l'inglese e' piu' parlato e in generale la gente locale sembra orientata verso il turismo come fonte di sostentamento in un modo che in Cile abbiamo visto solo a San Pedro. Tra le cose che Arequipa ha da offrire, Juanita, la bambina dei ghiacci e' stata la prima che abbiamo visto. Si tratta di una mummia di una giovane Inca offerta come sacrificio al dio della montagna. Vecchia di 500 anni, e' stata ritrovata nel 1995 in straordinario stato di preservazione da un antropologo americano. Nella visita guidata abbiamo imparato di altre mummie ritrovate nella zona, tutte di giovani nobili Incas offerti in sacrificio agli dei. Una di queste, una ragazza ritrovata sul vulcano di Sara Sara, e' stata chiamata Sarita... con grande sgomento della mia figlia minore che non ha per niente gradito conoscere una mummia che porta il suo nome. "Ma perche' li ammazzavano mamma, gli dei non esistono!" Ho cercato di spiagarle che questo era cio'in cui la gente credeva allora e che Sarita e Juanita erano probabilmente molto onorate di essere sacrificate e andare ad unirsi al mondo degli dei, che credevano di andare in un mondo migliore, ma Sarita Lawlor non si e' per niente convinta, "Fat lot of good it did to them, look how they ended up!"
Come se non bastasse, la seconda visita e' stata al convento di clausura di Santa Catalina, dove Sara ha imparato che la secondo genita veniva offerta al Dio cristiano dalle famiglie piu' ricche della zona, rinchiusa in convento a 12 anni dove passava la vita nelle celle che abbiamo via via visitato, pregando in silenzio e vedendo i familiari solo una volta al mese per 15 minuti. Sara non ha avuto una buona giornata...
In generale, dopo il Museo Precolombino di Santiago, e adesso Arequipa, le bambine sono per la prima volta venute in contatto con civilta' sanguinarie come quelle precolomiane, sacrifici umani, gioco della pelota dove la squadra perdente veniva giustiziata in massa, sono cose che hanno lasciato un segno nelle loro menti, a cui ogni tanto pensano e di cui chiedono spiegazioni. Piu' di una volta hanno detto di rendersi conto solo adesso di quanto siano state fortunate a nascere in questa epoca, in Europa. Che come saggezza alla loro eta' non e' male.





















1 commento:

Letizia ha detto...

P.S: Dimenticato didire che nel convento oggi vivono 27 suore, in clausura. Possono ricevere visite delle famiglie due volte al mese per mezz'ora ciascuna e non possono lasciare il convento se non per andare in ospedale per seri motivi. L'assurdo e' che pero' possono usare chat rooms!!! Ancora una volta una dimostrazione di quanto per chi ha il potere di prendere decisioni, internet sia un concetto assolutamente alieno.