"Non riesco a credere di essere arrivata fin qui!" Sembra essere la frase ricorrente nell'ultimo mese. Ancora una volta, da Lima, assume un significato particolare: e' la fine dei chilometri in autobus, della scalata al continente che solo qualche settimana fa sembrava impossibile da completare. Lima rappresenta anche la fine del viaggio, sarebbe stata l'ultima destinazione se BA volasse da qui, ma siccome non e' tra le sue destinazioni dobbiamo prendere un volo separato fino a Buenos Aires per tornare in Europa, visto che ci siamo fermandoci qualche giorno.
Sapevamo che Lima non fosse una citta' particolarmente bella, ma la realta' e' stata ancora peggio delle aspettative. Cento chilometri di lunghezza per 50 di larghezza, con un mare grigio e piatto sotto una cappa perenne di smog. Traffico impossibile a tutte le ore del giorno e della notte, inferriate alle finestre dappertutto e tassisti chiusi in gabbie di metallo, queste le immagini che ho della capitale peruviana. Fondata da Francisco Pizzarro e distrutta piu' volte dai terremoti, oggi e' un miscuglio di edifici prevalentemente anonimi e bruttini, occasionalmente intrecalati da qualche palazzo antico sopravvissuto alla distruzione. La Plaza Mayor fa eccezione con una concentrazione di edifici belli tra cui il Palazzo dell'Arcivescovo e la sede del governo, per il resto bisogna girare con il naso in aria per scoprire quell'unico edificio in ogni strada che interrompe la colata anonima di cemento. Pensandoci bene, si potrebbe fare un ritratto estremamente bugiardo della citta' andando a fotografare solo quei palazzi che se pur belli, si perdono nella babele informe del resto.
Eppure, nonostante l'oggettiva bruttezza, la nostra esperienza della citta' e' stata incredibilmente positiva. Grazie a mamma, anzi che andare a stare in un albergo anonimo, siamo stati ospitati dal Collegio dei Salesiani vicino a Piazza Bolognesi dove anche se in camere singole e con un'atmosfera da ritiro spirituale siamo stati accolti con calore dalla comunita' che ci ha fatti sentire come a casa. Per sdebitarci, una sera abbiamo cucinato insieme al señor Jesus, il cocinero, che a grande richiesta dei Padri italiani e peruani ha voluto imparare da noi il sugo di pomodoro e le melanzane alla caprese. Tra gli ospiti dei Salesiani, abbiamo conosciuto Padre Luigi, un sacerdote veneto con la vocazione del missionario che ordinato sessant'anni fa, aveva chiesto di essere mandato in India. L'ordine l'ha invece spedito nella giungla ecuadoreña nella quale e' rimasto per 54 anni evangelizzando gli indios, vivendo in mezzo a loro senza ne' luce elettrica ne' acqua corrente. Al momento si trova a Lima per completare la traduzione della Bibbia in una oscura lingua della selva della quale non ricordo neppure il nome.
Quello che alla citta' manca in estetica, regala sorprendentemente in cultura. Abbiamo visitato solo alcuni dei tantissimi musei che la citta' offre, tra questi il Museo de Oro e l'incredibile Museo Poli, la casa privata di un collezionista italiano che raccoglie pezzi di arte e archeologia precolombiani e coloniali, talmente originali da fare concorrenza ai musei pubblici. Tra i pezzi piu' belli, il tesoro del Signore di Sipan, trovato nella tomba di un re della civilta' Moche scoperta nel 1987, paragonabile per ricchezza e importanza a quella di Tutankhamen.
Grazie a Padre Lombardi, direttore della Scuola Salesiana del Callao, abbiamo scoperto l' altro talento di Lima: la cucina. Il Callao e' la zona del porto, conosciuta ed evitata da limeñi e turisti come un'area pericolosa in cui anche la polizia non riesce a tenere sotto controllo le bande di ragazzini armati che dominano le strade. Padre Lombardi e' venuto a prenderci con una macchina che non ha neppure rallentato fino a dopo che il cancello della scuola si e' richiuso dietro di noi e siamo stati al sicuro nel cortile. Dopo una breve visita dell'istituto, la macchina ci ha depositati al Colorao, un ristorante sul lungomare dove il señor Andres, dueño, cocinero e cameriere, ha preparato per noi il
ceviche, il piatto a base di pesce crudo tipico del Peru'.
Come spesso succede, quando il posto non ha molto da offrire a prima vista, abbiamo dovuto lavorare un po' per trovarne i lati buoni, un po' nascosti ma pur sempre presenti. In questo caso il calore della gente ha piu' che compensato le carenze della citta'.
Alla fine del terzo giorno abbiamo salutato la nonna e preso il volo per Buenos Aires.
Plaza Mayor
La Rosa Nautica, il ristorante piu' famoso della costaLarcomar
Andres&Eduardo con Padre LombardiCollana del Signore di Sipan al Museo Poli